Ο άνεμος γέννησε τη νύχτα και το πέλαγος
κι έγινε θάλασσα και γνώρισε η θάλασσα το βάθος της.
Κι η νύχτα γέννησε τα δέντρα και τη χλόη
κι έγινε ουρανός και πουλιά τ' ουρανού και πανσέληνος
κι έγινε φως και γνώρισε το φως τη λάμψη του.
Ημέρες δύο.
Ο άνεμος γέννησε την πίκρα και τη μουσική
κι έγινε δάκρυ και γέννησε το δάκρυ τα μάτια μας
κι η πίκρα γέννησε τις εποχές και τα πουλιά
και γέμισαν τα όρη άγρια ζώα, ερπετά και χρώματα
κι έγινε δρόμος και γνώρισαν οι δρόμοι τη μοίρα τους.
Ημέρες δύο.
Ο άνεμος γέννησε την πέτρα και το σίδερο.
Κι έγινε άντρας και γνώρισε ο άντρας τη δύναμή του
κι η πέτρα γέννησε τη λάσπη και το μόχθο
κι έγινε μαχαίρι και καρφιά και σύννεφο
κι έγινε γυναίκα και γνώρισε η γυναίκα τη μοναξιά της
και γέμισε η μοναξιά τον καημό και τη λύπη μου.
Ημέρες γενεές δεκατέσσερις.
κι έγινε θάλασσα και γνώρισε η θάλασσα το βάθος της.
Κι η νύχτα γέννησε τα δέντρα και τη χλόη
κι έγινε ουρανός και πουλιά τ' ουρανού και πανσέληνος
κι έγινε φως και γνώρισε το φως τη λάμψη του.
Ημέρες δύο.
Ο άνεμος γέννησε την πίκρα και τη μουσική
κι έγινε δάκρυ και γέννησε το δάκρυ τα μάτια μας
κι η πίκρα γέννησε τις εποχές και τα πουλιά
και γέμισαν τα όρη άγρια ζώα, ερπετά και χρώματα
κι έγινε δρόμος και γνώρισαν οι δρόμοι τη μοίρα τους.
Ημέρες δύο.
Ο άνεμος γέννησε την πέτρα και το σίδερο.
Κι έγινε άντρας και γνώρισε ο άντρας τη δύναμή του
κι η πέτρα γέννησε τη λάσπη και το μόχθο
κι έγινε μαχαίρι και καρφιά και σύννεφο
κι έγινε γυναίκα και γνώρισε η γυναίκα τη μοναξιά της
και γέμισε η μοναξιά τον καημό και τη λύπη μου.
Ημέρες γενεές δεκατέσσερις.
Contributed by Riccardo Venturi / Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ - 2012/5/7 - 11:39
Language: Italian
Versione italiana di Riccardo Venturi
7 maggio 2012
7 maggio 2012
ISOLAMENTO (IL VENTO GENERÒ LA NOTTE)
Il vento generò la notte e l'immenso oceano,
si fece mare, e il mare conobbe la sua profondità.
E la notte generò gli alberi e l'erba
e si fece cielo, uccelli del cielo e plenilunio,
e si fece luce, e la luce conobbe il suo splendore.
Giorni due.
Il ventò generò l'amarezza e la musica,
si fece lacrima, e la lacrima conobbe i nostri occhi.
E l'amarezza generò le epoche e gli uccelli,
e si riempirono i monti di bestie, di serpenti e di colori,
e si fece cammino, e i cammini conobbero il loro destino.
Giorni due.
Il vento generò la pietra e il ferro.
Si fece uomo, e l'uomo conobbe la sua forza,
e la pietra generò il fango e la fatica,
e si fece coltello, e chiodi e nuvola
e si fece donna, e la donna conobbe la sua solitudine
e riempì la solitudine la mia pena, il mio dolore.
Giorni quattordici generazioni.
Il vento generò la notte e l'immenso oceano,
si fece mare, e il mare conobbe la sua profondità.
E la notte generò gli alberi e l'erba
e si fece cielo, uccelli del cielo e plenilunio,
e si fece luce, e la luce conobbe il suo splendore.
Giorni due.
Il ventò generò l'amarezza e la musica,
si fece lacrima, e la lacrima conobbe i nostri occhi.
E l'amarezza generò le epoche e gli uccelli,
e si riempirono i monti di bestie, di serpenti e di colori,
e si fece cammino, e i cammini conobbero il loro destino.
Giorni due.
Il vento generò la pietra e il ferro.
Si fece uomo, e l'uomo conobbe la sua forza,
e la pietra generò il fango e la fatica,
e si fece coltello, e chiodi e nuvola
e si fece donna, e la donna conobbe la sua solitudine
e riempì la solitudine la mia pena, il mio dolore.
Giorni quattordici generazioni.
Da "Arkadìa Proti", composta nel confino di Zatuna tra l'agosto e il novembre 1968 e incisa a Parigi nel 1973, nell'interpretazione di Petros Pandìs. Comprende cinque testi di Manos Eleftherìou, di cui due, Ὁ γιός μου εἶναι ἐννιά χρονῶν e Εἶμαι Εὐροπαῖος, sono già presenti in AWS.
Gian Piero Testa - 2012/5/7 - 11:52
Io lascio così il tuo commento, Gian Piero, però mi risulta che i testi delle due canzoni che hai nominato siano di Theodorakis stesso, non di Eleftheriou. In una di esse, se non erro, si parlava del figlio di 9 anni di Theodorakis che veniva perquisito dalla polizia come fosse un criminale, e mi sembrerebbe strano che una cosa del genere se la fosse fatta scrivere da un altro...o forse mi è sfuggita qualcosa?
Riccardo Venturi - 2012/5/7 - 12:54
"Arimortis", hai perfettamente ragione, Riccardo: ho confuso Arcadia Prima (testo di Theodorakis) con Arcadia Seconda (testo di Elftherìou): l'errore riguarda solo l'autore dei testi; mentre le altre mie informazioni sono corrette, stando al mio solito volume di Theodorakis - Melopiìmeni pìisi . Scusami, ho fatto l'annotazione...a cervello spento.
Gian Piero Testa - 2012/5/7 - 14:54
Allora, sistemiamo come si deve questa canzone:
Testo Manos Eleftherìou
Musica Mikis Theodorakis
Composizione: Zatuna, gennaio 1969
Titolo dell'opera, composta di nove canzoni: Arkadìa II
Incisione delle prime quattro canzoni: Parigi - interpretazione Petros Pandìs
Incisione delle rimanenti canzoni, più una della precedente: Olanda, 1974, interpretazione Dora Yannakopoulou
Incisione greca (piano e voce): 1976 - interpretazione e pianoforte Mikis Theodorakis
Il disco di cui si mostra la copertina contiene Arkadia II e Arkadia III, eseguite voce e pianoforte dal compositore. Arkadìa III comprende sei testi di M.Eleftherìou; di Arkadia II ne sono incise quattro : Apomonosi, O logos o sternòs, Pira tous dromoustou listì, Aftì pou tha rthoun mia vradià.
In origine Arkadìa III, anch'essa composta a Zatuna agli inizi del 1969 fu incisa a New York nel 1974 (Paredon Records) e poi nel 1976 in Grecia (Lyra).
Evidentemente nel corso delle varie incisioni le due Arkadies (II e III) su testi di Eleftheriou si sono rimescolate un po' e ancora mi lasciano qualche dubbio: credo però che le informazioni autoriali si possano riscrivere così:
(Composizione: gennaio 1969, Zatouna)
Testo di Manos Eleftherìou
Musica di M. Th.
Arkadìa II , 1974
Prima interpretazione: Dora Yannakopoulou
Altre interpretazioni: Mikis Theodorakis, 1976
Testo Manos Eleftherìou
Musica Mikis Theodorakis
Composizione: Zatuna, gennaio 1969
Titolo dell'opera, composta di nove canzoni: Arkadìa II
Incisione delle prime quattro canzoni: Parigi - interpretazione Petros Pandìs
Incisione delle rimanenti canzoni, più una della precedente: Olanda, 1974, interpretazione Dora Yannakopoulou
Incisione greca (piano e voce): 1976 - interpretazione e pianoforte Mikis Theodorakis
Il disco di cui si mostra la copertina contiene Arkadia II e Arkadia III, eseguite voce e pianoforte dal compositore. Arkadìa III comprende sei testi di M.Eleftherìou; di Arkadia II ne sono incise quattro : Apomonosi, O logos o sternòs, Pira tous dromoustou listì, Aftì pou tha rthoun mia vradià.
In origine Arkadìa III, anch'essa composta a Zatuna agli inizi del 1969 fu incisa a New York nel 1974 (Paredon Records) e poi nel 1976 in Grecia (Lyra).
Evidentemente nel corso delle varie incisioni le due Arkadies (II e III) su testi di Eleftheriou si sono rimescolate un po' e ancora mi lasciano qualche dubbio: credo però che le informazioni autoriali si possano riscrivere così:
(Composizione: gennaio 1969, Zatouna)
Testo di Manos Eleftherìou
Musica di M. Th.
Arkadìa II , 1974
Prima interpretazione: Dora Yannakopoulou
Altre interpretazioni: Mikis Theodorakis, 1976
Gian Piero Testa - 2012/5/7 - 16:17
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[1968-73]
Στίχοι: Μάνος Ελευθερίου
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Πρώτη εκτέλεση: Μίκης Θεοδωράκης
'Αλλες ερμηνείες: Ντόρα Γιαννακόπουλου
LP: Αρκαδία Ι
Poesia di Manos Eleftheriou
Musica di Mikis Theodorakis
Primo interprete: Mikis Theodorakis
Album: Arcadia I
Non perché la sezione greca delle CCG è in via di lenta ma totale ristrutturazione ("cantiere in lento movimento", come dicono gli annunci autostradali...) rinunciamo a mettere cose nuove. Questa canzone, ad esempio. Su testo del poeta Manos Eleftheriou, che abbiamo già visto molte volte all'opera in questo sito, fa parte delle canzoni raccolte da Theodorakis in "Arcadia II e III", un ciclo forse più noto come "canzoni di Zátouna". Zátouna è un villaggio dell'Arcadia, e l'Arcadia dei poeti classici e delle pastorellerie è assai differente da quella reale. E' una regione montuosa e assai aspra dove Theodorakis fu spedito al confino tra una galera e l'altra, nel 1968, dal regime dei colonnelli, assieme alla sua famiglia. Qui Theodorakis compose quasi febbrilmente. Questa poesia/canzone, si potrebbe dire che rinnovi una tradizione greca veramente millenaria: quella delle cosmogonie. Non è un caso che la seconda opera della letteratura greca, dopo i poemi omerici, siano "Le opere e i giorni" di Esiodo, vale a dire proprio una cosmogonia. Certo, la cosmogonia eleftheriana è infinitamente più breve, ma non per questo meno "densa". Un filo che, da un lato, porta alle più remote antichità e, dall'altro, ai giorni scuri del presente. Una cosmogonia moderna e, al tempo stesso antichissima: non vi interviene nessun dio. Tutto nasce dal vento, forse il vento di quelle montagne dove Theodorakis si trovava confinato; le parole di Eleftheriou gli devono essere parse la fotografia della sua vita in quel momento. E, naturalmente, una bellissima canzone in cui si avverte, oltre all'esilio in tutta la sua crudezza, tutta l'immensa preparazione musicale classica di Theodorakis; quasi da mettere questo brano anche nella sezione della "Musica classica". Anzi, senza quasi: ce lo metto. [RV]