Devant de ma fenèstra
i a un auselon
Tota la nuèch chanta,
Chanta sa chançon
Se chanta, que chante
Chanta pas per ieu
Chanta per ma mia
Qu'es al luènh de ieu
Aquelas montanhas
Que tan autas son
M'empachan de veire
Mes amors ont son
Autas, ben son autas,
Mas s'abaissarèn
E mas amoretas
Vers ieu tornarèn
Baissatz-vos montanhas,
Planas levatz-vos
Perquè pòsque veire
Mes amors ont son
i a un auselon
Tota la nuèch chanta,
Chanta sa chançon
Se chanta, que chante
Chanta pas per ieu
Chanta per ma mia
Qu'es al luènh de ieu
Aquelas montanhas
Que tan autas son
M'empachan de veire
Mes amors ont son
Autas, ben son autas,
Mas s'abaissarèn
E mas amoretas
Vers ieu tornarèn
Baissatz-vos montanhas,
Planas levatz-vos
Perquè pòsque veire
Mes amors ont son
inviata da DonQuijote82 - 8/1/2012 - 11:56
Lingua: Italiano
Versione italiana da wikipedia
SE CANTA
Davanti alla mia finestra
C'è un uccello
Tutta la notte canta,
Canta la sua canzone
Se canta, che canti
Non canta per me
Canta per la mia amica
Che è lontana da me
Quelle montagne
Che tanto alte sono
Mi impediscono di vedere
Dove sono i miei amori
Alte, ben son alte,
Ma si abbasseranno
E i miei amori
Verso me torneranno
Abbassatevi montagne,
Alzatevi pianure
Affinché io possa vedere
Dove sono i miei amori
Davanti alla mia finestra
C'è un uccello
Tutta la notte canta,
Canta la sua canzone
Se canta, che canti
Non canta per me
Canta per la mia amica
Che è lontana da me
Quelle montagne
Che tanto alte sono
Mi impediscono di vedere
Dove sono i miei amori
Alte, ben son alte,
Ma si abbasseranno
E i miei amori
Verso me torneranno
Abbassatevi montagne,
Alzatevi pianure
Affinché io possa vedere
Dove sono i miei amori
inviata da DonQuijote82 - 8/1/2012 - 11:56
Lingua: Occitano
Versione cantata dai Lou Dalfin.
The song as sung by Lou Dalfin.
La chanson comme elle est chantée par Lou Dalfin.
The song as sung by Lou Dalfin.
La chanson comme elle est chantée par Lou Dalfin.
E' una versione standard del canto in "grafia mistraliana" (presente così anche sul sito del vecchio amico Maurizio Pistone). A tale riguardo ricordo che l'occitano moderno può essere scritto in due grafie distinte: una "tradizionale" o "etimologica", basata in gran parte sull'ortografia del provenzale classico ma corrispondente abbastanza male alla realtà fonetica attuale; e l'altra detta "mistraliana", dal grande poeta Mistral che ne fu inventore e fautore, che corrisponde assai meglio alla pronuncia attuale. La prima ha senz'altro il vantaggio di "riannodare i fili" col passato; la seconda ha quello di facilitare la lettura. E' una questione tuttora importante nell'occitano di oggi, che comunque predilige oramai decisamente la grafia tradizionale etimologica (anche nei cartelli stradali, ad esempio). Come fare per riconoscere le due grafie? Il sistema più sicuro è vedere com'è trattata la vocale "a" finale (ad es. nei sostantivi femminili o nella III persona singolare dei verbi della I coniugazione). Se "a" viene mantenuta ("se chantA") è l'ortografia tradizionale; se invece viene resa con "o" ("se chantO") è quella mistraliana. Ad ogni modo, si pronuncia sempre "o". [RV]
SE CHANTO
Devant de ma fenestro
ia un auzeloun
touto la nuech chanto
chanto sa chansoun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
Aquellos mountanhos
que tan autos soun
m’empachoun de veire
mes amours ount soun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
Baissà-vous mountanhos,
planos levà-vous,
perque posque veire
mes amours ount soun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
Devant de ma fenestro
ia un auzeloun
touto la nuech chanto
chanto sa chansoun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
Aquellos mountanhos
que tan autos soun
m’empachoun de veire
mes amours ount soun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
Baissà-vous mountanhos,
planos levà-vous,
perque posque veire
mes amours ount soun
Se chanto que chante
chanto pa per ieu
chanto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
inviata da DoNQuijote82 - 9/1/2012 - 19:19
La "versione bilingue" di Véronique Chalot
Véronique Chalot's "bilingual version"
La "version bilingue" de Véronique Chalot
La "versione bilingue" cantata da Véronique Chalot in "Chansons de Provence" (1991, ried. 1995). In essa sono cantati solo i due ritornelli per due volte, in occitano e in francese.
Véronique Chalot's "bilingual version"
La "version bilingue" de Véronique Chalot
La "versione bilingue" cantata da Véronique Chalot in "Chansons de Provence" (1991, ried. 1995). In essa sono cantati solo i due ritornelli per due volte, in occitano e in francese.
Que canto que canto
canto pas per ieu
canto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
S'il chante, qu'il chante
Chante pas pour moi
Chante pour ma mie
Qui est loin de moi.
canto pas per ieu
canto per ma mio
qu’es da luenh de ieu
S'il chante, qu'il chante
Chante pas pour moi
Chante pour ma mie
Qui est loin de moi.
inviata da DonQuijote82 - 10/1/2012 - 15:51
L'edizione inglese di Wikipedia riporta una pletora di versioni regionali occitane della canzone, delle quali è necessario tenere conto. Rimandiamo alla pagina relativa per la loro consultazione (per ogni versione è presente una traduzione inglese).
The English Wikipedia includes plenty of Occitan regional versions and variants of this song, all worth knowing and reading. We invite you to go to the relevant page for consultation (an English translation is provided for each version).
L' édition en anglais de Wikipédia contient de nombreuses versions et variantes de cette chanson, qu'il faudrait prendre en considération. Nous vous renvoyons à la page en question pour leur consultation (chaque version ou variante est accompagnée d'une traduction anglaise).
The English Wikipedia includes plenty of Occitan regional versions and variants of this song, all worth knowing and reading. We invite you to go to the relevant page for consultation (an English translation is provided for each version).
L' édition en anglais de Wikipédia contient de nombreuses versions et variantes de cette chanson, qu'il faudrait prendre en considération. Nous vous renvoyons à la page en question pour leur consultation (chaque version ou variante est accompagnée d'une traduction anglaise).
DQ82 + CCG/AWS Staff - 8/1/2012 - 11:58
Il "Se chanto", vi apparirà strano, è considerato l'inno della popolazione occitana che vive in Piemonte sul territorio delle Valli Po-Bronda e Infernotto, Varaita, Maira, Grana, Stura, Gesso-Vermenagna-Pesio, Monregalesi, Tanaro-Mongia-Cevetta in provincia di Cuneo e, nel torinese, in Val Pellice, Valli Chisone e Germanasca, Alta Valle Susa. (L'Occitania è più di una minoranza: è il collante fra la gente di queste vallate del Piemonte, il cosidetto "Midi" francese e la Val d'Aran in Catalogna).
Abituati da sempre ai canti guerrieri quali inni alla "grande nazione" e al suo popolo "eroico", ci appare forse singolare che quello degli occitani sia un canto d'amore, di un poeta per l'amata. La nostalgia di un desiderio, un affetto perduto probabilmente per sempre.
E la presenza immanente della natura dei luoghi, di quelle loro montagne tanto alte, limite invalicabile, odiate dal troppo amore, matrigne. Ed è proprio un bene "naturale" e, al contempo, culturale che vorrei segnalarvi: la loro lingua.
Una nuova coscienza, un'inedita fierezza stanno scuotendo le valli occitane in questi mesi, attraverso nuovi progetti di dimensione europea, nel campo della valorizzazione della lingua, considerata come il più grande patrimonio che un popolo può avere.
L'occitano, il primo modello di lingua volgare "universale" la lingua dei trovatori, della musica, degli antichi canti dei poeti.
Un "gioiello" culturale di cui il Piemonte va fiero!
Centri studi, musei della lingua, corsi per studenti, tutto ciò sta maturando rapidamente, soprattutto nelle vallate del cuneese, innescando nuove politiche di attenzione nei confronti dei beni artistici (il recupero delle antiche pievi, delle abbazie, dei cicli dagli affreschi di Pietro di Saluzzo o Hans Clemer etc...).
Non so più come dirlo: la difesa dei beni culturali ed artistici passa solo attraverso la difesa dell'identità, della memoria collettiva.
Una popolazione locale, consapevole dell'importanza per l'umanità e per sè stessa dei propri beni, difenderà strenuamente quel patrimonio, a vantaggio di tutti: non permetterà più il degrado, l'inquinamento, la speculazione, il consumo incosciente del territorio.
La lingua d'oc, la sua valorizzazione, il suo valore simbolico rappresenterà presto, vedrete, una svolta esemplare, una più ragionata scelta nel campo delle politiche territoriali in Piemonte.
Quel che appare incredibile è che lo stiano facendo gli occitani, gli individualisti per eccellenza, il popolo della poesia. Mi spiego: quando noi affrontiamo un iter decisionale, una operazione politica, un obiettivo di consenso sociale, siamo abituati a pensarli come atti collettivi.
Gli occitani, no. Qualunque processo sociale viene pensato istintivamente come un fatto individuale, appartenente alla sfera privata di ognuno.
Solo successivamente esso viene "aggregato", spesso misteriosamente, alla sfera collettiva. Come una creazione poetica.
La spiritualità prevale facilmente sulla ricerca, ad esempio, del benessere materiale.
Individualisti? Asociali? Non è così. Giacchè tutti "pensano" così, il corpus sociale si fonda sull'affinità del comun sentire, sottile, impalpabile che, come un filo invisibile, lega e forma una collettività, ombrosa e pacifica nello stesso tempo.
La nuova stagione occitana è disordinata, spesso caotica. Meno male. La memoria, come ha scritto Marguerite Yourcenar, non è un archivio a cui attingere per estrarre dati raccolti in buon ordine.
Al contrario, è viva e cambia: "avvicina i pezzi di legno spenti per farne scaturire di nuovo la fiamma".
http://www.occitania.it/ousitanio/old/...
Abituati da sempre ai canti guerrieri quali inni alla "grande nazione" e al suo popolo "eroico", ci appare forse singolare che quello degli occitani sia un canto d'amore, di un poeta per l'amata. La nostalgia di un desiderio, un affetto perduto probabilmente per sempre.
E la presenza immanente della natura dei luoghi, di quelle loro montagne tanto alte, limite invalicabile, odiate dal troppo amore, matrigne. Ed è proprio un bene "naturale" e, al contempo, culturale che vorrei segnalarvi: la loro lingua.
Una nuova coscienza, un'inedita fierezza stanno scuotendo le valli occitane in questi mesi, attraverso nuovi progetti di dimensione europea, nel campo della valorizzazione della lingua, considerata come il più grande patrimonio che un popolo può avere.
L'occitano, il primo modello di lingua volgare "universale" la lingua dei trovatori, della musica, degli antichi canti dei poeti.
Un "gioiello" culturale di cui il Piemonte va fiero!
Centri studi, musei della lingua, corsi per studenti, tutto ciò sta maturando rapidamente, soprattutto nelle vallate del cuneese, innescando nuove politiche di attenzione nei confronti dei beni artistici (il recupero delle antiche pievi, delle abbazie, dei cicli dagli affreschi di Pietro di Saluzzo o Hans Clemer etc...).
Non so più come dirlo: la difesa dei beni culturali ed artistici passa solo attraverso la difesa dell'identità, della memoria collettiva.
Una popolazione locale, consapevole dell'importanza per l'umanità e per sè stessa dei propri beni, difenderà strenuamente quel patrimonio, a vantaggio di tutti: non permetterà più il degrado, l'inquinamento, la speculazione, il consumo incosciente del territorio.
La lingua d'oc, la sua valorizzazione, il suo valore simbolico rappresenterà presto, vedrete, una svolta esemplare, una più ragionata scelta nel campo delle politiche territoriali in Piemonte.
Quel che appare incredibile è che lo stiano facendo gli occitani, gli individualisti per eccellenza, il popolo della poesia. Mi spiego: quando noi affrontiamo un iter decisionale, una operazione politica, un obiettivo di consenso sociale, siamo abituati a pensarli come atti collettivi.
Gli occitani, no. Qualunque processo sociale viene pensato istintivamente come un fatto individuale, appartenente alla sfera privata di ognuno.
Solo successivamente esso viene "aggregato", spesso misteriosamente, alla sfera collettiva. Come una creazione poetica.
La spiritualità prevale facilmente sulla ricerca, ad esempio, del benessere materiale.
Individualisti? Asociali? Non è così. Giacchè tutti "pensano" così, il corpus sociale si fonda sull'affinità del comun sentire, sottile, impalpabile che, come un filo invisibile, lega e forma una collettività, ombrosa e pacifica nello stesso tempo.
La nuova stagione occitana è disordinata, spesso caotica. Meno male. La memoria, come ha scritto Marguerite Yourcenar, non è un archivio a cui attingere per estrarre dati raccolti in buon ordine.
Al contrario, è viva e cambia: "avvicina i pezzi di legno spenti per farne scaturire di nuovo la fiamma".
http://www.occitania.it/ousitanio/old/...
DonQuijote82 - 9/1/2012 - 19:20
Come i trovatori d'antan per le loro donne viste solo in ritratto, sono sempre stato innamorato di questa canzone, ascoltata forse una volta chissà quanti anni fa - credo grazie alla Sacca del Diavolo di Radio Popolare - e non più uscitami dalla testa. Sto vivendo un'emozione fortissima, ascoltandola. Era come un amore di terra lontana, e adesso lo incontro. Grazie e grazie, don Quijote82: è incredibile quello che sto provando. E questa lingua...,che per me ha un fascino che neppure il greco. Peccato che non l'abbia coltivata, e non so se ne avrò ancora il tempo.
Gian Piero Testa - 10/1/2012 - 00:40
L'analisi di Tibaldo Pianta La Vigna, lo stesso dell'analisi de Lo boièr. Traduzione da BalliFolk:
Questa canzone d'amore è originaria di Béarn (Guascogna).
Una leggenda vuole che l'autore sia Gaston III, Conte di Foix e visconte di Béarn dal 1343, detto Gaston Febus (30/04/1331 - 01/08/1391).
Il soprannome di Febo (sole) gli fu dato per i suoi capelli biondi e per il suo desiderio di potere.
Era un uomo di stato potente ed indipendente. Era anche un uomo molto colto, un mecenate circondato da una brillante corte, appassionato di caccia e... di donne.
Si dice che è sicuramente per farsi scusare le sue numerose infedeltà che scrisse questo canto destinato alla sua sposa Agnese di Navarra quando lei si ritirò presso la sua famiglia in Spagna. Dunque dall'altro lato dei Pirenei, delle montagne.
Di sicuro il canto è anteriore al quindicesimo secolo. Difatti un universitario di Tübingen ha scoperto recentemente ad Erfurt, in una raccolta di carte degli anni 1370-1420, una versione in lingua sveva (tedesco).
Il suo insediamento in Provenza è "molto recente" (fine diciannovesimo secolo).
Nei paesi occitani all'ovest del Rodano (Linguadoc toulousain, Gascogne-Béarn), questa canzone è considerata come un vero inno di identità nazionale. È stato ufficializzata anche nella Valle di Aran, terra pirenaica dove si parla un dialetto Occitano, ma che è spagnola e dipende dalla Generalitat della Catalogna.
Questa canzone ha attraversato le frontiere e la si ritrova in numerosi paesi. Tradotta in parecchie lingue, con nuove varianti della melodia probabilmente dovute alla deformazione inevitabile causata dalla trasmissione orale...
Una leggenda vuole che l'autore sia Gaston III, Conte di Foix e visconte di Béarn dal 1343, detto Gaston Febus (30/04/1331 - 01/08/1391).
Il soprannome di Febo (sole) gli fu dato per i suoi capelli biondi e per il suo desiderio di potere.
Era un uomo di stato potente ed indipendente. Era anche un uomo molto colto, un mecenate circondato da una brillante corte, appassionato di caccia e... di donne.
Si dice che è sicuramente per farsi scusare le sue numerose infedeltà che scrisse questo canto destinato alla sua sposa Agnese di Navarra quando lei si ritirò presso la sua famiglia in Spagna. Dunque dall'altro lato dei Pirenei, delle montagne.
Di sicuro il canto è anteriore al quindicesimo secolo. Difatti un universitario di Tübingen ha scoperto recentemente ad Erfurt, in una raccolta di carte degli anni 1370-1420, una versione in lingua sveva (tedesco).
Il suo insediamento in Provenza è "molto recente" (fine diciannovesimo secolo).
Nei paesi occitani all'ovest del Rodano (Linguadoc toulousain, Gascogne-Béarn), questa canzone è considerata come un vero inno di identità nazionale. È stato ufficializzata anche nella Valle di Aran, terra pirenaica dove si parla un dialetto Occitano, ma che è spagnola e dipende dalla Generalitat della Catalogna.
Questa canzone ha attraversato le frontiere e la si ritrova in numerosi paesi. Tradotta in parecchie lingue, con nuove varianti della melodia probabilmente dovute alla deformazione inevitabile causata dalla trasmissione orale...
Bartleby - 10/1/2012 - 10:35
Prima di metter mano a questa pagina come è dovuto, mi sia permesso un po' di essere fiero (di voi): ora veramente sapete camminare con le vostre zampe, peccato solo che non vogliate diventare amministratori! "Tibaldo Pianta la Vigna" poi è stupendo :-PP Un'altra cosa: trovate da qualche parte (credo che ci sia) anche la versione cantata da Véronique Chalot: so di essere fissato con quella ragazza, ma ha una voce troppo bella per non esserlo. Per il resto...complimenti e basta, anche perché non sapevo affatto che pure "Se chanto" era...catara. A questo punto il percorso è d'obbligo.
Riccardo Venturi - 10/1/2012 - 11:18
Per DQ82: Aspetta a mettere le numerose altre versioni, magari sarà necessario farne una scelta come ho fatto io con Lo boièr. Pagine del genere devono essere sí "corpose" ma non troppo pesanti, è un'esigenza generale.
Riccardo Venturi - 10/1/2012 - 11:24
Ora che la pagina è stata un po' "rimessa", vorrei dire due parole su questa canzone.
Se mi è permessa un'ipotesi basata un po' sulla conoscenza di certe cose e dei meccanismi sia della genuina tradizione popolare, sia della cosiddetta "creazione della tradizione", questa canzone li rappresenta entrambi.
Non c'è alcun dubbio che si tratti di una canzone autenticamente popolare e parecchio antica; ma l'unica canzone per la quale esistono testimonianze dirette e coeve della sua diffusione presso i Catari e del suo "uso" come canzone cifrata, è Lo boièr. Non perché lo ha deciso Riccardo Venturi, ma perché c'è una documentazione ben precisa al riguardo.
Tale uso documentato, a mio parere, deve avere "trascinato" nel discorso della cifratura anche "Se chanta". A prescindere dal valore che poi ha assunto per tutta l'Occitania (è senz'altro anch'essa una "canzone identitaria"), in questo caso voler farle assumere un valore simbolico mi sembra una forzatura. Del resto, anche nel caso del Boièr si tratta con tutta probabilità di una canzone popolare preesistente che poi è stata usata con valore simbolico. Ma per questo, lo ripeto, esistono testimonianze ben precise (ad esempio, contadini che ancora nel XVI e XVII secolo la chiamavano, interrogati su che cosa fosse, "La chançò dels Càtars").
Ovviamente, non è minimamente un appunto a chi ha inserito la canzone: chi l'ha fatto ha semplicemente tenuto conto di un'ipotesi. Ancor più ovviamente, come per tutte le canzoni popolari risalire a tradizioni e usi lontanissimi nel tempo è praticamente impossibile in mancanza di fonti e testimonianze precise.
Questo a mia conoscenza; poi, chiaramente, potrei essere smentito e invito tutti i "partecipanti" a questa pagina a rendere conto di eventuali testimonianze storiche relative all'uso cifrato di questa canzone da parte dei Catari; oppure anche alla sua percezione posteriore come canzone cifrata.
Ammetto di ragionare in gran parte "a naso", anche se è un naso che ha qualche decennio di allenamento. Però la "cifratura" di "Se chanto" non è un'ipotesi che mi convince granché. Del resto, questo è uno dei compiti di questo sito: tracciare la storia di una canzone. Per ora la butto qui, senza sminuire di un milligrammo il valore di questa pagina e la bravura (nonché la legittimità) di chi l'ha proposta e costruita.
Se mi è permessa un'ipotesi basata un po' sulla conoscenza di certe cose e dei meccanismi sia della genuina tradizione popolare, sia della cosiddetta "creazione della tradizione", questa canzone li rappresenta entrambi.
Non c'è alcun dubbio che si tratti di una canzone autenticamente popolare e parecchio antica; ma l'unica canzone per la quale esistono testimonianze dirette e coeve della sua diffusione presso i Catari e del suo "uso" come canzone cifrata, è Lo boièr. Non perché lo ha deciso Riccardo Venturi, ma perché c'è una documentazione ben precisa al riguardo.
Tale uso documentato, a mio parere, deve avere "trascinato" nel discorso della cifratura anche "Se chanta". A prescindere dal valore che poi ha assunto per tutta l'Occitania (è senz'altro anch'essa una "canzone identitaria"), in questo caso voler farle assumere un valore simbolico mi sembra una forzatura. Del resto, anche nel caso del Boièr si tratta con tutta probabilità di una canzone popolare preesistente che poi è stata usata con valore simbolico. Ma per questo, lo ripeto, esistono testimonianze ben precise (ad esempio, contadini che ancora nel XVI e XVII secolo la chiamavano, interrogati su che cosa fosse, "La chançò dels Càtars").
Ovviamente, non è minimamente un appunto a chi ha inserito la canzone: chi l'ha fatto ha semplicemente tenuto conto di un'ipotesi. Ancor più ovviamente, come per tutte le canzoni popolari risalire a tradizioni e usi lontanissimi nel tempo è praticamente impossibile in mancanza di fonti e testimonianze precise.
Questo a mia conoscenza; poi, chiaramente, potrei essere smentito e invito tutti i "partecipanti" a questa pagina a rendere conto di eventuali testimonianze storiche relative all'uso cifrato di questa canzone da parte dei Catari; oppure anche alla sua percezione posteriore come canzone cifrata.
Ammetto di ragionare in gran parte "a naso", anche se è un naso che ha qualche decennio di allenamento. Però la "cifratura" di "Se chanto" non è un'ipotesi che mi convince granché. Del resto, questo è uno dei compiti di questo sito: tracciare la storia di una canzone. Per ora la butto qui, senza sminuire di un milligrammo il valore di questa pagina e la bravura (nonché la legittimità) di chi l'ha proposta e costruita.
Riccardo Venturi - 10/1/2012 - 20:27
Credo che tu abbia ragione, Riccardo, anche il preciso Tibaldo Piantalavigna nella sua analisi non fa nessun riferimento ai catari o a simbolismi particolari e si limita a dire che, se proprio non fu composta da Gaston III de Foix-Béarn (nel secolo successivo allo sterminio degli albigesi), sarebbe anteriore al XV secolo e probabilmente originaria della Svevia e composta in un dialetto tedesco alemanno...
Però, anche se i catari non c'entrano, perchè non mettere come prima la versione più antica a noi nota, quella del 1349 attribuita a Gaston III dit Fébus?
SE CANTO
Al foun de la prado
Ay un auselou
Touto la ney canto,
Canto sa cansou
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Aqeros mountagnos
Que tan hautes soun,
M'empéchoun de beyre
Mas amours oun soun.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Bassasbous, mountagnos
Planos, aoussasbous
Per que posqui beyre
Mas amour oun soun.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Aqeros mountagnos
Tan s'abacheran,
Et mas amourettos
Se rapproucharan.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Però, anche se i catari non c'entrano, perchè non mettere come prima la versione più antica a noi nota, quella del 1349 attribuita a Gaston III dit Fébus?
SE CANTO
Al foun de la prado
Ay un auselou
Touto la ney canto,
Canto sa cansou
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Aqeros mountagnos
Que tan hautes soun,
M'empéchoun de beyre
Mas amours oun soun.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Bassasbous, mountagnos
Planos, aoussasbous
Per que posqui beyre
Mas amour oun soun.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Aqeros mountagnos
Tan s'abacheran,
Et mas amourettos
Se rapproucharan.
Se canto que canto,
Canto pas per you,
Canto per ma mio
Qu'ès alen de you.
Bartleby - 10/1/2012 - 22:32
Lì accanto, il paesino di Montségur è una meta turistica, in mezzo alle montagne; e ovunque si trova la puntuta croce occitana, rossa e gialla: perché l' Occitania, il paese d' Oc, è una nazione culturale che passa dal Piemonte alla Spagna, e Se chanto, l' inno occitano che traversa i tre paesi, è secondo alcuni il vero canto càtaro, pieno di riferimenti esoterici.
Articolo di "Repubblica"
Dal sito del comune di Condove
Articolo di "Repubblica"
Dal sito del comune di Condove
DonQuijote82 - 11/1/2012 - 09:56
Lingua: Basco
Versione basca da Wikipedia
Se canta (euskaraz: Kantatzen badu) edo Aquelas montanhas (Mendiok) edo La font de Nimes (Nimesko iturria) Okzitaniakoherri kanta bat da. Gaston Fèbus egile duela uste da. Okzitaniako ereserkitzat hartzen da.
Se canta (euskaraz: Kantatzen badu) edo Aquelas montanhas (Mendiok) edo La font de Nimes (Nimesko iturria) Okzitaniakoherri kanta bat da. Gaston Fèbus egile duela uste da. Okzitaniako ereserkitzat hartzen da.
Ene leihopean
Txoriño bat bada
Gau osoan kantari
Kantatzen bere kanta.
Kantatzen badu kanta dezala
Ez du enetako kantatzen
Nigandik urrun den
Maitearendako du kantatzen.
Mendi haiek
Hain altuak izanik
Ene maiteak non diren
Ezin bada ikusi.
Mendi haiek
Laster dira beheratuko
Eta ene maiteñoak
Dira hurbilduko.
Beheratu zaitezte, mendiak,
Ordokiak, altxa zaitezte
Ene maiteak non diren
Ikus dezadan.
Larrearen barruan
Makal hustu bat bada
Kukuak han kantatzen du
Agian egin du habia.
Txoriño bat bada
Gau osoan kantari
Kantatzen bere kanta.
Kantatzen badu kanta dezala
Ez du enetako kantatzen
Nigandik urrun den
Maitearendako du kantatzen.
Mendi haiek
Hain altuak izanik
Ene maiteak non diren
Ezin bada ikusi.
Mendi haiek
Laster dira beheratuko
Eta ene maiteñoak
Dira hurbilduko.
Beheratu zaitezte, mendiak,
Ordokiak, altxa zaitezte
Ene maiteak non diren
Ikus dezadan.
Larrearen barruan
Makal hustu bat bada
Kukuak han kantatzen du
Agian egin du habia.
inviata da dq82 - 25/12/2014 - 19:01
Lingua: Francese
Traduzione francese da wikipedia
Traduction en français
Sous ma fenêtre
Il y a un petit oiseau
Qui toute la nuit chante
Chante sa chanson
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Au-dessus de ma fenêtre
Il y a un amandier
Qui fait des fleurs blanches
Comme du papier
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces fleurs blanches
Feront des amandes
On s'en remplira les poches
Pour moi et pour vous
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
En bas, dans la plaine
Il y a un peuplier troué
Le coucou y chante
Peut-être y a-t-il niché ?
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces montagnes
Qui sont si hautes
M’empèchent de voir
Où sont mes amours
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Abaissez vous, montagnes
Plaines, haussez vous
Pour que je puisse voir
Où sont mes amours
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces montagnes
Se rabaisseront
Et mes amourettes
Se rapprocheront
Sous ma fenêtre
Il y a un petit oiseau
Qui toute la nuit chante
Chante sa chanson
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Au-dessus de ma fenêtre
Il y a un amandier
Qui fait des fleurs blanches
Comme du papier
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces fleurs blanches
Feront des amandes
On s'en remplira les poches
Pour moi et pour vous
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
En bas, dans la plaine
Il y a un peuplier troué
Le coucou y chante
Peut-être y a-t-il niché ?
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces montagnes
Qui sont si hautes
M’empèchent de voir
Où sont mes amours
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Abaissez vous, montagnes
Plaines, haussez vous
Pour que je puisse voir
Où sont mes amours
S’il chante, qu’il chante,
Il ne chante pas pour moi
Il chante pour ma mie
Qui est loin de moi
Ces montagnes
Se rabaisseront
Et mes amourettes
Se rapprocheront
inviata da Dq82 - 3/5/2020 - 18:15
Lingua: Italiano
SE CANTO
Davanti alla finestra d’un uccello s’ode il suon:
tutta la notte canta, canta questa sua canzon :
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
Ahimè le montagne che tanto alte son
M’ impediscon di vedere dove sono i miei amor……..
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
Abbassatevi montagne, e che si sollevi il pian
Che io possa ‘sì vedere i miei amori lontan….
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
Davanti alla finestra d’un uccello s’ode il suon:
tutta la notte canta, canta questa sua canzon :
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
Ahimè le montagne che tanto alte son
M’ impediscon di vedere dove sono i miei amor……..
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
Abbassatevi montagne, e che si sollevi il pian
Che io possa ‘sì vedere i miei amori lontan….
Se canto, che canto. Io non canto per me.
Canto per chi m’ è amico e lontano …. è.
inviata da Dq82 - 19/11/2020 - 13:11
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[Ca. 12th Century]
[Ca. 12ème siècle]
Canzone tradizionale occitana
Traditional folkson from Occitania
Chanson traditionnelle occitane
- Inno d'amore , serenata di nostalgia per la donna amata: l'amore da lontano dei trovatori che nel XII secolo percorsero le corti d'Europa cantando i valori di Jovent-Gioventù/ Jòi-Gioia di vivere/ Paratge-Lealtà/ Pretz-Valore/ Larguessa-Generosità; periodo in cui la lingua d'oc ha goduto del maggiore splendore, e che può essere comparata nell'estensione del suo uso presso tutte le corti europee, all'inglese di oggi.
- Canzone cifrata usata dai catari-albigesi per farsi coraggio e inviarsi messaggi per resistere alla grande conquista di Simone IV di Montfort, la famosa "crociata contro gli albigesi" e per raggiungere l'elevazione spirituale: Nella notte nera della repressione, l'usignolo, simbolo mistico per i catari, canta solo per chi lo può comprendere, per chi desidera elevarsi spiritualmente. Da ogni parte si frappongono ostacoli materiali,(quelle montagne che tanto alte sono) che impediscono la pratica della religione perseguitata, e ostacoli interiori, che rendono impervia la salita dell'anima verso il fin'amor e la purezza. - it:wikipedia