Il tre dicembre del trentanove a stare al mondo volli provar:
mio padre, uomo ligio al partito, nome "Benito" mi volle dar.
Mia madre, santa donna di Dio, aggiunse un "Pio" per contentar
uno zio prete, che per commosso ringraziamento mi battezzò.
Appena giunto su questa terra ci fu la guerra, e il genitor
che fu dei primi ad andar via, dall'Albania mai più tornò.
Mia madre allora cercò lo zio per dirgli: "Pio, che mangerà?"
Egli rispose di aver pazienza: "La Provvidenza, vi aiuterà..."
La provvidenza ci ha poi aiutati con i soldati della Wehrmacht,
poi dopo l'8 seguii gli eventi, e fui parente dello zio Sam.
Mia madre, donna di gran pietà, cercò in politica verginità...
sulla sua porta ci scrisse "Mary", scordai la lupa, mi chiamai "Jack"...
Quarantacinque, finì la guerra, ma in questa terra pace non c'è,
il parabellum fanno cantare per festeggiare la libertà.
Mia madre allora, che fiutò l'aria, fu proletaria e si sposò
un pezzo grosso del C.L.N. e io divenni "Benski-Stalìn".
I giorni passano, i tempi cambiano, i fronti cadono, la piazza calmasi,
restaurazione, televisione, boom economico, seicento Fiat.
Mia madre, donna di grande amore, sentì nel cuore l'error di un dì:
fu clericale, democristiana, e nella lana fede trovò.
Ora ho una fabbrica, solo un affanno: un miliardo all'anno appena mi dà!
Io son per la D.C., ma di sinistra, e socialista diventerò.
Mia madre, donna ormai d'età, morì in odore di santità...
Io chiesa, nobili e terzo stato sempre ho fregato solo per me!
mio padre, uomo ligio al partito, nome "Benito" mi volle dar.
Mia madre, santa donna di Dio, aggiunse un "Pio" per contentar
uno zio prete, che per commosso ringraziamento mi battezzò.
Appena giunto su questa terra ci fu la guerra, e il genitor
che fu dei primi ad andar via, dall'Albania mai più tornò.
Mia madre allora cercò lo zio per dirgli: "Pio, che mangerà?"
Egli rispose di aver pazienza: "La Provvidenza, vi aiuterà..."
La provvidenza ci ha poi aiutati con i soldati della Wehrmacht,
poi dopo l'8 seguii gli eventi, e fui parente dello zio Sam.
Mia madre, donna di gran pietà, cercò in politica verginità...
sulla sua porta ci scrisse "Mary", scordai la lupa, mi chiamai "Jack"...
Quarantacinque, finì la guerra, ma in questa terra pace non c'è,
il parabellum fanno cantare per festeggiare la libertà.
Mia madre allora, che fiutò l'aria, fu proletaria e si sposò
un pezzo grosso del C.L.N. e io divenni "Benski-Stalìn".
I giorni passano, i tempi cambiano, i fronti cadono, la piazza calmasi,
restaurazione, televisione, boom economico, seicento Fiat.
Mia madre, donna di grande amore, sentì nel cuore l'error di un dì:
fu clericale, democristiana, e nella lana fede trovò.
Ora ho una fabbrica, solo un affanno: un miliardo all'anno appena mi dà!
Io son per la D.C., ma di sinistra, e socialista diventerò.
Mia madre, donna ormai d'età, morì in odore di santità...
Io chiesa, nobili e terzo stato sempre ho fregato solo per me!
Contributed by Riccardo Venturi - 2006/7/2 - 22:44
Language: English
English prose translation / Traduzione inglese in prosa / Traduction anglaise en prose / Englanninkielinen proosakäännös:
Riccardo Venturi, 3-12-2019 09:06
Riccardo Venturi, 3-12-2019 09:06
ON 3 DECEMBER 1939
On 3 December 1939, I decided to try and come to this world: so my father, a man loyal to the Fascist National Party, gave me the name of “Benito”. My mother, a God-fearing pious woman, added “Pio” to gratify one of my uncles, who was a priest and baptized me with thankful, deep emotion. No sooner had I come to the world than the war broke out; my father was among the first ones who left for war, and he never came back home from Albania. So, my mother went to see my uncle, the priest, and asked him: “So, tell me, what's Pio going to eat now...?” “Be patient”, he replied; “Providence will help you”. Well, as a matter of fact, Providence helped us through the Wehrmacht soldiers; then, after the armistice of 8 September 1943, I adapted myself to the circumstances and became closely related with Uncle Sam. My mother, a definitely devout woman, tried to recover virginity in politics: she wrote “Mary” on home door, I had to forget the Capitoline Wolf and became “Jack” by name. 1945, the war came finally to an end, but there's no peace on earth: machine guns are still popping in sign of joy for liberty. So, my mother, who scented what was happening, turned a communist and got married with a bigwig of the National Liberation Committee, and I got called “Bensky Stalin”. The days went by. Times are changing, fronts are falling, peace is re-established and concord is restored; the boom years came with television and mass motorization. So, my loving mother, blaming herself for all mistakes past, felt great regret in her heart and turned a clericalist supporter of Christian Democracy, finding new impulses for her faith in textile industry. Now I am the owner of a big woolmill, yet I have one big worry: profit is only 1 billion per year! I support Christian Democracy left-wing tendencies, but am going to become a Socialist. My mother reached high age and passed away in the odour of sanctity; as for me, I've always been cheating everybody for my own profit, the Clergy, the Nobility and the Third State...!
On 3 December 1939, I decided to try and come to this world: so my father, a man loyal to the Fascist National Party, gave me the name of “Benito”. My mother, a God-fearing pious woman, added “Pio” to gratify one of my uncles, who was a priest and baptized me with thankful, deep emotion. No sooner had I come to the world than the war broke out; my father was among the first ones who left for war, and he never came back home from Albania. So, my mother went to see my uncle, the priest, and asked him: “So, tell me, what's Pio going to eat now...?” “Be patient”, he replied; “Providence will help you”. Well, as a matter of fact, Providence helped us through the Wehrmacht soldiers; then, after the armistice of 8 September 1943, I adapted myself to the circumstances and became closely related with Uncle Sam. My mother, a definitely devout woman, tried to recover virginity in politics: she wrote “Mary” on home door, I had to forget the Capitoline Wolf and became “Jack” by name. 1945, the war came finally to an end, but there's no peace on earth: machine guns are still popping in sign of joy for liberty. So, my mother, who scented what was happening, turned a communist and got married with a bigwig of the National Liberation Committee, and I got called “Bensky Stalin”. The days went by. Times are changing, fronts are falling, peace is re-established and concord is restored; the boom years came with television and mass motorization. So, my loving mother, blaming herself for all mistakes past, felt great regret in her heart and turned a clericalist supporter of Christian Democracy, finding new impulses for her faith in textile industry. Now I am the owner of a big woolmill, yet I have one big worry: profit is only 1 billion per year! I support Christian Democracy left-wing tendencies, but am going to become a Socialist. My mother reached high age and passed away in the odour of sanctity; as for me, I've always been cheating everybody for my own profit, the Clergy, the Nobility and the Third State...!
Benito Pio Jack Benski Stalìn compie 80 anni!!
Solo di qualche mese maggiore del suo autore (che, come si sa, è nato il 14 giugno 1940, giorno in cui le truppe hitleriane entravano in Parigi conquistata e il Che Guevara compiva 12 anni), oggi Benito Pio Jack Benski Stalìn, il protagonista di questa canzone da "tutta una vita", compie ottant'anni. Bel traguardo! E gli facciamo, ovviamente, tutti i nostri migliori auguri.
Essendo, in pratica, un perfetto esempio di italiano standard, c'è da giurare che si sarà aggiunto dei componenti al suo già lungo nome. Già nell'introduzione a questa canzone (inserita nel 2006...tredici anni fa, quando Benito Pio eccetera di anni ne aveva "solo" sessantasette) la cosa era stata prospettata. Occorre ricordare che la vita di Benito Pio eccetera viene oramai seguita da ben cinquantadue anni (la canzone è del 1967): comincia con un giovane ventottenne.
Come non ipotizzare che, a questo suo hochgradiger Geburtstag, il Nostro non si presenti, ad esempio, come Benito Pio Jack Benski Stalìn Aldomòro Enrico Bettinsìlvio Giorgiamattèo? Naturalmente, per quanto riguarda l'ultima aggiunta, essa può tranquillamente fluttuare tra il volitivo cazzaro di Rignano sull'Arno e il sovranista milanese -suoi figli spirituali e assolutamente interscambiabili.
Ha attraversato una gran parte del Secolo Breve, il nostro Benito Pio eccetera (credendo peraltro fermamente che Eric Hobsbawm sia stato un eccellente centromediano del Southampton), e ha iniziato alla grande il XXI Secolo di cui la prima ventina è già quasi trascorsa. Nessun dubbio che ci rivedremo il 3 dicembre 2039 a festeggiare il suo Centenario. Quali altri nomi si sarà aggiunto? O sarà tornato al suo primitivo Benito? Chissà. Ai posteri l'ardua sentenza!
Solo di qualche mese maggiore del suo autore (che, come si sa, è nato il 14 giugno 1940, giorno in cui le truppe hitleriane entravano in Parigi conquistata e il Che Guevara compiva 12 anni), oggi Benito Pio Jack Benski Stalìn, il protagonista di questa canzone da "tutta una vita", compie ottant'anni. Bel traguardo! E gli facciamo, ovviamente, tutti i nostri migliori auguri.
Essendo, in pratica, un perfetto esempio di italiano standard, c'è da giurare che si sarà aggiunto dei componenti al suo già lungo nome. Già nell'introduzione a questa canzone (inserita nel 2006...tredici anni fa, quando Benito Pio eccetera di anni ne aveva "solo" sessantasette) la cosa era stata prospettata. Occorre ricordare che la vita di Benito Pio eccetera viene oramai seguita da ben cinquantadue anni (la canzone è del 1967): comincia con un giovane ventottenne.
Come non ipotizzare che, a questo suo hochgradiger Geburtstag, il Nostro non si presenti, ad esempio, come Benito Pio Jack Benski Stalìn Aldomòro Enrico Bettinsìlvio Giorgiamattèo? Naturalmente, per quanto riguarda l'ultima aggiunta, essa può tranquillamente fluttuare tra il volitivo cazzaro di Rignano sull'Arno e il sovranista milanese -suoi figli spirituali e assolutamente interscambiabili.
Ha attraversato una gran parte del Secolo Breve, il nostro Benito Pio eccetera (credendo peraltro fermamente che Eric Hobsbawm sia stato un eccellente centromediano del Southampton), e ha iniziato alla grande il XXI Secolo di cui la prima ventina è già quasi trascorsa. Nessun dubbio che ci rivedremo il 3 dicembre 2039 a festeggiare il suo Centenario. Quali altri nomi si sarà aggiunto? O sarà tornato al suo primitivo Benito? Chissà. Ai posteri l'ardua sentenza!
CCG/AWS Staff - 2019/12/3 - 06:01
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
[1967]
Testo e musica di Francesco Guccini
da "Folk Beat n°1"
di Riccardo Venturi
Dal newsgroup it.fan.musica.guccini – 8 novembre 2001
Il 3 dicembre del '39 a stare al mondo volli provar; ma la mia storia, signore e signori, la conoscete già piuttosto bene. Inutile dirvi che sono proprio io, Benito Pio Jack Benski Stalìn &c.; sto invecchiando bene, anzi direi benone, esattamente come quel mio amico Guccini che, nel '67, s'interesso' alle mie vicende tanto da scriverci sopra una canzone. Ma, appunto, si era nel 1967; ed in trentaquattro anni, credetemi, ne e' passata di acqua sotto i ponti.
Un giorno -sara' stato un paio di mesi fa, non ricordo bene-, mi capita di reincontrare il Guccini da quel suo famoso barbiere siciliano; dopo i "ma sei proprio tu" e i "come stai" con le pacche di prammatica sulle spalle (beh, vi assicuro che prenderne una da Guccini e' un'esperienza indimenticabile, con quei caterpillar che ci ha al posto delle mani), ci siamo lasciati andare, come e' facilmente immaginabile,all' "Amarcord"; d'altronde, oramai siamo due ultrasessantenni ognuno con la propria vita in gran parte dietro al culo, ci dividono solo poco piu' di sei mesi di eta' (credo che lui, ma non vorrei sbagliarmi, sia di giugno del '40) e ce la siamo un po' raccontata. Noto con piacere che il vegliardo si da' sempre da fare con le fanciulle in fiore, bel marpione!
Ad un certo punto gli ho detto se non gli sarebbe piaciuto fare un'altra canzone su di me, che riprendesse la storia dal punto dov'era stata interrotta. "Uhmmmm....senti, Benito Jack....ora, a dire il vero, avrei altri progetti...sai com'e', fra libri gialli, rubriche sull'Unita' e canzoni...pero'....."
"Pero'? "
"Pero' potresti fare una visitina a quei ragazzi del niusgrùp!"
"Il niusché...?"
"Il nius-grùp....insomma senti, ora ti spiego meglio..."
E si e' messo in dieci minuti a parlarmi di "Iùsnet", di "gerarchie" (proprio a me, figlio di un gerarca!), di "niusgruppi" e altra roba del genere. Insomma, tanto ha detto e tanto ha fatto che....eccomi qui a raccontarvi, cari ragazzi di questo niuscheccavoloè, il seguito della mia vita. Guccini m'ha detto che v'interesserebbe, anche se un seguito della canzone non e' possibile farlo. Il Guccini, d'altronde, ripete solo le "canzoni di notte"....a proposito, a che numero e' arrivato?
*
Dunque, carissimi, ci eravamo lasciati oltre trent'anni fa, alla vigilia di grandi cambiamenti nella societa' italiana. Io, allora, mi ero fatto la fabbrichètta ed ero un po' in affanno; il miliardino (di allora) di utili annui, d'altronde, era il minimo indispensabile per la mia vita...e non capivo proprio perche' i miei operai avessero cominciato a piantarmi tutto quel casino, come ebbi modo di dire spesso a una mia amica contessa (ah, dimenticavo....all'epoca mi facevo chiamare "Aldo"). Quei quattro straccioni ignoranti, fare questo al loro buon padrone illuminato, che per di piu' condivideva certe istanze della cosiddetta "sinistra moderata"....
Non so che cosa accadde, ma mi trovai un giorno a dover partecipare ad una delle loro "assemblee di fabbrica". Non vi ero mai stato. D'improvviso mi accorsi del loro mondo, delle loro lotte...e non so che cosa accadde, perche' presi la decisione. Saranno stati certi colloqui con un mio carissimo amico stramiliardario (tale Giangiacomo, un noto editore), che gia' da allora, come si suol dire, aveva "saltato il fosso"; oppure, piu' semplicemente, con il mio intuito infallibile per metterlo nell'altrui culo, avevo inteso alla perfezione verso dove stava spirando il vento. Detto, fatto: chiamai il mio notaio, in due giorni feci finta di vendere la fabbrica (in realta' l'avevo data a un prestanome) e mi presentai, una mattina, coi capelli lunghi, una giacca dozzinale e una sciarpa rossa al CdF. Rimasero, credetemi, sbalorditi.
Una mattina,
La sciarpa rossa,
La voce grossa
Il pugno alzai
Ed il saluto
Dei proletari
Fra i macchinari
E gli operai.
E s'innalzaron "Bandiera Rossa",
Quando cantai "L'Internazionàl"
Quelli gridarono "Rivoluzione!"
E l'ex padrone
La folla acclamò.
*
Quel che accadde negli anni a seguire, lo conoscete tutti quanti. Nel maggio del '68 ero a Parigi in quelle epiche giornate, mi guadagnavo da vivere vendendo megafoni sopracosto e, di nascosto, avevo avviato un'attivitiella alquanto redditizia che consisteva nel confezionare striscioni dietro ordinazione. Tornato in Italia, cominciai ad essere noto in certi ambienti extraparlamentari, su "Gente" si parlava oramai di me come "Aldo, l'Industriale Rosso" e, dietro accordi sottobanco con l'ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, mi ero accaparrato l'esclusiva della traduzione e della stampa del celebre "Libretto" del presidente Mao, che sventolavo regolarmente in infuocatissime assemblee proclamando che quella era la strada da seguire.
Nato per riuscire, in men che non si dica divenni un vero "capetto"; con il mio gruppetto, detto "Sentiero Luminoso" (denominazione poi copiatami schifosamente da dei bifolchi peruviani), mi divertivo un mondo a fare la rivoluzione, senza per altro dimenticarmi affatto d'intrattenere certi rapportini con la Polizia e con i Servizi Segreti, che mi annoveravano tra i loro piu' autorevoli informatori. Sapete com'è; bisogna essere sempre previdenti, nella vita...
Formidabili quegli anni, ragazzi miei. Ogni tanto una stragettina, vabbe'... ma, d'altronde, che sara' mai una bombetta in una banca o su un treno di fronte all'ebbrezza del gioco e, piu' che altro, del guadagno? Ero d'altronde molto attento a non fare scemenze, come quel mio amico Giangiacomo che penso' bene di farsi saltare in aria per buttare giu' un traliccio. Oh, dico io: un traliccio dell'alta tensione. Mi avesse dato retta e si fosse servito di uno degli ordigni di alta precisione che trafficavo oramai da tempo, ben al riparo delle mie conoscenze! Mah!
Gli anni formidabili passarono alla svelta, pero'. Lasciando, come ha ben cantato il mio grande amicone Giorgio,
una "generazione che ha perso", un bel po' di sangue per terra, un PCI al 34%, qualche governo di "unita' nazionale" e tanta voglia di passare oltre. Gia' nel '77, a Bologna, s'era vista l'antifona; avevo gia' 38 anni, il tempo dei balocchi era passato e bisognava che mi rimettessi a far qualche cosa di serio.
I tempi cambiano,
C'è il terrorismo,
E il comunismo
Col mitra c'è...
Ecco, m'accorgo
Del riformismo,
Nuovo che avanza,
Bettino Cràx.
Lascio le sciarpe, ma sempre lotto
Dentro al salotto di qualche Vip...
La fabbrichetta va sempre bene,
Il dollaro tiene, entro nel PSI.
*
Ah, in quell'irripetibile partito di lotta e di governo, quanti vecchi amici ritrovai! Mi chiedevano sempre se ancora, qualche volta, continuassi a vedere il Guccini che mi aveva dedicato quella canzonetta anni prima...e quante belle risate ci facevamo! Naturalmente, gli anni passati in piazza qualche segno in me lo avevano lasciato; ero ovviamente diventato un paladino dei diritti civili ed ero talmente a favore del divorzio e per l'aborto che avevo, appunto, divorziato da mia moglie (una compagna di nome Oriana, che si piccava d'essere una scrittrice e una gran giornalista; la quale, d'altronde, gia' da tempo mi faceva le corna con una specie di rivoluzionario greco) e messa incinta una giovincella di buona famiglia, la quale era stata, ohime' per lei, costretta ad un aborto clandestino (poi, e te pareva, cantato da quel solito impiccione del Guccini, si fosse mai fatto una volta gli affaracci suoi!). Va da sé che ero anche un convinto "antiproibizionista", dilettandomi col mio amico Giacinto da Teramo (chissa' perche' si faceva chiamare "Marco", mah) a farmi dei cannoni da sei chili l'uno; per non parlare di quel che accadeva in Kenya assieme a Claudio, con quelle ragazzotte da lui procurate sempre in abbondanza (e meno male che Guccini, qui, non ci ha scritto sopra "Talkin' Malindi").
L'onda lunga avanzava inarrestabile, niente pareva poterla fermare. Oramai ero giunto ad un passo dall'elezione in parlamento (alle elezioni precedenti, Bettino mi aveva preferito Sandra Milo, ma dite un po'...ogni tanto quell'uomo aveva delle uscite un po' cosi'). Poi arrivo' quel fatale 1992, e quei maledetti giudici milanesi. Il crollo improvviso, porca puttanazza della puttanazza dell'eva.
D'altronde, che non ci rimanessi invischiato sarebbe stato impossibile; ero intestatatario di una trentina di conti coperti presso banche in Svizzera, nel Liechtenstein, a Aruba e alle Isole Cayman, e da quei conticini, oltre a prelevare talvolta qualche rinforzino per le mie spesucce, i miei amici attingevano a piene mani. Insomma, non sto tanto a farvela lunga: il 19 settembre 1993 i carabinieri fecero irruzione nella mia camera all'Hotel Raphael, dove mi trovavo casualmente a giacere con l'allora presidentessa dei giovani industriali italiani, Emma Marcegaglia (la quale era si' legittimamente coniugata, ma questo è ovviamente un particolare di scarsissima rilevanza), e m'impacchettarono senza tante storie. Otto mesi. Otto mesi in una buja galera. Per fortuna non fui dimenticato da qualcuno che gia' meditava di scendere in campo....
Mentre marcivo
Nella galera
Lassu' a Voghera
Il mio avvoca'
Mi disse, "Ascolta,
su con la vita!
Quasi e' finita,
E lo vedrai."
Indi nel marzo novantaquattro
Arriva infine il Salvator:
E "Forza Italia, per fare e per crescere"
A squarciagola da allor cantai.
*
Il resto, cari amici, e' storia recente. Mi ha fatto davvero piacere rivedere il Guccini (anche lui, poi, vedo che ha fatto una bella marcia indietro...anche se e' rimasto quel candido idealista di sempre, in fondo), e parlare un po' con voi -anche se non vi conosco. Insomma, che dirvi? Vi scrivo qui dal mio ufficetto a Montecitorio (mi ero dimenticato di dirvi che dal 13 maggio scorso sono stato eletto deputato in un collegio di ferro, Silvio mi e' stato riconoscente per certi aiutini prestatigli coi miei vecchi camerati dei Servizi Segreti), e' una bella giornata e ho appena votato responsabilmente per l'invio delle nostre truppe alla guerra santa contro il terrorismo. Scusatemi se adesso vi lascio, mi devo preparare per la manifestazione di sabato prossimo (inutile dire che, col mio fiuto per gli affari, ho fatto importare a tempo di record un grosso stock di bandierine americane, che vendero' a prezzo concorrenziale) e spero di aver di nuovo occasione di rivedervi e scambiare qualche chiacchiera con voi, anche se, devo dire, con certa gente che m'è capitato di leggere qui dentro non so se il dialogo sarebbe costruttivo ed improntato al rispetto ed alla reciproca tolleranza.
E per finire,
Cari ragazzi,
'Un ci son cazzi,
Vanno sconfitt'
Quei mussulmani
Cosi' incazzati
Ed arretrati
Sterminerem.
Io me ne vado, e appuntamento
Fr'altri trent'anni ora vi do...
Cazzo, il telefono...Chi sara' in linea?
Ah, ciao, Osama! Aleihkum salàm!
Vs. affezionatissimo
On. Benito Pio Jack Benski Stalìn Aldo Ferrara-Colletti