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Death to My Hometown

Bruce Springsteen
Lingua: Inglese


Bruce Springsteen

Lista delle versioni e commenti


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(Thalis Triandafillou / Θαλής Τριανταφύλλου)


Wrecking Ball


dal nuovo disco di Springsteen, "Wrecking Ball", pubblicato il 6 marzo 2012. Contiene un sample di “The Last Words of Copernicus” da "Sacred Harp" una collezione di inni e canzoni religiose del 1869.

Molto duro il testo, che attacca una società divisa da maggioranze e minoranze, dove purtroppo il ricco batte il povero ed il debole ha la peggio sul forte.

"Death of my hometown" suona come una parata nel giorno di San Patrizio a New York ma pone la domanda dell’uomo semplice: come è possibile che senza bombe, senza spari, senza dittatori abbiano potuto portare la morte nella mia città? Il Boss è incazzato seriamente. Se il dopo-11 settembre era stato una resurrezione, qui siamo in mezzo al guado della sofferenza; prima di arrivare a "The rising" bisogna semplicemente "mandare i baroni ladri dritti all'inferno". L'obiettivo è il mondo della finanza e delle banche, ma il vero cancro è stato causato da strati di avidità e da decenni di dissoluzione dello stato sociale che a quel mondo hanno spalancato le porte e hanno lasciato mano libera.
Rockol


Wrecking Ball è il disco della Grande Crisi del terzo millennio, la crisi che ha distrutto le città e i rapporti sociali senza bisogno di bombe e cannoni, semplicemente con le armi della speculazione d’azzardo e del capitale finanziario: “Ci hanno distrutto le famiglie, le fabbriche, e ci hanno preso la casa; hanno abbandonato i nostri corpi sulla pianura, gli avvoltoi ci hanno beccato le ossa

Alessandro Portelli
No cannonballs did fly
No rifles cut us down
No bombs fell from the sky
No blood soaked the ground
No powder flash blinded the eye
No deafening thunder sounded
But just as sure as the hand of god
They brought death to my hometown
They brought death to my hometown

No shells ripped the evening sky
No cities burning down
No armies stormed the shores for which we’d die
No dictators were crowned
High off on a quiet night
I never heard a sound
The marauders raided in the dark
and brought death to my hometown, boys
Death to my hometown

They destroyed our families’ factories
and they took our homes
They left our bodies on the plains
The vultures picked our bones

So listen up, my Sonny boy
Be ready for when they come
For they’ll be returning sure as the rising sun

Now get yourself a song to sing
and sing it ’till you’re done
Yeah, sing it hard and sing it well
Send the robber baron’s straight to hell
The greedy thieves that came around
And ate the flesh of everything they’ve found
Whose crimes have gone unpunished now
Walk the streets as free men now

And they brought death to our hometown, boys
Death to our hometown, boys
Death to our hometown, boys
Death to our hometown

inviata da DonQuijote82 - 7/3/2012 - 19:31




Lingua: Italiano

Versione italiana di Erika Biagini e Paola Jappelli. Un grazie ad Alessandro Cigni

da pink cadillac music
MORTE NELLA MIA CITTÀ

Oh, nessuna palla di cannone è volata,
nessun fucile ci ha abbattuto
Nessuna bomba è caduta dal cielo,
nessun sangue ha bagnato il terreno
Nessun bagliore ha accecato la mia vista,
nessun tuono mortale ha risuonato
Ma sicura come la mano di Dio,
loro hanno portato la morte nella mia città
Hanno portato la morte nelle mia città

Nessuna granata ha squarciato il cielo della sera
Nessuna città è bruciata
Nessun esercito ha assalito le rive
per cui abbiamo dato la vita
Nessun dittatore è stato incoronato
Mi sono svegliato in una notte tranquilla,
senza udire rumore
Predoni hanno fatto incursione nell'oscurità, e hanno
portato la morte nella mia città, ragazzi
Morte nelle mia città

Hanno distrutto le fabbriche delle nostre famiglie e
si sono presi le nostre case
Hanno lasciato i nostri corpi sulle pianure,
gli avvoltoi si sono presi le nostre ossa

Quindi ascoltami, ragazzo mio,
stai pronto per quando arriveranno
Perché ritorneranno è sicuro come il sole che sorge

Ora preparati una canzone da cantare e cantala forte
fino a che tutto non sarà finito
Sì, cantala chiara e forte
Manda i capitalisti senza scrupoli (*) dritti all'inferno
I ladri avidi che sono arrivati
E hanno mangiato la carne di tutto ciò che hanno
trovato
I cui crimini sono ancora rimasti impuniti
Coloro che ora percorrono la strada da uomini liberi

Ah, hanno portato la morte nella nostra città, ragazzi
Morte nella nostra città, ragazzi
Morte nella nostra città, ragazzi
Morte nella nostra città, whoa!
(*) Il termine robber baron (letteralmente, barone-rapinatore o barone ladrone, qui tradotto come capitalisti senza scrupoli) designava negli Stati Uniti del 1800 degli imprenditori e banchieri che ammassavano grandi quantità di denaro, costruendosi delle enormi fortune personali, solitamente attraverso la concorrenza sleale. Il termine è oggi impiegato riferendosi alla stessa categoria di persone che mettono in pratica dei metodi imprenditoriali non trasparenti per ottenere potere e ricchezza.

Robber baron deriva dalla denominazione dei signori medievali tedeschi, che illegalmente pretendevano dei pedaggi esorbitanti dalle navi che attraversavano il Reno. Gli studiosi non sono concordi sull'origine e sull'uso del termine. È stato reso popolare da un libro di Matthew Josephson durante la Grande depressione, nel 1934. Il giornalista attribuì la reintroduzione del termine ad un pamphlet del 1880 contro il monopolio, in cui i contadini del Kansas designavano così i magnati delle ferrovie.

da Wikipedia

24/3/2012 - 22:50


Quando ho letto la traduzione della prima strofa di Μια γόμα γλυκιά (Ο ήχος της καμπάνας) non ho potuto fare a meno di pensare a questa nuova canzone di Springsteen. Grecia o Stati Uniti, la situazione è straordinariamente simile. E devo dire che lo Springsteen disilluso e feroce mi piace molto di più dello Springsteen entusiasta di Obama. Comunque la si veda, nella guerra dei centomila anni, il Boss sa benissimo da che parte stare!

Lorenzo - 24/3/2012 - 22:57




Lingua: Francese

Version française – MORT SUR MA VILLE – Marco valdo M.I. – 2012
Chanson étazunienne – Death to My Hometown - Bruce Springsteen – 2012

Quand j'ai lu la traduction de la première strophe de Μια γόμα γλυκιά , je n'ai pas pu faire autrement que de penser à cette nouvelle chanson de Springsteen. Grèce ou États-Unis, la situation est extraordinairement semblable. Et je dois dire que le Springsteen désillusionné et féroce me plaît beaucoup plus que le Springsteen enthousiaste de Obama. Ainsi on voit, dans la Guerre de Cent Mille Ans, le Boss sait très bien de quel côté aller !
Lorenzo - 24/3/2012 – 22:57


"Death of my hometown" (Mort sur ma ville) sonne comme une parade le jour de la Saint Patrick à New York, mais pose la question de l'homme simple: comment il est possible que sans bombes, sans coups de feu, sans dictateurs ils ont pu jeter la mort sur ma ville? Le Boss est sérieusement furieux. Si l'après-11 septembre avait été un résurrection, nous sommes ici au milieu du gué de la souffrance; avant d'arriver au "The rising", il faut simplement envoyer « ces putains de fricards en enfer ». Son objectif est le monde de la finance et des banques, mais le vrai cancer a été causé de couches d'avidité et de décennies de dissolution de l'État social qui ont ouvert à ce monde les portes tout grand et ils lui ont laissé les mains libres.

Rockol


Wrecking Ball est le disque de la Grande Crise du troisième millénaire, la crise qui a détruit lers villes et les rapports sociaux sans qu'il y ait besoin de bombes et de canons, simplement avec les armes de la spéculation, du hasard et du capital financier :
« Ils ont détruit les fabriques de nos familles
Et ils ont pris nos maisons
Ils ont abandonné nos corps à terre
Les vautours picoraient nos os. »

Alessandro Portelli


Born in the Usa (Né aux USA), qui à la moitié des années 80, fit de Bruce Sprinsgteen une star mondiale, se terminait sur une chanson intimiste, mélancolique, peut-être même sombre. Elle s'intitulait "My Hometown", c'est-à-dire « Ma ville », et elle racontait l'histoire d'un homme d'âge moyen qui avait probablement perdu son travail et qui était en train de penser à abandonner l'endroit où il avait grandi et où il avait toujours vécu, maintenant que "sur la rue principale il y a seulement des vitrines blanchies et tu dialogues dans le vide." Eh bien, aujourd'hui, l'hometown de Bruce Springsteen n'est pas vide. Elle est morte, c'est le décor d'un film d'horreur. Trouve une chanson à chanter, dit un père de nos jours à son fils, dans la chanson "Death Of My Hometown", parce que les assassins reviendront, les vautours n'ont pas fini de se rassasier avec nos cadavres.
….
tiré de Springsteen un racconto horror della crisi Usa
di Piero Negri, da La Stampa


Bon, voilà... Tu sais, Lucien l'âne mon ami, combien j'aime peu traduire de l'anglais... Car pour moi, c'est la langue de l'envahisseur, c'est la langue des riches, des puissants, la langue de ces maîtres du monde ou de ceux qui croient l'être, ou de ceux qui voudraient l'être... ou celle de leurs sbires ou celle de leurs séides. Dès lors, ma réaction est très exactement un acte de résistance – Ora e sempre : Resistenza ! Je dis cela pour indiquer combien je suis bouleversé par ces quelques chansons de Springsteen que j'ai traduites récemment. Car, en quelque sorte à mon grand étonnement, j'ai traduit de l'anglais... Plus exactement, l'étazunien de Springsteen. Je le fais car comme lui, je crois qu'il y a urgence à le faire... je veux dire: lui à écrire et chanter ses chansons, moi, à en traduire l'une ou l'autre.

Et celui qui m'a ouvert les yeux, qui m'a conduit à cette réflexion... c'est Lorenzo... Dans son commentaire de ce jour, que j'ai mis en exergue ici même... Son commentaire où il évoque soudain à propos de Springsteen, la Guerre de Cent Mille Ans... De fait, cette chanson raconte tout simplement un épisode de la Guerre de cent Mille Ans... Voilà que Springsteen se met lui aussi à tisser le linceul de ce vieux monde ravageur où les riches font la guerre aux pauvres pour les asservir, pour leur sucer jusqu'à la moelle des os... Je voudrais cependant ajouter que cette histoire que raconte Springsteen d'une ville ravagée par ces « vautours » n'est pas neuve et certainement pas aux Zétazunis, ni ce ravage d'une ville ou d'une région entière, ni le massacre des populations ouvrières. En fait, on n'est pas en présence d'une crise, mais bien dans un état endémique, dans un réajustement de « leur système ». Quant à la comparaison avec ce qui se passe en Grèce, elle est tout-à-fait fondée... (Regardez ce qu'ils font aux Grecs...). L'une est la réplique de l'autre ; c'est l'application pure et simple au niveau international des désastres qu'ils ont déjà accomplis (et plusieurs fois) aux Zétazunis... On ne peut opposer la misère ouvrière ou paysanne étazunienne à la misère ouvrière ou paysanne grecque (ou de n'importe où dans le monde)... Car c'est la même et que les responsables sont les mêmes.

La Guerre de Cent Mille Ans fait rage partout et elle explique bien des choses, tout comme elle balise bien des combats – passés et à venir. Ainsi, c'est le Canut que je suis, un parmi tous les autres de la Fraternité des Pauvres, qui tisse aujourd'hui la traduction de cette chanson de Springsteen...

« Renaître canuts, tisser
Un linceul pour ce vieux monde
En silence, la révolte gronde

Car
Nous vivons encore maintenant
À chaque moment, à chaque instant
La guerre de cent mille ans. »


Oh, Marco Valdo M.I., mon ami, je te rejoins dans cette modeste et insignifiante démarche et comme toi, moi qui ne suis qu'une bête de somme ( Souviens-toi : « Noi, non siamo cristiani, siamo somari »), un être paysan, je m'efforce obstinément de tisser le linceul de ce vieux monde fricard, malsain, minable, corrompu et cacochyme.

Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
MORT SUR MA VILLE

Il n'y eut pas d'obus
Aucun fusil ne nous a abattus
Pas de bombes tombées des cieux
Pas de sang sur le sol répandu
Aucun éclair n'a aveuglé nos yeux
Aucun tonnerre assourdissant n'est venu
Mais aussi sûr que la main de Dieu
Ils ont jeté la mort sur ma ville
Ils ont apporté la mort dans ma ville

Aucun éclat ne déchira le ciel du soir
Aucune cité n'a brûlé
Aucune armée n'emporta les digues qui nous ont tués
Aucun dictateur ne fut couronné
Dans la très douce nuit
Je n'entendis aucun bruit
Les maraudeurs rôdaient dans le noir
Et jetaient la mort sur ma ville
Les gars, la mort dans ma ville.

Ils ont détruit les fabriques de nos familles
Et ils ont pris nos maisons
Ils ont abandonné nos corps à terre
Les vautours picoraient nos os.

Alors, écoute-moi mon garçon
Prépare-toi pour quand ils viendront
Car aussi sûr que le jour, ils reviendront

Maintenant fais-toi une chanson à chanter
Et chante-la jusqu'au bout
Oui, chante-la fort et chante-la bien
Envoie ces putains de fricards en enfer
Ces voleurs avides qui arrivent
Et bouffent la viande de tout ce qu'ils trouvent
Dont les crimes sont impunis aujourd'hui encore
Arpentent nos rues en hommes libres.

Et ils jettent la mort sur notre ville, les gars
La mort sur notre ville, les gars
La mort dans notre ville...

inviata da Marco Valdo M.I. - 26/3/2012 - 23:48


Springsteen un racconto horror della crisi Usa
di Piero Negri, da La Stampa

Born in the Usa, che a metà degli Anni 80 fece di Bruce Sprinsgteen una star mondiale, si chiudeva con una canzone intimista, malinconica, forse perfino cupa. Si intitolava «My Hometown», ovvero «la mia città», e raccontava la storia di un uomo di mezza età che probabilmente aveva perso il lavoro e che stava pensando di abbandonare il luogo in cui era cresciuto e in cui aveva sempre vissuto, ora che «sulla strada principale ci sono solo vetrine imbiancate e negozi vuoti». Be', oggi, la hometown di Bruce Springsteen non è vuota. È morta, è il set di un film dell' orrore. Trovati una canzone da cantare, dice un padre dei nostri giorni al figlio nella canzone «Death Of My Hometown», perché gli assassini torneranno, gli avvoltoi non hanno finito di sfamarsi con i nostri cadaveri.

Il nuovo disco di Bruce Springsteen, che uscirà in tutto il mondo il 6 marzo e che è stato presentato ieri a Parigi alla stampa europea, alla presenza di Sprinsgteen stesso e del suo entourage più stretto, è il racconto horror della crisi, americana e non solo.

Undici canzoni durissime, talmente arrabbiate da trovare solo nella rabbia stessa ogni possibilità di redenzione: «Stringiti alla tua rabbia - urla Sprinsgteen nella canzone che dà il titolo all'album - è l'unico modo per non sentire la paura».

Il disco si intitola «Wrecking Ball», e la wrecking ball è la palla di metallo che distrugge i vecchi fabbricati nell'America del continuo rinnovamento, è quella che ha raso il suolo lo stadio dove «giocavano i giganti», come canta Springsteen, e si capisce che lui pensa alla squadra di football americano dei New York Giants, di casa nel suo New Jersey, sul campo che ha avuto l'onore di riempire per l'ultima volta di musica con cinque concerti, nel 2009. Ma questa volta il Boss del rock americano non se la sente di celebrare: trasformare «tutte le tue piccole vittorie in un parcheggio» è la violenza che la vita compie su ognuno di noi, e il cambiamento compiuto dalla wrecking ball di cui lui parla non è certo quello pieno di speranza che ha eletto Barack Obama.

«Misurare la distanza tra il sogno americano e la realtà delle cose è ciò che io faccio da sempre ha detto Springsteen - è il mio lavoro dalla fine degli Anni 70. Non c'è mai stato un distacco così forte. Direi che gli ultimi trent'anni hanno distrutto con la violenza e l'implacabilità di una sfera di acciaio tutti i valori americani, la compassione e la condivisione che sono alla base di ogni società. Il disco si apre con una serie di domande, formulate come affermazioni: ci prendiamo cura del nostro prossimo, del nostro vicino, di chi è in difficoltà? Poi tenta di rispondere costruendo scenari, facendo intervenire personaggi diversi, con un punto di vista diverso, e con una voce ogni volta diversa. Si chiude infine con “Land of Hope and Dreams”, la terra delle speranza e dei sogni, un inno arrabbiato ma costruttivo, e con “We Are Alive”, in cui faccio parlare i morti, vicini nel cimitero ma appartenenti a epoche diverse della storia del mio Paese, dalla guerra civile ai nostri giorni. Il senso è che tutto è ciclico, e che la sopraffazione, la violenza, il furto e la negazione dell'umanità si ripresentano sempre, nella Storia».

«Ho lavorato per un anno e mezzo a un disco che poi ho gettato via ha raccontato ancora Springsteen come mi capita talvolta di fare. Era arrivata la crisi, avevo amici costretti ad abbandonare la casa in cui vivevano, e intanto nessun colpevole finiva in galera: non potevo occuparmi d'altro, in un momento come quello. Che cosa sta succedendo, mi chiedevo, che cosa era questa enorme spaccatura che stava aprendo una voragine nel sogno americano? Il lavoro dà identità e dignità alle persone, è ciò che permette di avere rispetto di sé stessi. L'aumento della disoccupazione mi sembrava una tragedia nazionale gigantesca e trascurata. Nella mia famiglia chi portava a casa la pagnotta è sempre stata mia madre. Non si fermava mai, è stata una grande figura per me, mentre il fallimento di mio padre ha trasformato la mia vita in un campo minato che da adolescente non riuscivo mai ad attraversare senza danni. La mia natura non è politica, e anche se da adulto ho letto e studiato per capire che cosa mi era accaduto da ragazzo, tendo a leggere gli avvenimenti in chiave psicologica più che sociologica. Per questo, la prevalenza del settore dei servizi sul manifatturiero io la interpreto così, come la mia famiglia, per questo dico che, come casa mia, una nazione non può reggersi solo sui servizi e rinunciare alla produzione, e che una società non può vincere se la promessa di uguaglianza, giustizia e libertà è spezzata. Continuo a sostenere Obama, anche se su alcuni punti come l'aiuto alla creazione di posti di lavoro poteva fare di più, e ritengo Occupy Wall Street la novità più importante degli ultimi tempi, perché ha cambiato radicalmente, e in poche settimane, la conversazione della gente. Ora tutti parlano della finanza, tutti stanno dalla parte dell'uomo comune, anche Gingrich dà dell'avvoltoio capitalista a Romney, e questo mi piace molto. Dove andremo, che cosa accadrà, non lo so, ma d'altra parte non potete chiedere risposte a quelli che fanno musica. Noi, al massimo, siamo i canarini nella miniera».

26/3/2012 - 16:08




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