trascritta dal video
Siamo stati in un campo zingari qualche tempo fa era febbraio ed il vento spazzava ritagli di scatole e pezzi di automobili appena smontate. In una piazzetta, là al centro del campo e dai camini del campo usciva balbettante un fumo che sapeva di cartone, foglie secche e tavoloni. "Bisogna arrangiarsi come si può l'inverno, bisogna raccattare tutto quello che si possa bruciare, perché qui in questo campo c'è troppo freddo d'inverno e troppo caldo d'estate"
Mi disse queste parole il mio amico rom mentre il suo sguardo si perdeva tra bracche di legno, panni stesi, ferri vecchi e bambini che giocavano sopra una bicicletta senza sellino.
La laila la là
Anche i "sem terra" di casa nostra vorrebbero un ventre caldo di terra per accoglierli la sera un po' come noi sardi. E dietro le mani dei rom che ho incontrato nel campo ho visto i segni di mille viaggi,i segni di mille partenze precipitose e ho sentito anche l'odore dei campi di concentramento per la stessa ragione del viaggio viaggiare, cantava un poeta genovese
La laila la là
"Nella terra di mio padre ieri ho sentito l'odore di bruciato che precede la guerra e che precede l'odio etnico, per questo ho lasciato la ex Jugoslavia e per questo sono arrivato in Italia. E oggi e oggi è Sardegna, una discarica come casa, coi bagagli sempre pronti per fuggire a leggi che spesso noi zingari, noi rom non capiamo; leggi che spesso altri hanno scritto per noi, più che viaggiare noi zingari fuggiamo"
Mi disse queste parole il mio amico rom mentre il suo sguardo si perdeva tra bracche di legno, panni stesi, ferri vecchi e bambini che giocavano sopra una bicicletta senza sellino
La laila la là
Mi disse queste parole il mio amico rom mentre il suo sguardo si perdeva tra bracche di legno, panni stesi, ferri vecchi e bambini che giocavano sopra una bicicletta senza sellino.
La laila la là
Anche i "sem terra" di casa nostra vorrebbero un ventre caldo di terra per accoglierli la sera un po' come noi sardi. E dietro le mani dei rom che ho incontrato nel campo ho visto i segni di mille viaggi,i segni di mille partenze precipitose e ho sentito anche l'odore dei campi di concentramento per la stessa ragione del viaggio viaggiare, cantava un poeta genovese
La laila la là
"Nella terra di mio padre ieri ho sentito l'odore di bruciato che precede la guerra e che precede l'odio etnico, per questo ho lasciato la ex Jugoslavia e per questo sono arrivato in Italia. E oggi e oggi è Sardegna, una discarica come casa, coi bagagli sempre pronti per fuggire a leggi che spesso noi zingari, noi rom non capiamo; leggi che spesso altri hanno scritto per noi, più che viaggiare noi zingari fuggiamo"
Mi disse queste parole il mio amico rom mentre il suo sguardo si perdeva tra bracche di legno, panni stesi, ferri vecchi e bambini che giocavano sopra una bicicletta senza sellino
La laila la là
envoyé par DonQuijote82 - 30/12/2011 - 13:23
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