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'Na guera

Nuovo Canzoniere Bresciano
Lingua: Italiano (Lombardo Bresciano)


Lista delle versioni e commenti


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Da "Memorie resistenti" [2005]
Testo e musica di Tiziano Zubani [NCB]
Scarica il libretto completo dal Sito del NCB

*


"A 14 anni appena compiuti sono andata in fabbrica, ed è stato terribile andare là dentro. Il senso di oppressione che ho provato quando i cancelli si sono chiusi dietro di me. Invece dell’aria dei prati, invece di tutti i sogni che
aveva fatto sui miei studi, sulla mia vita libera…, mi son sentita chiudere dietro quelle inferriate come di una prigione. La vita di fabbrica era terribile. Mi mancava il respiro in mezzo a tutta quella polvere. Lavoravo come le altre apprendiste, non alle macchine ma alla preparazione. Aiutavo a preparare il cotone per filare e così ho continuato per un anno. Poi ho avuto anch’io la mia macchina. Ricordo quel giorno: è stata una grande emozione. Mi hanno dato due telai. Ero felice di avere qualche cosa che fosse mia, qualche cosa di cui rispondere. E poi era un lavoro più sicuro. Si era sempre al solito posto. Non si doveva continuamente cambiare di qua e di là. Prima mi mandavano in un posto o nell’altro, sempre con gente nuova e sempre facendo un lavoro diverso, ma con tanta polvere intorno. Mi sono affezionata alla fabbrica, anche se la vita, là dentro, è molto dura e a volte succedevano parecchi infortuni, soprattutto dove tingevano il cotone… Una volta una donna, la moglie del postino, ha perso un braccio perché la macchina girava in fretta e quando si è fermata il braccio era già perso. Il lavoro era pericoloso. Bisognava stare molto attenti. Tante cose sarebbe stato possibile evitarle con un’assistenza diversa. Ma le macchine erano vecchie, avevano quasi cent’anni, e loro volevano farle andare più svelte, sempre più forte, e noi ci stancavamo e ci facevamo male. Ora sono ferme del tutto.
(Maria, operaia tessile).
Go cominciat a laurà – che ghere dudes agn
sul turen come un om – per dudes ure al dè
e ghere sempre fam – ei solc ie mai asè
e ghere sempre fam – ei solc ie mai asè

Ma l’era temp de guera – prope ‘na brota guera
tira la cinghia e tas – e laura

Finis la guera e me spuse – go gnamo disdot agn
me toca amò de laurà – per pudì campà
lu l’è disocupat – perchè l’è comunista
dal loi del quarantot – fino al cinquantadù

E’ l’era amò ‘ na guera – prope ‘na brota guera
tira la cinghia e tas – e laura

Tote le sere pie straca – go amò i mester de fa
e i concc de fa quadrà – e i solcc chè iè mai asè
varde el televisur – i somea toi contenc
mè ve de domandam – chisà come i farà

Perchè l’è amò ‘ na guera – prope na brota guera
tira la cinghia e tas – e laura

Tira la cinghia e tas – ma ghe rivat el dè
de pudì diga basta – a chesta vita frosta
e troerò el coraggio – de pudì diga basta
E chesta volta vole – prope proà

Gà de finì sta guera – basta stè brota guera
En facia al me padrù – vole vusà.

inviata da Riccardo Venturi - 16/5/2006 - 13:49




Lingua: Italiano

Traduzione in Italiano
Ho cominciato a lavorare - che avevo dodici anni
sul tornio come un uomo - per dodici ore al giorno
avevo sempre fame - e i soldi non bastavano
avevo sempre fame - e i soldi non bastavano
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tirar la cinghia e tacere - e lavorare
finita la guerra mi sposo - non abbiamo diciotto anni
mi tocca ancora lavorare - per poter campare
lui è disoccupato - perché è comunista
da Luglio del quarantotto - fino al cinquantadue
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tirar la cinghia e tacer - e lavorare
tutte le sere (più) stanca - ho ancora i mestieri (di casa) da fare
e i conti da far quadrare - e i soldi che non bastano mai
guardo la televisione - sembrano tutti contenti
mi domando - chissà come faranno?
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tirar la cinghia e tacere - e lavorare
tirar la cinghia e tacere - ma è arrivato il giorno
di poter dire basta - a questa vita dura
e quasta volta voglio - proprio provare
ha da finire questa guerra - basta questa brutta guerra
in faccia al mio padrone - voglio gridare

inviata da davide - 1/1/2016 - 16:18




Lingua: Italiano

Versione italiana di Davide
UNA GUERRA [1]

Ho cominciato a lavorare - che avevo dodici anni
sul tornio come un uomo - per dodici ore al giorno
avevo sempre fame - e i soldi non bastavano
avevo sempre fame - e i soldi non bastavano
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tira la cinghia e taci - e lavora
finita la guerra mi sposo - non ho diciotto anni
mi tocca ancora lavorare - per poter campare
lui è disoccupato - perché è comunista
da Luglio del quarantotto - fino al cinquantadue
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tirar la cinghia e tacer - e lavora
tutte le sere (più) stanca - ho ancora i mestieri (di casa) da fare
e i conti da far quadrare - e i soldi che non bastano mai
guardo il televisore - sembrano tutti contenti
mi domando - chissà come faranno?
(mè ve de domandam = mi vien da domandarmi)
ma era tempo di guerra - proprio una brutta guerra
tira la cinghia e taci - e lavora
tira la cinghia e taci - ma è arrivato il giorno
di poter dire basta - a questa vita dura
(dice “frosta” da frustante. Ho preferito dura che da la stessa idea)
e questa volta voglio - proprio provare
ha da finire questa guerra - basta questa brutta guerra
in faccia al mio padrone - voglio gridare
[1] in questo caso la parola guerra, anzi l'espressione dialettale (“'na guera/l'è 'na guera/ l'è stada 'na guera/ ect.ect.” ) viene usata per indicare situazione di vita giornaliare dove ogni giorno è una battaglia

inviata da davide - 2/1/2016 - 15:44




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