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Innu nou contra sos feudatàrios (a sa manera de Frantziscu Innàssiu Mannu)

Frantziscu Màsala / Francesco Masala
Language: Sardinian


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Cantone de sos bestidos de biancu
(Frantziscu Màsala / Francesco Masala)
Su patriottu Sardu a sos feudatarios [Procurad' e moderare]
(Francesco Ignazio Mannu)
Cantone pro sa morte de unu soldadu iscimpru
(Frantziscu Màsala / Francesco Masala)


[1981]‎
Dalla raccolta “Poesias in duas limbas – Poesie bilingui”, Scheiwiller, Milano (2° ed. 1993, 3° ed. ‎‎2006 per i tipi de Il Maestrale di Nuoro).‎




Attualizzazione dell'Su patriottu Sardu a sos feudatarios [Procurad' e moderare], scritto da Francesco Ignazio Mannu alla fine del 700.

Negli anni Cinquanta e Sessanta, la Sardegna diventa base strategica per la NATO. Vengono istituite e progressivamente allargate le zone di “servitù militare”, i poligoni di esercitazione, le basi aeree, i centri di addestramento, la base appoggio per sommergibili nucleari di Santo Stefano (La Maddalena). Negli anni Sessanta, le rivendicazioni delle giunte regionali, sulla base di condizioni socio-economiche drammatiche, portano alla Legge 588 del 1962 (cosiddetto Piano di Rinascita), finanziamento di opere di industrializzazione e infrastrutturazione. Nascono i poli petrolchimici di Sarroch e di Porto Torres (1964). Dopo un primo boom economico avvenuto nella seconda metà degli anni '60, nelle aree di Sassari e Cagliari, già nel 1973, a causa dell'embargo del petrolio e conseguente aumento del costo del greggio, comincia un inesorabile declino del settore petrolchimico. Così le neonate industrie petrolchimiche e le raffinerie subiscono un grave crollo nella produzione, causando una lenta ma inesorabile perdita di migliaia di posti di lavoro. Ai poli di Porto Torres e Cagliari si aggiungerà nel 1973 il polo di Ottana. Il polo barbaricino fu creato a seguito di indicazioni fornite dalla commissione parlamentare d'inchiesta presieduta dal senatore Medici, la quale individuava nella perdurante cultura pastorale delle Zone Interne uno dei mali dell'Isola. Perciò attraverso il rifinanziamento del Piano di Rinascita con due leggi apposite (1972 e 1974) sarà creato il nuovo polo industriale, dove, fra le altre cose, il greggio veniva trasportato su gomma. Gli esiti saranno fallimentari. L'industrializzazione voluta anche per indebolire le strutture socio-economiche agro-pastorali che si pensava alimentassero il fenomeno del banditismo, fallisce nel suo intento, provocando al contrario ulteriore disgregazione sociale. Inoltre in alcuni casi il flusso di capitali dirottato in Sardegna finirà nelle tasche di imprenditori con pochi scrupoli, di cui negli anni successivi dovrà occuparsi la magistratura (celebre la parabola dell'industriale Rovelli). (Fonte: it.wikipedia)


Mi permetto solo di aggiungere che Rovelli non è solo quello che saccheggiò la Sardegna, lo stesso del caso IMI-SIR (quando Cesare Previti ed altri avvocati corruppero Renato Squillante ed altri giudici per confezionare una sentenza favorevole all'imprenditore petrolchimico contro l'istituto di credito oggi confluito nella San Paolo), ma anche quello che nel 1983 acquisì la piccola banca milanese Rasini, referente della Mafia al nord a detta perfino di Michele Sindona, dove fece carriera il padre di Silvio Berlusconi e dove quest'ultimo si procurò i fondi per iniziare la sua irrefrenabile scalata, a partire dalla Edilnord di Milano2 passando per la Fininvest e fino alle decine di holding e di transazioni illecite operate dal nostro ex premier proprio attraverso quella piccola banca specializzata nel riciclaggio dei proventi delle attività criminose delle cosche di Riina e Provenzano.
E niente abbiamo detto!
Trabagliade, trabagliade,
pòveros de sa biddas,
pro mantènnere in tzittade
tantos caddos de istalla:
issos regollin su ranu,
a bois lassan sa palla.

Trabagliade, trabagliade,
petrolchimicooperajos,
pro su pane tribulade:
cun su inari ’e Sa Rinàschida
ingrassan sos de Milanu
e a bois lassan su catramu.

Trabagliade, trabagliade,
in sas chejas de petróliu
de Sarrok e Portuturre:
sa cadena de tribàgliu
cun sa matta mesupiena
est tribàgliu de cadena.

Trabagliade, trabagliade,
minadores de Carbónia,
in sos puttos de ludrau:
ca bos toccat sa pensione,
unu pagu ’e silicosi
e unu pagu de cannau.

Trabagliade, trabagliade,
ohi, pastores de Orgòsolo,
cun sas àmas de arveghes:
non andedas a isbaràgliu,
attent’a s’artiglieria
chi bos leat a bersàgliu.

Trabagliade, trabagliade,
emigrados berdulàrios,
in sas fràbbicas de gherra
de sos meres de sa terra:
sos dannados de sa terra
cun su fàmine cuntièrrana.

Trabagliade, trabagliade,
cun sa pinna, oh litterados,
subra foglios impastados
de catramu e de petróliu:
su salàriu est pariparis
a Zuda, trinta dinaris.

Contributed by Bartleby - 2012/1/6 - 18:17



Language: Italian

Versione italiana di Francesco Masala
NUOVO INNO CONTRO I FEUDATARI (ALLA MANIERA DI FRANCESCO IGNAZIO MANNU)

Lavorate, lavorate,
poveri dei villaggi,
per mantenere in città
tanti cavalli da stalla:
loro raccolgono il grano,
a voi lasciano la paglia.

Lavorate, lavorate,
petrolchimici operai,
faticate per il pane:
con il Piano di Rinascita,
i soldi vanno a Milano
e a voi lasciano il catrame.

Lavorate, lavorate,
nelle chiese del petrolio
di Sarrok e Portotorres:
la catena di lavoro
con la pancia mezzopiena
è lavoro da catena.

Lavorate, lavorate,
minatori di Carbonia,
dentro i pozzi acquitrinosi:
poi vi spetta la pensione
con un po’ di silicosi
ed un poco di cordone.

Lavorate, lavorate,
ohi, pastori di Orgosolo,
dietro i greggi delle pecore:
non andate allo sbaraglio,
attenti all’artiglieria
che fa i tiri sul bersaglio.

Lavorate, lavorate,
emigrati vagabondi,
nelle fabbriche di guerra
dei signori della terra:
i dannati della terra
con la fame fanno guerra.

Lavorate, lavorate,
con la penna, oh letterati,
scrivete su fogli fatti
di catrame e di petrolio:
il salario è pari pari
a Giuda, trenta denari.

Contributed by Bartleby - 2012/1/6 - 18:18




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