Avevo la bestemmia già fra i denti
urlando quanto infame fosse Dio
quel dì che prese a se l' amico mio
togliendomi i suoi occhi sorridenti.
Partii che di anni non ne avevo venti,
i miei fratelli morti nell' oblio...
-il prossimo per forza sarò io!-
fra me pensavo stando sull' attenti.
Lasciavo una ragazza innamorata
credendo che mai più l' avrei rivista,
che il mondo me l' avrebbe rovinata:
sarebbe stata oggetto di conquista
chissà di quale belva sprigionata...
però non dissi mai: -che Dio l' assista!-
urlando quanto infame fosse Dio
quel dì che prese a se l' amico mio
togliendomi i suoi occhi sorridenti.
Partii che di anni non ne avevo venti,
i miei fratelli morti nell' oblio...
-il prossimo per forza sarò io!-
fra me pensavo stando sull' attenti.
Lasciavo una ragazza innamorata
credendo che mai più l' avrei rivista,
che il mondo me l' avrebbe rovinata:
sarebbe stata oggetto di conquista
chissà di quale belva sprigionata...
però non dissi mai: -che Dio l' assista!-
envoyé par DonQuijote82 - 31/8/2012 - 16:15
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“L'arpa dai fili di ferro” ispira il proprio titolo a “Die Drahtharfe” raccolta poetica di Wolf Biermann del 1965, pur non avendo, però, alcun punto di contatto con tale opera. Del grande autore tedesco intende ricalcare la caustica irriverenza e la patetica indignazione nei confronti di un mondo infame che non ha pietà e rispetto per nessuno. Questo concept narra la storia di due giovani promessi sposi immaginata in Germania ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ma trasportabile nel contesto spazio-temporale di qualsiasi altra guerra. Il racconto è affidato a una serie di sonetti introduttivi alle varie canzoni, che invece costituiscono i momenti ”lirico-contemplativi” della vicenda. Si parte da una totale sfiducia nei confronti di Dio e del destino per approdare, nell'ultimo capitolo, in seguito all'amore recuperato, ad una riconciliazione dei concetti di bene e male, che finiscono per sovrapporsi nella mente del protagonista, costretto da ora in avanti a restare sempre sul chi vive, malgrado la serenità apparentemente ritrovata. Aldo Granese è risceso in campo con lo spirito di sempre, la stessa energia e l'intenzione (ancora non assopita!) di portare al pubblico concetti importanti, ma in una veste asciutta e fruibile affinché abbiano la forza di attecchire e persistere nella memoria.
Avevo la bestemmia fra i denti - Mamma bestemmia - Sonetto n. 2: Resto in disparte, così sopravvivo - L'arpa dai fili di ferro - Sonetto n. 3: E se provassi a andarmene di qui... - Forse c'è la guerra - Sonetto n. 4: Andando via fui presto catturato - Carne da macello - Sonetto n. 5: Sono lontano da te mille miglia - Il popolo della diaspora - Sonetto n. 6: Mi piacerebbe dirti tante cose - Cara Giulietta - Sonetto n. 7: Non sono ritornato al mio paese... - Veglio la tua bellezza - Sonetto n. 8: Un nascondiglio davvero efficace - Diavolo nero