Battan l'otto, ma saranno le nove
i miei figlioli ma son digiuni ancora
ma viva i' coraggio e chi lo sa portare
infame società dacci mangiare...
Questo canto è nato
nella valle dell'Arno,
una delle tante terre innamorate
del mondo,
terra di minatori,
terra di compagni.
Quando questa canzone nacque,
sul far del Novecento,
le catene di Bava Beccaris
arrivarono anche laggiù,
a Figline, a Cavriglia, a San Giovanni,
a romper leghe, a chiudere
mutue società di soccorso operaio,
a lasciare famiglie senza pane,
donne senza uomo,
uomini senza libertà.
Dopo… dopo arrivarono i precetti
per la Libia e dopo,
dopo quelli per il Carso.
Salirono lungo i vigneti,
scesero nelle miniere,
scalarono monti d'olivo,
raggiunsero le case sperdute che solo allora l'Italia ricordava.
Vennero anch'essi a lasciare
famiglie senza pane,
donne senza uomo,
uomini senza vita.
Dopo un po' tornò il tempo della rossa
bella bandiera rossa d'ogni tempo,
alta sul palo più alto della miniera.
Fugace come la gioia,
fugace come la vita,
morì presto, durò solo un istante
un giorno, un mese, un anno
di rivolta d'amore.
Dopo, dopo venne l'inverno,
il duro, lungo inverno del nostro scontento,
l'ora del lupo, quando i bimbi tremano
e piangono le donne se improvvisa
bussa la porta: fuggi compagno, fuggi,
la notte è nera e fuori fischia il vento...
i miei figlioli ma son digiuni ancora
ma viva i' coraggio e chi lo sa portare
infame società dacci mangiare...
Questo canto è nato
nella valle dell'Arno,
una delle tante terre innamorate
del mondo,
terra di minatori,
terra di compagni.
Quando questa canzone nacque,
sul far del Novecento,
le catene di Bava Beccaris
arrivarono anche laggiù,
a Figline, a Cavriglia, a San Giovanni,
a romper leghe, a chiudere
mutue società di soccorso operaio,
a lasciare famiglie senza pane,
donne senza uomo,
uomini senza libertà.
Dopo… dopo arrivarono i precetti
per la Libia e dopo,
dopo quelli per il Carso.
Salirono lungo i vigneti,
scesero nelle miniere,
scalarono monti d'olivo,
raggiunsero le case sperdute che solo allora l'Italia ricordava.
Vennero anch'essi a lasciare
famiglie senza pane,
donne senza uomo,
uomini senza vita.
Dopo un po' tornò il tempo della rossa
bella bandiera rossa d'ogni tempo,
alta sul palo più alto della miniera.
Fugace come la gioia,
fugace come la vita,
morì presto, durò solo un istante
un giorno, un mese, un anno
di rivolta d'amore.
Dopo, dopo venne l'inverno,
il duro, lungo inverno del nostro scontento,
l'ora del lupo, quando i bimbi tremano
e piangono le donne se improvvisa
bussa la porta: fuggi compagno, fuggi,
la notte è nera e fuori fischia il vento...
envoyé par Riccardo Venturi - 22/5/2006 - 23:39
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Aprile 2001 . IL CANZONIERE DEL VALDARNO, TERRA INNAMORATA
Registrato nel 1978, a Bologna negli studi dell'Harpo's Bazaar, questo disco fu il settimo vinile pubblicato dall'allora (quasi) neo-nata Materiali Sonori. Un disco all'epoca importante, più volte segnalato come uno degli ultimi rilevanti lavori di una stagione in cui si coniugavano bene musica e impegno civile, canzoni e politica. Come si potrebbe definire oggi? Canzone d'autore, neo-folk, forse world music. Chissà. Un'opera comunque giovanile, con qualche ingenuità, che però era rimasta nel cuore di tanti appassionati. Un disco ormai introvabile. Noi però, un po' per pudore e un po' per le differenti strade creative successivamente intraprese, non lo avevamo mai ristampato su digitale. Forse ritenendolo inattuale...
E' stata la caparbietà di Enzo Brogi, mitico sindaco di Cavriglia (uno che ad ogni elezione prendeva il 78 per cento, e provate a indovinare che colore avevano i suoi voti...), e l'adesione dell'Arca Toscana e della CGIL del Valdarno, che hanno spinto la Materiali Sonori a passare all'azione: nuovamente masterizzato, con qualche taglio in qua e in là (ma con un inedito breve frammento di "Battan L'Otto", l'antico canto anarchico raccolto a San Giovanni da Caterina Bueno), con il testo integrale pubblicato nel libretto (insieme ad una ricca ricerca iconografica). La nostra musica (di Arlo Bigazzi, Simone Biondi, Luciano Morini, mia) e i versi di Stefano Beccastrini sono tornati a vivere. Incredibile: Gasparri è ministro della Repubblica (nata dalla Resistenza, come si diceva una volta…) e le storie di Gino e Galliano o di Nikolaj Bujanov sono in un compact disc. Chi l'avrebbe mai detto. "Terra Innamorata" sono nove canzoni (di cui tre strumentali) che raccontano la storia della gente di Cavriglia, un paese fra il Valdarno e il Chianti, terra di miniere, di lotte, di speranze e d'amore. Dal 1921, quando il fascismo va al potere, fino alla Liberazione. Una delle tante terre innamorate del mondo...
Da Sonora
I versi iniziali sono da Battan l'otto, canto di galera registrato in Valdarno e diffuso da Caterina Bueno.
Grazie a Adriana per aver reperito il sito "Memoria" della Provincia di Arezzo da cui sono tratti tutti i testi di "Terra Innamorata" e da cui è possibile scaricare tutti gli mp3.
Terra Innamorata. 1: Un'introduzione
Terra Innamorata. 2: La canzone di Gino e Galliano
Terra Innamorata. 3: I sette gatti
Terra Innamorata. 4: Vent'anni
Terra Innamorata. 5: Canto dei minatori
Terra Innamorata. 6: La canzone di Nicola
Terra Innamorata. 7: In piazza Quattro Novembre
Terra Innamorata. 8: Elegia del mondo umano
Terra Innamorata. 9: Trent'anni dopo