Batti e poi ribatti fino all'alba
oltre quei miei cancelli
batti e poi ribatti accanto
ai forni rosse grandi pietre
nelle lunghe notti luce silenziosa e sogni persi
per la nostra vita e per casa e rate da pagare
batti e poi ribatti su quel ferro
che ti lega i piedi
batti e poi ribatti dentro i ventre
dei pensieri fuori
le mie lunghe notti mentre dormi
senza sogni ancora
per la nostra vita quella non avuta
e che vorremmo
Ma ora devo andare per un buco nel petto
scuro come il fango nero come la notte
livido come la rabbia e duro come le mie mani
batti e poi ribatti è l'ultima scintilla
che scompare
batti e poi ribatti e poi trovare
strade d'aria fresca
oltre quelle notti ritornare e ancora ritornare
per tutta la vita lavorare
in questo ferro in questo fuoco
Ma ora devo andare per un buco nel petto
scuro come il fango nero come la notte
livido come la rabbia... è dura
Ma ora devo andare con un buco nel petto
buio come il sonno denso come il fondo
e poi bianco come il cielo e lieve come dio
come dio...
oltre quei miei cancelli
batti e poi ribatti accanto
ai forni rosse grandi pietre
nelle lunghe notti luce silenziosa e sogni persi
per la nostra vita e per casa e rate da pagare
batti e poi ribatti su quel ferro
che ti lega i piedi
batti e poi ribatti dentro i ventre
dei pensieri fuori
le mie lunghe notti mentre dormi
senza sogni ancora
per la nostra vita quella non avuta
e che vorremmo
Ma ora devo andare per un buco nel petto
scuro come il fango nero come la notte
livido come la rabbia e duro come le mie mani
batti e poi ribatti è l'ultima scintilla
che scompare
batti e poi ribatti e poi trovare
strade d'aria fresca
oltre quelle notti ritornare e ancora ritornare
per tutta la vita lavorare
in questo ferro in questo fuoco
Ma ora devo andare per un buco nel petto
scuro come il fango nero come la notte
livido come la rabbia... è dura
Ma ora devo andare con un buco nel petto
buio come il sonno denso come il fondo
e poi bianco come il cielo e lieve come dio
come dio...
inviata da DonQuijote82 - 14/12/2011 - 11:50
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Album (In)cantocivile
testo di carmelo calabrò
La storia di un uomo, uno dei troppi, che “muore di lavoro”.