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I.G.Y. (What a Beautiful World)‎

Donald Fagen
Langue: anglais


Donald Fagen

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‎[1982]‎
Singolo poi incluso nell’album intitolato “The Nightfly”‎

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Nel 1950 l’OnG “International Council for Science” aveva lanciato la proposta di un anno dedicato ‎alla cooperazione scientifica internazionale. Morto nel 1953 il feroce “baffone” sovietico, che in ‎vita aveva grandemente contribuito a paralizzare questo ed ogni altro tentativo di distensione fra i ‎blocchi, finalmente l'Anno geofisico internazionale (in inglese IGY, International Geophysical ‎Year) fu indetto per il 1957. L’obiettivo era quello di coordinare su scala mondiale un insieme di ‎ricerche volte ad una maggiore conoscenza delle proprietà fisiche della Terra e delle interazioni tra ‎il Sole e il nostro pianeta.‎
Più di 70 paesi parteciparono al progetto e la sua importnza non fu solo scientifica (con l’apertura di ‎diverse basi scientifiche antartiche, il lancio dei primi satelliti Sputnik ed Explorer, la scoperta delle ‎fasce di Van Allen e la conferma della teoria della tettonica delle placche) ma anche e soprattutto ‎politica perché sembrava che una vasta comunità scientifica riunita pr il bene comune potesse ‎cominciare a gettare i semi per il superamento della guerra fredda…‎
Non fu così, e l’ottimismo – così come traspare in questa canzone, vero tormentone dei primi anni ‎‎80, che Donald Fagen dedicò a quella breve stagione, - si spense nel giro di qualche mese…‎

Dal punto di vista scientifico, credo invece che l’I.G.Y. sia stato un punto di svolta, anche se non mi ‎risulta che poi sia mai stato ripetuto, forse perché oggi la comunità scientifica mondiale è molto più ‎integrata di un tempo… Lascerei comunque la parola al nostro Lorenzo Masetti che nel merito ha ‎molta più competenza del sottoscritto…‎
Standing tough under stars and stripes
We can tell
This dream's in sight
You've got to admit it
At this point in time that it's clear
The future looks bright
On that train all graphite and glitter
Undersea by rail
Ninety minutes from NewYork to Paris
Well by seventy-six we'll be A.O.K.

What a beautiful world this will be
What a glorious time to be free

Get your ticket to that wheel in space
While there's time
The fix is in
You'll be a witness to that game of chance in the sky
You know we've go to win
Here at home we'll play in the city
Powered by the sun
Perfect weather for a streamlined world
There'll be spandex jackets one for everyone

What a beautiful world this'll be
What a glorious time to be free

On that train all graphite and glitter
Undersea by rail
Ninety minutes from NewYork to Paris
‎(More leisure for artists everywhere)
A just machine to make big decisions
Programmed by fellows with compassion and vision
We'll be clean when their work is done
We'll be eternally free yes and eternally young

What a beautiful world this'll be
What a glorious time to be free.....‎

envoyé par Dead End - 16/8/2012 - 11:29


Ciao, per la mia (limitata) esperienza e' vero che la cosiddetta comunità scientifica è più integrata e che i rapporti di stima (e di disistima) si costruiscono indipendentemente dalle appartenenze nazionali. Poi in realtà non ho idea di come fosse l'ambiente più di cinquant'anni fa. Sicuramente più elitario...

Comunque questo della "convivenza tra culture" è un punto che, almeno qui al CERN pubblicizzano molto. Come è scritto in un articolo che consiglio, Dietro le quinte della scoperta del bosone di Higgs:

In posti come questo il mondo sembra molto più piccolo. Durante la guerra in Georgia ho sentito la paura degli amici georgiani per le comunicazioni interrotte, ma nella stanza accanto ho potuto parlare con i colleghi russi.
Quando vedo lavorare insieme colleghi pakistani e indiani come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando penso che lo spokesman del nostro esperimento è americano e gli ultimi studenti arrivati sono iraniani. Quando i summer students israeliani e palestinesi organizzano spontaneamente questo party capisco che c'è qualcosa che va oltre.


Ora uno potrebbe sempre obiettare che queste iniziative lasciano comunque il tempo che trovano e non risolvono i problemi, ma sono comunque un esempio di come la gente, di per sé, saprebbe benissimo vivere in pace.

Lorenzo - 16/8/2012 - 12:37




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