Pobre la canción que llega tarde
que aparece cuando todo pasó.
Viene atrás corriendo, como el paisaje
que dejamos cuando nos estamos yendo.
Cristal débil de hielo que se rompe
de un mal paso de tropezar.
Que pretende tomar la vida en un trago
y se ahoga al comenzar.
Mas osada es la canción que te acompaña,
de dos caminos te hace uno solo,
brota de la nada y te señala
que el lugar del alma está nuboso.
Acompaña a un corazón sediento
y a un amor que floreció,
Te habla de ocasos y de nacimientos
de abandonos y salvación.
Mucho más valientes son las canciones
que tocan los fuegos y los dolores.
Falsas bendiciones, falsas cadenas,
falsas curaciones y falsas guerras.
Falsos ojos, falsas religiones,
falsos modos, falso escritor,
falsos cuentos y falsas las palabras,
falsos todos y falso yo.
Están las que te encantan y las que desencantan,
las que sin palabras lo dicen todo,
las siempre presentes, y las inadvertidas,
Las que son como armas y están prohibidas.
Las que viajan y las que no despegan,
Las de ayer y las de hoy,
centenarias, himnos de una patria
para niño y dictador.
que aparece cuando todo pasó.
Viene atrás corriendo, como el paisaje
que dejamos cuando nos estamos yendo.
Cristal débil de hielo que se rompe
de un mal paso de tropezar.
Que pretende tomar la vida en un trago
y se ahoga al comenzar.
Mas osada es la canción que te acompaña,
de dos caminos te hace uno solo,
brota de la nada y te señala
que el lugar del alma está nuboso.
Acompaña a un corazón sediento
y a un amor que floreció,
Te habla de ocasos y de nacimientos
de abandonos y salvación.
Mucho más valientes son las canciones
que tocan los fuegos y los dolores.
Falsas bendiciones, falsas cadenas,
falsas curaciones y falsas guerras.
Falsos ojos, falsas religiones,
falsos modos, falso escritor,
falsos cuentos y falsas las palabras,
falsos todos y falso yo.
Están las que te encantan y las que desencantan,
las que sin palabras lo dicen todo,
las siempre presentes, y las inadvertidas,
Las que son como armas y están prohibidas.
Las que viajan y las que no despegan,
Las de ayer y las de hoy,
centenarias, himnos de una patria
para niño y dictador.
Langue: italien
Versione italiana di Riccardo Venturi
21 novembre 2011
21 novembre 2011
LE CANZONI
Povera la canzone che arriva tardi,
che appare quando tutto è già finito.
Scorre dietro, come il paesaggio
che si lascia mentre stiamo andando.
Fragile cristallo di cielo che si rompe
con passo incerto fatto per l'inciampo,
che vorrebbe ingoiar la vita in un sorso
però affoga subito dal principio.
Più ardita è la canzone che è con te,
che ti unisce due strade in una sola,
sgorga fuori dal nulla e ti segnala
che è nuvoloso nel posto dell'anima.
Accompagna un cuore assetato
e un amore che è sbocciato in fiore,
ti parla del nascere e del morire,
ti parla di abbandoni e di salvezza.
Assai più coraggiose le canzoni
che toccano i fuochi e i dolori,
false benedizioni, false catene,
false guarigioni e false guerre.
Falsi occhi, false religioni,
falsi modi, qualche falso scrittore,
falsi racconti e false parole,
falsi tutti quanti, e falso pure io.
Quelle che creano incanto e disincanto,
che dicon tutto anche senza parole,
che son sempre presenti o inavvertite,
quelle che sono armi e son proibite.
Che viaggiano oppure non decollano,
quelle di ieri e quelle di oggi,
centenarie, inni di tutta una patria,
per il bambino o per il dittatore.
Povera la canzone che arriva tardi,
che appare quando tutto è già finito.
Scorre dietro, come il paesaggio
che si lascia mentre stiamo andando.
Fragile cristallo di cielo che si rompe
con passo incerto fatto per l'inciampo,
che vorrebbe ingoiar la vita in un sorso
però affoga subito dal principio.
Più ardita è la canzone che è con te,
che ti unisce due strade in una sola,
sgorga fuori dal nulla e ti segnala
che è nuvoloso nel posto dell'anima.
Accompagna un cuore assetato
e un amore che è sbocciato in fiore,
ti parla del nascere e del morire,
ti parla di abbandoni e di salvezza.
Assai più coraggiose le canzoni
che toccano i fuochi e i dolori,
false benedizioni, false catene,
false guarigioni e false guerre.
Falsi occhi, false religioni,
falsi modi, qualche falso scrittore,
falsi racconti e false parole,
falsi tutti quanti, e falso pure io.
Quelle che creano incanto e disincanto,
che dicon tutto anche senza parole,
che son sempre presenti o inavvertite,
quelle che sono armi e son proibite.
Che viaggiano oppure non decollano,
quelle di ieri e quelle di oggi,
centenarie, inni di tutta una patria,
per il bambino o per il dittatore.
Langue: italien
Mi ricorda un'altra canzone sulle canzoni in un sito di canzoni de il maestro Francesco Guccini
Dall'album "Ritratti"
Dall'album "Ritratti"
UNA CANZONE
La canzone è una penna e un foglio
così fragili fra queste dita,
è quel che non è, è l’erba voglio
ma può essere complessa come la vita.
La canzone è una vaga farfalla
che vola via nell’aria leggera,
una macchia azzurra, una rosa gialla,
un respiro di vento la sera,
una lucciola accesa in un prato,
un sospiro fatto di niente
ma qualche volta se ti ha afferrato
ti rimane per sempre in mente
e la scrive gente quasi normale
ma con l’anima come un bambino
che ogni tanto si mette le ali
e con le parole gioca a rimpiattino.
La canzone è una stella filante
che qualche volta diventa cometa
una meteora di fuoco bruciante
però impalpabile come la seta.
La canzone può aprirti il cuore
con la ragione o col sentimento
fatta di pane, vino, sudore
lunga una vita, lunga un momento.
Si può cantare a voce sguaiata
quando sei in branco, per allegria
o la sussurri appena accennata
se ti circonda la malinconia
e ti ricorda quel canto muto
la donna che ha fatto innamorare
le vite che tu non hai vissuto
e quella che tu vuoi dimenticare.
La canzone è una scatola magica
spesso riempita di cose futili
ma se la intessi d’ironia tragica
ti spazza via i ritornelli inutili;
è un manifesto che puoi riempire
con cose e facce da raccontare
esili vite da rivestire
e storie minime da ripagare
fatta con sette note essenziali
e quattro accordi cuciti in croce
sopra chitarre più che normali
ed una voce che non è voce
ma con carambola lessicale
può essere un prisma di rifrazione
cristallo e pietra filosofale
svettante in aria come un falcone.
Perché può nascere da un male oscuro
che è difficile diagnosticare
fra il passato appesa e il futuro,
lì presente e pronta a scappare
e la canzone diventa un sasso
lama, martello, una polveriera
che a volte morde e colpisce basso
e a volte sventola come bandiera.
La urli allora un giorno di rabbia
la getti in faccia a chi non ti piace
un grimaldello che apre ogni gabbia
pronta ad irridere chi canta e tace.
Però alla fine è fatta di fumo
veste la stoffa delle illusioni,
nebbie, ricordi, pena, profumo:
son tutto questo le mie canzoni
La canzone è una penna e un foglio
così fragili fra queste dita,
è quel che non è, è l’erba voglio
ma può essere complessa come la vita.
La canzone è una vaga farfalla
che vola via nell’aria leggera,
una macchia azzurra, una rosa gialla,
un respiro di vento la sera,
una lucciola accesa in un prato,
un sospiro fatto di niente
ma qualche volta se ti ha afferrato
ti rimane per sempre in mente
e la scrive gente quasi normale
ma con l’anima come un bambino
che ogni tanto si mette le ali
e con le parole gioca a rimpiattino.
La canzone è una stella filante
che qualche volta diventa cometa
una meteora di fuoco bruciante
però impalpabile come la seta.
La canzone può aprirti il cuore
con la ragione o col sentimento
fatta di pane, vino, sudore
lunga una vita, lunga un momento.
Si può cantare a voce sguaiata
quando sei in branco, per allegria
o la sussurri appena accennata
se ti circonda la malinconia
e ti ricorda quel canto muto
la donna che ha fatto innamorare
le vite che tu non hai vissuto
e quella che tu vuoi dimenticare.
La canzone è una scatola magica
spesso riempita di cose futili
ma se la intessi d’ironia tragica
ti spazza via i ritornelli inutili;
è un manifesto che puoi riempire
con cose e facce da raccontare
esili vite da rivestire
e storie minime da ripagare
fatta con sette note essenziali
e quattro accordi cuciti in croce
sopra chitarre più che normali
ed una voce che non è voce
ma con carambola lessicale
può essere un prisma di rifrazione
cristallo e pietra filosofale
svettante in aria come un falcone.
Perché può nascere da un male oscuro
che è difficile diagnosticare
fra il passato appesa e il futuro,
lì presente e pronta a scappare
e la canzone diventa un sasso
lama, martello, una polveriera
che a volte morde e colpisce basso
e a volte sventola come bandiera.
La urli allora un giorno di rabbia
la getti in faccia a chi non ti piace
un grimaldello che apre ogni gabbia
pronta ad irridere chi canta e tace.
Però alla fine è fatta di fumo
veste la stoffa delle illusioni,
nebbie, ricordi, pena, profumo:
son tutto questo le mie canzoni
envoyé par DoNQuijote82 - 21/11/2011 - 17:35
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[2011]
Letra y música: León Gieco
Testo e musica: León Gieco
Lyrics and music: León Gieco
Album:El desembarco
“El desembarco”, il nuovo album di León Gieco, è uscito da pochi giorni e già ci presenta quella che rischia fortemente di essere una canzone fondamentale per questo sito. Sí, perché è una canzone che parla delle canzoni, fatta da uno che fa canzoni da quarant'anni (e nel modo che le fa). Sul fare canzoni e sulla loro incidenza sulla storia e sulla società sono stati, credo, scritti libri interi, probabilmente ricchi di osservazioni di ogni tipo; ma, in definitiva, bastano poche parole di una canzone per dire tutto quanto assai meglio e in modo immensamente più conciso, che “arriva”. Questo è un sito di canzoni, ed è bene sempre ricordarlo chiaramente; nonostante tutto ciò che può essere in più (o in meno), di canzoni vive e di canzoni continuerà a vivere, ponendosi al loro servizio. León Gieco ci ricorda quindi che cosa siano esattamente, e come siano; ci ricorda la loro funzione capitale di esprimere tutto ciò che è esprimibile, in una forma accessibile e fruibile da tutti, e di essere la compagna inseparabile di qualsiasi avvenimento e di qualsiasi mutamento personale e collettivo. Ci ricorda che, comunque, tutto è falso: una canzone è comunque espressione esclusivamente di chi la ha scritta, anche se l'autore viene spesso identificato come “popolo”. Si potrebbe aggiungere che è una canzone è sempre una finestra sul mondo, e che, come tale, può essere sí spalancata ma anche chiusa, aperta delicatamente o sbattuta con violenza. Oppure, portando alle logiche conseguenze ciò che dice l'autore di canzoni León Gieco, che la canzone è la verità descritta e indagata con i supremi strumenti del falso e della contraffazione, che è la rima naturale con interpretazione. Che non possono esistere canzoni “obiettive” (o “oggettive”), ma soltanto storie narrate coi propri (falsi) occhi. Con questa certezza andiamo avanti, ringraziando una volta di più León Gieco per averlo saputo dire assai meglio: con una canzone, appunto. Dove sono nominate anche le “false guerre” che hanno fatto, però, milioni di morti veri. [RV]
“El desembarco”, León Gieco's new album, has been released only since a few days, yet it already presents what is really likely to become a basic song for this website. That's because it's a song about songs, made by someone who's making songs since forty years (and the way he makes them). Whole books, I believe, have been written on songmaking and on their influence on history and society, rich in observations and concepts; but, as a matter of fact, a song with its few words is sufficient to say everyting and in far more concise and effective manner. This is a song site, and it's always a good thing to state it clearly; despite of its being “more” or “less” than this, it lives on songs e will keep on doing so, putting itself to their disposal. So, León Gieco reminds us what songs exactly are, and of the way(s) they are; he reminds us of their capital function of expressing all what can be expressed, in a form everyone can use and have access to, and of being the inseparable companion of any event and any personal and collective change. He reminds us that everything is false, anyway: any song solely marks its author's expression, even if the author is often identified as “people”. In addition to this, one could say that a song is always a window opening on the world and that, as such, it may be opened wide but also closed, opened gently or shut rudely. Still more, bringing what the songmaker León Gieco is saying to its logical consequences, a song is the truth described and investigated by the supreme means of falseness and counterfeiting, which naturally rhymes with interpreting. There can be no “objective” songs, but only stories that are told with one's own (false) eyes. Fully aware of this do we go on, thanking León Gieco for saying it much better: with a song, that's is. A song that also mentions the “false wars” that, however, have taken millions of true victims. [RV]