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Volt egy tánc

Dusán Sztevanovity
Lingua: Ungherese


Dusán Sztevanovity

Lista delle versioni e commenti


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Testo di Dusán Sztevanovity
Magyar szöveg: Sztevanovity Dusán

Musica / Zene :
Rielaborazione di Take This Waltz di Leonard Cohen
Leonard Cohen Take This Waltz című dalának feldolgozása.

Dusán e Zorán Sztevanovity negli anni '60. Foto inviata da Laura.
Dusán e Zorán Sztevanovity negli anni '60. Foto inviata da Laura.


"Zorán '63"Zorán e Dusán Sztevanovity sono nati a Belgrado, i loro genitori sono venuti in Ungheria a causa del servizio diplomatico quando Zorán (il fratello piú grande) aveva 6 anni (nel 1948). Nella foto vedete lui quando si era presentato in TV per la prima volta, appunto nel 1963. Negli anni '60 c'erano 3 gruppi "beat" molto forti e popolari qui in Ungheria: I Metro con Zorán, Dusán e altri, Illés con János Brody fra gli altri e Omega con Gabor Presser e compagni. Zsuzsa Koncz cantava sia con Illés che con Zorán, e anche Presser è amico di Zoran. Loro sono i nomi grandi della musica ungherese fino a oggi... Questa canzone mi commuove sempre perché racconta come puó influenzare la politica e la storia la vita della gente.
[Laura]




Una canzone veramente stupenda che le CCG, grazie all'amica ungherese Laura, sono veramente lieti di presentare in questi rii tempi (e che ci fa anche capire quanto la scena musicale dei paesi dell'ex blocco socialista fosse assai più variegata e interessante di quanto molti siano propensi a credere: un autentico mondo sconosciuto). La canzone ha una storia particolare, per la quale ci affidiamo ancora una volta a Laura:

Mentre stavo facendo una ricerca online per il testo, ho scoperto una cosa interessante e completamente sconosciuta da parte mia. Questa canzone originalmente la cantava Leonard Cohen("Take This Waltz"). Il testo della sua canzone non ha molto da fare con quello ungherese, ma sono rimasta colpita che Cohen abbia preso e tradotto una poesia di Federico García Lorca ("Pequeno Vals Vienés" - "Piccolo Valzer Viennese"). Una comparazione del testo di Cohen e della poesia di Lorca si trova su questo sito, mentre le testimonianze dirette di Cohen sulla poesia e su Lorca si trovano a questa pagina.
Hófehér hajó úszott a folyón
S összesimult a fiú s a lány
Színes lampion fénylett az égen
Mint a brosstű a mélykék ruhán
És a fedélzet zenével megtelt
Szólt a ringató, lassú románc
Aj, aj, aj, aj
Volt egy tánc, volt egy tánc
Ilyen szépet csak filmekben látsz

És a vonatok indultak sorra
És a fiú az ablakban állt
És a vagonban nevettek rajta
A harcedzett vén katonák
Hogyha férfi vagy, rejtsd el a könnyed
Mi lesz veled, ha a csatában jársz
Aj, aj, aj, aj
Volt egy tánc, volt egy tánc
Talán egyszer még lesz folytatás

Egy tánc, egy tánc, egy tánc, egy tánc
És a lángon, a halálon, füstön át
Úszik egy fehér hajó

És a vonatok megjöttek sorra
Néhány békeév nekünk is járt
Aztán jött az a rettegett autó
És a ház előtt halkan megállt
És a mama az ablaknál állva
Újra évekig apámra várt
Aj, aj, aj, aj
Volt egy tánc, volt egy tánc
Talán egyszer még lesz folytatás

És a brosstűből szénre már nem telt
És a harmadik tél is lejárt
És egy hajnalon csöngettek hármat
És az apám az ajtóban állt
Azt se bántuk, hogy nem volt már semmink
Mindent elnyelt a nagy zálogház
Aj, aj, aj, aj
Volt egy tánc, volt egy tánc
Talán mégiscsak lesz folytatás

Egy tánc, egy tánc, egy tánc, egy tánc
És a börtönön, magányon, reményen át
Úszik egy fehér hajó

De már szóltak a hírek s az ágyuk
Mondd, az életük miért lenne más
És mi mindent két bőröndbe gyűrtünk
De már nem ment az elindulás

Már csak csendesen nézik a tévét
Ahol ragyog egy másik világ
És ők nem kérik senkin se számon
Az elrabolt évek sorát
Pedig semmiért vesztek el álmok
Mint a zálogban hagyott ruhák
Hm, volt egy tánc
Volt egy tánc, volt egy tánc
S néha elhitték, lesz folytatás

inviata da Laura és Riccardo - 2/8/2006 - 20:49



Lingua: Italiano

Versione italiana di Laura
(ricevuta tramite e-mail il 21 luglio 2006)

Zorán Sztevanovity ai nostri giorni. Foto contribuita da Laura.
Zorán Sztevanovity ai nostri giorni. Foto contribuita da Laura.
C'ERA UN LENTO

Una nave bianca camminava sul fiume
E il ragazzo e la ragazza si abbracciavano
Un lampione colorato splendeva nel cielo
Come una spilla sul vestito blu scuro
E il bordo era pieno di musica
Si suonava una lenta canzone romantica
Ahi, ahi, ahi, ahi
C’era un lento, c’era un lento
Una cosa così bella si vede soltanto nei film

E i treni partivano uno dopo l’altro
E il ragazzo stava in piedi alla finestra
E nel vagone i vecchi soldati provati
Ridevano di lui
Se sei un uomo, nascondi le lacrime
Come farai allora in guerra?
Ahi, ahi, ahi, ahi
C’era un lento, c’era un lento
Forse ce ne sarà un’altro ancora

Un lento, un lento, un lento, un lento
E attraverso le fiamme, la morte e il fumo
Quella nave bianca sta sempre camminando

E i treni arrivavano uno dopo l’altro
Abbiamo meritato qualche anno di pace
Poi è arrivata quella macchina temuta
E si è fermata in silenzio davanti alla casa
E la mamma in piedi davanti alla finestra
Aspettava di nuovo mio padre per anni
Ahi, ahi, ahi, ahi
C’era un lento, c’era un lento
Forse ce ne sarà un altro ancora

E i soldi presi per la spilla non bastavano per il carbone
E anche il terzo inverno è passato
E in un’alba suonò il campanello tre volte
E mio padre era lì alla porta
Non gliene fregava più nulla di non avere nulla
Che il monte di pietá avesse inghiottito tutto
Ahi, ahi, ahi, ahi
C’era un lento, c’era un lento
Sembra che ce ne sia un altro ancora

Un lento, un lento, un lento, un lento
E attraverso il carcere, la solitudine e la speranza
Quella nave bianca sta sempre camminando
Ma si sentivano già le notizie e i cannoni
Dimmi perché la nostra vita sarebbe diversa
E mettevamo tutto in due valigie
Ma non ce la facevamo a partire

Oggi loro due guardano la TV in silenzio
Dove brilla un altro mondo
E non chiedono spiegazioni a nessuno
Per gli anni rubati
Eppure i sogni sono andati persi per niente
Come i vestiti rimasti al monte dei pegni
Uhmmm, c’era un lento
C’era un lento, c’era un lento
E qualche volta hanno creduto che ce ne sarebbe stato un altro ancora.

inviata da Riccardo Venturi - 2/8/2006 - 20:56


...carino lo sforzo, ma la traduzione è tremenda...:-(((
(Katalin)

Proponine un'altra, se conosci la lingua unghererese! [CCG/AWS Staff]

19/2/2011 - 05:52


Vedo che Katalin non ha purtroppo inviato la sua traduzione dall'ungherese del testo di Dusán Sztevanovity (nativo peraltro di Belgrado)....ma quello inviato da Riccardo è veramente bello in italiano, solo non capisco come si possa scrivere che la musica è del fratello Zorán Sztevanovity...mi sembra chiaro che si tratta di un testo originale sulla musica di Take this waltz di Cohen.
Sottoscrivo convintamente che la scena musicale dei paesi dell'ex blocco socialista è sempre stata uno scrigno rimasto purtroppo molto spesso negato alla luce, perfino nei suoi casi più eclatanti (vedi Viszockij - che scrivo appunto all'ungherese in omaggio a questa canzone Volt egy tánc)

Flavio Poltronieri - 13/12/2015 - 21:17


L'attribuzione della musica è stata corretta, e certo non può sussistere alcun dubbio sul fatto che "Dusán Sztevanovity" sia serbo di nascita: si tratta infatti dell'esatta resa, nell'ortografia ungherese, di "Dušan Stevanović", che è il suo vero nome in grafia serba. Quanto alla Katalin che non invia la sua traduzione, è una delle cose più tipiche di questo sito: l' "intervento-SMS", come lo chiamo io, di qualcuno che dice peste e corna di qualcosa (quasi sempre una traduzione) e che, naturalmente, scompare nelle nebbie quando viene invitato/a a fare o fornire qualcosa di (eventualmente) migliore. Saluti!

Riccardo Venturi - 13/12/2015 - 23:11




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