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The Ballad of Sharpeville

Ewan MacColl
Langue: anglais


Ewan MacColl

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(Giovanni Allevi)


‎[1960]‎
In “Saturday Night at the Bull and Mouth”, Live in London, 1977.‎





Sharpeville è una township nel Gauteng meridionale, in Sudafrica.‎
Il 21 marzo 1960 una folla di dimostranti si riunì di fronte alla stazione di polizia di Sharpeville per ‎protestare contro la legge chiamata “Urban Areas Act”, che obbligava i cittadini neri a esibire un ‎lasciapassare per allontanarsi dalla loro zona di residenza. La polizia aprì il fuoco sulla folla, dando ‎luogo al primo massacro della storia del Sudafrica segregazionista.‎
Secondo i dati ufficiali furono uccise 69 persone (inclusi 8 donne e 10 bambini) e oltre 180 furono ‎ferite.‎
La notizia del massacro contribuì a creare una escalation della tensione fra i neri e il governo ‎bianco. In risposta al diffondersi della protesta, il 30 marzo il governo dichiarò la legge marziale. ‎Seguirono oltre 18.000 arresti.‎
Il 1º aprile, le Nazioni Unite condannarono ufficialmente l'operato del governo sudafricano con la ‎Risoluzione 134. Il massacro divenne un punto di svolta nella storia sudafricana, dando inizio al ‎progressivo isolamento internazionale del governo del National Party. Il massacro di Sharpeville fu ‎anche uno dei motivi che convinsero il Commonwealth a estromettere il Sudafrica.‎
In ricordo del massacro avvenuto 45 anni prima, il 21 marzo 2005 è stato dichiarato dall'ONU ‎‎"Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale".‎
In Sudafrica, a partire dal 1994, il 21 marzo si celebra la Giornata dei Diritti Umani.‎
‎(fonte: it.wikipedia)‎

A proposito del massacro di Sharpeville si veda anche Asikhatali
From the Cape to South West Africa
From the Transvaal to the sea,
In farm and village, shanty town,
The Pass Law holds the people down,
The pass of slavery, DOM PASS!
The pass of slavery. ‎

The morning wind blows through the land,
It murmers [sic] in the grass:
And every leaf of every tree
Whispers words of hope to me,
‎"This day will end the pass, DOM PASS!
This day sill end the pass". ‎

The sun comes up on Sharpeville Town,
And drives the night away,
The word is heard in every street,
Against the Pass Law we will meet,
No-one will work today, DOM PASS!
No-one will work today. ‎

It was on the twenty first of March,
The day of Sharpevi1le's shame,
Hour by hour the crowd did grow
One voice that cried, "The pass must go!"
It spoke in freedom's name, DOM PASS!
It spoke in freedom's name. ‎

Outside the police headquarter's [sic] fence
The Sharpeville people stand,
Inside the fence the white men pace,
Drunk with power and pride of race
Each with a gun in hand, DOM PASS!
Each with a gun in hand. ‎

The Sharpeville crowd waits patiently
They talk and laugh and sing,
At eleven-fifteen the tanks come down
Roll through the streets of Sharpeville Town
To join the armoured ring, DOM PASS!
To join the armoured ring. ‎

Neighbour talks to neighbour
And the kids play all around,
Until, without a warning word,
The sound of rifle fire is heard
And men fall to the ground, DOM PASS!
And men fall to the ground. ‎

The panic-stricken people run
To flee the wild attack;
The police reload and fire again
At running women, children, men,
And shoot them in the back, DOM PASS!
And shoot them in the back. ‎

Sixty-seven Africans
Lay dead there on the ground;
Apartheid's harvest for a day,
Three times their number wounded lay,
Their blood stained all around, DOM PASS!
Their blood stained all around. ‎

There's blood on the men who fired the guns,
On the men who made the laws;
There's blood on the hands of the Whitehall ranks
Who gave the thugs their guns and tanks,
Who help in oppression's cause, DOM PASS!
Who help in oppression's cause. ‎

envoyé par Bartleby - 20/3/2012 - 16:32


Sudafrica, agosto 2012,
La polizia apre il fuoco sui minatori in sciopero: decine di morti.

Immagini agghiaccianti!

La polizia di Verwoerd e di Botha, dei governi bianchi dell'apartheid, non avrebbe saputo fare di meglio!

Dead End - 16/8/2012 - 22:41


Senza commento le immagini restituiscono ancora meglio l'orrore: in pochi secondi di tiro a segno hanno fatto 25 morti!
Una strage deliberata, addirittura con i kalashnikov, anzichè usare lacrimogeni, pallottole di gomma o munizioni non letali.

Mandela s'è fatto tutta quella galera per questo?

Dead End - 17/8/2012 - 10:00


QUELLI DEL PAN AFRICAN CONGRESS: L'ALTRA ANIMA DELL' ANTIAPARTHEID (Gianni Sartori)

In genere quando si ricostruisce il periodo decisivo per la fuoriuscita dall'apartheid (fine anni
ottanta, primi novanta del secolo scorso) viene privilegiato il ruolo dell' African National Congress
(ANC). Giustamente - da un certo punto di vista - se valutiamo il “peso specifico” di tale
organizzazione, la sua importanza e il ruolo decisivo di personaggi come Nelson Mandela.
Tuttavia non va dimenticato che anche altre organizzazioni dei Neri sudafricani operarono
attivamente, pagando un prezzo non indifferente in termini di uccisioni, detenzioni, torture e
sparizioni.
Tra queste spicca sicuramente il Pan African Congress (PAC).
Per quanto mi riguarda, avendo conosciuto – anni ottanta e novanta - sia molti militanti dell'ANC
che qualcuno del PAC, mi era capitato talvolta di trovarmi in imbarazzo cogliendone le reciproche
diffidenze e ostilità. Per dirne una, nel 1987 un esponente del PAC (Philips Mokgadi, rifugiato
politico in Germania dopo essere sfuggito alle forche boere) mi aveva chiesto di organizzare un
incontro con Benny Nato, all'epoca rappresentante dell'ANC in Italia ,per uno scambio di vedute.
L'incontro doveva avvenire in “territorio neutrale” (nella redazione di Nigrizia” a Verona dove gli
amici comboniani si mostrarono ben disposti a ospitare entrambi), ma incontrai il netto rifiuto di
Benny (peraltro una persona di cui ho avuto modo di apprezzare in varie circostanze la grande
umanità) in quanto, a suo avviso “ non abbiamo nulla da dirci ”. La cosa finì lì con mio grande
dispiacere (dato che – almeno in politica – tendo all'ecumenismo).
In un'altra occasione rimasi ugualmente spiazzato, ma stavolta a causa del PAC:
In un articolo avevo dato per scontata la partecipazione del PAC (e degli Africanisti in genere) alla
“Conferenza per un nuovo Sudafrica” riunitasi nel dicembre 1991. Venni clamorosamente smentito
in quanto il PAC si autoescluse dai colloqui (paradossalmente, ma per ragioni opposte, come fece
anche il Partito Conservatore).
Tale scelta degli Africanisti venne poi tacciata di “radicalismo estremista” e peggio. In realtà, giusta
o sbagliata che fosse (con il senno di poi forse sbagliata), era comunque coerente con la storia
politica dell'organizzazione. La diffidenza mostrata in varie occasioni dagli Africanisti si
giustificava anche per alcuni episodi di cronaca dell'epoca. In particolare lo stillicidio di esecuzioni
sommarie (opera di squadroni della morte) contro militanti del PAC e la serie non indifferente di
misteriosi incidenti in cui vari leader africanisti avevano perso la vita. “Incidenti” in cui si
intravedeva la longa manus dei Servizi.
Risaliva al maggio 1990 il ricovero in ospedale in gravissime condizioni , dopo un incidente
stradale, di Benny Alexander (segretario generale del PAC) e di Cassim Christian, leader del gruppo
radicale QIBLA. Poco tempo prima, sempre in un incidente le cui dinamiche evocavano l'attentato,
era morto uno dei maggiori dirigenti africanisti: Jaffa Masemola. E, in contemporanea, veniva
assassinato Sam Chand, altro leader del PAC. Passava solo qualche giorno e anche il fratello,
Ishmael Chand, perdeva la vita in un incidente stradale proprio mentre si recava al funerale di Sam.
Anche in questa circostanza a tutto si poteva pensare tranne che alla “tragica fatalità”.
A ulteriore conferma, Ishmael, in un primo tempo sopravvissuto all'incidente, era stato lasciato
senza soccorsi per lungo tempo. L'autoambulanza era giunta soltanto dopo che era già spirato.
Successivamente vi furono diverse esecuzioni sommarie e improvvise “scomparse” di militanti di
base.
Senza dimenticare che gli Africanisti in genere - e il PAC in particolare - erano stati spesso vittime
sia di infiltrazioni che di provocazioni.
Tra quelli meglio documentati, un episodio risalente al 1985 (nel pieno della fase più aspra della
lotta antiapartheid) quando gruppi di persone con magliette dell'UDF ( United Democratic Front )
assalirono in varie occasioni militanti e sedi dell'AZAPO ( Azanian People' Organization ). ​
Prima che gli Africanisti cominciassero a reagire, magari armi alla mano, intervenne per stabilire
una temporanea “tregua” il vescovo Desmond Tutu. Vennero svolte indagini e si scoprì che in realtà
si trattava di poliziotti travestiti. Una provocazione per innescare faide interne al movimento di
liberazione e indebolirlo. Con precedenti del genere era ovvio che alcuni gruppi di Neri radicali
nutrissero ben poca fiducia nel Governo sudafricano e diffidassero della sua tardiva buona volontà.
Del resto quelli del PAC le idee chiare su come gira il mondo le avevano da un pezzo. Perlomeno
dal tragico 21 marzo 1960 di Sharpeville. Quel giorno la polizia sudafricana fucilò – letteralmente,
quasi tutti vennero colpiti alla schiena mentre scappavano – una settantina di proletari sudafricani
che partecipavano ad una manifestazione pacifica contro i famigerati lasciapassare, i “ Pass ”.
Appena un mese dopo il PAC entrava in clandestinità dotandosi di un'organizzazione militare
parallela: POGO, “noi stessi” ( Sinn Fein , se mi passate il riferimento sentimentale).
Il PAC era sorto tra la fine del 1958 e l'inizio del 1959 da una scissione dell'ANC. I fondatori si
mostravano diffidenti nei confronti della cooperazione multirazziale e in polemica con il Partito
comunista sudafricano. Si dichiararono pan-africanisti e – già da allora – disponibili alla lotta
armata.
“ Da questo punto di vista – mi aveva detto nel 1987 Philips Mokgadi (rifugiato in Europa con una
condanna a morte pendente sul capo) - siamo stati dei precursori”.
Quanto a Sharpeville, al significato di quella memorabile giornata di sangue “...il 21 marzo 1960,
nella storia della lotta di liberazione, segnò un punto di svolta strategica. In quel giorno per la
prima volta il PAC sfidò non solo le leggi sul “Pass”, ma tutto il sistema bianco. Sharpeville
confermò la colpevole indifferenza del mondo occidentale per i Neri del Sudafrica e dimostrò che
la lotta non poteva continuare con i soli mezzi pacifici. La nostra organizzazione è nata dalla
convinzione che il sistema segregazionista non si poteva riformare ma soltanto abbattere”.
Dal 1985 il 21 marzo viene ricordato anche per un altro massacro. Quel giorno infatti la polizia
sudafricana aveva “celebrato” a modo suo il venticinquesimo di Sharpeville. A Langa (Uitenhage-
Porth Elizabeth) aprì il fuoco usando fucili da caccia grossa su un corteo funebre composto
prevalentemente da donne e bambini. I morti furono una ventina e andarono ad allungare la lista di
quelli (almeno altrettanti) uccisi nel corso della settimana (definita dai media locali di “ordinaria
amministrazione”).

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 18/6/2021 - 19:51




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