Pubblicato su youtube in data 22 ottobre 2009
Ho provato a tenerla nascosta
a ingabbiarla, a mandarla all inferno
ma ogni notte lei trova la chiave
e mi sfonda lo sterno
E non è perchè gliel'ho giurata
ne per timore dell'autorità
ma è la coscienza che adesso la esige
la verità.
L'ho taciuta ai cronisti d'assalto
centometristi dell ideologia
pronti a scattare un po' prima degli altri
allo sparo del via..
Non l'ha udita la spalla di un padre
o la grata di un confessionale
vuoto il sacco qui nella discarica
di un tribunale
In un frollare di pugni e randelli
così lontani dagli occhi indiscreti
si consumava una festa a sorpresa
e senza divieti
Le poche frasi roventi nell'aria
non risparmiavano offese e dileggio
alle ragazze minaccie di sesso
o promesse di peggio
Nessun diritto passava a quell'ora
sui corpi rotti e sputati per terra
da mastini drogati di odio
in assetto da guerra
chi come me stava solo a guardare
misurando le proprie distanze
comunque strisciava sul piano inclinato
delle circostanze
Gli echi sordi delle percosse
l'odore acre della sofferenza
non per sfiducia, ma non moriranno
della sua sentenza
Ma è in questa rabbia che cola dagli occhi
che riconosco il verdetto più sano
per chi ha visto altra rabbia sopprimere
il termine umano
Una bocca abituata a star chiusa
quando vomita fuori il veleno
poi lo rifà per averne ogni volta
una goccia di meno
così mi sfogo e tengo lontana
la mia sagoma da sopra il catrame
se cercate di me, mi conoscono come l'infame
a ingabbiarla, a mandarla all inferno
ma ogni notte lei trova la chiave
e mi sfonda lo sterno
E non è perchè gliel'ho giurata
ne per timore dell'autorità
ma è la coscienza che adesso la esige
la verità.
L'ho taciuta ai cronisti d'assalto
centometristi dell ideologia
pronti a scattare un po' prima degli altri
allo sparo del via..
Non l'ha udita la spalla di un padre
o la grata di un confessionale
vuoto il sacco qui nella discarica
di un tribunale
In un frollare di pugni e randelli
così lontani dagli occhi indiscreti
si consumava una festa a sorpresa
e senza divieti
Le poche frasi roventi nell'aria
non risparmiavano offese e dileggio
alle ragazze minaccie di sesso
o promesse di peggio
Nessun diritto passava a quell'ora
sui corpi rotti e sputati per terra
da mastini drogati di odio
in assetto da guerra
chi come me stava solo a guardare
misurando le proprie distanze
comunque strisciava sul piano inclinato
delle circostanze
Gli echi sordi delle percosse
l'odore acre della sofferenza
non per sfiducia, ma non moriranno
della sua sentenza
Ma è in questa rabbia che cola dagli occhi
che riconosco il verdetto più sano
per chi ha visto altra rabbia sopprimere
il termine umano
Una bocca abituata a star chiusa
quando vomita fuori il veleno
poi lo rifà per averne ogni volta
una goccia di meno
così mi sfogo e tengo lontana
la mia sagoma da sopra il catrame
se cercate di me, mi conoscono come l'infame
inviata da adriana - 27/1/2013 - 10:35
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