Presto! Nell' ombra!
Nascondiamoci amore mio
o chiudiamo gli occhi soltanto
a non vedere il sole...
Questa camera sgombra,
lontana dall' occhio di Dio
è senz' altro il posto più adatto
ad inventar parole...
che ho portato i miei capelli a spasso
come i merli di una corona,
c'è mancato solamente un passo
e avrei detto- è colpa mia se tuona!-
Presto! Nell' ombra!
A riparo dall' urlo del vento!
Si tratta di farsi furbi
in un istante solo:
una cosa che non si compra
a prezzo d' oro e d' argento...
convincerò i miei sciocchi dubbi
a staccarsi da suolo...
che ho solcato acque più agitate
del tuo sguardo pieno di paure,
al calore di una nuova estate
mi rimetto alle tue dolci cure.
E' come se un diavolo nero
mi danzi sulla faccia,
ma è un brutto pensiero
che corrisponde al sonno
che ho perso in battaglia:
l' istinto non si sbaglia...
è nulla o almeno lo spero,
ne resterà una traccia
sul nostro sentiero
o sparirà sul fondo
di un' anima figlia
di un buio che mi abbaglia...
Le mie ansie notturne,
non potrei essere più chiao,
mi gelano il sangue,
mi stendono al tappeto...
le suggestioni esterne,
con la rabbia di uno sparo,
squarciano il cielo
e aprono un passaggio segreto.
Sono uscito da un labirinto,
il groviglio del mio cervello,
ne sono fuori e mi dichiaro vinto,
ma non direi che non è stato bello.
Medaglie scintillano al sole:
è solo un vuoto inganno
e le nostre parole
che seccano spezzate...
l' estate è finita
e così la nostra vita...
Mitraglie che puntano al cuore:
concluderà il mio danno
il tuo bellico ardore
a camere puntate
su un'altra ferita
che sanguina impazzita.
Si sbriciola il diavolo nero
e spiaccica il suo asfalto
sul viso più austero:
non bastano le dita
su un flauto o su una lita
per perdere di mira...
Un verso mi sveli il mistero,
ispiratomi dall'alto
da rendermi fiero...
che come calamita
il mio volto l' attira
e intorno l' aria gira.
Nascondiamoci amore mio
o chiudiamo gli occhi soltanto
a non vedere il sole...
Questa camera sgombra,
lontana dall' occhio di Dio
è senz' altro il posto più adatto
ad inventar parole...
che ho portato i miei capelli a spasso
come i merli di una corona,
c'è mancato solamente un passo
e avrei detto- è colpa mia se tuona!-
Presto! Nell' ombra!
A riparo dall' urlo del vento!
Si tratta di farsi furbi
in un istante solo:
una cosa che non si compra
a prezzo d' oro e d' argento...
convincerò i miei sciocchi dubbi
a staccarsi da suolo...
che ho solcato acque più agitate
del tuo sguardo pieno di paure,
al calore di una nuova estate
mi rimetto alle tue dolci cure.
E' come se un diavolo nero
mi danzi sulla faccia,
ma è un brutto pensiero
che corrisponde al sonno
che ho perso in battaglia:
l' istinto non si sbaglia...
è nulla o almeno lo spero,
ne resterà una traccia
sul nostro sentiero
o sparirà sul fondo
di un' anima figlia
di un buio che mi abbaglia...
Le mie ansie notturne,
non potrei essere più chiao,
mi gelano il sangue,
mi stendono al tappeto...
le suggestioni esterne,
con la rabbia di uno sparo,
squarciano il cielo
e aprono un passaggio segreto.
Sono uscito da un labirinto,
il groviglio del mio cervello,
ne sono fuori e mi dichiaro vinto,
ma non direi che non è stato bello.
Medaglie scintillano al sole:
è solo un vuoto inganno
e le nostre parole
che seccano spezzate...
l' estate è finita
e così la nostra vita...
Mitraglie che puntano al cuore:
concluderà il mio danno
il tuo bellico ardore
a camere puntate
su un'altra ferita
che sanguina impazzita.
Si sbriciola il diavolo nero
e spiaccica il suo asfalto
sul viso più austero:
non bastano le dita
su un flauto o su una lita
per perdere di mira...
Un verso mi sveli il mistero,
ispiratomi dall'alto
da rendermi fiero...
che come calamita
il mio volto l' attira
e intorno l' aria gira.
inviata da DonQuijote82 - 31/8/2012 - 16:41
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“L'arpa dai fili di ferro” ispira il proprio titolo a “Die Drahtharfe” raccolta poetica di Wolf Biermann del 1965, pur non avendo, però, alcun punto di contatto con tale opera. Del grande autore tedesco intende ricalcare la caustica irriverenza e la patetica indignazione nei confronti di un mondo infame che non ha pietà e rispetto per nessuno. Questo concept narra la storia di due giovani promessi sposi immaginata in Germania ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ma trasportabile nel contesto spazio-temporale di qualsiasi altra guerra. Il racconto è affidato a una serie di sonetti introduttivi alle varie canzoni, che invece costituiscono i momenti ”lirico-contemplativi” della vicenda. Si parte da una totale sfiducia nei confronti di Dio e del destino per approdare, nell'ultimo capitolo, in seguito all'amore recuperato, ad una riconciliazione dei concetti di bene e male, che finiscono per sovrapporsi nella mente del protagonista, costretto da ora in avanti a restare sempre sul chi vive, malgrado la serenità apparentemente ritrovata. Aldo Granese è risceso in campo con lo spirito di sempre, la stessa energia e l'intenzione (ancora non assopita!) di portare al pubblico concetti importanti, ma in una veste asciutta e fruibile affinché abbiano la forza di attecchire e persistere nella memoria.
Avevo la bestemmia fra i denti - Mamma bestemmia - Sonetto n. 2: Resto in disparte, così sopravvivo - L'arpa dai fili di ferro - Sonetto n. 3: E se provassi a andarmene di qui... - Forse c'è la guerra - Sonetto n. 4: Andando via fui presto catturato - Carne da macello - Sonetto n. 5: Sono lontano da te mille miglia - Il popolo della diaspora - Sonetto n. 6: Mi piacerebbe dirti tante cose - Cara Giulietta - Sonetto n. 7: Non sono ritornato al mio paese... - Veglio la tua bellezza - Sonetto n. 8: Un nascondiglio davvero efficace - Diavolo nero