Zwischen Weichsel und der Sola schön verstaut
Zwischen Sümpfen Postenketten, Drahtverhau
Liegt das KL-Auschwitz, das verfluchte Nest,
das der Häftling hasset, wie die böse Pest.
Wo Malaria, Typhus und auch andres ist,
wo dir große Seelennot am Herzen frisst,
wo so viele Tausend hier gefangen sind
fern von ihrer Heimat, fern von Weib und Kind.
Häuserreihen steh´n gebaut von Häftlingshand,
bei Sturm und Regen musst du tragen Ziegeln, Sand,
Block um Block entstehen für viele tausend Mann,
Alles ist für diese, die noch kommen dran.
Außer Flöhen, Läusen, plaget Fieber Dich,
viele tausend mussten sterben kümmerlich,
ja du wirst gequälet hier bei Tag und Nacht
und bei jedem Schritte ein Posten dich bewacht.
Traurig siehst Kolonnen du vorüberzieh` n,
Vater, Bruder kannst du oft dazwischen seh´n
darfst sie nicht mal grüssen, es brächte dir den Tod,
vergrößerst unwillkürlich dadurch nur ihre Not.
Traurig ziehn die Reihen nun an dir vorbei,
schallend hörst Befehle du, wie “Links, zwei, drei!”
Hier etwas zu sagen hast Du gar kein Recht,
Wenn Dein Mund auch gerne um Hilfe schreien möcht.
Vater, Mutter! Ob ihr noch zuhause seid?
Niemand weiss von unsrem großen Herzeleid,
träumen darfst Du hier nur von dem Elternhaus
aus dem das Schicksal jagte so schnöde dich hinaus.
Sollte ich dich Heimat nicht mehr wiederseh ´n
und wie viele andere durch den Schornstein geh´n
seid gegrüßt ihr Lieben am unbekannten Ort
gedenket manchmal meiner, die ich musste fort.
Zwischen Sümpfen Postenketten, Drahtverhau
Liegt das KL-Auschwitz, das verfluchte Nest,
das der Häftling hasset, wie die böse Pest.
Wo Malaria, Typhus und auch andres ist,
wo dir große Seelennot am Herzen frisst,
wo so viele Tausend hier gefangen sind
fern von ihrer Heimat, fern von Weib und Kind.
Häuserreihen steh´n gebaut von Häftlingshand,
bei Sturm und Regen musst du tragen Ziegeln, Sand,
Block um Block entstehen für viele tausend Mann,
Alles ist für diese, die noch kommen dran.
Außer Flöhen, Läusen, plaget Fieber Dich,
viele tausend mussten sterben kümmerlich,
ja du wirst gequälet hier bei Tag und Nacht
und bei jedem Schritte ein Posten dich bewacht.
Traurig siehst Kolonnen du vorüberzieh` n,
Vater, Bruder kannst du oft dazwischen seh´n
darfst sie nicht mal grüssen, es brächte dir den Tod,
vergrößerst unwillkürlich dadurch nur ihre Not.
Traurig ziehn die Reihen nun an dir vorbei,
schallend hörst Befehle du, wie “Links, zwei, drei!”
Hier etwas zu sagen hast Du gar kein Recht,
Wenn Dein Mund auch gerne um Hilfe schreien möcht.
Vater, Mutter! Ob ihr noch zuhause seid?
Niemand weiss von unsrem großen Herzeleid,
träumen darfst Du hier nur von dem Elternhaus
aus dem das Schicksal jagte so schnöde dich hinaus.
Sollte ich dich Heimat nicht mehr wiederseh ´n
und wie viele andere durch den Schornstein geh´n
seid gegrüßt ihr Lieben am unbekannten Ort
gedenket manchmal meiner, die ich musste fort.
Contributed by Bartleby - 2011/11/3 - 14:20
Language: Italian
Parziale traduzione italiana dallo spettacolo di Charlette Shulamit Ottolenghi "Dalle Profondità - canti di donne nella Shoah".
CANTO DI AUSCHWITZ
Tra il fiume Weichsel e il fiume Sola,
tra paludi e postazioni, catene e filo spinato
si annida il KZ Auschwitz, nido maledetto
che i prigionieri odiano più della peste maligna.
Lì, dove la malaria e il tifo ed altri mali,
lì, dove il male dell’anima congela il cuore,
lì, decine di migliaia sono prigionieri
lontani dalla moglie e dai figli,
Lì si vedono file e file di baracche costruite per mano dei prigionieri
che sotto la pioggia e la tempesta devono trascinare sabbia e mattoni.
Blocco dopo blocco essi erigono
per le decine di migliaia di uomini che ancora arriveranno.
[…]
Tra il fiume Weichsel e il fiume Sola,
tra paludi e postazioni, catene e filo spinato
si annida il KZ Auschwitz, nido maledetto
che i prigionieri odiano più della peste maligna.
Lì, dove la malaria e il tifo ed altri mali,
lì, dove il male dell’anima congela il cuore,
lì, decine di migliaia sono prigionieri
lontani dalla moglie e dai figli,
Lì si vedono file e file di baracche costruite per mano dei prigionieri
che sotto la pioggia e la tempesta devono trascinare sabbia e mattoni.
Blocco dopo blocco essi erigono
per le decine di migliaia di uomini che ancora arriveranno.
[…]
Contributed by Bartleby - 2011/11/3 - 15:46
Language: French
Parziale traduzione francese dal portale di musica ebraica curato da Claude Torres.
CHANT D’AUSCHWITZ
Entre le Weichsel et la Sola,
entre les marais et les campements,
les chaînes et les barbelés, se niche le KZ Auschwitz,
nid maudit, que les prisonniers détestent plus que la peste maligne.
Là, où sévissent la malaria, le typhus et d’autres maux encore,
là, où la maladie de l’âme congèle le coeur,
là, des dizaines de milliers d’hommes sont prisonniers,
loin de leur femme et de leurs enfants.
Là, on voit des files et des files de baraques construites par les mains des prisonniers qui,
sous la pluie et la tempête, doivent traîner sable et briques.
Bloc après bloc, ils bâtissent
pour les dizaines de milliers d’hommes qui doivent encore arriver.
[…]
Entre le Weichsel et la Sola,
entre les marais et les campements,
les chaînes et les barbelés, se niche le KZ Auschwitz,
nid maudit, que les prisonniers détestent plus que la peste maligne.
Là, où sévissent la malaria, le typhus et d’autres maux encore,
là, où la maladie de l’âme congèle le coeur,
là, des dizaines de milliers d’hommes sont prisonniers,
loin de leur femme et de leurs enfants.
Là, on voit des files et des files de baraques construites par les mains des prisonniers qui,
sous la pluie et la tempête, doivent traîner sable et briques.
Bloc après bloc, ils bâtissent
pour les dizaines de milliers d’hommes qui doivent encore arriver.
[…]
Contributed by Bartleby - 2011/11/3 - 15:47
Language: Italian
Traduzione italiana da Memoria in scena
Per il Giorno della Memoria 2019, nello spettacolo intitolato "Libero è il mio canto – Musiche di donne deportate", ideato e diretto dal maestro Francesco Lotoro, che da trent'anni si dedica alla raccolta e trascrizione delle musiche composte dagli internati durante la seconda guerra mondiale.
Con il Coro Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Ilse Weber Choir.
Ricerca e scelta dei testi a cura di Viviana Kasam e Marilena Francese.
Per il Giorno della Memoria 2019, nello spettacolo intitolato "Libero è il mio canto – Musiche di donne deportate", ideato e diretto dal maestro Francesco Lotoro, che da trent'anni si dedica alla raccolta e trascrizione delle musiche composte dagli internati durante la seconda guerra mondiale.
Con il Coro Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l'Ilse Weber Choir.
Ricerca e scelta dei testi a cura di Viviana Kasam e Marilena Francese.
IL CANTO DI AUSCHWITZ
Fra la Vistola e la Soła
Paludi, i posti di guardia, il filo spinato
ecco il lager di Auschwitz, il nido dannato
che il prigioniero odia come solo la peste si può odiare.
Malaria, tifo e ogni malattia
E la tristezza infinita ti divora il cuore
E innumerevoli migliaia sono qui prigionieri
lontano da casa, dalla moglie e i bambini
Guarda, ci sono file di case costruite dai prigionieri con le loro mani
sotto la pioggia, sotto la tempesta dovrai portare sabbia e mattoni
Si erige un blocco dopo l’altro per molte migliaia di uomini
per quelli che dovranno ancora arrivare.
Scorrono esauste le colonne
senti urlare comandi: Eins, Zwei, Drei!
Ma di parlare tu qui non hai diritto
anche se la tua bocca vuole gridare aiuto.
Padre, madre, siete ancora a casa?
Nessuno sa del nostro grande dolore.
La casa dei tuoi genitori qui la puoi solo sognare.
Il destino ce ne ha scacciate in modo così infame.
Il mio paese, lo rivedrò forse di nuovo?
e quante migliaia passano attraverso il camino.
Vi saluto, miei cari, in un luogo sconosciuto,
Ricordatevi di me, che sono dovuta partire.
Fra la Vistola e la Soła
Paludi, i posti di guardia, il filo spinato
ecco il lager di Auschwitz, il nido dannato
che il prigioniero odia come solo la peste si può odiare.
Malaria, tifo e ogni malattia
E la tristezza infinita ti divora il cuore
E innumerevoli migliaia sono qui prigionieri
lontano da casa, dalla moglie e i bambini
Guarda, ci sono file di case costruite dai prigionieri con le loro mani
sotto la pioggia, sotto la tempesta dovrai portare sabbia e mattoni
Si erige un blocco dopo l’altro per molte migliaia di uomini
per quelli che dovranno ancora arrivare.
Scorrono esauste le colonne
senti urlare comandi: Eins, Zwei, Drei!
Ma di parlare tu qui non hai diritto
anche se la tua bocca vuole gridare aiuto.
Padre, madre, siete ancora a casa?
Nessuno sa del nostro grande dolore.
La casa dei tuoi genitori qui la puoi solo sognare.
Il destino ce ne ha scacciate in modo così infame.
Il mio paese, lo rivedrò forse di nuovo?
e quante migliaia passano attraverso il camino.
Vi saluto, miei cari, in un luogo sconosciuto,
Ricordatevi di me, che sono dovuta partire.
Contributed by B.B. - 2019/1/17 - 21:05
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Sulla melodia della canzone “Wo die Nordseewellen trecken an den Strand” scritta da Friedrich Fischer-Friesenhausen nel 1922.
Testo trovato sul portale di musica ebraica curato da Claude Torres
Ho preferito attribuire questa canzone ad anonimo perché la sua maternità è incerta.
Ho scritto “maternità” perché fu composta da una donna, forse da tal Camilla Mohaupt oppure, secondo altre fonti, da una certa Camille Spielbichler o ancora da Margot Bachner, comunque da una delle tante donne di cui non si sa nulla se non che scomparvero nel gorgo dell’universo concentrazionario nazista, finendo le loro vite probabilmente ad Auschwitz o a Bergen Belsen.
Ho datato questo “Canto di Auschwitz” al 1940 perché vi si parla della costruzione del campo che cominciò per l’appunto quell’anno ad opera di alcune centinaia di prigionieri polacchi ed ebrei.
Il 14 giugno del 1940 il campo era operativo e potè “ospitare” il primo convoglio di circa 700 deportati che furono accolti dal primo comandante, l’SS Karl Fritzsch, con le seguenti, toccanti parole: