Μίκη Θεοδωράκη
ΑΡΚΑΔΙΑ ΙII
Στίχοι Μάνου Ελευθερίου
Για τη Μάνα και τους Φίλους
1. Μέσα σε κήπο
Μέσα σε κήπο κάθησα και σ' ένα περιβόλι
μια Κυριακή απόγευμα, μια Κυριακή και σχόλη
Τους φίλους μου συνάντησα και πήγαμε σεργιάνι
στης Τερψιθέας τα στενά και στο Πασαλιμάνι
Τώρα ο κήπος χάθηκε κι οι φίλοι στο περβόλι
και το σεργιάνι στ' όνειρο έρχεται κάθε σχόλη
Τους φίλους μου συνάντησα και πήγαμε σεργιάνι
στης Τερψιθέας τα στενά και στο Πασαλιμάνι
2. Μάνα, το μάννα τ' ουρανού
Μάνα, το μάννα τ' ουρανού, δέντρο του παραδείσου
στη ρίζα του ψηλού βουνού φύτεψα την ευχή σου
Κι απ' την ευχή που φύτεψα, βγήκε στο φως μια βρύση
κι απ' τα σκοτάδια γύρισε πουλί να κελαηδήσει.
Μάνα, το μάννα τ'ουρανού κι όνειρο που δε σ' έχει
στείλε μου πάλι μιαν ευχή, ο πόνος μου ν' αντέχει
3. Του Χάρου η μάνα
Του Χάρου η μάνα κάθισε σε δρόμο κι ανηφόρι
κι απ' τον πολύ αναστεναγμό, πήραν τα σπίτια μαρασμό
τα δέντρα ξεροβόρι.
Στέλνει γραφή στην Παναγιά και στον μονογενή της
τρακόσιοι πάνε συνοδειά και χίλιοι εκράτουν τα σπαθιά
πού 'χαν οι λογισμοί της.
Μα η Παναγιά κεντάει πουλιά σε μαρμαρένια βρύση
κι ο γιος της της χαμογελά.
Του Χάρου η μάνα δε μιλά, δε θα ξαναμιλήσει.
4. Σε λένε μάνα του Χριστού
Σε λένε μάνα του Χριστού, σε λεν κι άγια-Βαρβάρα
κλειδί του κάστρου του κλειστού στης μάχης την αντάρα.
Απ’ όπου να ’σαι και θα ’ρθεις και γλώσσα όποια μιλήσεις
μ’ όσους ανθρώπους κι αν βρεθείς, πίσω δε θα γυρίσεις.
Σε λένε μάνα του ληστή και μάνα του Πιλάτου
μα εσύ κρυφά μιλάς και κλαις τις ώρες του θανάτου.
Απ’ όπου να ’σαι και θα ’ρθεις και γλώσσα όποια μιλήσεις
μ’ όσους ανθρώπους κι αν βρεθείς, πίσω δεν θα γυρίσεις.
5. Γλυκοφιλούσα Παναγιά
Γλυκοφιλούσα Παναγιά,
μάνα μου κι οδηγήτρα μου
κι εγώ στα στήθη έχω καρδιά
που λιώνει από την πίκρα μου.
Γιατ' ήσουν μάνα μια φορά
και ξέρεις τα ραγίσματα
που έχει ο πόνος κι η χαρά
και του καιρού τα πείσματα.
Γιατ' ήσουν μάνα και πονάς,
φέρε το παλικάρι μου
στην ξενιτιά που το γυρνάς,
το σκοτεινό φεγγάρι μου.
6. Ήσουν μπαξές
Έχει ο καιρός γυρίσματα
κι ο κόσμος καρδιοχτύπια
κι απ' τα πολλά δε μείνανε
φαρμάκια που δεν ήπια.
Ήσουν μπαξές κι ερήμωσε
κι ήσουν πουλί στα δέντρα
κι ο πόνος μέσα στην καρδιά
μού 'γινε μαύρη πέτρα.
Τα λόγια σου ήταν βάλσαμο
μα τώρα είσαι στα ξένα
και η ζωή αγρίεψε
κι αγρίεψε και μένα.
inviata da Gian Piero Testa - 25/7/2012 - 17:29
Lingua: Italiano
Versione italiana di Gian Piero Testa [GPT] e Riccardo Venturi [RV]
Si vedano le Note alla traduzione
Mikis Theodorakis
ARCADIA ΙΙI
Versi di Manos Eleftheriou
Per la Madre e gli Amici
In un giardino sedevo, in un orticello
una domenica dopo pranzo, riposando
Incontrai i miei amici, e andammo a passeggiare
per i vicoli di Terpsithea e a Pasalimani 1
Scomparso il giardino, scomparsi gli amici,
e ogni domenica torna in sogno quella passeggiata
Incontrai i miei amici, e andammo a passeggiare
per i vicoli di Terpsithea e a Pasalimani.
2. Madre, manna del cielo
Madre, manna del cielo, albero del paradiso
ai piedi dell'alto monte piantai la tua preghiera.
E dalla preghiera che piantai venne di luce una fontana
e dall'oscurità tornò un uccello a cinguettare.
Madre, manna del cielo e sogno che non ti occupa
mandami una preghiera ancora, per reggere al mio dolore.
3. La madre di Caronte
La madre di Caronte 2 si fermò a sedersi sulla salita
e per il suo troppo affanno presero le case a diroccare
le piante a intirizzire.
Manda un messaggio alla Madonna e al suo unigenito
vanno in trecento in processione e in mille impugnano le spade
le armi dei suoi pensieri.
Ma la Madonna cesella uccelli sul marmo della fontana
e suo figlio le sorride.
Non parla la madre di Caronte e più non parlerà.
4. Ti dicono madre di Cristo
Ti dicono madre di Cristo, ti dicono anche santa Barbara
chiave del castello serrato nel turbine della battaglia.
Da ovunque tu venga e quale che sia la lingua che parlerai
con quanti uomini troverai, indietro non ritornerai.
Ti dicono madre del ladrone e madre di Pilato
ma tu parli furtiva e piangi le ore della morte.
Da ovunque tu venga e quale che sia la lingua che parlerai
con quanti uomini troverai, indietro non ritornerai.
5. Madonna dal dolce bacio
Madonna dal dolce bacio 3
madre e guida mia
anch'io ho un cuore in petto
che si scioglie dal dispiacere.
Poiché fosti una madre un tempo
e conosci i crepacuori
dove stanno le pene e i dolori
e i pungoli del tempo.
Poiché fosti una madre e soffri
portami il mio ragazzo
qui in terra straniera dove la fai tornare,
la corrucciata luna mia.
6. Eri un giardino
Il tempo fa le giravolte
e il mondo ha il batticuore
e di tanti veleni non ne resta uno
che non abbia bevuto.
Eri un giardino 4 che ora è deserto
ed eri un uccellino tra gli alberi
e il dolore dentro il cuore
mi si è fatto una pietra nera.
Le tue parole erano balsamo
ma ora stai in terra straniera
e la vita si è fatta dura
e ha indurito anche me.
NOTE alla traduzione
[1] Terpsithea (“vista che rallegra”) è la parte centrale del Pireo. Pasalimani (dal turco paşa limanı “porto del pascià”; ma il turco liman deriva dal greco λιμήν) è la calata a mare dello stesso Pireo.
[2] La madre di Caronte, personaggio dell'epos medioevale di Digene Akrita, per quanto sia una creatura degli inferi, appare meno inflessibile del figlio, e sa avere moti di pietà per le madri e gli eroi sconfitti in acerba età.
[3] La Γλυκοφιλούσα Παναγιά (Madonna dolcebaciante) è un topos dell'iconografia sacra (agiografia) ortodossa, ed è rappresentata nell'atto di sfiorare con il proprio il volto quello del Bambino, accennando a un bacio.
[4] Si noti come, nella prima canzone, per “giardino” Theodorakis usi il termine greco (κήπος), mentre qui usa quello turco (μπαξές, da bahçe).
[1] Terpsithea (“vista che rallegra”) è la parte centrale del Pireo. Pasalimani (dal turco paşa limanı “porto del pascià”; ma il turco liman deriva dal greco λιμήν) è la calata a mare dello stesso Pireo.
[2] La madre di Caronte, personaggio dell'epos medioevale di Digene Akrita, per quanto sia una creatura degli inferi, appare meno inflessibile del figlio, e sa avere moti di pietà per le madri e gli eroi sconfitti in acerba età.
[3] La Γλυκοφιλούσα Παναγιά (Madonna dolcebaciante) è un topos dell'iconografia sacra (agiografia) ortodossa, ed è rappresentata nell'atto di sfiorare con il proprio il volto quello del Bambino, accennando a un bacio.
[4] Si noti come, nella prima canzone, per “giardino” Theodorakis usi il termine greco (κήπος), mentre qui usa quello turco (μπαξές, da bahçe).
inviata da Gian Piero Testa - 25/7/2012 - 17:32
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Στίχοι: Μάνος Ελευθερίου
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Μίκης Θεοδωράκης, Νέα Υόρκη, 1974
Testi di Manos Eleftherìou
Musica di Mikis Theodorakis
Prima esecuzione: Mikis Theodorakis con solo pianoforte, New York, 1974
"Vorrei fare il punto sulle Arcadie II e III che, su testi di Manos Eleftheriou, Mikis Theodorakis compose nel 1969 nel confino montano di Zatuna, e che cominciarono a circolare dal 1973 - 74, la prima a Parigi e poi - ampliata - in Olanda; la seconda a New York, dopo che il musicista aveva avuto la licenza di riparare all'estero.
Poiché si tratta di canzoni quasi subito riproposte in edizioni discografiche composite, anche nel nostro sito esse appaiono disperse e un po' incomplete. Se in parte ciò è giustificato dall'identico contesto in cui nacquero queste composizioni musicali, si potrà tuttavia notare che Arkadia III, per quanto attiene al testo di Eleftheriou, ha una sua specifica coerenza tematica, incentrata sulla figura materna e sul suo corrispettivo celeste, la Madonna, che evidentemente non era di per sè un'esclusiva dei preti e dei colonnelli.
Provvedo a completarle e a fornire a chi sia interessato gli strumenti per distinguerle secondo il catalogo firmato dallo stesso Theodorakis, sempre avvertentendo che è praticamente impossibile trovare corrispondenti edizioni discografiche dove, in parte, le canzoni non appaiano tra loro mischiate. Non escludo che nello stesso catalogo dell'autore vi sia un errore, poiché, parlando delle prime due edizioni di Arkadia II, vi si legge che dapprima (1973) furono incise quattro canzoni da Petros Pandìs a Parigi, e le altre "sei" l'anno seguente da Dora Yannakopoulou, in Olanda: dieci in tutto; ma nelvolume se ne contano solo nove. Probabilmente quella che manca è 'Ησουν μπαξέ, la quale appare invece come l'ultima di Arkadia III, e della quale esiste un'interpretazione della Yannakopoulou del 1974: una canzone riproposta nel 1994, quando andò a completare l'album Πολιτεία Γ', interpretato da Manolis Mitsias." (gpt)
1) Μέσα σε κήπο
2) Μάνα, το μάννα τ’ουρανού
3) Του χάρου η μάνα
4) Σε λένε μανα του Χριστού
5) Γλυκοφιλούσα Παναγιά
6) 'Ησουν μπαξέ
AVVERTENZA. Per salvaguardare l'unità del ciclo di canzoni, anche quelle già inserite in precedenza nel sito (e segnalate sopra) sono ripetute in questa pagina. [CCG/AWS Staff]