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Il lavoro per il pane

Gang
Langue: italien


Gang

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[2006]
Da Il seme e la speranza
Testo e musica di Marino e Sandro Severini
con gli Yo Yo Mundi
Eugenio Merico chitarra ritmica
Andrea Cavalieri contrabbasso elettrico
Paolo Enrico Archetti Maestri chitarra elettrica
Fabio Martino piano Rhodes

Carlo Levi - La rivoluzione contadina in Lucania
Carlo Levi - La rivoluzione contadina in Lucania

Questa visione proviene da Mohandas K[aramchand] Gandhi. La sua fu la più grande delle rivoluzioni, ancora oggi viva e in atto. Una rivoluzione non solo contro l'imperialismo inglese ma contro la cosiddetta 'civiltà' dell'occidente.
Ancora oggi le sue critiche all'orrore provocato dal predominio della tecnologia sull'essere umano e su tutto il pianeta, le sue parole sono dirompenti e suonano vere come nessun'altra.
La civiltà occidentale basata sulla supremazia tecnologica ha ridotto e riduce in schiavitù milioni e milioni di uomini e donne. Per combattere Gandhi invoca il senso del divino e ciò che è sacro e che rende gli uomini uguali, fratelli: la religione.
"Tutte le religioni insegnano che dobbiamo restare passivi di fronte ai beni terreni e attivi per quelli divini, che dobbiamo porre dei limiti alle nostre ambizioni terrene e non averne per quelle religiose."
La civiltà che Gandhi profetizza e lotta perché venga realizzata è una civiltà che si basa "sull'uso appropriato delle mani e dei piedi". E' il ritorno all'uomo, alla sua supremazia di contro a quella tecnologica che lo asservisce e lo distrugge. Questo è il cammino che porta alla pace vera; l'eliminazione dei bisogni superflui, indotti, la fine del consumismo che mette l'uno contro l'altro. Condizione per la pace e la civiltà vera è il non accumulo. Poiché colui che accumula reinveste in mezzi per poi sfruttare coloro che non hanno nulla...E quanto Gandhi è vicino a Marx, in questo punto? E' lo stesso punto di partenza, da cui si può ricominciare. Ecco allora che la rivoluzione "oggi è nei campi". Una rivoluzione che cancella le multinazionali, la grossa distribuzione e gran parte dei rumori e delle asfissie, del "vivere male".
Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane
Per sempre avrà la Primavera
perchè ai cieli lui appartiene
perchè di Terra è fatto
e della Terra fa col sogno
il suo giardino

Il popolo mio non ha prigioni
nè torri e nè confini
perchè la sua città di gioia è fatta
di spighe d'oro di filari d'uva
di olio e miele

Il popolo mio insorge
nell'ora prima
quando scalzo va sull'erba
che a lui di pace dona
una missione

Il popolo mio il mondo non affanna
poiché nati d'amore sono i figli suoi
Poiché cerca con un bacio
la giusta parola
quella che la Terra fa iniziare
là dove le ali si levano
senza far rumore
dove i fiori dicono i loro nomi

Il popolo mio risorge
quando consegna la sera
alla tovaglia bianca
e nell'ora che è della cena
il cuore improvviso gli appare
in mezzo al petto
così sfugge al tramonto
che cinge l'ultima rosa

E quando il popolo mio sogna
sarà la luna, il cane
sarà il ribelle a custodire
il sentiero l'argine
la trave del soffitto

Il popolo mio compie le stagioni
e non altri
non chi coi demoni soffiò
vento di sabbia sul raccolto
non chi piantò il chiodo nelle carni
non chi la spina conficcò
nella fronte
Mite erede della Terra
è il popolo mio

Il popolo mio è qui
sui campi dove ogni giorno torna
e trova ogni giorno le sue impronte

Il popolo mio offre le sue mani
alle distese di colori
all'alba che trionfa sconfinata
perchè dell'Amore la fede lui conserva

Il popolo mio è testimone
della farfalla, della foglia che cade
del violino e della pietra
e del sole che si fa sangue
dell'arcobaleno e del vento che trema
della luce che esce
da ogni ferita

Il popolo mio è qui
dove egli canta
dove il lavoro suo
è per il pane

envoyé par Riccardo Venturi - 1/6/2006 - 23:39



Langue: français

Version française – Marco Valdo M.I.

Cette vision provient de Mohandas Gandhi. Ce fut la plus grandes des révolutions encore aujourd'hui vive et en action. Une révolution non seulement contre l'impérialisme anglais, mais contre la soi-disant « civilisation » occidentale.

La civilisation que promouvait Gandhi... est une révolution qui se base « sur l'usage approprié des mains et des pieds ».

Une révolution qui supprime les multinationales, la grande distribution et une grande part des bruits et des asphyxies, du « mal vivre ».


Commentaire complémentaire de Marco Valdo M.I.

Mais revenons à la poésie de cette chanson qui dit beaucoup plus qu'une révolution, qui énonce le principe de vie d'une évolution intimement liée à la durée, à l'écoulement infini des saisons, à un monde hors du temps, à ce monde « au-delà d'Éboli », celui de la civilisation paysanne, celle des gens pauvres, des paysans pauvres de tous les lieux et de tous les temps, dont la seule et immense richesse est la vie elle-même.
Mais comment dire cela ? Il y a mille façons de le faire... Celle de Gang est d'une grande force et de la même mystérieuse beauté qui illumine le regard sombre de la strega de Gagliano, prêtresse et madone éternelle.

C'est mon univers, dit Lucien l'âne. C'est là que je me promène depuis des temps et des temps...

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
LE TRAVAIL POUR LE PAIN

Mon peuple est ici
où il chante
Où il travaille
Pour le pain.
Pour toujours, il aura son Printemps
Car ses cieux lui appartiennent
Car il est fait de Terre
Et par son rêve, de la Terre,
Il fait son jardin.

Mon peuple n'a pas de prisons
Ni de tours ni de frontières
Car sa cité est faite de joie
D'épis d'or, d'espaliers de raisin
D'huile et de miel.

Mon peuple sort
À la première heure
Quand déchaussé, il va sur l'herbe
Qui lui donne la paix
Comme mission.

Mon peuple n'affame pas le monde
Car ses enfants sont nés de l'amour
Car il cherche d'un baiser
Le mot juste
Celui que la Terre fait débuter
Là où se lèvent les ailes
Sans faire de bruit
Là où les fleurs disent leurs noms.

Mon peuple renaît
Quand il confie sa soirée
À la nappe blanche
Et à l'heure du dîner
Son cœur soudain apparaît
Au milieu de sa poitrine
Comme s'enfuit le couchant
Que ceint l'ultime rose.

Et quand mon peuple rêve
Il y aura la lune, le chien
Sera le rebelle qui garde
Le sentier, la digue
La poutre du plafond.

Mon peuple accomplit ses saisons
Et pas d'autres
Pas celles où soufflent les démons
Le vent de sable sur la récolte
Pas celle qui plante le clou dans les chairs
Pas celle qui enfonce les épines
Dans le front.
Mon peuple est
L'humble héritier de la Terre.

Mon peuple est ici
Dans ses champs où il s'en retourne chaque jour
Et retrouve chaque jour ses empreintes.

Mon peuple offre ses mains
Aux étendues de couleurs
À l'aube triomphe libérée
Car il lui réserve la foi de l'Amour.

Mon peuple est le témoin
Du papillon, de la feuille qui tombe
Du violon et de la pierre
Et du soleil qui se fait sang
De l'arc-en-ciel et du vent qui tremble
De la lumière qui surgit
De chaque blessure.

Mon peuple est ici
où il chante
Où il travaille
Pour le pain.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 1/7/2009 - 16:44


Grazie agli amici della Casa della Legalità e della Cultura di Genova, che hanno scelto questo canto di pace di laboriosità in Memoria di MASSIMILIANO CARBONE, 30 anni "un ragazzo di Locri".

www.massimilianocarbone.org

Liliana Esposito in Carbone - 13/6/2009 - 18:25


Le immagini di quanto è accaduto ieri a Torre Maura non sono nuove, purtroppo le abbiamo già viste in questo Paese , ma stavolta , secondo me è accaduto qualcosa di nuovo, di inedito.
E’ stato calpestato “IL PANE “.

 calpestato “IL PANE “


Chi conosce bene le nostre canzoni, è consapevole di quanto spesso la parola Pane compare nei testi, basti pensare alle canzoni contenute in Sangue e Cenere…. Quindi è ovvio che per me chi “calpesta il pane “commette un sacrilegio grave e compie un atto di Negazione di Umanità.

Non credo che episodi come questi siano solamente riconducibili ad una sorta di regia fascista o razzista, in questi casi si tratta di segnali chiari di un Ritorno… quello della Bestia!
Non vorrei andare oltre per non annoiarvi ma per quello che mi riguarda , ho sempre trovato estremamente pericoloso il sacrilegio ! Dissacrare il simbolo significa tentare di aprire le porte dell’Apocalisse. So bene che questo nostro paese è diventato un po’ “paciotto” in merito a tutto ciò ma è bene che si svegli e presto , soprattutto ora che i segnali si fanno chiari e precisi…Non dimentichiamo mai quella che fu “la notte dei cristalli “(allora il 1933) dove non fu il Pane ad essere dissacrato ma un altro simbolo: i libri !... e il messaggio fu anche allora chiaro e puntuale…e preveggente. Ma quello che seguì all’Olocausto e alla guerra mondiale fu ancora piu atroce : fu la Bomba Atomica ! Spalancare le porte dell’Apocalisse dissacrando i simboli , finisce sempre per legittimare nelle nostre culture quella frase pronunciata dal colonnello Kurtz (in Apocalypse Now) alla fine di "Tutto" :“ Gettate la Bomba , ammazzateli Tutti , Ammazzateli Tutti “…e chi di noi in casi come questi non sente in se ancora una volta quella…Tentazione ?

Vi lascio alle parole di Marino Niola , tratte dall’intervista rilasciata stamattina a “ Tutta la città ne parla ” su radio 3

“Il Pane è l’archetipo del nutrimento, è l’alimento per antonomasia. A Torre Maura si è perpetrato l’oltraggio al Pane che è è anche un oltraggio all’Umanità, perché il pane è il simbolo dell’umanità. Questo già dagli albori della nostra civiltà. Basti pensare che i Greci per dire uomo dicevano mangiatore di pane, era la stessa cosa e loro dividevano il vivente in due campi, da una parte i mangiatori di pane e dall’altra i barbari.
Quindi il Pane costituisce una frontiera dell’Umanità. Del resto basti pensare a come lo definiscono gli antichi dizionari della lingua italiana il Pane : “ alimento ordinario dell’uomo civilizzato”.
Quindi vuol dire proprio che ci troviamo di fronte ad un archetipo alimentare , a qualcosa che ha un fondo Sacro.
Chi ieri era dietro a questi gesti, a quanto è accaduto ,non era assolutamente ignaro di tutto ciò, della profondità di questi simboli, forse lo ha fatto addirittura apposta, perché ha proprio desacralizzato qualcosa di sacro, lo ha disprezzato, lo ha oltraggiato..Il Pane è Sacro per la nostra civiltà, anche prima del cristianesimo era un dono degli Dei, e si celebravano ovunque i riti in Primavera, i riti per le divinità del Pane, che morivano e risorgevano, proprio come Cristo…Cristo nasce a Betlemme, che in ebraico significa la città del pane, ed era nota per l’eccellenza dei suoi fornai. Il Cristianesimo di cui tutti in un modo o nell’altro , credenti o non credenti, siamo figli, è una religione che mette insieme il Padre e il Pane quotidiano. Il dono del Dio è il suo corpo panificato…questo vuol dire che il nostro immaginario è fatto della stessa materia di cui è fatto il Pane..non a caso nel Medioevo, anche dopo, quelli che si macchiavano di delitti contro l’umanità spesso venivano esclusi dal consumo del Pane proprio perché non si erano comportati da uomini. Da questo punto di vista io credo che quello che è successo a Torre Maura è proprio una negazione di Umanità.”

"A quelli che hanno fame dio appare in forma di pane" diceva Gandhi….
Marino Severini

3/4/2019 - 20:45




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