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Princesa

Fabrizio De André
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Fabrizio De André

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fabfuma
[1996]
Testo e musica di Fabrizio de André e Ivano Fossati.
Lyrics and music by Fabrizio De André and Ivano Fossati
Album: "Anime Salve"

Anime Salve

"Prinçesa" è una canzone contenuta nell'album "Anime salve", composto nel 1996 da Fabrizio De André e Ivano Fossati. Mi piacerebbe considerare questo album come il reale testamento di De André. "Anime salve" è la sintesi di una coerenza di idee che ha accompagnato il cantautore genovese (ovviamente mi riferisco a De André, con buona pace dell'ottimo Fossati) per tutto il tempo della sua vita artistica.
Già il titolo è un punto di arrivo: la salvezza di anime (rigorosamente persone) emarginate, coinvolti da una società troppo veloce e spesso meschina ad una solitudine che mai avrebbe dovuto appartenere loro, che a volte diventa una fortuna ed altre volte una immeritata condanna. "Che bell'inganno sei anima mia" recita il verso della canzone eponima e si riaprono tensioni tra il cantautore ed una verità religiosa che non è rispettosa della nostra dignità di uomini (atteggiamento riscontrabile per larghi tratti anche in Roberto Vecchioni).

A dispetto di questo inganno rappresentato dall'anima, intitolando l'album "Anime salve" ci si mette subito a riparo da un castigo, da una paura che da secoli rappresenta l'arma di ogni concezione terrena di religione. Mi pare condivisibile che sia assurdo parlare di spirito religioso se questo è mosso unicamente dalla paura che la propria anima possa non salvarsi. E' da questa angolazione che, a mio avviso, bisogna leggere il titolo "Anime salve": l'anima dei "servi disobbedienti" (è così che De André chiama, in "Smisurata preghiera", i personaggi che da sempre lui ha trattato nelle sue canzoni) è già salva, ora bisogna vivere, al di fuori di ogni sgomento inculcatoci da una società che ci vuole deboli e paurosi, vivere come farà Prinçesa, come ci indica l'ultimissima parola della canzone. Per ora mi fermo qui nel parlare del rapporto tra De André e la religione, a causa dell'ampiezza e della complessità dell'argomento, riservandomi di tornarci quanto prima, convinto che le parole suddette non completino, ma a mala pena sfiorino il tema. La stessa cosa valga per la disanima generale dell'intero album "Anime salve", che anche etimologicamente sembra sottolineare maggiormente il tema della solitudine.

Per presentare la canzone "Prinçesa" non potrei trovare un modo migliore che riportare fedelmente le parole di De André:

"Il meglio della cultura viene sollecitato da persone che si trovano in minoranza e che proprio per i loro doni vengono emarginate e all'occorrenza perseguitate. Un esempio classico sono gli individui che nascono con caratteristiche esteriori appartenenti a un sesso che non corrisponde alla loro identità più profonda .
Ne parlo nella canzone Prinçesa, che ho tratto da uno splendido, breve romanzo di Maurizio Janelli e Fernanda Farias, in effetti una biografia . Nella musica ci sono improvvise variazioni : è il riepilogo dei passaggi fondamentali della vita della protagonista, un elenco di gioie e sfortune incontrate nelle tappe delle sue varie metamorfosi . Da bambino si trova ad assumere comportamenti femminili, poi da femmina malriuscita corre all'incanto dei desideri, tentando prima con mezzi chimici e in seguito attraverso una vertigine di anestesia chirurgica di assomigliarsi, di corrispondere a un profondo desiderio che la vuole donna. Per mantenersi esercita la professione più antica del mondo, finché per volere del destino si trasforma ancora, e per l'ultima volta, da prostituta nell'amante ufficiale di un avvocato .
Questa è l'ultima metamorfosi; la musica, grazie anche e soprattutto a Ivano Fossati, accompagna questa evoluzione passando da tonalità maggiori a minori e sottolineando in quel martellare di cembali il miraggio della felicità, fino a ritornare all'infanzia brasiliana."


Inizierei con l'uso pregevole di De André di trovare parole che spiegano concetti altrimenti esprimibili con immense perifrasi: dalle parole allusive come "pecora" e "vacca". Nella poesia di De André non bisogna mai perdere di vista il contrasto tra società, mondo borghese (in questa canzone mirabilmente rappresentato dal vociare in sottofondo, come uno sghignazzare inquietante) e sentimenti individuali. Nell'attacco Prinçesa usa i due termini "pecora" e "vacca" per presentarsi.

Questi termini le sono stati attribuiti, presumibilmente, dalla società: rispecchiano la malignità della società (è inequivocabile il loro significato che col primo espletano il modo di amare e nel secondo, ma già nel primo, il disgusto borghese). E' fondamentale che Prinçesa metta all'inizio questi termini: lei ci si presenta quasi con modi sgarbati, celandosi e proteggendosi come si comporterebbe con un estraneo, spaventata e sulla difensiva secondo una reazione che la società, con una meschinità senza confini, le ha radicato.

Così nell'impeto di una semi-invettiva ci restituisce la cattiveria dei nomi che la società le ha affibbiato. E questo si spiega con il verso successivo: "ché agli animali si vuol giocare" (in questo caso il "che" congiunzione o causale cambia poco il senso, secondo un uso in atto nell'italiano di uso medio). Prinçesa preferisce definire questi nomignoli "gioco". Qui con un colpo da maestro De André evidenzia la grande umanità di Prinçesa che tratta la società come dei bambini ai quali lei si presta, che lei asseconda nel loro gioco; un gioco che la denigra del tutto ma che lei vede come tale in virtù di una grande umanità: è fondamentale in De André l'opposizione tra un esterno meschino e farabutto ed un interno, una singola vita emarginata che perdona gli scherni e che vorrebbe integrarsi già colma di una paura che la società gli ha procurato. Inequivocabile la situazione del protagonista delle canzone "Un matto" (ma anche di molti altri personaggi deandreiani):

"Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa,
e neppure la notte ti lascia da solo:
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro.
E sì, anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare:
per stupire mezz'ora basta un libro di storia,
io cercai d'imparare la
Treccani a memoria"
(cfr. Fabrizio De André, "Un matto" in "Non al denaro non all'amore né al cielo", 1971).


Certo, la situazione è differente, ma è sottolineabile la stessa voglia di venire incontro ai pregiudizi della gente e di cercare di mostrarsi disponibili ad un dialogo (quasi sempre poi stroncato dalla controparte).

Nel terzo e quarto verso comincia la descrizione più cruda: Prinçesa che si presenta con le piccole tette da mostrare tramite una camicia aperta, come un velo da togliere su un elemento che evidenzia la differenza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. E' palese che in questo voler mostrare ci sia il desiderio di farsi accettare dalla società, di far accettare il sogno di ciò che si vorrebbe essere.

Princesa


Molto eloquente il "chiaroscuro dove son nato", che evidenzia l'ambiguità contrastiva tra la sua essenza e le sue aspirazioni, l'opposizione tra l'essere ed il voler essere, come una penombra esistenziale. E' qui che iniziano immagini allusive. Già dalle "ciglia di questi alberi", sotto le quali (ciglia) lui rappresentava l'orizzonte per lo sguardo quasi accondiscendente della madre, che scrutava sicura l'avvenire del figlio, come un futuro di rinsavimento.
Nelle parole virgolettate della madre si evince un certo sentimento di soddisfazione per la femminilità del figlio, indole facilmente mutabile (secondo lei) semplicemente con l'istinto e più in generale con la vita. Tutt'altro. Prinçesa si immaginava donna di fronte allo specchio, lasciò il chiaroscuro dove era nato per inseguire i suoi sogni. Significativo il "dormiveglia della corriera", come una prima prova da superare, un restare con un occhio aperto non appena si comincia a proseguire da soli, che ci appare attraverso la consueta immagine di afa e sonnecchiamento di una corriera.

Il primo impatto con la società è un lavoro nella cucina di una pensione, dove i sogni si mischiano con la realtà di ormoni da buttar giù per diventare donna. Tutto questo per realizzare un sogno, per svegliarsi all'alba già donna e concretizzare una aspirazione più forte della fortuna, della sorte. Tutto questo per far "l'amore come una donna", mentre la parte mascolina di lui, Fernandinho, "resiste e vomita e si contorce dal dolore": qui ancora c'è il contrasto tra l'essere nato maschio ed il più forte desiderio di femminilità; tutto ciò sparirà tra poco col "il bisturi per seni e fianchi in una vertigine di anestesia" che permetterà al suo corpo di "assomigliare" ai suoi desideri; attenzione, non essere identico, non è una completa vittoria, come non lo sarà l'essere "brace" di stella ed il doversi nascondere per essere l'amante di un avvocato. Per seguire i suoi sogni Prinçesa è costretta a prostituirsi. Qui c'è il piccolo capolavoro nel capolavoro:

"dove tra ingorghi di desideri
alle mie natiche un maschio s'appende
nella mia carne tra le mie labbra
un uomo scivola l'altro si arrende"


la descrizione di un amplesso è un topos molto frequente nei testi delle canzoni italiane. Basterà citare il Baglioni di "Domani mai":

"io su di te
voglia che striscia disperata
e tu aggrappata alla mia schiena liscia
tu
sopra di me
e macchie avide sul collo
e cosce tese e nelle reni un crollo"


dove descrive gli amanti come "due pugili sfiniti che si abbracciano" ed il motivo della resa è molto forte come nella canzone di De André.
Come comune denominatore, queste descrizioni indugiano sul carattere quasi inconscio delle mosse degli amanti (nonostante che l'amore di Prinçesa adesso non sia esattamente quello sognato ma quello mercenario e "sporcaccione", alla quale comunque lei si concede totalmente), quasi in estasi a giustificare un sentimento vero e profondo, quello stesso desiderio che ha portato la nostra Prinçesa ad inseguire i suoi sogni.

A questo punto Fernandinho è morto. Molto azzeccata l'espressione "mi è morto in grembo", come per esorcizzare il dispiacere di non poter procreare (particolare che lo renderà per sempre differente dalle vere donne), osservazione molto triste, ma che evidenzia la forza di Prinçesa: lei sapeva a cosa andava incontro ed il dispiacere che potrebbe provare una madre per un figlio che muore in grembo lei lo ha provato nel momento in cui la società l'ha rifiutata e biasimata. Ora il ricordo di una stella morta (Fernandinho) si mescola alla brillantezza della stella dal nome Prinçesa. Si badi bene però:
Fernanda, la nuova "creatura", è una "bambola di seta", è solo apparenza sotto una vera anima femminile. Per questo motivo la stella è spenta ma brilla della luce che Fernanda le dà da dentro, dalla sua anima, infatti il tutto è reso con una sinestesia "squilla di luce".
E' la luce che esce dall'anima di Fernanda (lo squillo) che fa brillare la stella di Prinçesa: l'esteriorità di Fernanda è brace di stella non meno di Fernandinho. Con la nuova consapevolezza che la femminilità interiore sia quella che conta (nonostante la "bambola di seta esterna"), Prinçesa inizia una nuova vita: diventa l'amante di un avvocato di Milano, in un passo che evidenzia le debolezze della borghesia, solo capace di criticare: un avvocato che pare impeccabile dall'esterno, che giudica, da buon borghese e che poi si ritrova amante di un travestito brasiliano. Un castigo inequivocabile all'ipocrisia borghese. L'avvocato relega Prinçesa in balcone, per paura che venga scoperto il legame, il passeggiare di Prinçesa diventa "recidivo", come, forse, le sue suppliche di non tener così coperta la relazione. Il balcone è comprensibilmente in penombra, per agire di soppiatto e celare i veri desideri dell'avvocato.

Per Prinçesa questo però basta, o quantomeno, è già tanto. Questo nuovo amore (solo suo?) la riporta col pensiero al suo Brasile. La nuova vita, la rinascita, riparte dal Brasile. Un ritmo brasileiro parte alla fine della canzone, un elenco di nomi in brasiliano riporta Prinçesa indietro nel tempo, i ricordi delle ingiustizie subite tra la gente che non la accettava, con una sola parola degna di concludere questa sua storia: finalmente viver.

Paolo Talanca da viadelcampo.com
Sono la pecora sono la vacca
che agli animali si vuol giocare
sono la femmina camicia aperta
piccole tette da succhiare

Sotto le ciglia di questi alberi
nel chiaroscuro dove son nato
che l'orizzonte prima del cielo
ero lo sguardo di mia madre

"che Fernandino è come una figlia
mi porta a letto caffè e tapioca
e a ricordargli che è nato maschio
sarà l'istinto sarà la vita"

e io davanti allo specchio grande
mi paro gli occhi con le dita
a immaginarmi tra le gambe
una minuscola fica

Nel dormiveglia della corriera
lascio l'infanzia contadina
corro all'incanto dei desideri
vado a correggere la fortuna

Nella cucina della pensione
mescolo i sogni con gli ormoni
ad albeggiare sarà magia
saranno semi miracolosi

perché Fernanda è proprio una figlia
come una figlia vuol far l'amore
ma Fernandino resiste e vomita
e si contorce dal dolore

e allora il bisturi per seni e fianchi
una vertigine di anestesia
finché il mio corpo mi rassomigli
sul lungomare di Bahia

sorriso tenero di verdefoglia
dai suoi capelli sfilo le dita
quando le macchine puntano i fari
sul palcoscenico della mia vita

dove tra ingorghi di desideri
alle mie natiche un maschio s'appende
nella mia carne tra le mie labbra
un uomo scivola l'altro si arrende

che Fernandino mi è morto in grembo
Fernanda è una bambola di seta
sono le braci di un'unica stella
che squilla di luce di nome Princesa

a un avvocato di Milano
ora Princesa regala il cuore
e un passeggiare recidivo
nella penombra di un balcone

o mato
o céu
a senda
a escola
a igreja
a deshonra
a saia
o esmalte
o espelho
o baton
o medo
a rua
a bombadeira
a vertigem
o encanto
a magia
os carros
a policia
a canseira
o brio
o noivo
o capanga
o fidalgo
o porcalhão
o azar
a bebedeira
as pancadas
os carinhos
a falta
o nojo
a formosura
viver!

Contributed by DoNQuijote82 - 2013/2/4 - 14:34




Language: Italian

Versione italiana dei versi in Portoghese
la campagna
il cielo
il sentiero
la scuola
la chiesa
la vergogna
la gonna
lo smalto
lo specchio
il rossetto
la paura
la strada
la modellatrice
la vertigine
l'incantesimo
la magia
le macchine
la polizia
la stanchezza
la dignità
il fidanzato
lo sgherro
il gransignore
lo sporcaccione
la sfortuna
la sbronza
le botte
le carezze
il fallimento
lo schifo
la bellezza
vivere

Contributed by DonQuijote82 - 2013/2/4 - 15:29




Language: English

La versione inglese di Dennis Criteser [2014]
Dal blog Fabrizio De André in English

"Princesa" is about Fernanda Farias de Albuquerque, who was born in Brazil in 1963 as a male but from the age of six years identified as female. She emigrated to Spain at the age of 25 and then to Italy, where she was a sex worker in order to pay for a sex change operation. She was incarcerated for the attempted murder of the madam of the brothel where she worked after the madam had stolen money from her. In jail, she met a Sardinian shepherd who had attempted a bank robbery. The two spoke about Brazil and Sardinia in a mix of languages. Another inmate, sentenced to two life sentences, undertook to write the story of Fernanda/Princesa, and after a year of collaboration the book was published in 1994, on which De André based this song. The happy ending of the song did not mirror what happened in real life - Fernanda/Princesa ended her life in 1999 without having completed the transition to being female. - Dennis Criteser
PRINCESS

I am the ewe, I am the cow,
because one wants to play at being animals.
I am the female, open shirt,
small tits to suck.

Under the eyelashes of these trees
in the light and shade where I was born,
because the horizon before the sky,
I was the look in my mother’s eyes.

“Why is little Fernando like a daughter?
He brings me coffee and tapioca in bed,
and to remind him that he was born male
will be instinct, will be life.”

And me, in front of the big mirror -
I screen my eyes with my fingers
to imagine for myself, between my legs,
a little twat.

In the half slumber of a bus
I leave my peasant infancy,
I run to the spell of desires,
I go to adjust my fortune.

In the kitchen of the boarding house
I mix dreams with hormones.
When dawn comes there will be magic,
there will be miraculous breasts.

Because Fernanda is really a daughter,
like a girl she wants to make love.
But little Fernando resists and vomits
and writhes in agony.

And then the scalpel for breasts and hips,
in a whirl of anesthesia,
until my body looks like me
along the seafront of Bahia.

Tender smile of greenleaf,
from her hair I withdraw my fingers
when the cars point their headlights
on the stage of my life

where, amidst traffic jams of desires,
at my buttocks a cock is hanging.
Into my meat, between my lips,
one man slides, the other surrenders.

Because little Fernando died in my bosom,
Fernanda is a silk doll.
They are branches of a single star
that blasts out light, Princess by name.

To a lawyer in Milan
Princess now gives her heart,
and a customary stroll
in the shadow of a balcony.

the countryside
the sky
the path
the school
the church
the shame
the skirt
the nail polish
the mirror
the lipstick
the fear
the street
the fashion model
the dizziness
the charm
the magic
the cars
the police
the tiredness
the dignity
the fiancé
the thug
the elder gentleman
the lecher
the misfortune
the bender
the blows
the caresses
the failure
the disgust
the beauty
living !

Contributed by Riccardo Venturi - 2016/2/24 - 15:15


Princesa la bella - una vita da trans
da Repubblica, 22/8/1997

Princesa DVD coverDestino da transessuale. Il corpo come prigione e trofeo, un corpo che Fernanda Farias de Albuquerque, Princesa, brasiliana di Aloa Grande del Nordeste esibisce con naturalezza. Da bambino sognava di somigliare a Sonia Braga ("a otto anni due noci di cocco furono il mio primo seno, davanti allo specchio mi coprivo in basso con una mano"), ma Fernanda, lunghi capelli neri, è più bella del suo modello. La sua storia di ordinario dolore, fatta di notti sul marciapiede e di eroina, di carcere, umiliazioni e orgoglio, tre anni fa è diventata un libro scritto con il brigatista Maurizio Jannelli, Princesa pubblicato dalla cooperativa Sensibili alle foglie e ristampato da Marco Tropea. "Quando mi hanno rinchiuso a Rebibbia per tentato omicidio, l' unico amico che avevo era Giovanni, un ergastolano che mi ha offerto solidarietà in cambio di niente. Così i miei racconti viaggiavano tra le sbarre dalla sezione transessuali al braccio politici. E sono arrivati a Jannelli, che mi ha chiesto di scriverli". Anche De André canta la sua storia, ma la vita di Fernanda oltre la musica e un libro, è diventata un film, Le strade di Princesa (ritratto di un trans molto speciale) di Stefano Consiglio, che sarà presentato giovedì alla Mostra di Venezia nella sezione 'Officina' e che RaiDue manderà in onda il 2 settembre alle 22.30. Nel teatro di Rebibbia c' è lei, con le sue mini e i tacchi che non finiscono più. Racconta la metamorfosi. "Mi avevano detto di prendere gli ormoni in pillole: ne ho prese 28, insieme, sognando di svegliarmi con i seni di Sonia Braga... Severina a bombardeira mi ha iniettato il silicone sui fianchi, due ore senza anestesia. Sembrava un parto, ma non mi sono mossa. Era il dolore della bellezza".
Fernanda manda la foto a sua madre, "ero bella, viva e transessuale", ma le strade del Brasile offrono solo violenza e miseria.

"Ci sono tanti modi per entrare clandestinamente in Europa. Sono entrata in Italia con un signore di Viareggio che trasportava pesce: volevo chiudermi nel frigorifero, ma lui mi ha fatta sedere davanti, ha detto che ero sua cugina con un bambino in braccio. Al confine ho fatto finta di dormire e ci hanno fatto passare, ma ha dato dieci chili di pesce a uno che conosceva. Lisbona, Madrid, Milano. Senza eroina ero incapace di lavorare, ma costava tanto. Avevo smesso di sognare. A Roma vivevo in una pensione, lavoravo parecchio: avevo 4 mila dollari in contanti in cassetta ma quando li ho richiesti indietro, la signora mi ha detto che non c' erano più. Non capivo più niente, ero talmente fatta, il mondo mi crollava addosso, ho preso un coltello e mentre discutevamo mi sono gettata su di lei. Ho gridato che avevo ucciso una donna, ho fermato la polizia. In carcere stavo male, volevo solo sapere se era morta: invece non l' avevo uccisa. E' stato Dio che non ha fatto morire quella donna, ho sempre creduto in Dio, anche se faccio un mestiere che non apprezza. Poi ho scoperto di essere sieropositiva. Ero depressa. Ho pensato di suicidarmi, come altre volte, per amore. Grazie a Giovanni ho cominciato a scrivere".

Quando le accordano la semilibertà, Curcio le offre un lavoro da segretaria in cooperativa. "Ma volevo tornare sul marciapiedi perché quello è il mio divertimento, la mia libertà, la mia vittoria". Una notte non rientra. Prende il treno per Ancona, dove, le hanno detto, si può guadagnare anche un milione e mezzo a notte. Dopo sei giorni l' arrestano di nuovo, accetta l' espulsione e torna in Brasile, poi rientra in Italia: con 500 dollari arriva a Varese nel portabagagli di un' auto. "A Verona un' argentina minacciava di uccidermi, mi perseguitava: l' ho denunciata e mi hanno arrestato". Da giugno Fernanda è libera. "Sono tornata a Verona, mi sento bene così... Non sono schiava dei soldi, ma non so vivere con uno stipendio da miseria. I clienti sono stupidi, la mentalità maschile è una brutta bestia, sono frustrati. Vengono con me a provare un piacere diverso...". Dice, quasi tra sé: "Non ho mai visto un transessuale arrivare a 60, 70 anni: o si uccide o lo ammazzano".

Dopo essere stata espulsa e rimpatriata in Brasile, Fernanda si è suicidata nel 2000.

2013/2/4 - 22:47


Ho ricontrollato il testo sul libretto originale perché c'erano delle imprecisioni ("saranno SEMI miracolosi" non seni!). Sulla grafia Prinçesa invece di Princesa qualcuno ha addirittura supposto che sia un ibrido spagnolo/portoghese forse con un significato simbolico. Comunque sul libretto del CD è scritto Princesa senza cediglia (come anche nel titolo di romanzo-intervista da cui è tratta la canzone).

Lorenzo - 2013/2/4 - 23:13




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