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A per pauc de chantar no•m lais

Pèire Vidal


Pèire Vidal

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Per fols tenc Polhes e Lombartz
(Pèire Cardenal)
Massas e brans
(Li Troubaires de Coumboscuro)
Quascus plor e planh son dampnatge
(Guilhem Augier Novella)


‎[1193]‎



Nell’opera di Jordi Savall “Le royaume oublié – La croisade contre les Albigeois - La tragédie ‎Cathare” con gli ensemble di musica antica Hespèrion XXI e Capella Reial de Catalunya.‎

Il Papa citato nella canzone è Celestino III (1191-1198); il re di Francia è ‎Filippo Augusto; l’Imperatore è Enrico VI, che osò fare prigioniero un pellegrino-crociato, ‎Riccardo Cuor di Leone, contravvenendo così alle leggi della Chiesa. La prigionia del re Riccardo ‎durò dal 14 febbraio 1193 al 4 febbraio 1194, e quindi il componimento è facilmente databile. (nota ‎da Rialto, Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e ‎occitana)‎


Una miniatura raffigurante ‎‎Pèire Vidal‎
Una miniatura raffigurante ‎‎Pèire Vidal


Siamo alla fine del XII secolo, la crociata contro gli Albigesi sarà bandita solo nel 1208 ma ce ne ‎sono già tutte le premesse, ben enucleate in questa canzone di un trovatore che pure aborriva gli ‎‎“eretici” e vedeva con favore le crociate, quelle contro i mori. Infatti la corruzione della chiesa ‎cattolica insieme alla miopia, agli errori, alla cupidigia e alla litigiosità dei potenti sono viste qui ‎come la cause principali del radicarsi del catarismo, anche se non certo come una risposta a quei ‎mali ma piuttosto come l’ennesima piaga che dalle precedenti discende…‎



D’altra parte era dall’inizio dell’XI che senza sosta si bruciavano eretici un po’ dappertutto, da ‎Orleans a Costantinopoli, da Soissons a Colonia e Bonn… A finire arrostiti erano allora i ‎‎“Bogomili”, cristiani che credevano che l’uomo fosse stato generato da Satanael, il figlio cattivo di ‎Dio. Il padre, avendo pena per quel povero essere sorto dalle mani del suo malvagio rampollo, ad un ‎certo punto mandò sulla terra l’altro figlio, Michele, quello buono, incarnato in Gesù, con il ‎compito di rimettere le cose a posto. Per fare questo Gesù privò il fratello della sua deità ‎trasformandolo in Satana ma, per liberare lo spirito dell’uomo e riconsegnarlo a Dio Padre, non gli ‎riuscì di meglio che abbandonare ancora una volta il corpo umano tra le grinfie del fratello ‎demonio… Che Satana fosse figlio di Dio e che l’uomo fosse in sua balìa proprio non poteva andare ‎giù alla chiesa che condannò e represse il bogomilismo prima e dopo il concilio di Reims (1157), ‎convocato proprio per studiare come estirpare le eresie… I Bogomili furono duramente perseguitati ‎e, di fatto, relegati in Serbia e Bosnia (dove poi nel XV secolo si convertirono all’Islam). Però in ‎Europa il loro credo non andò perduto ma fu ereditato proprio dai Catari, come dimostra lo loro ‎dottrina dualistica secondo cui il mondo e tutto ciò che è materiale, il corpo umano stesso, non sono ‎altro che trappole di Satana per impedire allo spirito di liberarsi ed indirizzarsi verso Dio…‎

A Pèire Vidal tutta questa confusione - “falsi dottori”, “eretici che alzano la testa”, re che fanno ‎‎“mercato come un servo o un borghese” o che “vogliono tanto la guerra fra loro” – proprio non ‎andava giù e lo faceva stare male a tal punto che “per poco non smetto di cantare”… A fargli ‎cambiare idea solo l’ “amor cortese”, il pensiero della bellezza e della fedeltà della donna amata, ‎che si contrappone agli orrori e alle falsità del mondo…‎

E ancora una volta è il bene a prevalere, è l’ammore che vince e l’odio che ‎pedde!
A per pauc de chantar no•m lais,‎
quar vei mort jovent e valor
e pretz, que non trob’on s’apais,‎
c’usquecs l’enpeinh e•l gieta por;‎
e vei tant renhar malvestat
que•l segl’a vencut e sobrat,‎
si qu’apenas truep nulh paes
que•l cap non aj’a son latz pres.‎
‎ ‎
Qu’a Rom’an vout en tal pantais‎
l’Apostolis e•lh fals doctor
Sancta Gleiza, don Dieus s’irais;‎
que tan son fol e peccador,‎
per que l’eretge son levat.‎
E quar ilh commenso•l peccat,‎
greu es qui als far en pogues;‎
mas ieu no•n vuelh esser plaies.‎
‎ ‎
E mou de Fransa totz l’esglais,‎
d’els qui solon esser melhor,‎
que•l reis non es fis ni verais
vas pretz ni vas Nostre Senhor.‎
Que•l Sepulcr’a dezamparat
e compr’e vent e fai mercat
atressi cum sers o borzes:‎
per que son aunit siei Frances.‎
‎ ‎
Totz lo mons torn’en tal biais
qu’ier lo vim mal et huei peior;‎
et anc pus lo guit de Dieu frais,‎
non auzim pueis l’Emperador
creisser de pretz ni de bontat.‎
Mas pero s’ueimais laiss’en fat
Richart, pus en sa preizon es,‎
lor esquern en faran Engles.‎
‎ ‎
Dels reis d’Espanha•m tenh a fais,‎
quar tant volon guerra mest lor,‎
e quar destriers ferrans ni bais
trameton als Mors per paor:‎
que lor erguelh lor an doblat,‎
don ilh son vencut e sobrat;‎
e fora miels, s’a lor plagues,‎
qu’entr’els fos patz e leis e fes.‎
‎ ‎
Mas ja non cug hom qu’ieu m’abais
pels rics, si•s tornon sordeyor;‎
qu’us fis jois me capdell’e•m pais
qui•m te jauzent en gran doussor
e•m sojorn’en fin’amistat
de lieis que plus mi ven a grat:‎
e si voletz saber quals es,‎
demandatz la en Carcasses.‎
‎ ‎
Et anc no galiet ni trais
son amic ni•s pauzet color,‎
ni•l cal, quar selha qu’en leis nais
es fresca cum roz’en pascor.‎
Bell’es sobre tota beutat
et a sen ab joven mesclat:‎
per que•s n’agrado•l plus cortes
e•n dizon laus ab honratz bes.‎

Contributed by Bartleby - 2012/4/20 - 13:20



Language: Italian

PER POCO NON SMETTO DI CANTARE ‎

Per poco non smetto di cantare, ‎
perché vedo morti gioventù e valore
e pregio, che non trova dove nutrirsi, ‎
perché ognuno lo respinge e lo getta via;‎
e vedo a tal punto regnare la malvagità ‎
che ha vinto e soggiogato il mondo, ‎
che a stento trovo un paese ‎
di cui non abbia preso il capo al laccio.‎

A Roma il Papa e i falsi dottori ‎
hanno messo in tale confusione ‎
la Santa Chiesa, che Dio se ne adira; ‎
perché a tal punto sono stolti e peccatori ‎
che gli eretici alzano la testa. ‎
E poiché sono loro che danno inizio al peccato,‎
difficilmente si trova chi possa fare diversamente; ‎
ma io non voglio essere il loro avvocato. ‎

E muove dalla Francia tutto l’orrore, ‎
da quelli che solevano essere i migliori, ‎
perché il Re non è puro né verace ‎
verso il pregio né verso Nostro Signore. ‎
Ha abbandonato infatti il Santo Sepolcro ‎
e compra e vende e fa mercato ‎
così come un servo o un borghese: ‎
per questo sono disonorati i suoi Francesi.‎

Tutto il mondo va così per traverso ‎
che ieri lo abbiamo visto male e oggi peggiore;‎
e mai da quando ha rotto la guida di Dio
abbiamo udito l’Imperatore
crescere di pregio né di bontà.‎
Ma se per questo ormai scioccamente lascia
libero ‎
Riccardo, poiché è nella sua prigione, ‎
gli Inglesi ne faranno il loro scherno.‎

Mi affliggo per i re di Spagna, ‎
perché vogliono tanto la guerra fra loro, ‎
e perché per paura mandano ai Mori ‎
destrieri grigi e bai:‎
cosicché hanno raddoppiato l’orgoglio di quelli,‎
per cui essi sono vinti e soggiogati;‎
e sarebbe meglio, se loro volessero, ‎
che fra loro ci fosse pace e legge e fede.‎

E mai si pensi che io mi umili ‎
per i potenti, se diventano peggiori; ‎
perché una pura gioia mi guida e mi nutre ‎
e mi tiene felice in gran dolcezza ‎
e mi fa vivere nella perfetta amicizia ‎
di colei che più mi aggrada: ‎
e se volete sapere chi è, ‎
chiedetelo là nel Carcassese.‎

E mai ha ingannato né tradito ‎
il suo amico né si è messa del trucco, ‎
né le importa, perché il colore che in lei nasce ‎
è fresco come rosa in primavera. ‎
È bella sopra ogni bellezza ‎
e ha saggezza mescolata a gioventù: ‎
di questo si compiacciono i più cortesi ‎
e ne dicono lodi e onorato bene.‎

Contributed by Bartleby - 2012/4/20 - 13:26




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