Liberté, égalité, fraternité
Bojaccia tutt’e tre
Mannaggia li francesi e chi je crede!
vonno venì qua Roma pe’ le strade
a facce rinunzià la Santa fede
mannaggia li francesi e chi je crede!
Io vojo stà a vedé chi sarà er primo
de casa nun me parto e nun me movo
‘na botta de fuso e la fenimo
io vojo stà a vedé chi sarà er primo.
E doppo er primo ce vienghi er seconno
e durino a venì pe’ tutto un anno
qua nun se trema si viè tutto er monno
e doppo er primo ce vienghi er secondo.
Me so fatto un cortello genovese
che ce sbuccio le porte pe’ le case
figurete la panza d’un francese
me so fatto un cortello genovese.
Mannaggia li francesi e chi je crede!
vonno venì qua Roma pe’ le strade
a facce rinunzià la Santa fede
mannaggia li francesi e chi je crede!
SU ROMANI
Su romani tutti quanti
co’ li soni e co’ li canti
su gridiamo allegramente
viva Francia e la sua gente.
Libbertade alfin ci rese
la repubblica francese
e l’ha scritta sua germana
la repubblica romana.
Cantiam tutti con ardire
viver liberi o morire
vogliam sempre far la guerra
ai tiranni della terra.
Siamo tutti una famiglia
è l’amor che ce consiglia
nei contenti e nelli mali
noi saremo tutti uguali.
Pe’ diritto l’uomo c’ha
uguaglianza e libbertà
e dell’omo er dovere
de fa’ bene pe’ mestiere.
Francia e Roma han stretto il nodo
d’amicizia e io ne godo
sappia l’uno e l’altro polo
Roma e Francia è un nome solo.
Liberté, égalité, fraternité
Bojaccia tutt’e tre
Bojaccia tutt’e tre
Mannaggia li francesi e chi je crede!
vonno venì qua Roma pe’ le strade
a facce rinunzià la Santa fede
mannaggia li francesi e chi je crede!
Io vojo stà a vedé chi sarà er primo
de casa nun me parto e nun me movo
‘na botta de fuso e la fenimo
io vojo stà a vedé chi sarà er primo.
E doppo er primo ce vienghi er seconno
e durino a venì pe’ tutto un anno
qua nun se trema si viè tutto er monno
e doppo er primo ce vienghi er secondo.
Me so fatto un cortello genovese
che ce sbuccio le porte pe’ le case
figurete la panza d’un francese
me so fatto un cortello genovese.
Mannaggia li francesi e chi je crede!
vonno venì qua Roma pe’ le strade
a facce rinunzià la Santa fede
mannaggia li francesi e chi je crede!
SU ROMANI
Su romani tutti quanti
co’ li soni e co’ li canti
su gridiamo allegramente
viva Francia e la sua gente.
Libbertade alfin ci rese
la repubblica francese
e l’ha scritta sua germana
la repubblica romana.
Cantiam tutti con ardire
viver liberi o morire
vogliam sempre far la guerra
ai tiranni della terra.
Siamo tutti una famiglia
è l’amor che ce consiglia
nei contenti e nelli mali
noi saremo tutti uguali.
Pe’ diritto l’uomo c’ha
uguaglianza e libbertà
e dell’omo er dovere
de fa’ bene pe’ mestiere.
Francia e Roma han stretto il nodo
d’amicizia e io ne godo
sappia l’uno e l’altro polo
Roma e Francia è un nome solo.
Liberté, égalité, fraternité
Bojaccia tutt’e tre
Contributed by DonQuijote82 - 2012/5/19 - 19:45
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A partire dal 1789 le idee di libertà e di uguaglianza si diffondono anche negli stati italiani, e si comincia a parlare di Italia come unica entità politica. Anche sull’onda delle vittorie militari di Napoleone, movimenti di stampo patriottico sorgono in Piemonte e nel Regno di Napoli, per diffondersi ovunque. Le nuove idee, che agli occhi delle classi popolari rappresentano l’opportunità di una vita migliore, sono sostenute da borghesi e intellettuali e contrastate da re, nobiltà e clero, interessati a mantenere lo status quo. Prendendo a pretesto l’assassinio del generale Duphot, consigliere militare dell’ambasciatore francese presso la Santa sede, il Direttorio fa occupare Roma e lo Stato Pontificio. Il 15 febbraio 1798 viene proclamata la Repubblica e il pontefice Pio VI fugge in Toscana.
Da subito il neonato Governo Repubblicano e i commissari Francesi impongono nuove tasse, pagamenti e prestiti straordinari. Ci sono multe per tutto: persino per chi, avendo almeno 3 finestre su strada, non tiene acceso un lampione durante la notte. Le merci rincarano e i romani si ritrovano alla fame, con le finanze allo sfascio. In più i commissari francesi confiscano e rubano senza ritegno; persino parte dell’esercito francese si ammutina perché non riceve la paga. E mentre il vento della rivoluzione francese raggiunge il Regno di Napoli, a Roma e in provincia l’insofferenza contro la Repubblica si tramuta in rivolte e tumulti. Nel 1799 le insurrezioni contro i francesi e i loro sostenitori si moltiplicano, la guerriglia si diffonde a macchia d’olio. Da nord e da sud gli insorti napoletani e quelli toscani stringono in una morsa la repubblica romana. In loro aiuto arrivano rapidamente Austriaci, Inglesi, Russi e Turchi. Nel luglio del 1799, Roma già in miseria, è in stato d’assedio. Si arrenderà ai borboni il 30 settembre. Il 15 ottobre le leggi repubblicane vengono abrogate; l’Albero della Libertà innalzato in Campidoglio viene abbattuto e al suo posto viene nuovamente issata la bandiera pontificia.
Il canto è la rappresentazione di una disputa di piazza: nel sovrapporsi delle voci si intrecciano la rabbia antifrancese dei papisti, timorosi di perdere i loro privilegi, e le illusioni di quanti videro nell’avvento della Repubblica Romana di ispirazione rivoluzionaria la possibilità di una condizione più giusta e più libera.