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Οι Έλληνες έναν καιρό

Maria Farandouri / Mαρία Φαραντούρη
Langue: grec moderne


Maria Farandouri / Mαρία Φαραντούρη

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(Mikis Theodorakis / Mίκης Θεοδωράκης)


I Ellines enan kerò
Στίχοι: Κ.Χ Μύρης
Μουσική: Ελένη Καραΐνδρου
Πρώτη εκτέλεση: Μαρία Φαραντούρη
«Η μεγάλη αγρύπνια»(1975)

Testo di K.H. Myris
Musica di Eleni Karaindrou
Prima esecuzione di Maria Farandouri
«I megali agripnia/La grande insonnia» (1975)
Elenh-Karaindroy Megalh-agrypnia Front

Theodoros Angelopoulos


Saranno i superstiti di una vecchia generazione, ma la Grecia ha ancora i suoi intellettuali con un sistema circolatorio integro: quello venoso che attraversa il torbido corpo sociale, e quello arterioso che gli restituisce ossigeno. Ovviamente, in mezzo c'è un cuore. Gente speciale che vive e soffre la vita di quella comune e poi la affronta con l'arte che possiede. Il vecchio e acciaccato compositore Theodorakis, classe 1925, di fronte alla crisi del suo paese torna a farsi organizzatore politico e si batte come Priamo. Il vecchio regista Theo Anghelopoulos, classe 1935, che è morto in un incidente stradale pochi giorni fa, di fronte alla crisi del suo paese si era rimesso al lavoro, sul cui cantiere è caduto, per indicare un "Altro mare" nel quale dovrebbe navigare il mondo. Un mare non più agitato dai venti della finanza globale, che sacrifica al dio dell'unico monoteismo realizzato, il denaro, popoli e individui con le loro ossa e le loro anime.

Da quando Anghelopoulos è morto, cercavo il modo di ricordarlo in AWS, che è un sito di canzoni, non di film. Ma i film di Anghelopoulos hanno anche veicolato molta musica, in gran parte (in ben otto colonne sonore) composta dalla bravissima Ελένη Καραΐνδρου (Eleni Karaindrou, 1939 - ). E allora ho cercato una canzone della Karaindrou, nella quale ci fosse un po' tutto: il suo nome, che si associa automaticamente a quello del grandissimo regista; un testo che combina - come spesso in Grecia - il passato con le urgenze contemporanee e che uscì dalla penna di un poeta popolare imbevuto di cultura classica, K.H. Myris (Κ.Χ. Μύρης, cioé Κώστας Γεωργουσόπουλος, 1937- ); e un'interprete eccelsa, Maria Farandouri, alla cui voce le lotte dei Greci sono tanto debitrici. Magari potevo fare scelte migliori: ma sentivo una certa urgenza e mi sono affrettato. Anghelopoulos e la Karaindrou sono inesauribili, e troveremo ancora molte cose adatte. Resta il grande rimpianto di essere stati privati per una morte insulsa - e forse anche per l'incuria di chi doveva soccorrere - di un grande uomo e, certamente, di una grande opera utile all'umanità.
A Ghiorgos il compito di trovare la canzone, che da you tube non vuole saltar fuori.(gpt)
Οι Έλληνες κάποιους καιρούς
τα βάζανε με τους θεούς
και χτίζανε τα κάστρα
γιά να πατήσουν τ΄άστρα.
Φέρνουν λιθάρια ριζιμιά
και ξεχερσώνουν τα βουνά
μέτρα και πάλι μέτρα
τους τέλειωσεν η πέτρα.

Βάζουν βουνό σ΄άλλο βουνό
σκαλίτσες γιά τον ουρανό
μα κι οι θεοί θυμώνουν
τα χέρια τους απλώνουν

Να μην τους φτάνουν τα ψωμιά
και ναν΄όπως το γράφω
όπου καθένας θα πεινά
εκεί να βρίσκει τάφο
όπου καθένας θα πεινά
εκεί να βρίσκει τάφο.

Οι έλληνες έναν καιρό
ψωμί δεν είχαν και νερό
γι΄αυτό σε κάθε βήμα
σκάβανε κι ένα μνήμα.

Βάζαν κανάτι πήλινο
και σταυρουδάκι ξύλινο
λαδάκι και λυχνάρι
να φέγγει το Γενάρη.

Μπαίνανε μέσα νηστικοί
και περιμέναν μοναχοί
την ώρα του θανάτου
να κατεβούνε κάτου.

Μα είχανε καλού-κακού
μαζί τους το κανάτι
μήπως ιδρώσουν και διψούν
ο χάροντας και τ΄άτι.
Μήπως ιδρώσουν και διψούν
ο χάροντας και τ΄άτι.

envoyé par Gian Piero Testa - 29/1/2012 - 13:27



Langue: italien

Versione italiana di Gian Piero Testa
UNA VOLTA I GRECI

I Greci in certi tempi
ce l'avevano con gli dei
e costruivano fortezze
per calpestare le stelle.
Trascinavano massi abbarbicati
e civilizzavano i monti
misura e rimisura
gli finirono le pietre.
Pongono un monte sopra l'altro
gradini verso il cielo
e gli dei si sdegnano
e protendono le mani

Che non gli basti il pane
e sia come la scrivo
là dove ciascuno avrà fame
trovi lì una tomba
là dove ciascuno avrà fame
trovi lì una tomba.

Un tempo i Greci
non avevano né pane né acqua
per questo ad ogni passo
scavavano un sepolcro.

Ci mettevano una brocca d'argilla
e una crocetta di legno
un po' d'olio e una lucerna
che desse luce a Gennaio.

Ci entravano digiuni
e aspettavano in solitudine
l'ora della morte
per scender giù.

Ma bene o male avevano
con sé la brocca
nel caso fossero sudati e assetati
Caronte e il suo cavallo.
nel caso fossero sudati e assetati
Caronte e il suo cavallo.

envoyé par Gian Piero Testa - 29/1/2012 - 13:31




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