Le bombe portano messaggi. Spesso sono nascosti, velati, non dichiarati.
A volte non vengono neppure compresi.
Il messaggio delle bombe scoppiate in Italia dal 1969 a oggi è qualcosa di più di una prova. Ora non servono analisi. Basta solo voler capire.
Dodici dicembre 1969, mancano tredici giorni a Natale.
È quasi sera ma Milano è illuminata a giorno.
I grandi magazzini sono sfavillanti. Le compere e gli acquisti.
Le luminarie addobbano il centro.
Migliaia di persone stipate in pochi metri tra corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo e piazza San Babila vanno su e giù, osservano le vetrine.
Ci sono gli zampognari e i venditori di caldarroste.
Ai bar del Barba e Haiti servono espressi in continuazione, cinquanta lire a tazza.
La gente transita nei pressi del Teatro alla Scala.
Quella sera rappresentano Il barbiere di Siviglia.
C’è ressa davanti al Rivoli per Un uomo da marciapiede e all’Excelsior per Nell’anno del Signore.
Il freddo entra nelle ossa.
Tutti noi italiani ci sentiamo felici, immortali, allegri, innocenti.
A un tratto un forte e dirompente boato rompe quella strana ubriacatura invernale. Giunge dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana.
Diciassette morti, ottantotto feriti.
Alle 16.37 siamo già vecchi.
Trenta giugno 2001, Corte d’Assise di Milano. Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni condannati all’ergastolo. Tre anni a Stefano Tringali, militante di Ordine nuovo, per favoreggiamento nei confronti di Zorzi. Non luogo a procedere per
Carlo Digilio.
Dodici marzo 2004.
La Corte d’Assise di Appello di Milano assolve Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi per insufficienza di prove, Giancarlo Rognoni per non aver commesso il fatto, e riduce da tre anni a uno la pena per Stefano Tringali con la sospensione condizionale e la non menzione della condanna.
Tre maggio 2005, il processo si chiude in Cassazione con la conferma delle assoluzioni degli imputati e l’obbligo, da parte dei parenti delle vittime, del pagamento delle spese processuali.
I giudici compiono un vero capolavoro.
Ma resta una verità storica anche dalle sentenze di assoluzione.
Le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, ritenuti anche dalla Corte di Cassazione tra gli esecutori della strage di piazza Fontana, anche se non più giudicabili dopo l’assoluzione definitiva nel gennaio del 1987.
A volte non vengono neppure compresi.
Il messaggio delle bombe scoppiate in Italia dal 1969 a oggi è qualcosa di più di una prova. Ora non servono analisi. Basta solo voler capire.
Dodici dicembre 1969, mancano tredici giorni a Natale.
È quasi sera ma Milano è illuminata a giorno.
I grandi magazzini sono sfavillanti. Le compere e gli acquisti.
Le luminarie addobbano il centro.
Migliaia di persone stipate in pochi metri tra corso Vittorio Emanuele, piazza Duomo e piazza San Babila vanno su e giù, osservano le vetrine.
Ci sono gli zampognari e i venditori di caldarroste.
Ai bar del Barba e Haiti servono espressi in continuazione, cinquanta lire a tazza.
La gente transita nei pressi del Teatro alla Scala.
Quella sera rappresentano Il barbiere di Siviglia.
C’è ressa davanti al Rivoli per Un uomo da marciapiede e all’Excelsior per Nell’anno del Signore.
Il freddo entra nelle ossa.
Tutti noi italiani ci sentiamo felici, immortali, allegri, innocenti.
A un tratto un forte e dirompente boato rompe quella strana ubriacatura invernale. Giunge dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana.
Diciassette morti, ottantotto feriti.
Alle 16.37 siamo già vecchi.
Trenta giugno 2001, Corte d’Assise di Milano. Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni condannati all’ergastolo. Tre anni a Stefano Tringali, militante di Ordine nuovo, per favoreggiamento nei confronti di Zorzi. Non luogo a procedere per
Carlo Digilio.
Dodici marzo 2004.
La Corte d’Assise di Appello di Milano assolve Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi per insufficienza di prove, Giancarlo Rognoni per non aver commesso il fatto, e riduce da tre anni a uno la pena per Stefano Tringali con la sospensione condizionale e la non menzione della condanna.
Tre maggio 2005, il processo si chiude in Cassazione con la conferma delle assoluzioni degli imputati e l’obbligo, da parte dei parenti delle vittime, del pagamento delle spese processuali.
I giudici compiono un vero capolavoro.
Ma resta una verità storica anche dalle sentenze di assoluzione.
Le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, ritenuti anche dalla Corte di Cassazione tra gli esecutori della strage di piazza Fontana, anche se non più giudicabili dopo l’assoluzione definitiva nel gennaio del 1987.
envoyé par DoNQuijote82 - 23/1/2012 - 23:13
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Dallo spettacolo “Il paese della vergogna” realizzato con i Gang