Sulla Luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare...
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.
Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.
Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.
Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare...
A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.
Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!
envoyé par Bartleby - 22/5/2012 - 14:50
“La guerra delle campane”, di Gianni Rodari, da “Favole al telefono”, 1962,
C’era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire molti soldati da una parte e dall’altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavano addosso giorno e notte, ma la guerra era tanto lunga che a un certo punto ci venne a mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo più ferro per le baionette, eccetera.
Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone, ordinò di tirar giù tutte le campane dai campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma grosso abbastanza da vincere tutta la guerra con un sol colpo.
A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. Lo Stragenerale si fregava le mani per la contentezza e diceva: – Quando il mio cannone sparerà i nemici scapperanno fin sulla luna.
Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta, perché il frastuono poteva romperci i timpani e la tromba di Eustachio.
Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordinò: – Fuoco!
Un artigliere premette un pulsante. E d’improvviso, da un capo all’altro del fronte, si udì un gigantesco scampanio: Din! Don ! Dan!
Noi ci levammo l’ovatta dalle orecchie per sentir meglio.
- Din! Don! Dan! – tuonava il cannonissimo. E centomila echi ripetevano per monti e per valli: – Din! Don! Dan!
- Fuoco! – gridò lo Stragenerale per la seconda volta: Fuoco, perbacco!
L’artigliere premette nuovamente il pulsante e di nuovo un festoso concerto di campane si diffuse di trincea in trincea. Pareva che suonasse insieme tutte le campane della nostra patria. Lo Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo.
Poi ci fu un momento di silenzio. Ed ecco che dall’altra parte del fronte, come per un segnale, rispose un allegro, assordante: – Din! Don! Dan!
Perché dovete sapere che anche il comandante dei nemici, il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestafrakasson, aveva avuto l’idea di fabbricare un cannonissimo con le campane del suo paese.
- Din! Dan! – tuonava adesso il nostro cannone.
- Don ! – rispondeva quello dei nemici. E i soldati dei due eserciti balzavano dalle trincee, si correvano incontro, ballavano e gridavano: – Le campane, le campane! È festa! È scoppiata la pace!
Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e corsero lontano, e consumarono tutta la benzina, ma il suono delle campane li inseguiva ancora.
C’era una volta una guerra, una grande e terribile guerra, che faceva morire molti soldati da una parte e dall’altra. Noi stavamo di qua e i nostri nemici stavano di là, e ci sparavano addosso giorno e notte, ma la guerra era tanto lunga che a un certo punto ci venne a mancare il bronzo per i cannoni, non avevamo più ferro per le baionette, eccetera.
Il nostro comandante, lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone, ordinò di tirar giù tutte le campane dai campanili e di fonderle tutte insieme per fabbricare un grossissimo cannone: uno solo, ma grosso abbastanza da vincere tutta la guerra con un sol colpo.
A sollevare quel cannone ci vollero centomila gru; per trasportarlo al fronte ci vollero novantasette treni. Lo Stragenerale si fregava le mani per la contentezza e diceva: – Quando il mio cannone sparerà i nemici scapperanno fin sulla luna.
Ecco il gran momento. Il cannonissimo era puntato sui nemici. Noi ci eravamo riempiti le orecchie di ovatta, perché il frastuono poteva romperci i timpani e la tromba di Eustachio.
Lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ordinò: – Fuoco!
Un artigliere premette un pulsante. E d’improvviso, da un capo all’altro del fronte, si udì un gigantesco scampanio: Din! Don ! Dan!
Noi ci levammo l’ovatta dalle orecchie per sentir meglio.
- Din! Don! Dan! – tuonava il cannonissimo. E centomila echi ripetevano per monti e per valli: – Din! Don! Dan!
- Fuoco! – gridò lo Stragenerale per la seconda volta: Fuoco, perbacco!
L’artigliere premette nuovamente il pulsante e di nuovo un festoso concerto di campane si diffuse di trincea in trincea. Pareva che suonasse insieme tutte le campane della nostra patria. Lo Stragenerale si strappava i capelli per la rabbia e continuò a strapparseli fin che gliene rimase uno solo.
Poi ci fu un momento di silenzio. Ed ecco che dall’altra parte del fronte, come per un segnale, rispose un allegro, assordante: – Din! Don! Dan!
Perché dovete sapere che anche il comandante dei nemici, il Mortesciallo Von Bombonen Sparonen Pestafrakasson, aveva avuto l’idea di fabbricare un cannonissimo con le campane del suo paese.
- Din! Dan! – tuonava adesso il nostro cannone.
- Don ! – rispondeva quello dei nemici. E i soldati dei due eserciti balzavano dalle trincee, si correvano incontro, ballavano e gridavano: – Le campane, le campane! È festa! È scoppiata la pace!
Lo Stragenerale e il Mortesciallo salirono sulle loro automobili e corsero lontano, e consumarono tutta la benzina, ma il suono delle campane li inseguiva ancora.
Bartleby - 23/5/2012 - 10:01
Salve, grazie per aver trovato la mia canzone e per la citazione del mio libro...
Io ho musicato oltre 40 testi di indirizzo ecopacifista del grande poeta Gianni Rodari, sulla solidarietà, la pace, contro la guerra e le bombe nucleari, l'uguaglianza, l'amore per l'infanzia e la natura.
Alcune di queste canzoni sono finite nel cd allegato al libro, altre o le stesse fanno ora parte del repertorio del gruppo eco-rock rodariano "Insalata Sbagliata" e sto provvedendo a inserire nell'archivio quelle espressamente contro la guerra..
Un saluto e buon lavoro,
Stefano Panzarasa
www.orecchioverde.ilcannocchiale.it
bassavalledeltevere@alice.it
Io ho musicato oltre 40 testi di indirizzo ecopacifista del grande poeta Gianni Rodari, sulla solidarietà, la pace, contro la guerra e le bombe nucleari, l'uguaglianza, l'amore per l'infanzia e la natura.
Alcune di queste canzoni sono finite nel cd allegato al libro, altre o le stesse fanno ora parte del repertorio del gruppo eco-rock rodariano "Insalata Sbagliata" e sto provvedendo a inserire nell'archivio quelle espressamente contro la guerra..
Un saluto e buon lavoro,
Stefano Panzarasa
www.orecchioverde.ilcannocchiale.it
bassavalledeltevere@alice.it
Stefano Panzarasa - 12/8/2012 - 09:32
Langue: français
Version française - SUR LA LUNE – Marco valdo M.I. – 2013
Chanson italienne - Sulla Luna – Gianni Rodari
J'ai découvert cependant que « Sulla Luna », avec une dizaine d'autres comptines du grand pédagogue (Gianni Rodari), a été mise en musique par Stefano Panzarasa, géologue, éducateur ambiantal et musicien, et est inclue dans son CD intitulé « Orecchioverde », publié en 2009.
« L'Oreille Verte de Gianni Rodari » est également un livre de Panzarasa et publié par Presse Alternative.
Salut, merci d'avoir trouvé ma chanson et pour la citation de mon livre…
J'ai mis en musique plus de 40 textes de tendance écopacifiste du grand poète Gianni Rodari, sur la solidarité, la paix, contre la guerre et les bombes nucléaires, l'égalité, l'amour pour l'enfance et la nature.
Quelques-unes de ces chansons sont dans le cd annexe au livre, d'autres ou les mêmes font maintenant partie du répertoire du groupe éco-rock rodarien « Insalata Sbagliata » et j'insérerai dans les C.C.G. celles expressément contre la guerre.
Salut et bon travail,
Stefano Panzarasa
www.orecchioverde.ilcannocchiale.it
bassavalledeltevere@alice.it
Stefano Panzarasa – 12/8/2012
La guerre des cloches
de Gianni Rodari,
tiré de « Fables au téléphone » – 1962
Il y eut autrefois une guerre, une grande et terrible guerre, qui faisait mourir beaucoup de soldats d'une côté et de l'autre. Nous étions ici et nos ennemis étaient là, et ils nous tiraient dessus jour et nuit, mais la guerre fut si longue qu'à un certain point, il vint à manquer le bronze pour les canons, le fer pour les baïonnettes, et cetera.
Notre commandant, le Supergénéral Bombon Sparon Pestafracasson commanda d'enlever toutes les cloches des clochers et de les fondre toutes ensemble pour fabriquer un très gros canon : un seul, mais assez gros pour gagner la guerre avec un seul coup.
Pour soulever ce canon fallut cent mille grues ; pour le transporter au front, il nous fallut nonante-sept des trains. Le Supergénéral se frottait les mains de contentement et disait : – Lorsque mon canon tirera, les ennemis s'enfuiront sur la lune.
Voici le grand moment. Le supercanon était pointé sur les ennemis. Nous nous étions rempli les oreilles d'ouate, car le vacarme pouvait nous casser les tympans et la trompe d'Eustache.
Le Supergénéral Bombon Sparon Pestafracasson commanda : – Feu !
Un artilleur pressa un bouton. Et tout à coup, d'un bout à l'autre du front, on entendit un gigantesque tintement de cloches : Ding ! Dong ! Dang !
Nous enlevâmes l'ouate de nos oreilles pour mieux entendre.
- Ding ! Dong ! Dang ! – tonnait le supercanon. Et cent mille échos répétaient par les montagnes et les vallons : – Ding ! Dong ! Dang ! - Feu ! – cria le Supergénéral pour la deuxième fois : Feu, Nom de Dieu !
L'artilleur pressa à nouveau le bouton et à nouveau un joyeux concert de cloches se répandit de tranchée en tranchée. Il semblait que sonnaient ensemble toutes les cloches de notre patrie. Le Supergénéral s'arrachait les cheveux de rage et continua à se les arracher jusqu'à ce qu'il ne lui en resta plus un seul.
Puis, il y eut un instant de silence. Et voilà que de l'autre côté du front, comme un signal répondit un allegro assourdissant : – Ding ! Dong ! Dang !
Car vous devez savoir que même le commandant des ennemis, le Mortechal Von Bombon Sparon Pestafrakasson avait eu l'idée de fabriquer un supercanon avec les cloches de son pays.
- Ding ! Dang ! – tonnait maintenant notre canon. – Dong ! – répondait celui des ennemis.
Et les soldats des deux armées bondissaient des tranchés, couraient les uns vers les autres, dansaient et criaient : – Les cloches, les cloches ! C'est la fête ! C'est la paix !
Le Supergénéral et le Mortechal montèrent sur leurs automobiles et s'enfuirent ; ils consommèrent toute l'essence, mais le son des cloches les poursuivait encore.
Chanson italienne - Sulla Luna – Gianni Rodari
J'ai découvert cependant que « Sulla Luna », avec une dizaine d'autres comptines du grand pédagogue (Gianni Rodari), a été mise en musique par Stefano Panzarasa, géologue, éducateur ambiantal et musicien, et est inclue dans son CD intitulé « Orecchioverde », publié en 2009.
« L'Oreille Verte de Gianni Rodari » est également un livre de Panzarasa et publié par Presse Alternative.
Salut, merci d'avoir trouvé ma chanson et pour la citation de mon livre…
J'ai mis en musique plus de 40 textes de tendance écopacifiste du grand poète Gianni Rodari, sur la solidarité, la paix, contre la guerre et les bombes nucléaires, l'égalité, l'amour pour l'enfance et la nature.
Quelques-unes de ces chansons sont dans le cd annexe au livre, d'autres ou les mêmes font maintenant partie du répertoire du groupe éco-rock rodarien « Insalata Sbagliata » et j'insérerai dans les C.C.G. celles expressément contre la guerre.
Salut et bon travail,
Stefano Panzarasa
www.orecchioverde.ilcannocchiale.it
bassavalledeltevere@alice.it
Stefano Panzarasa – 12/8/2012
La guerre des cloches
de Gianni Rodari,
tiré de « Fables au téléphone » – 1962
Il y eut autrefois une guerre, une grande et terrible guerre, qui faisait mourir beaucoup de soldats d'une côté et de l'autre. Nous étions ici et nos ennemis étaient là, et ils nous tiraient dessus jour et nuit, mais la guerre fut si longue qu'à un certain point, il vint à manquer le bronze pour les canons, le fer pour les baïonnettes, et cetera.
Notre commandant, le Supergénéral Bombon Sparon Pestafracasson commanda d'enlever toutes les cloches des clochers et de les fondre toutes ensemble pour fabriquer un très gros canon : un seul, mais assez gros pour gagner la guerre avec un seul coup.
Pour soulever ce canon fallut cent mille grues ; pour le transporter au front, il nous fallut nonante-sept des trains. Le Supergénéral se frottait les mains de contentement et disait : – Lorsque mon canon tirera, les ennemis s'enfuiront sur la lune.
Voici le grand moment. Le supercanon était pointé sur les ennemis. Nous nous étions rempli les oreilles d'ouate, car le vacarme pouvait nous casser les tympans et la trompe d'Eustache.
Le Supergénéral Bombon Sparon Pestafracasson commanda : – Feu !
Un artilleur pressa un bouton. Et tout à coup, d'un bout à l'autre du front, on entendit un gigantesque tintement de cloches : Ding ! Dong ! Dang !
Nous enlevâmes l'ouate de nos oreilles pour mieux entendre.
- Ding ! Dong ! Dang ! – tonnait le supercanon. Et cent mille échos répétaient par les montagnes et les vallons : – Ding ! Dong ! Dang ! - Feu ! – cria le Supergénéral pour la deuxième fois : Feu, Nom de Dieu !
L'artilleur pressa à nouveau le bouton et à nouveau un joyeux concert de cloches se répandit de tranchée en tranchée. Il semblait que sonnaient ensemble toutes les cloches de notre patrie. Le Supergénéral s'arrachait les cheveux de rage et continua à se les arracher jusqu'à ce qu'il ne lui en resta plus un seul.
Puis, il y eut un instant de silence. Et voilà que de l'autre côté du front, comme un signal répondit un allegro assourdissant : – Ding ! Dong ! Dang !
Car vous devez savoir que même le commandant des ennemis, le Mortechal Von Bombon Sparon Pestafrakasson avait eu l'idée de fabriquer un supercanon avec les cloches de son pays.
- Ding ! Dang ! – tonnait maintenant notre canon. – Dong ! – répondait celui des ennemis.
Et les soldats des deux armées bondissaient des tranchés, couraient les uns vers les autres, dansaient et criaient : – Les cloches, les cloches ! C'est la fête ! C'est la paix !
Le Supergénéral et le Mortechal montèrent sur leurs automobiles et s'enfuirent ; ils consommèrent toute l'essence, mais le son des cloches les poursuivait encore.
SUR LA LUNE
Sur la Lune, je vous en prie,
N'envoyez pas de général :
Il en ferait une caserne
Avec trompette et caporal.
N'envoyez pas de banquier
Sur le satellite d'argent,
Il le mettrait dans un coffre d'acier
Pour le montrer contre paiement.
N'envoyez pas de ministère
Avec sa suite de huissiers :
Il remplirait de papier
Les cratères lunaires.
Il y faut un poète
À poser sur la Lune ;
Avec sa tête dans la Lune
Dame, c'est sa planète
À rêver les plus beaux rêves
Il est depuis toujours habitué :
Il sait espérer l'impossible
Même quand il est désespéré.
Pour que les rêves et les espérances
Éclosent en fleurs d'évidence,
Sur la Lune et sur la Terre
Faites place aux rêveurs !
Sur la Lune, je vous en prie,
N'envoyez pas de général :
Il en ferait une caserne
Avec trompette et caporal.
N'envoyez pas de banquier
Sur le satellite d'argent,
Il le mettrait dans un coffre d'acier
Pour le montrer contre paiement.
N'envoyez pas de ministère
Avec sa suite de huissiers :
Il remplirait de papier
Les cratères lunaires.
Il y faut un poète
À poser sur la Lune ;
Avec sa tête dans la Lune
Dame, c'est sa planète
À rêver les plus beaux rêves
Il est depuis toujours habitué :
Il sait espérer l'impossible
Même quand il est désespéré.
Pour que les rêves et les espérances
Éclosent en fleurs d'évidence,
Sur la Lune et sur la Terre
Faites place aux rêveurs !
envoyé par Marco Valdo M.I. - 17/1/2013 - 16:11
Per Stefano Panzarasa.
Leggo solo ora il suo messaggio dell'agosto 2012... Come vede, il sito si sta arricchendo giorno dopo giorno delle poesie del grande Gianni Rodari...
Grazie a lei per averne messe in musica tante, continuando l'opera di Anton Virgilio Savona.
Un saluto
Leggo solo ora il suo messaggio dell'agosto 2012... Come vede, il sito si sta arricchendo giorno dopo giorno delle poesie del grande Gianni Rodari...
Grazie a lei per averne messe in musica tante, continuando l'opera di Anton Virgilio Savona.
Un saluto
Bernart Bartleby - 22/1/2014 - 09:53
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Ho scoperto però che “Sulla Luna”, insieme ad una decina di altre filastrocche del grande pedagogo, è stata messa in musica da Stefano Panzarasa, geologo, educatore ambientale e musicista, ed è inclusa nel suo CD intitolato “Orecchioverde”, pubblicato nel 2009.
“L'Orecchio Verde di Gianni Rodari” è anche un libro curato sempre da Panzarasa e pubblicato da Stampa Alternativa.