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Dreyfus

Yves Duteil
Lingua: Francese


Yves Duteil

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‎[1997]‎
Album “Touché”‎




Nel 1894 Alfred Dreyfus (1859-1935), capitano dell’esercito francese, di fede ‎ebraica, fu condannato da un tribunale militare con l'accusa, poi rivelatasi falsa, di alto tradimento. ‎Lo degradarono e lo deportarono in un bagno penale della Guyana per trascorrervi la pena perpetua.‎




Dreyfus era innocente, vittima dell’ondata di antisemitismo e nazionalismo che aveva investito la ‎Terza Repubblica: di questo erano convinti i francesi veramente onesti e democratici. Tra di loro, lo ‎scrittore Émile Zola che nel 1898, dalle colonne del giornale L’Aurore, indirizzò un infuocato ‎appello pro Dreyfus direttamente al presidente Faure, un vero e proprio ‎‎“J'accuse” in cui denunciava l'arbitrio della ‎giustizia militare, il razzismo, l’opportunismo e la meschinità dei vertici dell’esercito e la ‎manipolazione di buona parte dell’informazione a danno dell’opinione pubblica francese e ‎mondiale.‎

“… Accuso il luogotenente colonnello de Paty di Clam di essere stato ‎l'operaio diabolico dell'errore giudiziario, in incoscienza, io lo voglio credere, e di aver in seguito ‎difeso la sua opera nociva, da tre anni, con le macchinazioni più irragionevoli e più colpevoli. ‎Accuso il generale Mercier di essersi reso complice, almeno per debolezza di spirito, di una delle ‎più grandi iniquità del secolo. Accuso il generale Billot di aver avuto tra le mani le prove certe ‎dell'innocenza di Dreyfus e di averle soffocate, di essersi reso colpevole di questo crimine di lesa ‎umanità e di lesa giustizia, per uno scopo politico e per salvare lo stato maggiore compromesso. ‎Accuso il generale de Boisdeffre ed il generale Gonse di essersi resi complici dello stesso crimine, ‎uno certamente per passione clericale, l'altro forse con questo spirito di corpo che fa degli uffici ‎della guerra l'arcata santa, inattaccabile. Accuso il generale De Pellieux ed il comandante Ravary di ‎avere fatto un'indagine scellerata, intendendo con ciò un'indagine della parzialità più enorme, di cui ‎abbiamo nella relazione del secondo un imperituro monumento di ingenua audacia. Accuso i tre ‎esperti in scrittura i signori Belhomme, Varinard e Couard, di avere presentato relazioni ‎menzognere e fraudolente, a meno che un esame medico non li dichiari affetti da una malattia della ‎vista e del giudizio. Accuso gli uffici della guerra di avere condotto nella stampa, particolarmente ‎nell'Eclair e nell'Eco di Parigi, una campagna abominevole, per smarrire l'opinione pubblica e ‎coprire il loro difetto. Accuso infine il primo consiglio di guerra di aver violato il diritto, ‎condannando un accusato su una parte rimasta segreta, ed io accuso il secondo consiglio di guerra ‎di aver coperto quest’illegalità per ordine, commettendo a sua volta il crimine giuridico di liberare ‎consapevolmente un colpevole. Formulando queste accuse, non ignoro che mi metto sotto il tiro ‎degli articoli 30 e 31 della legge sulla stampa del 29 luglio 1881, che punisce le offese di ‎diffamazione. Ed è volontariamente che mi espongo. Quanto alla gente che accuso, non li conosco, ‎non li ho mai visti, non ho contro di loro né rancore né odio. Sono per me solo entità, spiriti di ‎malcostume sociale. E l'atto che io compio non è che un mezzo rivoluzionario per accelerare ‎l'esplosione della verità e della giustizia. Ho soltanto una passione, quella della luce, in nome ‎dell'umanità che ha tanto sofferto e che ha diritto alla felicità. La mia protesta infiammata non è che ‎il grido della mia anima. Che si osi dunque portarmi in assise e che l'indagine abbia luogo al più ‎presto. Aspetto.”

‎(La parte finale del “J’accuse…” di Zola, traduzione italiana da it.wikipedia)‎

Solo nel 1906 Alfred Dreyfus venne prima graziato e poi riabilitato, reintegrato nel suo rango e ‎insignito della Legione d’Onore.‎
Nel 1908, mentre assisteva alla tumulazione del protettore ed amico Émile Zola, Dreyfus venne ‎ferito in un attentato: razzisti, antisemiti, reazionari e militaristi sono sempre avvezzi a simili ‎gesti…


Sul caso Dreyfus si veda anche Affare Dreyfus di Davide Giromini.‎
Je suis un peu ton fils
Et je retrouve en moi
Ta foi dans la justice
Et ta force au combat

Dans ton honneur déchu
Malgré ta peine immense
Tu n'as jamais perdu
Ton amour pour la France

Et s'il ne reste qu'un murmure
Pour te défendre
Par-delà tous les murs
Il faut l'entendre

Je suis un peu ce frère
Qui remue les montagnes
Lorsque tu désespères
Dans ton île en Guyane

Et je souffre avec toi
Des fers que l'on t'a mis
Pour écraser ton âme
Et pour briser ta vie

Mais pourquoi fallait-il
Pour t'envoyer au Diable
Te prendre dans les fils
De ce piège effroyable?

J'ai vu souvent mon père
S'assombrir tout à coup
Quand j'évoquais "L'Affaire”
Comme on disait chez nous

Et j'ai vécu longtemps
Sans rompre ce silence
Comme un secret pesant
Parfois sur la conscience

J'imaginais comment
Des hommes étaient capables
D'arrêter l'innocent
Pour en faire un coupable

Il était Alsacien,
Français, juif, capitaine,
Vivant parmi les siens
À Paris dix-septième

Quand un matin d'octobre
On l'accuse, on l'emmène
Vers douze ans de méprise
Et d'opprobre et de haine

Traité plus bas qu'un chien,
Laissé dans l'ignorance
De tous ceux qui sans fin
Luttaient pour sa défense

Courageux, opiniâtres,
Jouant parfois leur vie
Sur un coup de théâtre
En s'exposant pour lui

Je suis un peu son fils
Et c'est moi que l'on traîne
Au Palais d'injustice
En l'écoutant à peine

Et quand Paris s'enflamme
Alors qu'on l'injurie,
Le coupable pavane
À quatre pas d'ici...

Lucie...
Mon corps est à genoux
Mais mon âme est debout
Un jour je reviendrai
Vers la terre de France
Crier mon innocence
Et retrouver la paix

Ici...
Je n'ai plus rien de toi
Et j'ai peur quelquefois
Que ma raison s'égare
Si je perds la mémoire
Si j'oublie qui je suis
Qui pourra dire alors
À ceux qui m'aiment encore
Que je n'ai pas trahi
Que j'ai toujours porté
L'amour de mon pays
Bien plus haut que ma vie
Bien plus haut que la vie...

C'était il y a cent ans
Dreyfus est mort depuis
Mais je porte en chantant
Tout l'espoir de sa vie

Pour la mémoire des jours
Puisqu'en son paradis
On sait depuis toujours
Qu'il n'a jamais trahi

Il n'a jamais trahi
Son coeur, ni son pays.‎

inviata da Dead End - 20/9/2012 - 14:19




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