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(Re) Carlo (non) torna dalla battaglia di Poitiers

Giulio Cavalli
Language: Italian


Giulio Cavalli

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Il sole di luglio
(Gianluca Ricciato)
Genova
(Sin Dios)


20 Luglio 2006: Per ricordare questo triste quinto anniversario dei fatti del G8 a Genova e dell'assassinio di Carlo Giuliani, abbiamo scelto questa "giullarata", che non è propriamente una canzone, anche se contiene diverse canzoni.

Giullarata musicale
Su Genova 500 ani prima
Senza lieto fine.

Di Giulio Cavalli
Musiche in scena di Guido Baldoni
Produzione: Bottega dei mestieri teatrali
Un momento dello spettacolo



Lo spettacolo è stato scelto da Giuliano e Haidi Giuliani per l'iniziativa "per non dimentiCARLO" il 20 Luglio in Piazza Alimonda a Genova in occasione del 5 anniversario della morte di Carlo Giuliani.

Nell'ottica di un dovere d'informazione e per propria vicinanza ai temi la compagnia Bottega dei Mestieri Teatrali ha deciso di rendere lo spettacolo disponibile a eventi sul tema a costo zero.
Cara amica, caro amico,
siamo ai primi mesi del nuovo secolo e del nuovo millennio e il 13
maggio prossimo con il nostro voto dovremo decidere il volto dellla nostra fabbrica di democrazia
e il suo posto nel mondo. Sarà una scelta decisiva per cambiare il Paese e garantire la nostra
libertà, la nostra sicurezza, il nostro benessere.
Qui non ti narrerò, benigno lettore, il giudicio di Paris, non il ratto di Elena, non l'incendio di
Troia, non il passaggio d'Enea in Italia, non i longhi errori di Ulisse, non le magiche operazioni di
Circe, non la distruzione di Cartagine, non l'esercito di Serse, non le prove di Alessandro, non la
fortezza di Pirro, non i trionfi di Mario, non le laute mense di Lucullo, non i magni fatti di Scipione,
non le vittorie di Cesare, non la fortuna di Ottaviano, poiché di simil fatti le istorie ne danno a chi
legge piena contezza; racconterò, piuttosto, di quelli fatti che successero nella regione di
Alimonda, e sulli colli , ora sì ben spuntati da esser “la piana della Diaz”. Vi dirò con lingua
chiara e semplice dei regali e onesti ammaestramenti militaria degl’imperiani Intruglio e Berretto e
del Decurione Teso e di come i nemici del buon sapere (che vi han portato diversa forma degli
accadimenti per mal tesa malizia e accanimento carnovalesco al retto mantenimento dello stato)
quei nemici stessi con astuzie, motti, sentenze, arguzie, proverbi e stratagemme sottilissime e
ingegnose da far trasecolare , quelli provino (sfidando i buoni auspici) a scrivervi il rovescio del
vero.


Tutto inizia con il ritrovamento di questo manuscritto del ‘500.
Che voi direte che non c’entra niente con Geniva e il G8, ma questo vi devo prima di iniziare perché
nulla ha questa vicenda di direttamente collegato ad alcuni protagonisti dei fatti di Genova, come il
Tenente Colonnello Truglio (qui abbiamo il centurione Intruglio,infatti) , il capitano Cappello (qui
si narra di un tal Berretto) , o il colonnello Leso (e qui il comandante è il decurione Teso), e tanto
meno il presidente del Consiglio di quel tempo il Cavaliere Silvio Berlusconi (qui re Babuino).
La dissonanza è evidente.
Ma torniamo al nostro manuscritto:
E’ una lettera , a metà tra lettera e contratto, di Re Babuino , Re dei Lombobardi, inviata sulla
schiena di piccioni a tutti gli abitanti del Regno.
E perché è giusto che la Storia sia raccontata davvero.
Noi ve la raccontiamo.
Ve la raccontiamo dopo un lungo e difficile lavoro di adattamento linguistico del testo , che
abbiamo provveduto ad aggiornare per una vostra migliore comprensione, mantenendo però intatti i
dialoghi per non fare revisionismo, e perché non si sia scambiati per bertoldi o giullari.
Com’è giusto.
Perché c’è una storia giusta e ce n’è una sbagliata.
E noi qui se ne racconta una a caso.
(musica)
Alle ore setteediciassette, setteediciassette sulla clessidra in unghia di foca del decurione Teso,
non un ruvido granello in più,
risuonò il corno dell’adunata
dell’impavido cornatore
e tutto il campo ,
alle setteediciassette ad accendersi come uno starnuto.
Tutti in schiera sbadigliata,
ma di localizzazione prettamente matematica
davanti alla Santa bandiera,
sull’attenti come sostenuti
da un marionetto bastoncino
in inferiore pertugio.
Non prima, certo,
di aver recuperato ognuno il proprio armamentario,
nel senso vetusto e superato di armamento,
nell’ordine di
mandatodarresto su pergamena precompilata.
(da crocettare sul reato prescelto e giàfirmato, giàtrimbato, giàpisciato),
pistoletta ad acqua da commedia dell’arte,
fionde di panna,
manganelli di zucchero di canna,
tetto di cioccolata e
un caricatore di leggittime difese.
Il Decurione Teso,
che al dispetto del nome
e per scherzo della lingua
non era decimale del centurione
bensì di grado superiore,
e in assoluto tranquillo,
salì sul monte
Tabor detto Golgota,
campo d’addestramento
di brillanti missioni di pace e crociate,
prese il suo amplofono
costruito con militare inzegno
e consistente nel sottoposto
Marcolfo che ripeteva le parole pronunciate dal Teso,
ma con volume infinitamente più grande.
TESO-Oh….!
Sguappi sì pronti??
MARCOLFO-pronti?
T- no pronti?
Sguappi? Sì pronti?!
Cosa t’è s’è ….’n riassunto?
M-Sta bon!
T-Statento!
M-Bon!Teso!
T-Tento!...Marcolfo!Tento!...a che g’ehra anca ‘l cafè frèdo in de là mensa che me s’amprica la
canaja…
Guappi!...A’ sì pronti?
Ch’al ghè l’amaèstramento…..
Orca svejo! Là de fundo!
A co’ i oci bisi !!!A tè me pàri el lasàro prima de’l resusitamènto!
Su forsa!
A ciamo el deo che vien a farte paterfilisefiliosidelfradèlo delcujnsanto?
A ghe voe el miraculamento perché sti ‘tenti?
Forsa!
M-Forsa!
T-Forsa…..e po’…..forsa…?
A l’è mesòra c’al parlo! Forsa?????!!!
M-Sintesi…
T-Sintesi del cèrvelo che t’amstràpo come le budèle de la galìna……
La sintèsi te la magni ti e i to fradèli stasera….
Adèso al te ripèti….
Sensa inteligènsa o fantasìa….
Al te ripèti….
Sta tento!
M-Sta bon!
T-Statento!
M-Bon!Teso!
T-Tento!...Marcolfo!Tento….Alòra……ch’è
stèmo prònti c’al dumàni c’al rìva i ‘munisti….
Cun tuche el scapùso négher e cum tuchi i scàrpunàsi e la maja
Cum at’el briganto d’Alguevara!!!
E cu le armi tùte puntide e scarzoffe e trucudente….
M-Arca!......che armi!?
T-Che armi!???
A’ t’el dumandi?
A t’el dumandi o t’al ripeti!!!????
Al te s’è ‘n papagàlo o ‘n polisiòtto????
Alch’armi??!!!
Tuche l’armi pì strafulènte c’al ghè!
Sti ‘munisti!
‘la cativèria….
‘la che gh’è ‘n tanti……
e tuche le bandière de la pace….
Ch’in g’hà da sùra ‘l tovaja de la pace e po’ tuta de sòto ‘n bastòn tucho puntido cum e le budèle de’
li omini inspiediti e blucàdi com’an peperoni…..
E po’ sti giurnàli….
C’al fòra ‘en giurnàli c’al par ‘l vangelo…
Ma sòto i’è’n tuchi piene
E d’el parole incàtivide e sanguolente de rivolusiù e katabatù,
ch’al dise de copàr e strassàr e ‘i soldat e ‘i minestri ‘è i putèli…
(i putèli…i fiòli…’i bambini……..’i suldadini ‘nsomma!)
e gh’a tucchi sti òci….ch’al pàr òci d’al chirichetti….
Ma sòto i g’ha la càtivèria d’el budèlosbudèlaso………
M-Arca!....che armi?
A c’ol giurnàl e ‘na bandiera????
T-Ooo! Ma t’el s’è ‘n zudige????
Al te ripèti….
Sta tento!
M-Sta bon!
T-Statento!
M-Bon!Teso!
T-Tento!...Marcolfo!Tento…rèpeti…
M-‘l ghe stì ‘munisti…..!
.n tanti….!
Tànti giurnàli , ‘ntante tovaje e bandière…..
A’l cagomoce ‘ndòso…..!
O‘cio a’l sgambèto de le suòre…e le veècie…
(ride)
T-‘A t’el repetido?
Stàtènto…
M-Repetido…
sta calmo….
T-‘A ch’al dis…?
M-‘Al periculùs…
I’n prònti….
T-Ben!
M-Ben…
T-Ben ‘al digo mi!!!!
C’a sunt’al capo!!!
M-‘l ripeti!!!!
T-Al te ripèti….
Sta tento!
M-Sta bon!
T-Statento!
M-Bon!Teso!
T-Tento!...Marcolfo!Tento…
Adès…al gh’a dìsi…c’al parte la cazùn de’la marcia…
Ca l’è tùta sferfùssa e ‘riculùsa e cratàssa
Ca la spaventa e c’a la ritira anca i più càtivi de’ cativi càtivùlenti……
M-‘dèso fàmo la cansòn quèla de’ putèli sèmi de l’asìlo........
ch’i parùn càtivi....càtivi ma sèmi.....
T-Pronti?
M-‘Ndemo
T-‘Ndemo? Pronti!!!!
A t’al s’è ‘n musicante?
M-Pronti?
T-‘L’è ‘n òra che so’ pronto!
M-A’l repèto!
T-Al te ripèti….bòn…
Sta tento!
M-Sta bon!
T-Statento!
M-Bon!Teso!
T-Tento!...Marcolfo!Tento…Pronti….
Bum!(che spàara ‘sciòpi e canòni………)
Dirin dirin din, la mia, o tua Spinetta. Tronc tronc tronc, il tuo, o mio Liuto. Trinc trinc ti ri trinc, la
tua, o mia Chitarra. Si ri si ri si, il mio, o tuo Violino. Bi ri bi, il mio, o tuo Biabò. Tu tu tu tu tu, la
mia, o tua Pivetta. Ta ran ta ran ta, la tua, o mia Trombetta. Tra pa ta pa ta, il tuo, o mio Tamburo.
Ci ri ci, il mio, o tuo Cornetto. Fis fis fis fis, il tuo, o mio Flautino. Vion vion vi, la tua, o mia Viola.
Fu fu fu fu fu, il mio, o tuo Trombone………
Ahahahahh….paura……..!....ehehehhe…..eh?
M-‘Tanta….
Continuarono nell’ammaestramento;
Teso,
assolutamente tranquillo,
passò lesto
all’istruzione del funzionamento dell’armi,
con gesti fermi e militari,
poi passarono alla parte fisica:
il calciopalla,
il cel’hai,
e l’unduetrestella.
Qualcuno non comprese,
ma i più capirono e fecero quel gesto imparato
di chi aveva capito.
Il fruscio neuronico si fermò,
interrotto alla campana della mensa
e dai pranzi serviti.
Qualcuno sparò in aria, solo per difesa,
ma i più capirono,
e si sedettero sotto la tavola.
Sulle rive del vicino rivo erano accampati un Unno o due; poco distante un Gallo, forse Edueno,
immergeva audacemente i piedi nella fresca corrente. Si disegnavano all’orizzonte le sagome sfatte
di qualche diritto Romano, gran Saraceno, vecchio Franco, ignoto Vandalo.Gli Unni cucinavano
bistecche alla tartare, i Gaulois fumavano gitanes, i Romani disegnavano greche, i Franchi
suonavono lire, i Saracineschi chiudevano persiane. I Normanni bevevan calvadòs.
(musica)
La sera,
calato il sole dietro il dancing-ufficiali,
il decurione Teso,
al solito assolitamente tranquillo,
con le babbucce a forma di topo
e il dentico spazzolino d’ordinanza,
riunì sotto la propria tenda,
sempre capace di
quante meraviglie
quanti articoli di scambio
quante belle figlie da sposar
e quante belle valvole e pistoni
fegati e polmoni
e quante belle biglie a rotolar
e quante belle triglie giù nel mar.
Riunì il ritrovo,
in silente assenso
dello stato segreto,
con la gomma di struzzo
a cancellare sui fascicoli impolverosi
degli atti giudiziari a venire;
Riunì non lo stuolo dei armatissimi e
Meravigliosamente sincroni eroi da colosseo,
bensì la sintesi,
non nell’accezione bertoldina del Marcolfo amplofono,
ma nelle figure
di magnitudini militaria degli imperiani
Intruglio e Berretto,
al fin di consentire,
la fluidità della manovra
antianarchica e ‘munista del giorno successivo.
Come amplitudine del fono,
prese non il Marcolfo,
processato e condannato nel pomeriggio,
per presunta vicinanza politica al bar della stazione,
dannato a compilare pergamene pe’l resto del servizio
di furti presunti,
ad opera sconosciuti,
di cili, bicili, tricili, tetracicli , fino ai decacicli,
ma prese questa volta
Cacasennno,
amplofono sordo,
ma tanto nonudente
quanto figliodelcuginonelnipotesullattaio
del ministro della pace del regno
e quindi giustamente abilearruolato.
Teso illustrò,
assolutamente tranquillo,
la tattica di difesa,
ingegnosamente congegnata,
in difesa de ‘munisti,
le bandiere e i loro ombrelli:
loro,
Intruglio e Berretto,
erano il fiore sul cappello,
sul cappello che noi portiamo,
perché per l’appunto,
non solo con la fortezza fisicale
di bronzi di versace,
ma venivano dalla preceduta
missione di pace per le piane del regno,
famosi
per la lucidità,
l’ingrattabilità,
l’eleganza,
il sorriso fluorino,
la prontezza subitanea,
e paracula,
e l’amor per la popolazione oppressa,
sulle donne da liberare,
liberate sì,non
con militare ingegno,
ma dall’impudico uncino,
che i ‘munisti chiaman stupro,
ma loro trascrivevano “rendere
libera ed edotta la popolazione”.
E partì
Lo spiego particolarato
Della tattica da mantenere
Il giorno successivo.
La tattica era semplice
-così è trascritto a mano nel manuscritto (appunto)-
Intruglio,
avrebbe tenuto d’occhio,
con avanzato occhio da canocchiale,
con diapositivo rullo
di compromettenti immagini,
e brigatische di gardaland,
con il macchinoso e futurista
congegno
si sarebbe tenuto verso…
verso la spianata di Tolemaide,
finchè non fosse venuta,
la click della foto
di Prezzemolo in groppa all’Elefante Rosa,
solo allora
avrebbe
circoscritto
circumnavigando
e chirichettando
la sfazzonatura deberlattonesca del
pericoloso corteo dei ‘munisti
e con lucida ed oliata
intelligenza peperonata
(militare)
avrebbe lanciato
lacarica dei decimali
lungamente ammaestrati,
al danzo zulù della corsa cinchialesca.
Tutti insieme, con ultimo
A qualche metro,
Inchiapplanica,
sì nomato,
per la paventata
triste, dolorosa e aprente fine,
che la localizzazione
gli avrebbe potuto procurare.
TESO-E bon!
A t’al capìd ‘Ntruglio?
INTRUGLIO-A‘ch’al me destràsso,
tùche le vòlte sull’elefanto…
TESO-Oooo!
Qua ghe da fa’rl la demùcrasìa….
Cu’l Re e sansa suldàdi!!!
A l’è no pusìbil!!!!
A l’è còme fa a’l lat
Ca te mungi par tre dì el tòro!!!
CACASENNO- Bèla Metafòra Tèso!
T-Sssìto!
A te sì sordo!
F’anca ‘l muto.
Insì fàmo pandant!
C-Sì
T-(a l’è sordo e’l risponde…)
Arrivò poi il l’elaborato
Disegno militare
Per il prode Berretto,
ch’era di stazionare
nei pressi della stazione,
per controllare
lui e il suo valente battaglione,
con il suo riconosciuto
acume felino,
già preparato,
già apparecchiato,
già disposto,
predisposto,
preordinato,
in assetto.
presto,
lesto,
celere,
sollecito,
alacre,
rapido,
tempestivo.
franco,
disinvolto,
spigliato,
vivace,
brillante,
acuto,
incline,
propenso,
facile,
pronto,
vivace,
sagace,
sottile,
fine,
spiritoso,
faceto,
lepido,
brioso,
che tutti
ma tutti
i passeggeri
scendenti
avessero del treno il biglietto.
Un terzo,
di cui la memoria non riporta il nome,
fu ordinato invece
di comprare
di cotto un’etto,
del zola
e del latte intero,
e una bombarola già armata,
e lanciare
i il cotto
e lo zola ai soldati,
per farcire i panini,
e l’ordigno già armato
in mezzo
ai nemici organizzati,
per farcire i successivi
apocrifi verbali
a futura memoria.
E chiosò il decurione Teso,
al solito tranquillo:
TESO-Capid?
Capid niènt….
Vabè….
Lotè!
Fasè!
Forsa!
E nel dùbio sbarè!
CACASENNO- Bèla Metafòra Tèso!
TESO-(a l’è sordo e’l risponde…non capìso…)
Qualcuno non comprese,
ma i più capirono e fecero quel gesto imparato
di chi aveva capito.
E la battaglia fu pronta.

(musica)

Il processo fu bello.
Oh, com’era bello.
Tenuto nella stanza più bella del palazzo ducale
(già di per sé bellissimo).
Quella con gli arazzi perfettamente arazzati,
con i lampadari diamanticamente ornati
a forma di carciofi,
che avevi paura che se starnutivano sarebbero usciti dall’altra parte del mondo
tant’erano oroficialmente appensatiti.
Ma snelli per carità,
di quella snellezza che è tipica delle cose semplici.
E poi le porte,
c’era tutto un mondo dentro quelle porte,
Giù nella piana si diceva che le avessero scolpite gli angeli,
come se avessero fatto ad uncinetto con gli alberi,
e dentro tutti belli pronti,
disposti e colorati e sorridenti che sembravano
una coda di pavone.
Tutto, perfettamente disposto:
Una sfida a subbuteo in sala con il più forte del quartiere,
più o meno una cosa così.
L’ordine dei palchettisti ci aveva messo
Centoquarantaquattro ore a progettare la disposizione:
sopra i sopri,
sotto i sotti,
di mezzo i processanti e i processati,
più in disparte scostatamente sulla destra gli invitati,
più in disparte scostatamente sulla sinistra i testimoni,
dall’alto la stampa,
appena sopra ai piccioni,
per evidente motivi di gravità.
Fuori,
appena fuori da quelle porte che c’era tutta una vita dentro,
un ciondolo di persone,
scarpebracciafacce,
un filo di boccheall’orecchiodelvicino,
scarpebracciafacce,
si sarebbe detto che il mondo fosse andato in vacanza per essere lì,
scarpebracciafacce,
non c’era in giro né il rumore di una martellata
né una zuppa sul fuoco,
scarpebracciafacce,
tutti lì.
Tutti ma proprio tutti.
Lì.
Dalle porte che c’era una vita dentro,
non usciva niente.
(era dentro del resto la vita…dicevano i benigni….)
Non si sentiva un trillo,
uno striscio di tacco,
eppure fuori il ciondolo
(con attaccato in fondo il paese più vicino)
scarpebracciafacce
trasmetteva informazioni
boccaorecchioboccaorecchio
come il respiro asmatico di un serpente spiaggiato
con la testa sulla porta che c’era la vita dentro e che non usciva niente
(era dentro del resto la vita…dicevano i maligni…)
e la coda in piazza del paese.
Qualcuno,
provò a dire che forse dentro non c’era nessuno,
che è terribile un processo con così tanto silenzio intorno,
e subito la voce ripartì
scarpebracciafacce,
boccaorecchioboccaorecchio
cos’ha detto?
Cosa dice?
No, niente è iniziato l’interrogatorio…
E’ iniziato l’interrogatorio
Boccaorecchioboccaorecchio
E com’è? cosa dice?
Non ha sparato lui….
Scarpebracciafacce
Non voleva sparare a lui..
E’ il serpente che repira dal collo al buco del culo…
E’ stato tutto così di colpo…
Boccaorecchioboccaorecchio…
Cosa dice?
Che si dice?
Che è vero ha sparato un colpo…
Ecco si sapeva…
Ciondola il serpente….
Scarpebracciafacce
No, che ha sparato due colpi ma di colpo per rispondere al colpo…
Ecco si sapeva…..
Boccaorecchioboccaorecchio…
E poi?e poi?
E’ un pendolo con le squame…
Che si dice? Che si sente?
Era giovane...
Come?
Scarpebracciafacce.
Era un giovane che gli han sparato…
Sul collo del serpente…
Che dei giovani hanno sparato…
Giù nello stomaco del serpente…
Boccaorecchioboccaorecchio.
Per difendersi..
Dei giovani hanno tirato un colpo…ad uno spagnolo…
Tra le dita delle mani del serpente.
Giovani spagnoli l’hanno colpito…
E poi che si dice?
E poi?
Scarpebracciafacce.
E poi?
Torna su lo spasmo per i polsi del serpente…
Ha sparato al cielo per difendersi dal colpo..
L’avevo detto..
E ha parlato in spagnolo…
Conosco i suoi brave persone…
E corre la scossa giù sulle ginocchia del serpente..
L’ha ucciso perché il colpo è rimbalzato su uno spagnolo…
Ve l’avevo detto…
Boccaorecchioboccaorecchio.
Si capiva bene…
Ma c’è qualcuno dentro?
Zitto!
E più in basso nel ventre del serpente…
Quindi?
Con un sasso spagnolo….
Oddio sti spagnoli!
Scarpebracciafacce.
Giù a bisbigliare tra le dita del serpente..
Dei soldati
(lo sapevo)
Spagnoli l’han colpito,
(ci deve essere una foto)
rimbalzando sul giovane soldato
(si sentiva da un po’)
e sono scappati
(li han visti)
lasciandolo morire sdraiato su un altro colpo.
Boccaorecchioboccaorecchio..
Ma siamo sicuro che dietro alla porte c’è qualcuno?
Su di rimbalzo per le caviglie del serpente.
Si è difeso.
(questo si è sentito bene difesosièsentitobene)
scarpebracciafacce.
Boccaorecchioboccaorecchio.
Si questo si è sentito..
Scarpebracciafacce.
Boccaorecchioboccaorecchio.
Non è successo niente.
Non è successo niente.
Buco del culo del serpente.
Si smontarono tutti,
si slega il ciondolo,
il serpente si rimette le braghe,
e tornano tutti a casa,
di nuovo finalmente i colpi di martello,
e l’odore carotino e cipolloso delle zuppe.
Fine delle vacanze.
Qualcuno ripetè che era terribile un processo con così tanto silenzio intorno.
E adesso ce n’erano due di vite dentro quella porta.
Il re ricomiciò la sua partita a subbuteo.
La quaresima scacciò il carnevale.
Gli Unni cucinavano bistecche alla tartare,
i Gaulois fumavano gitanes,
i Romani disegnavano greche,
i Franchi suonavono lire,
i Saracineschi chiudevano persiane.
I Normanni bevevan calvadòs.
(musica)
Questo si descrive in quella lettera manoscritta del ‘500.
E tanto vi dovevamo.
E se qualcuno ci vede assonanze con una battaglia di cinquecento anni dopo,
noi non sappiamo cosa farci.
Ma se proprio devo dire la mia ve la dico:
Carlo Giuliani è morto per un malore attivo che lo ha colto in Piazza
Alimonda e lo portato ad affacciarsi dal defender dei Carabinieri... proprio
come l'anarchico Pinelli secondo la Questura di Milano nel 1969.
Carlo Giuliani è morto per un cedimento strutturale, proprio come l'aereo
di Ustica secondo Cossiga nel 1980.
Carlo Giuliani è stato ucciso da un colpo di rimbalzato sette volte sul
defender, sull'estintore, sullo scudo di una tuta bianca, sul manganello di
un poliziotto, sulla kefia di un leonkavallino, sulla foto del Che Guevara
della maglia di un anarchico, e infine di nuovo sull'estintore che aveva in
braccio... proprio come la commissione Warren stabilì che fece il colpo
sparato nel 1968 da Lee Osvald e che uccise John Fitzgerald Kennedy.
Carlo Giuliani è stato ucciso da un giovane che aveva pagato per una
prestazione sessuale... proprio come dissero di Pier Paolo Pasolini
Carlo Giuliani è morto per cause naturali, come dissero di Papa Luciani e
di Breznev
Carlo Giuliani si è suicidato, proprio come dissero che avevano fatto
Peppino Impastato e Gian Giacomo Feltrinelli
Carlo Giuliani è morto per lo scoppio di una caldaia, proprio come
dissero era successo a Piazza Fontana il 12 dicembre del 1969...
Carlo Giuliani è morto di raffreddore, proprio dissero che era successo
ad Andropov
Carlo Giuliani è morto impiccato sotto un ponte di Londra, proprio come
Calvi
Carlo Giuliani è morto per incidente aereo, come Enrico Mattei, l'ex
presidente dell'ENI.
Ma non bisogna prendersela troppo..
Perché come diceva Bertoldo:
Il mondo è fatto a scarpette, Chi se le cava, e chi se le mette.

2006/7/20 - 14:54


Meraviglioso.
Da vedere.

Elena - 2006/8/9 - 14:32




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