[Parlato]
Nel porto di Genova, è ormeggiata da tempo immemorabile una vecchia nave da guerra adibita a istituto di rieducazione per minorenni. Il suo nome è: La Garaventa.
La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
Vola un gabbiano giocando col vento,
nuvole bianche si inseguono nel cielo.
Passano giorni, e mesi e stagioni,
è piena la stiva di maledizioni.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
L’elica è ferma, un trifoglio appassito
stretto da cento ghirlande di conchiglie,
il ponte è lavato da gocce di pianto,
il buio è spezzato da un solo lamento.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
[Recitato]
Guarda: nel buio del boccaporto
mille speranze rimangono sepolte.
Aspettano un nastro di luce dal ponte,
e intanto marciscono miseramente.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
[Cantato]
La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
Nel porto di Genova, è ormeggiata da tempo immemorabile una vecchia nave da guerra adibita a istituto di rieducazione per minorenni. Il suo nome è: La Garaventa.
La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
Vola un gabbiano giocando col vento,
nuvole bianche si inseguono nel cielo.
Passano giorni, e mesi e stagioni,
è piena la stiva di maledizioni.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
L’elica è ferma, un trifoglio appassito
stretto da cento ghirlande di conchiglie,
il ponte è lavato da gocce di pianto,
il buio è spezzato da un solo lamento.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
[Recitato]
Guarda: nel buio del boccaporto
mille speranze rimangono sepolte.
Aspettano un nastro di luce dal ponte,
e intanto marciscono miseramente.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
[Cantato]
La Garaventa è ferma nel porto,
ferma da anni, immobile nel tempo,
fissata alla terra da forti gomene
e al fango del fondo da forti catene.
La Garaventa non salpa mai,
La Garaventa non salpa mai.
envoyé par Riccardo Venturi - 7/5/2006 - 23:11
Langue: français
Version française – Marco Valdo M.I. - 2008
Juste la remarque-bateau : en français, généralement, le bateau, le navire... sont masculins.
Chanson italienne – La Garaventa – Anton Virgilio Savona – 1971
Juste la remarque-bateau : en français, généralement, le bateau, le navire... sont masculins.
Chanson italienne – La Garaventa – Anton Virgilio Savona – 1971
LE GARAVENTA
[Parlé]
Dans le port de Gênes est amarrée depuis des temps immémoriaux un vieux navire de guerre affecté à un institut de redressement pour mineurs. Son nom est : Garaventa.
Le Garaventa est à quai dans le port
À l'arrêt depuis des années, immobile dans le temps,
Fixé à la terre par de fortes amarres,
Et à la boue du fond par de fortes chaînes.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Une mouette vole en jouant avec le vent,
Des nuages blancs se suivent dans le ciel,
Passent les jours, les mois et les saisons.
Sa cale est remplie de malédictions.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Son hélice est bloquée, un trèfle fané;
serré dans cent guirlandes de coquillages.
Le pont est lavé de gouttes de pleur,
L'obscurité est brisée par un lamento solitaire.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
[Récité]
Regarde : dans l'obscurité de l'écoutille
mille espérances restent enfouies.
Elle attendent un nœud de lumière du pont
Et en attendant, elles pourrissent misérablement.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
[Chanté]
Le Garaventa est à quai dans le port
À l'arrêt depuis des années, immobile dans le temps,
Fixé à la terre par de fortes amarres,
Et à la boue du fond par de fortes chaînes.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
[Parlé]
Dans le port de Gênes est amarrée depuis des temps immémoriaux un vieux navire de guerre affecté à un institut de redressement pour mineurs. Son nom est : Garaventa.
Le Garaventa est à quai dans le port
À l'arrêt depuis des années, immobile dans le temps,
Fixé à la terre par de fortes amarres,
Et à la boue du fond par de fortes chaînes.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Une mouette vole en jouant avec le vent,
Des nuages blancs se suivent dans le ciel,
Passent les jours, les mois et les saisons.
Sa cale est remplie de malédictions.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Son hélice est bloquée, un trèfle fané;
serré dans cent guirlandes de coquillages.
Le pont est lavé de gouttes de pleur,
L'obscurité est brisée par un lamento solitaire.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
[Récité]
Regarde : dans l'obscurité de l'écoutille
mille espérances restent enfouies.
Elle attendent un nœud de lumière du pont
Et en attendant, elles pourrissent misérablement.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
[Chanté]
Le Garaventa est à quai dans le port
À l'arrêt depuis des années, immobile dans le temps,
Fixé à la terre par de fortes amarres,
Et à la boue du fond par de fortes chaînes.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
Le Garaventa ne lève jamais l'ancre.
envoyé par Marco Valdo M.I. - 3/9/2008 - 15:10
Quella nave me la ricordo molto bene.E la poesia anche.Là dentro ci sono stato 6 anni(dal 1969 al 1976 un anno prima dello smantellamento),e se ho studiato dando una svolta radicale alla mia vita diventando Comandante di navi questo lo devo alla Garaventa.
Grazie Garaventa,mille volte grazie.
Grazie Garaventa,mille volte grazie.
Cap. di lungo corso .Mauro M. - 9/3/2009 - 06:09
Sono Abbo luigi sono stato sulla nave scuola Garaventa 3 anni e mezzo e con me dopo 2anni è venuto mio fratello Abbo Silvano.Mi farebbe piacere se qualche ex si ricordasse di me e mio fratello,io sono su facebook.parlo degli anni 1969-1972 circa non ricordo bene.
ABBO LUIGI - 2/10/2009 - 23:10
Sono stato insegnante istruttore tecnico sulla Garaventa dal 1963 alla fine, ed è stato il periodo più esaltante della mia vita. Ho amato quei ragazzi come figli miei ed ho insegnato loro tutto ciò che ho potuto sopratutto sotto il profilo tecnico, di formazione, e ne sono stato ripagato grandiosamente, Li ricordo tutti....I MAE FIGGIEU!!!
Discoli? Ma per carità!! Solo bisognosi di tanto affetto e comprensione. Sono vecchio....ma loro...tutti loro e sono stati tanti... li porterò nel cuore anche nell'aldilà!
Il Cappellano per un certo periodo fu Don Gallo, inimitabile!!
Discoli? Ma per carità!! Solo bisognosi di tanto affetto e comprensione. Sono vecchio....ma loro...tutti loro e sono stati tanti... li porterò nel cuore anche nell'aldilà!
Il Cappellano per un certo periodo fu Don Gallo, inimitabile!!
Eugenio BSI - 30/4/2010 - 12:20
io sono uno dei ragazzi della nave scuola garaventa mi chiamo perriello carmine salvatore ci sono stato circa 7 anni non ricordo bene ma ricordo il comendante C.Peirano vice com.A.Melani il maestro di musica Famiglietti e i ragazzi Aruta,Ascione,Proto,Farci,il custode di notte Cossu e tanti altri che non ricordo,sulla nave ho frequentato le scuole d'obbligo ho preso il diploma di elettromeccanico,oggi se sono un uomo lo devo anche a loro.
email; perriello.salvatore@libero.it,un saluto a tutti.
Salvatore
email; perriello.salvatore@libero.it,un saluto a tutti.
Salvatore
Dopo cinque anni di permanenza al Sorriso Francescano a Cornigliano sotto la tutela di padre Umile e di Suore aliene e una breve pausa nei degradati vicoli di Genova nel 1963 mi hanno praticamente internato mio malgrado nella Nave Scuola Garaventa Sino al 1971 Il dramma dell esistenza vuole che spesso altri possono disporre della vita altrui arbitrariamente imponendogli a partire dall eta di 13 anni di fare il marinaio soldatino e fargli fare la guardia in estate con una divisa invernale con un G91 moschetto americano ad un colpo del 45 piombato In una stupida garrita in piena zona commerciale nel porto di Genova in tempi di pace.
Roberto Guidotti - 1/10/2011 - 20:26
sono Emilia Garaventa , discendente di Nicolò ,fondatore della Nave Scuola Garaventa. Avrei piacere di stabilire contatti con ex Garaventini. Con molti di loro abbiamo creato un'Associazione che si propone di creare un'opera a vantaggio di ragazzi in disagio sociale. La mia email è : e.garaventa@alice .it
Sono Bosi Eugenio, tecnico di bordo negli anni '60, nel periodo in cui vi era anche Don Gallo, il comandante Peirano, il vicecomandate Melani, Cossu.....etc...ricordo tanti ragazzi e ho tante foto del periodo trascorso con loro in officina sulla nave e in colonia a Peveragno. Lascio anche io la mia e-mail: ebose@lbero.it e sono anche su facebook ovviamente sotto il nome EUGENIO BOSI..... contattatemi....sarei molto felice di risentire nuovamente i miei ragazzi.....un abbraccio a tutti!!!!!!!
anch'io ero li per 6 lunghi anni e sono felice di poter sapere che ci siete ancora ..vorrei tanto incontrarvi ma sono gia contento cosi, ero il n. 306 toccafiori fatevi sentire sono su facebook come mimmo mi) la mia @ e
so.gesa@libero.it,,, che tempi.... come eravamo giovani...
un bacione a tutti soddu,guidotti, e tutti 400 che eravamo
il maestro di matematica pomarici che se potessi lo scannerei ancora adesso
so.gesa@libero.it,,, che tempi.... come eravamo giovani...
un bacione a tutti soddu,guidotti, e tutti 400 che eravamo
il maestro di matematica pomarici che se potessi lo scannerei ancora adesso
toccafiori guglielmo - 10/2/2013 - 23:59
ciao a tutti i garaventini dal 69 al 75 sarei molto felice se qualcuno mi mandasse delle foto di allora tutti insieme a genova e a peveragno grazie a tutti.
Pane pe' su' denti
di Riccardo Venturi
E' morto Andrea Gallo, una persona degna di rispetto.
Non mi importa di quel "don" usualmente prefisso al suo nome. E non m'importa, né mi attiene, quel "messaggio evangelico" di cui sarebbe stato portatore. Non me ne intendo, e poi avesse portato un po' quel che gli pareva, nella sua vita.
E' morto, però, chi se n'era andato sulla nave Garaventa; e ci provasse a andare lui, chi oggi fa il disdegnoso o il sufficiente.
E' morto chi fu scacciato via dal Brasile in piena dittatura, mentre altri con la sua stessa veste benedicevano devotamente i dittatori.
E' morto un uomo in mezzo ad altri uomini prigionieri, su un'isola sperduta e carcere.
E' morto tutto questo ed altre cose, che sono ovviamente lasciate alla libera interpretazione. Alla libera intelligenza come alla libera imbecillità. Alla libera partecipazione come al libero allontanamento. Alla libera pienezza come alla libera nullità.
Si potrà domandarsi che cosa ci facesse Andrea Gallo dentro la chiesa cattolica; domanda più che legittima. Si potrebbe rispondere come certi grand'anarchici che ho conosciuto, che tutti i mesi si pigliano lo stipendio da qualche settore dello Stato e dicono poi di "combattere dall'interno del sistema".
Sono peraltro ragionevolmente certo che Andrea Gallo abbia avuto assai più problemi da parte della Chiesa, e che gliene abbia creati, di quanti non ne abbiano avuto i suddetti da parte dello Stato (e gliene abbiano creati dopo certe giovanili annate & formidabili).
Ma, francamente, non me ne importa una sega.
Mi importa, oggi nel giorno di sua morte, di questa persona al di là del suo mestiere e del suo dio.
Me ne importa al di là di qualsiasi altra cosa, scomprendomi idealmente il capo davanti alla sua vita e al suo ricordo.
M'importa del suo sigaro e del suo cappellaccio.
M'importa delle sue cose belle e anche dei suoi errori. M'importa di ciò con cui sono stato d'accordo, e di ciò con cui sono stato in disaccordo. M'importa di quando ha avuto coraggio e anche di quando non ne ha avuto.
E così se n'è andato, toccandogli pure la sua brava dose di cordogli.
Ma siccome a lui dei cordogli (e specialmente di quelli di certa gente) non credo gliene importi un accidente, preferisco immaginarmelo a tirare due calci a un pallone assieme a un ragazzo con un rotolo di scotch da pacchi al braccio.
Credeva in un padreterno che starebbe lassù nei cieli. Va bene così. Certo che, da stasera, quel padreterno, se c'è, quando se lo vedrà comparire avrà qualche sudorino freddo. Certo che avrà trovato pane pe' su' denti.
di Riccardo Venturi
E' morto Andrea Gallo, una persona degna di rispetto.
Non mi importa di quel "don" usualmente prefisso al suo nome. E non m'importa, né mi attiene, quel "messaggio evangelico" di cui sarebbe stato portatore. Non me ne intendo, e poi avesse portato un po' quel che gli pareva, nella sua vita.
E' morto, però, chi se n'era andato sulla nave Garaventa; e ci provasse a andare lui, chi oggi fa il disdegnoso o il sufficiente.
E' morto chi fu scacciato via dal Brasile in piena dittatura, mentre altri con la sua stessa veste benedicevano devotamente i dittatori.
E' morto un uomo in mezzo ad altri uomini prigionieri, su un'isola sperduta e carcere.
E' morto tutto questo ed altre cose, che sono ovviamente lasciate alla libera interpretazione. Alla libera intelligenza come alla libera imbecillità. Alla libera partecipazione come al libero allontanamento. Alla libera pienezza come alla libera nullità.
Si potrà domandarsi che cosa ci facesse Andrea Gallo dentro la chiesa cattolica; domanda più che legittima. Si potrebbe rispondere come certi grand'anarchici che ho conosciuto, che tutti i mesi si pigliano lo stipendio da qualche settore dello Stato e dicono poi di "combattere dall'interno del sistema".
Sono peraltro ragionevolmente certo che Andrea Gallo abbia avuto assai più problemi da parte della Chiesa, e che gliene abbia creati, di quanti non ne abbiano avuto i suddetti da parte dello Stato (e gliene abbiano creati dopo certe giovanili annate & formidabili).
Ma, francamente, non me ne importa una sega.
Mi importa, oggi nel giorno di sua morte, di questa persona al di là del suo mestiere e del suo dio.
Me ne importa al di là di qualsiasi altra cosa, scomprendomi idealmente il capo davanti alla sua vita e al suo ricordo.
M'importa del suo sigaro e del suo cappellaccio.
M'importa delle sue cose belle e anche dei suoi errori. M'importa di ciò con cui sono stato d'accordo, e di ciò con cui sono stato in disaccordo. M'importa di quando ha avuto coraggio e anche di quando non ne ha avuto.
E così se n'è andato, toccandogli pure la sua brava dose di cordogli.
Ma siccome a lui dei cordogli (e specialmente di quelli di certa gente) non credo gliene importi un accidente, preferisco immaginarmelo a tirare due calci a un pallone assieme a un ragazzo con un rotolo di scotch da pacchi al braccio.
Credeva in un padreterno che starebbe lassù nei cieli. Va bene così. Certo che, da stasera, quel padreterno, se c'è, quando se lo vedrà comparire avrà qualche sudorino freddo. Certo che avrà trovato pane pe' su' denti.
GARAVENTA, IL CENTENARIO DELLA MORTE
Repubblica Online Genova, 10 dicembre 2017
La controversa figura del creatore della nave scuola
di MATTEO LO PRESTI
Retorica e storia non vanno mai d’accordo, la prima millanta la seconda spiega. Così è accaduto nell’aiuola di Corso Aurelio Saffi davanti al monumento del baffuto Nicolò Garaventa, di cui si sono voluti celebrare i cento anni della morte avvenuta a Masone nel 1917. Creatore di un’istituzione, la nave scuola, che porterà dal 1883 fino al 1977 il suo nome, in una parabola di degrado attraversata da mille polemiche. Professore di matematica al liceo Doria, genovese nato a Calcinara di Uscio nel 1848, famoso come filantropo, andava raccogliendo nelle zone più povere ragazzi disadattati per redimerli . Si racconta che oltre a parlare in “zeneise”, usasse il manico di un ombrello che agganciava al collo del malcapitato che voleva redimere. Avuta in concessione nel 1883 una nave in disarmo nella zona del Molo Vecchio Garaventa vi istituì una specie di riformatorio nel quale i giovani andavano a scuola, frequentavano laboratori per acquisire conoscenze nei mestieri marinareschi. La nipote Emilia Garaventa e Franco Bampi presidente di “ A Compagna” ne hanno ricordato le benemerenze lontane ,non trascurando Bampi, di simpatie leghiste, in un argomentare storicamente confuso, di lodare la Repubblica Genovese fertile e ricca definita “american dream” a fronte della pessima gestione sopravvenuta nel periodo unitario. Sospese le attività per molti decenni la Fondazione costituita ente morale riprese a funzionare negli anni 1949-77.
Il riformatorio venne allestito da ultimo sulla corvetta Alabarda ormeggiata a Calata Gadda. Già al suo nascere i sistemi educativi messi in atto sulla nave suscitarono gravi perplessità che si accentuarono nel 1968 quando il sociologo Giovanni Senzani organizzò per Sergio Zavoli una inchiesta messa in onda da “TV7” nella quale si palesavano metodi scorrettamente violenti e repressivi. Senzani risultò poi essere capo di Prima Linea, organizzazione brigatista che seminò di orrori la storia italiana. Sulla nave che nella parte scolastica era aggregata alla scuola media Canevari entrarono gli psicologi Uberto Gatti e Tullio Bandini. Gli scontri con Carlo Peirano non si sa a quale titolo nominato “capitano” della nave furono aspri. Tullio Bandini ricorda “ Le percosse era all’ordine del giorno. Un istitutore era noto per alzare spesso le mani. Era certo che usassero una squadra di ragazzi per picchiare i più deboli. Ad un certo punto fummo costretti a dare le dimissioni”. Il Cardinal Siri a Natale andava a celebrare messa a bordo. L’ufficiale picchiatore una volta fu scaraventato in mare,la tecnica di affamare i ribelli ridimensionata,le fughe frequenti. Alla commemorazione pochi ex garaventini ricordavano assai bene le angherie subite.
Il sindaco di Uscio Giuseppe Garbarino e l’assessore Elisa Serafini con parole di efficace semplicità hanno ricordato il dovere civile di tutelare le nuove generazioni con sostegni solidali migliori di quelli che venivano adoperati sulla famigerata nave scuola Garaventa, usata come minaccioso monito nelle famiglie di molti decenni fa verso i figli monelli e irrequieti.
Repubblica Online Genova, 10 dicembre 2017
La controversa figura del creatore della nave scuola
di MATTEO LO PRESTI
Retorica e storia non vanno mai d’accordo, la prima millanta la seconda spiega. Così è accaduto nell’aiuola di Corso Aurelio Saffi davanti al monumento del baffuto Nicolò Garaventa, di cui si sono voluti celebrare i cento anni della morte avvenuta a Masone nel 1917. Creatore di un’istituzione, la nave scuola, che porterà dal 1883 fino al 1977 il suo nome, in una parabola di degrado attraversata da mille polemiche. Professore di matematica al liceo Doria, genovese nato a Calcinara di Uscio nel 1848, famoso come filantropo, andava raccogliendo nelle zone più povere ragazzi disadattati per redimerli . Si racconta che oltre a parlare in “zeneise”, usasse il manico di un ombrello che agganciava al collo del malcapitato che voleva redimere. Avuta in concessione nel 1883 una nave in disarmo nella zona del Molo Vecchio Garaventa vi istituì una specie di riformatorio nel quale i giovani andavano a scuola, frequentavano laboratori per acquisire conoscenze nei mestieri marinareschi. La nipote Emilia Garaventa e Franco Bampi presidente di “ A Compagna” ne hanno ricordato le benemerenze lontane ,non trascurando Bampi, di simpatie leghiste, in un argomentare storicamente confuso, di lodare la Repubblica Genovese fertile e ricca definita “american dream” a fronte della pessima gestione sopravvenuta nel periodo unitario. Sospese le attività per molti decenni la Fondazione costituita ente morale riprese a funzionare negli anni 1949-77.
Il riformatorio venne allestito da ultimo sulla corvetta Alabarda ormeggiata a Calata Gadda. Già al suo nascere i sistemi educativi messi in atto sulla nave suscitarono gravi perplessità che si accentuarono nel 1968 quando il sociologo Giovanni Senzani organizzò per Sergio Zavoli una inchiesta messa in onda da “TV7” nella quale si palesavano metodi scorrettamente violenti e repressivi. Senzani risultò poi essere capo di Prima Linea, organizzazione brigatista che seminò di orrori la storia italiana. Sulla nave che nella parte scolastica era aggregata alla scuola media Canevari entrarono gli psicologi Uberto Gatti e Tullio Bandini. Gli scontri con Carlo Peirano non si sa a quale titolo nominato “capitano” della nave furono aspri. Tullio Bandini ricorda “ Le percosse era all’ordine del giorno. Un istitutore era noto per alzare spesso le mani. Era certo che usassero una squadra di ragazzi per picchiare i più deboli. Ad un certo punto fummo costretti a dare le dimissioni”. Il Cardinal Siri a Natale andava a celebrare messa a bordo. L’ufficiale picchiatore una volta fu scaraventato in mare,la tecnica di affamare i ribelli ridimensionata,le fughe frequenti. Alla commemorazione pochi ex garaventini ricordavano assai bene le angherie subite.
Il sindaco di Uscio Giuseppe Garbarino e l’assessore Elisa Serafini con parole di efficace semplicità hanno ricordato il dovere civile di tutelare le nuove generazioni con sostegni solidali migliori di quelli che venivano adoperati sulla famigerata nave scuola Garaventa, usata come minaccioso monito nelle famiglie di molti decenni fa verso i figli monelli e irrequieti.
CCG/AWS Staff - 11/12/2017 - 08:36
certamente,nell'epoca in cui se combinavi qualche guaio non ti mancavano gli scapaccioni paterni, anche sulla Nave Scuola si saranno usati tutti i metodi in uso nei tempi miei,però molti degli ex allievi ,ora nell 'Associazione Nuova Garaventa onlus voluta da molti ex , si valuta complessivamente il fattore educativo e rieducativo come globalmente positivo. Emilia Garaventa
e.garaventa@alice.it - 2/8/2018 - 23:18
Buonasera. Sono Diego Cossu, il figlio dell'ultimo comandante della Nave Scuola. Mio padre è mancato a Natale dello scorso anno. Io sono cresciuto con i ragazzi della Garaventa tra Genova e Peveragno. Sono il testimone di quanto mio padre fosse affezionato ai suoi ragazzi, e questo suo attaccamento era un argomento spesso citato fino alla sua morte. Sono orgoglioso di quanto bene lui abbia fatto per questi ragazzi (quanti ne ricordo!! Aruta, Farci, Chiu, Perriello, Famiglietti....). Ora sono un medico affermato ma non sarei l'uomo che sono se non avessi avuto la possibilità di confrontarmi da bambino e da ragazzo con le difficoltà di questi che per me erano solo coetanei con i quali giocare. Grazie papà per avermi insegnato il rispetto e la tolleranza verso i meno fortunati. Ti ringrazio io per chi non lo ha mai fatto.
diegocossu61@gmail.com - 19/5/2019 - 00:35
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Testo e musica di Anton Virgilio Savona
Dall'album "E' lunga la strada" [1973]
La nave "Garaventa", nota come "Scuola officina di redenzione sul mare" fu voluta da Nicolò Garaventa, e dal 1883 al 1977 rimase ormeggiata nel porto di Genova svolgendo un ruolo istituzionale la cui interpretazione può essere radicalmente diversa a seconda delle opinioni. Per molti fu un'istituzione di grande rilievo e importanza nell'assistenza e nel recupero di molti ragazzi. Per molti altri fu semplicemente una galera.