Μίκη Θεοδωράκη
Τραγούδια γιά τό ΠΑΜ
Τραγούδια γιά τό ΠΑΜ
1. Ἐλευθεριά ἤ Θάνατος
Ὅταν ὁ ἥλιος κουραστεῖ καί γείρει νά πλαγιάσει
τά παλικάρια βγαίνουνε ἔξω ἀπ' τούς κρυφῶνες.
Τό Μέτωπο τούς Ἕλληνες καλεῖ ξανά στή μάχη
Ὲλευθεριά ἤ Θάνατος τά λάβαρό μας γράφει.
Κρατοῦν στά χέρια τοὺς μπογιά νά βάψουν τήν Ἀθήνα
στά μάτια τούς ἡ Λευτεριά ἀστράφτει καὶ ἡ Πατρίδα.
Γλυκά προβάλλει ἡ χαραυγή γλυκά χαμογελάει
τό Μέτωπο μᾶς προσκαλεῖ καὶ μᾶς καθοδηγάει.
Διχτατορία, Φασισμός, Τέξας, Ἀμερικάνοι
θά σᾶς σαρώσει ὁ Λαός θά 'ρθεῖ γιορτή μεγάλη.
2. Τὸ μέτωπο
Κρυφά μιλᾶνε τὰ βουνά κρυφά καὶ οἱ πολιτεῖες
ο Ὑμηττός στήν Πάρνηθα, ἡ Κοκκινιά στόν Ταῦρο.
Κρυφά μιλᾶν κι οἱ ἄνθρωποι κρυφά τὰ παλικάρια
τή μέρα ἀγριεύουνε τή νύχτα τραγουδᾶνε.
Ὅσο μεγάλη ἡ θάλασσα μεγάλος κι ὁ καημός μου
ὅσο βαθιά τά κύματα κι ὁ ἀναστεναγμός μου.
Μές στήν καρδιά σου Ὰθήνα μας φύτεψα τή φωνή μου
ἐγώ εἶμαι τό Μέτωπο καλῶ τούς ἐργάτες
νά γίνουν πέλαγος βαθύ τούς Παττακούς νά πνίξουν.
Ὅσο μεγάλη ἡ θάλασσα μεγάλος κι ὁ καημός μου
ὅσο βαθιά τά κύματα κι ὁ ἀναστεναγμός μου.
3. Πέλαγο (Τήν Πέμπτη ἤμουν λεύτερος)
Τήν Πέμπτη ἤμουν λεύτερος
τήν ἄλλη μέρα σκλάβος
τήν Κυριακή ξημέρωμα
μέ φώναξε ὁ Χάρος.
Κάψε τοῦ νοῦ σου τά φτερά
τῆς σκέψης σου τά μάτια
νά μή θωρεῖς τή συμφορά
νά μή γροικᾶς τόν πόνο.
Πέλαγο, πέλαγο, πέλαγο βαθύ μου
φέρε μου, φέρε μου πίσω τήν ψυχή μου
πέλαγο, πέλαγο, πέλαγο βαθύ μου
φέρε μου, φέρε μου πίσω τό παιδί μου.
Καλέ μου Χάρε μίλησε
καλέ μου Χάρε λέω
θέλω ν' ἀνέβω στά βουνά
νά προσκυνῶ τόν ἥλιο
θέλω νά βλέπω τά νερά
νά παίζουν μέ τούς ἴσκιους
νά βλέπω καὶ τή μάνα μου
τή γλυκοπικραμένη.
4. Ὁ Ἥλιος
Σέ μιά μικρή χώρα ἔγινε μεγάλο ἔγκλημα
γι’ αὐτό κάθε νέος καί κάθε νέα σέ ὅλο τόν κόσμο
πρέπει νά κλάψει πικρά.
Γιατί ὅταν ποδοπατεῖται ἕνα λουλούδι
εἶναι τά νιάτα τοῦ κόσμου πού ποδοπατιοῦνται.
Γιατί ὅπου σκοτώνεται ἕνα τραγούδι
εἶναι τά νιάτα τοῦ κόσμου πού σκοτώνονται.
Βοηθῆστε νέοι καί νέες
νά σηκώσουμε τόν ἥλιο πάνω ἀπό τήν Ἑλλάδα.
Ὁ Ἥλιος μας εἶναι καί ὁ δικός σας Ἥλιος.
Εἶναι ὁ Ἥλιος ὅλου τοῦ κόσμου.
inviata da Gian Piero Testa - 21/5/2012 - 17:29
Lingua: Italiano
Μίκη Θεοδωράκη
Mikis Theodorakis
Τραγούδια γιά τό ΠΑΜ
Canzoni per il PAM
Mikis Theodorakis
Τραγούδια γιά τό ΠΑΜ
Canzoni per il PAM
1. Libertà o morte
Quando il sole si stanca e declina a coricarsi
i prodi ragazzi escono dai nascondigli.
Il Fronte ancora chiama i Greci alla battaglia
Libertà o Morte (1) è scritto sul nostro stendardo.
Portano in mano vernici per dipingere Atene
nei loro occhi lampeggiano la Libertà e la Patria.
Dolce avanza l'alba dolce sorride
il Fronte ci invita e ci conduce.
Dittatura, Fascismo, Texas, Americani
vi stenderà il Popolo verrà una grande festa.
2. Il Fronte
Parlano segretamente i monti parlano in segreto le città
l'Imetto al Parnitha, Kokkinià a Tavros (2).
Segretamente parlano anche gli uomini e i ragazzi valorosi
di giorno si caricano di collera la notte cantano.
Quanto grande è il mare tanto è il mio dolore
quanto profonde le onde tanto il mio sospiro.
Dentro il tuo cuore Atene cara ho piantato la mia voce
io sono il Fronte chiamo i lavoratori
che diventino un mare profondo che affoghino ogni Pattakos (3).
Quanto grande è il mare tanto è il mio dolore
quanto profonde le onde tanto il mio sospiro.
3. Mare (Giovedì ero libero)
Giovedì ero libero
il giorno dopo schiavo
domenica all'alba
mi ha chiamato la Morte.
Brucia le ali della tua mente
gli occhi (4) del tuo pensiero
per non vedere la sciagura
per non sentire lsaa voce del dolore.
Mare, mare mio profondo mare
riportami, riportami indietro mio figlio.
Mia buona Morte parla
mia buona Morte dico
voglio salire ai monti
ad inchinarmi al sole
voglio vedere l'acqua
giocare con le ombre
vedere anche mia madre
nel suo dolce dolore.
4. Il sole
In un piccolo paese è avvenuto un gran delitto
per questo ogni ragazzo e ogni ragazza in tutto il mondo
bisogna che amaramente piangano.
Perché quando si calpesta un fiore
è la gioventù del mondo che si calpesta.
Perché quando si uccide una canzone
è la gioventù del mondo che viene uccisa.
Aiutate ragazzi e ragazze
a sollevare il sole (5) sopra la Grecia.
Il nostro Sole è anche il vostro Sole.
NOTE ALLA TRADUZIONE
(1) Libertà o Morte: il motto dell'indipendenza greca del 1821.
(2) Imetto e Parnitha: montagne che cingono Atene; Kokkinià e Tavros: quartieri ateniesi.
(3) Pattakos: Stylianos Pattakòs (Στυλιανός Παττακός), uno dei tre colonnelli felloni (gli altri: Yorgos Papadopoulos e Nikos Makarezos) che attuarono il colpo di stato del 21 aprile 1967. Condannato a morte alla caduta della dittatura, ebbe la pena convertita nell'ergastolo. Liberato nel 1990 per ragioni di salute.
(4) Reminiscenza da Solomòs: "sempre desti, sempre aperti gli occhi della mia anima". Vedi "I liberi assediati"
(5) Reminiscenza da Sikelianòs. Vedi "Marcia spirituale".
inviata da Gian Piero Testa - 21/5/2012 - 17:30
Prima di affrontare anche questa "paginona" c'è una cosa che voglio dire:
ghghghghghgh :-PPP
ΤΟ ΚΟΜΟ ΕΙΝΑΙ ΕΛΕΥΘΕΡΟ
ΤΟ ΚΟΜΟ ΕΙΝΑΙ ΚΟΚΚΙΝΟ !
ΤΟ ΚΟΜΟ ΕΙΝΑΙ ΚΟΚΚΙΝΟ !
ghghghghghgh :-PPP
Riccardo Venturi - 21/5/2012 - 18:02
Como, 21 maggio (Reuter). Dopo la storica vittoria del Fronte Popolare® alle elezioni comunali del capoluogo Lariano, che mette fine a decenni di dittatura fascista e leghista, è cominciata la resa dei conti. Si rincorrono in città notizie di esecuzioni di massa di leghisti, che sarebbero simbolicamente iniziate con una fucilazione celtica sul lungolago di Dongo. In città, invece, girano voci di leghisti e pidiellini gettati nel lago con un pietrone al collo. Primo provvedimento del Fronte Popolare® l'abolizione ex lege di ogni scritta in dialetto e l'adozione dell'arabo classico e del greco pontico come seconda e terza lingua ufficiale in tutto il territorio comunale. La centralissima via Roma è stata ribattezzata già "Via dell'Amicizia Islamocomunista". Colonne di comaschi comunisti al canto di "Fischia il vento" si stanno dirigendo su Erba per dare alle fiamme la sede di Radio Maria, urlando "Compagno Testa, presente!"
Riccardo Venturi - 21/5/2012 - 20:03
Si stava cercando, per farne il debito uso, il muro costruito tra la città e il lago dal sindaco decaduto, e che per nemesi storica fu ribattezzato dai comunisti "il Muro di Belino": ma non lo si trovò, in quanto "publicis sumptibus" era stato fatto abbattere dal dissenziente cristiano Formigoni, non condividendo lui la divina massima "oportet ut scandala eveniant". Si trovò solo una distesa di detriti ancora buoni per qualche frettolosa lapidazione da affidare, se lo vogliono, agli amici islamici, ma non per le fucilazioni della nostra gloriosa tradizione terzinternazionalista e resistenziale.
Gian Piero Testa - 21/5/2012 - 20:47
Gian Piero, ho sentito dire che domani, in varie località laghèe, sono state organizzate all'improvviso gare proletarie di pesca alla trota...ne sai qualcosa...?
Riccardo Venturi - 22/5/2012 - 02:02
Partita di pesca a vuoto. Si dava per certo che la Trota si fosse rifugiata nelle nostre acque: ma sono infestate da branchi di Luccini, più voraci dei barracuda. I pescatori più esperti pensano che si aggiri ancora qui, camuffata da Cavedano.
Gian Piero Testa - 22/5/2012 - 10:44
Riccardo, ti lascio una piccola questione di storia della lingua greca da risolvere. Ho notato che nel titolo Τραγούδια γιὰ τὸ ΠΑΜ hai introdotto l'accento grave, secondo la modalità antica. Io noto, però, che nei testi politonici del dopoguerra, l'accento grave non appare. L'avrei infatti lasciato, se l'avessi trovato nei testi di Theodorakis, che ho trascritto da un suo libro.
Gian Piero Testa - 24/5/2012 - 11:57
Rispondo che la questione linguistica è semplice: nella mia "furia politonizzante" mi ero attenuto al sistema classico (che poi classico non è: diciamo ellenistico, dato che gli autori della vera età classica scrivevano esclusivamente in maiuscole, e pure senza qualche lettera tipo Ξ ο Ψ, e addirittura senza la Ω e la Η, dalla quale deriva storicamente lo spirito aspro...insomma, l'ostracismo sui cocci veniva dato a ΑΡΙΣΤΕΙΔΕΣ ΑΘΕΝΑΙΟΣ e Pericle era ΠΕΡΙΚΛΕΣ quando non ancora ΠΕΡΙΚΛΕFΕΣ col "digamma"; i genitivi plurali comparivano nelle iscrizioni come ΤΟΝ ΣΑΜΙΟΝ). Le lettere minuscole, con relativi spiriti e accenti, sono un'invenzione tarda derivata da una qualche grafia manoscritta unciale. Mi ero scordato del sistema "ditonico" semplificato che veniva spesso adoperato, e evidentemente anche qui. Ho quindi ripristinato l'acuto al posto del grave. Però devo anche dire che nei testi politonici del dopoguerra il sistema "pieno", col grave, veniva ancora usato eccome, ho in mano un'edizione di Seferis del 1955 e ci son tutti i loro bravi gravi al loro posto. Quando poi "ripolitonizzo" per conto mio, sinceramente non mi viene naturale di mettere soltanto l'acuto e il circonflesso, e qui si vedono tutti i miei retaggi. Ho imparato a leggere e scrivere in greco (antico) quando avevo 13 anni, e la mano va come da sola...
Riccardo Venturi - 25/5/2012 - 10:14
Piccola integrazione su Stylianos Pattakòs, condannato a morte, messo poi all'ergastolo e liberato nel 1990 per "irreparabili danni alla salute" (λόγω ανηκέστου βλάβης της υγείας του, motivazione ufficiale). Talmente irreparabili che l'arzillo vecchietto è ancora vivo e pimpante; l'8 novembre prossimo compirà 100 anni essendo nato l'8 novembre 1912. Non nutro alcun dubbio che in tale data lo festeggeranno non solo i suoi amichetti albadoristi e del ΛΑΟΣ, ma anche qualche bella istituzioncella "democratica" chiamandolo magari "importante testimone di tutto un secolo". Con la speranza che in Grecia, l'8 novembre 2012, non ci sia già qualche bella nuova χούντα con i suoi nipotini. Di Pattakòs disse Melina Mercouri, quando egli di persona la privò della cittadinanza greca: "Io sono nata greca e morirò greca. Lui è nato fascista, e morirà fascista". Melina Mercouri è morta, questo pezzo di merda è ancora vivo.
Riccardo Venturi - 25/5/2012 - 10:48
Συμφωνῶ. Non avevo scritto le sue date, non avendo trovato quella della giusta dipartita. Pensavo solo che la mia fonte non fosse aggiornata: invece ακόμα ζεῖ, γαμώτο...
Gian Piero Testa - 25/5/2012 - 11:03
Piccola integrazione alla frase pronunciata da Melina, quando fu privata della cittadinanza e le furono confiscati i beni. Εγώ Γραικός γεννήθηκα, Γραικός θε να πεθάνω furono le parole dette da Thanassis Diakos nell'aprile 1821 al turco albanese Omar Vrionis, che lo voleva convertire, prima di subire l'orrendo supplizio.
Gian Piero Testa - 25/5/2012 - 11:17
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Στίχοι και μουσική του Μίκη Θεοδωράκη
Σύνθεση: Αθήνα, οδός Στρατιωτικοῦ Συνδέσμου, Μαΐο 1967
Ηχογράφηση: Νέα Υόρκη, 1970
Testi e musica di Mikis Theodorakis
Composizione: Atene, via della Lega Militare, maggio 1967
Incisione discografica: New York, 1970
Il ΠΑΜ (Πανελλήνιο Αντιδικτατορικό Μέτωπο , o anche: Πατριωτικό Αντιδικτατορικό Μέτωπο) fu il fronte patriottico costituitosi immediatamente dopo il colpo di stato militare del 21 aprile 1967 tra le forze dell'EDA e del KKE per contrastare la dittatura dei colonnelli. Riuscì a pubblicare un foglio clandestino per reclamare nuove elezioni e un governo di unità democratica.
Mikis Theodorakis, al momento del colpo di stato si rifugiò in casa degli amici Leloudas a Kolonaki, dove riuscì a nascondersi fino alla fine dell'estate.
I testi delle quattro canzoni per il PAM furono appunto scritti in quella casa, dove anche venne stampato il primo proclama del Fronte. Il musicista si fece procurare due registratori, in modo che, cantando prima in un uno, poi nell'altro, ottenesse un effetto corale, tanto che agli arrestati veniva sempre posta anche la strana domanda se avessero fatto parte del coro del PAM. Non disponendo di strumenti musicali, supplì con un righello battuto sul tavolo.
La registrazione circolò immediatamente all'estero in centinaia di dischi. Più tardi Melina Merkouri cominciò proprio con queste canzoni, sconosciute in Grecia, i suoi recital europei. La registrazione "ufficiale" avvenne a New York, MGM Records, nel 1970. (gpt)