Tra il 5 e il 6 di dicembre a Torino
un grande incendio, un fuoco assassino:
ha deflagrato su sette operai,
una disgrazia da non scordare mai.
Hanno provato invano ad uscire
la linea cinque dell’acciaieria
era bloccata c’è poco da dire,
non han potuto scappare via.
Qualcuno è morto lasciando dei figli
qualcuno ha avuto una lunga agonia
ed alla fine è scampato uno solo:
il gruppo Thyssen la deve pagar.
Ma si è trovata una lettera infame:
“Quegli operai fan sol delle trame;
son morti tutti per lor distrazione
e adesso vanno alla televisione”.
La verità è che la ditta tedesca
se ne fregava di porte e estintori;
il sol profitto importa che cresca
e per il resto sian pure dolori.
Ne muoion tanti cadendo dai ponti
la sicurezza non importa nulla
ed il profitto nei loro confronti
non è per niente una gran novità.
Così piangiamo quei morti a Torino
e tutti gli altri che un crudo destino
ha devastato con la morte bianca
e rinneghiam del profitto l’orror
e rinneghiam del profitto l'orror.
un grande incendio, un fuoco assassino:
ha deflagrato su sette operai,
una disgrazia da non scordare mai.
Hanno provato invano ad uscire
la linea cinque dell’acciaieria
era bloccata c’è poco da dire,
non han potuto scappare via.
Qualcuno è morto lasciando dei figli
qualcuno ha avuto una lunga agonia
ed alla fine è scampato uno solo:
il gruppo Thyssen la deve pagar.
Ma si è trovata una lettera infame:
“Quegli operai fan sol delle trame;
son morti tutti per lor distrazione
e adesso vanno alla televisione”.
La verità è che la ditta tedesca
se ne fregava di porte e estintori;
il sol profitto importa che cresca
e per il resto sian pure dolori.
Ne muoion tanti cadendo dai ponti
la sicurezza non importa nulla
ed il profitto nei loro confronti
non è per niente una gran novità.
Così piangiamo quei morti a Torino
e tutti gli altri che un crudo destino
ha devastato con la morte bianca
e rinneghiam del profitto l’orror
e rinneghiam del profitto l'orror.
Contributed by Adriana + CCG/AWS Staff - 2011/12/6 - 10:21
Brucia l’operaio morto ammazzato e vinci fino a 1 milione!
Dopo l’orribile concorso “brucia & vinci” comparso su Facebook nel quale l'obiettivo era bruciare i visi dei sette operai morti nel rogo dell'acciaieria ThyssenKrupp, al recente meeting di Confindustria è stato accolto con un’ovazione Harald Espenhahn, l’ad del gruppo siderurgico tedesco recentemente condannato in primo grado a 16 anni e 6 mesi di reclusione (omicidio volontario e incendio doloso) per la morte di:
Antonio Schiavone, 36 anni
Roberto Scola, 32 anni
Angelo Laurino, 43 anni
Bruno Santino, 26 anni
Giuseppe De Masi, 26 anni
Rosario Rodinò, 26 anni
Rocco Marzo, 54 anni
nel rogo alla ThyssenKrupp di Torino avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre del 2007.
Dato atto che, purtroppo, la pesante sentenza contro quel boia di Espenhahn ed i suoi tirapiedi (dai 13 ai 10 anni di reclusione anche per altri cinque dirigenti) non è definitiva e che nei successivi gradi rischierà pesantemente di essere derubricata e mitigata per motivi di opportunità (= tutela degli investitori stranieri nel Belpaese), mi chiedo perché un pluriomicida tedesco sia stato ammesso nel salotto degli industriali italiani e perché gli organizzatori (la Mercegaglia in testa) abbiano consentito a quella manica di porci di applaudirlo.
Farsi beffe del Popolo e della Giustizia è ormai diventato lo sport preferito dall’élite nazionale.
Fino a quando continueremo a sopportare tutto questo?
Dopo l’orribile concorso “brucia & vinci” comparso su Facebook nel quale l'obiettivo era bruciare i visi dei sette operai morti nel rogo dell'acciaieria ThyssenKrupp, al recente meeting di Confindustria è stato accolto con un’ovazione Harald Espenhahn, l’ad del gruppo siderurgico tedesco recentemente condannato in primo grado a 16 anni e 6 mesi di reclusione (omicidio volontario e incendio doloso) per la morte di:
Antonio Schiavone, 36 anni
Roberto Scola, 32 anni
Angelo Laurino, 43 anni
Bruno Santino, 26 anni
Giuseppe De Masi, 26 anni
Rosario Rodinò, 26 anni
Rocco Marzo, 54 anni
nel rogo alla ThyssenKrupp di Torino avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre del 2007.
Dato atto che, purtroppo, la pesante sentenza contro quel boia di Espenhahn ed i suoi tirapiedi (dai 13 ai 10 anni di reclusione anche per altri cinque dirigenti) non è definitiva e che nei successivi gradi rischierà pesantemente di essere derubricata e mitigata per motivi di opportunità (= tutela degli investitori stranieri nel Belpaese), mi chiedo perché un pluriomicida tedesco sia stato ammesso nel salotto degli industriali italiani e perché gli organizzatori (la Mercegaglia in testa) abbiano consentito a quella manica di porci di applaudirlo.
Farsi beffe del Popolo e della Giustizia è ormai diventato lo sport preferito dall’élite nazionale.
Fino a quando continueremo a sopportare tutto questo?
Thyssenkrupp: un applauso che strazia il cuore
da Articolo 21, la lettera dei familiari vittime ThyssenKrupp
"È difficile commentare l’applauso di Confindustria a favore di chi è stato condannato per l’omicidio dei nostri cari: l’amministratore delegato della ThyssenKrupp Herald Espenhahn. E' uno strazio continuo per noi ogni volta che sentiamo dire non è colpa dell’ad, non è stato il dirigente, le pene sono troppo severe, i giudici si sono fatti influenzare, ecc. Lasciando sottintendere che la morte dei sette ragazzi sia stata “solo” una fatalità o un “costo” che bisogna mettere in conto, o peggio sia responsabilità degli stessi operai.
Possiamo comprendere che nessuno dei condannati voglia andare in carcere, ma come noi abbiamo accettato in silenzio il verdetto della Corte d’Assise di Torino, vorremmo che almeno la parte migliore della società civile e dell’imprenditoria italiana rispettassero il nostro dolore e non insultassero la memoria dei nostri cari.
Oggi noi parteciperemo al convegno “ThyssenKrupp, la sentenza” organizzato dal giornale Sicurezza e Lavoro con Città di Torino, Provincia di Torino e Regione Piemonte. Ci sarà anche l’avvocato della Thyssen Ezio Audisio. Volevamo che ci fossero anche i dirigenti della multinazionale condannati. Siamo pronti ad ascoltarli, sperando però che per una volta ci siano un minimo di umiltà e di comprensione per la tragedia causata dalla multinazionale dell’acciaio. Quando a metà luglio usciranno le motivazioni della sentenza, faremo un altro incontro (a cura di Sicurezza e Lavoro, ndr): speriamo che la presidente di Confidustria Emma Marcegaglia voglia in quell’occasione venire a Torino a spiegarci le ragioni degli applausi ad Espenhahn e a discutere con noi, gli operai, gli Enti locali e gli imprenditori che saranno disponibili."
on. Antonio Boccuzzi e familiari vittime ThyssenKrupp
da Articolo 21, la lettera dei familiari vittime ThyssenKrupp
"È difficile commentare l’applauso di Confindustria a favore di chi è stato condannato per l’omicidio dei nostri cari: l’amministratore delegato della ThyssenKrupp Herald Espenhahn. E' uno strazio continuo per noi ogni volta che sentiamo dire non è colpa dell’ad, non è stato il dirigente, le pene sono troppo severe, i giudici si sono fatti influenzare, ecc. Lasciando sottintendere che la morte dei sette ragazzi sia stata “solo” una fatalità o un “costo” che bisogna mettere in conto, o peggio sia responsabilità degli stessi operai.
Possiamo comprendere che nessuno dei condannati voglia andare in carcere, ma come noi abbiamo accettato in silenzio il verdetto della Corte d’Assise di Torino, vorremmo che almeno la parte migliore della società civile e dell’imprenditoria italiana rispettassero il nostro dolore e non insultassero la memoria dei nostri cari.
Oggi noi parteciperemo al convegno “ThyssenKrupp, la sentenza” organizzato dal giornale Sicurezza e Lavoro con Città di Torino, Provincia di Torino e Regione Piemonte. Ci sarà anche l’avvocato della Thyssen Ezio Audisio. Volevamo che ci fossero anche i dirigenti della multinazionale condannati. Siamo pronti ad ascoltarli, sperando però che per una volta ci siano un minimo di umiltà e di comprensione per la tragedia causata dalla multinazionale dell’acciaio. Quando a metà luglio usciranno le motivazioni della sentenza, faremo un altro incontro (a cura di Sicurezza e Lavoro, ndr): speriamo che la presidente di Confidustria Emma Marcegaglia voglia in quell’occasione venire a Torino a spiegarci le ragioni degli applausi ad Espenhahn e a discutere con noi, gli operai, gli Enti locali e gli imprenditori che saranno disponibili."
on. Antonio Boccuzzi e familiari vittime ThyssenKrupp
Bartleby - 2011/12/6 - 10:48
Language: Italian
Alla Thyssen, testo scritto da Davide Bergna appartenente alle Voci di mezzo che integra in una strofa il canto "tra il 5 e il sei dicembre" scritto dal gruppo delle Cence Allegre. Eseguito sulla medesima aria, "le mondine contro la cavalleria" ma che tende a sottolineare ancor di più non il carattere fatalistico della vicenda bensì quello criminale padronale. La morte bianca non esiste, i responsabili si.
ALLA THYSSEN
Sei Dicembre di notte a Torino
brucia la Thyssen lavoro assassino
condannati son sette operai
una vergogna da non scordare mai
Da molte ore pestava la pressa
ma a fine mese si deve arrivare
straordinario giogo infernale
ribolle l'olio è scintilla fatale
La linea cinque dell'acciaieria
era sbarrata impossibile uscire
alte le grida dell'agonia
sorda la fiamma ci porta via
Restano i figli le madri le mogli
bocche serrate da orrendo dolore
mano tremante in mezzo alla via
il caporale lasciò che sia
poi si è trovata una lettera infame
quegli operai fan sol delle trame
son morti tutti per lor distrazione
e adesso vanno alla televisione
Gruppo Thyssen è rendita certa
la sicurezza si può risparmiare
il profitto val bene una messa
si quella funebre di noi operà
Miniera catena officina
lugubri uffici ponteggi sospesi
stanchi logori morti ed offesi
questa barbarie s'ha da fermar
Tre morti al giorno ci fate soffrire
le morti bianche son pura invenzione
responsabile è solo il padrone
e questo invero abbiam da gridar
responsabile è solo il padrone
e questo invero abbiam da gridar
Sei Dicembre di notte a Torino
brucia la Thyssen lavoro assassino
condannati son sette operai
una vergogna da non scordare mai
Da molte ore pestava la pressa
ma a fine mese si deve arrivare
straordinario giogo infernale
ribolle l'olio è scintilla fatale
La linea cinque dell'acciaieria
era sbarrata impossibile uscire
alte le grida dell'agonia
sorda la fiamma ci porta via
Restano i figli le madri le mogli
bocche serrate da orrendo dolore
mano tremante in mezzo alla via
il caporale lasciò che sia
poi si è trovata una lettera infame
quegli operai fan sol delle trame
son morti tutti per lor distrazione
e adesso vanno alla televisione
Gruppo Thyssen è rendita certa
la sicurezza si può risparmiare
il profitto val bene una messa
si quella funebre di noi operà
Miniera catena officina
lugubri uffici ponteggi sospesi
stanchi logori morti ed offesi
questa barbarie s'ha da fermar
Tre morti al giorno ci fate soffrire
le morti bianche son pura invenzione
responsabile è solo il padrone
e questo invero abbiam da gridar
responsabile è solo il padrone
e questo invero abbiam da gridar
Contributed by Bergna Davide (korta) - 2011/12/6 - 10:50
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
del coro "Le Cence Allegre" di Modena
Sull'aria di Mondine contro la cavalleria
Fonte: Corale anarchica "Anonima Coristi" - Pinerolo (TO)
Testo ripreso da Il Deposito
"Abbiamo deciso di mettere in repertorio questo canto dopo averlo sentito cantato da un gruppo di donne di Modena, le Cence allegre. Il testo è scritto da loro, in particolare da Cristina Tioli, su una melodia tradizionale, quella delle Mondine contro la cavalleria.
Il gravissimo incidente sul lavoro alla Thyssen Krupp di Torino, 6 dicembre 2007, ha ucciso sette operai, morti per le ustioni. Alcuni subito, altri dopo un’agonia di giorni. Un caso che ha colpito l’Italia, che ha fatto riflettere un po’ più a lungo rispetto ad altri incidenti, sulla media di tre morti di lavoro al giorno nel nostro paese. Ora c’è un processo in corso. Chissà come andrà a finire.
Questo canto risponde a una domanda che ci siamo posti più volte come Voci di mezzo: si può pensare oggi a canti politici che denuncino l’attualità?
Siamo tutti carne da macello
scritto dal Laboratorio Giovanile Sociale di Macerata
La notte tra il 5 e 6 dicembre 2007, sulla linea di ricottura e decappaggio dello stabilimento Thyssen-Krupp di Torino, perdono la vita in un incendio 7 operai dello stabilimento: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi.
Il 15 aprile 2011 la Corte d'Assise di Torino legge la sentenza che condanna Herald Espenhahn, amministratore delegato dell'azienda, a sedici anni e mezzo di reclusione colpevole di omicidio volontario con dolo eventuale. Dai 13 ai 10 anni di reclusione per gli altri dirigenti, colpevoli di cooperazione in omicidio colposo.
Questi sono i fatti. Sabato 7 maggio si è invece tenuta l'Assise generale di Confindustria, a Bergamo. L'associazione ha invitato Espenhahn, il cui intervento è risultato molto applaudito dall'assemblea.
É scandaloso che l'associazione degli imprenditori abbia invitato anche solo ad intervenire un amministratore delegato che ha sulla coscienza la vita di sette persone ed altrettante famiglie. Così come è assolutamente incommentabile e vergognoso che l'intera assise abbia applaudito ad un intervento che inneggiava alla “buona governance” e alle “best practices” della Thyssen-Krupp.
Tuttavia, è bene soffermarsi con ulteriore attenzione sulle parole di Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria. Rileggiamole: “la condanna a 16 anni di omicidio volontario di Herald Hespenhahn è un unicum in Europa ed è un tema che va guardato con molta attenzione”; poi prosegue “non andiamo a ricreare un campo di battaglia in maniera strumentale” per concludere affermando che se ragionamenti del genere “dovessero prevalere, potrebbero allontanare gli investimenti esteri dall'Italia e mettere a repentaglio la sopravvivenza del tessuto industriale”.
Mi chiedo cosa resti della vita in questo discorso.
Scriveva Karl Marx in Lavoro salariato e capitale: “Il lavoro è dunque una merce che il suo possessore, il salariato, vende al capitale. Perché la vende? Per vivere” o piuttosto per morire, dato che da molti anni l'Italia è fieramente in testa alle classifiche delle morti sul lavoro, 1080 anche nel 2010.
La Marcegaglia dimostra, con quanto detto, di essere connivente e complice del buon Hespenhahn e di tutti coloro che ritengono la sicurezza sul lavoro un lusso di cui fare a meno. D'altronde, cosa ne sanno del lavoro? Oggi che anche l'innovazione, come i beni materiali e immateriali, ha una natura sociale e collettiva, la violenza e l'espropriazione della classe imprenditoriale si smaschera per quello che è: appropriazione indebita del lavoro altrui, puro e semplice dominio sulla vita e i tempi delle persone. Un dominio così radicale e sfacciato da posporre anche pubblicamente la vita (e la morte) di quegli operai a concetti come 'investimenti' o 'tessuto industriale'. Ma aspettiamo un attimo, non è questo il luogo e il momento di motivare una critica dell'industrialismo.
La cosa gravissima è che la Marcegaglia rimuove con le sue parole due ineludibili verità: che alla Thyssen-Krupp sono morti degli operai per responsabilità di quelli che possiamo ricominciare a chiamare con il loro nome: manager industriali, direttori d'orchestra della produzione (e della speculazione) oltre che dell'efficienza del sistema capitalistico della grande impresa. Sì, perché di questo stiamo parlando, non certo della microimpresa. Questa è la seconda menzogna: non è certo la condanna di un amministratore delegato di un'azienda di migliaia di dipendenti in tutta Europa che mette a repentaglio la nostra industria, perché il nostro paese campa di piccola e piccolissima imprenditoria, del popolo delle partite Iva. E poi, soprattutto, di lavoro dipendente, di precarietà, di disoccupazione.
Senza soffermarci sulle posizioni politiche prese o non prese (vedi Pd) su quanto accaduto, è urgente mettere a registro una lettura della situazione che non anteponga il profitto e la produzione di capitale alla vita ed ai diritti delle persone. Dobbiamo prendere atto che parole come quelle della Marcegaglia passano quasi inosservate, lineari, coerenti con quanto già detto in passato da ministri della nostra Repubblica; dobbiamo decifrarne il linguaggio, coglierne i passaggi salienti, metterne in luce le patologie; dobbiamo imparare a conoscerne i gesti, dobbiamo inventarne di nuovi. Soprattutto, dobbiamo lavorare per la ri-appropriazione del nostro lavoro e della nostra vita.
È necessario alzarci in piedi e contestare quanto detto, ben oltre l'indignazione del vecchio Hessel, organizzando forme di rEsistenza che siano in grado di ricomporre socialmente e politicamente quel mondo della precarietà che subisce oltre alla violenza simbolica delle frasi (e che provi vergogna chi non si è schifato dinnanzi alle parole della Marcegaglia!!!) la costante oppressione dello sfruttamento legalizzato.
Dobbiamo farlo. Né domani né tra poco: ora!
Ecco le canzoni che ne parlano:
Siamo gli operai Fabrizio Varchetta,
7 Casa del Vento,
Quelli della Thyssen Krupp Andrea Sigona,
Thyssen Krupp, in memory of Francesco Chiummento,
Tra il 5 e il 6 dicembre a Torino [Thyssen] Coro Le Cence Allegre,
Miraggio d'inverno Andrea Polini