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Via Tibaldi

Franco Trincale
Langue: italien



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[1971]
Scritta e cantata da Franco Trincale
Album: Trincale 4 - Canzone Nostra

TR-2828104-1302867024.

Franco Trincale e la sua fuoriuscita dal PCI in seguito ai fatti di via Tibaldi.

F.T.: "Sinceramente io diffido di una situazione che nasce dal trascinamento populistico dell'artista. Io non mi reputo un artista.. perché sono solo un uomo che canta e che ha maturato certe idee.. E spesso il mio percorso si può identificare con certe idee di partito. Sono conscio di questo e accetto anche di diventarne strumento, ma con il rischio poi di dovere accettare certi compromessi. Che se non accetti vieni tagliato fuori, ed è per questo che mi ha fatto uscire dal PCI. C'erano certi compagni che telefonavano alla federazione e mi sconsigliavano: dicevano che ero brigatista, o addirittura fascista..

D: Ti eri reso conto che il partito andava al di là degli interessi degli operai, e del suo potenziale elettorato…

F.T.: Il problema era questo: se tu sei un militante devi rispettare lo statuto del partito. Ma un militante che è anche un artista, che sia un artista visivo o musicale o di poesia, e che porta consensi e che aiuta la lotta, va bene solo finché è in linea con la politica del partito stesso.
Quando cominciai a partecipare alle lotte di movimento popolare che nascevano spontanee e non erano più inquadrate in un discorso di sindacato o di partito, allora iniziarono i problemi.
Cominciò a crearsi un movimento autonomo, di operai e studenti, e non potevo non rendermi partecipe. E questo non per una mia semplice esigenza etica, ma proprio perché era la mia stessa coscienza a impormi questa mia partecipazione. Mi ribolliva il sangue.
Era il periodo dell'occupazione delle case, e c'era il caso clamoroso dell'occupazione in Via Tibaldi. In quella zona abbatterono delle case minime, dove vivevano gli operai, con la promessa di risistemarle e destinarle sempre ai lavoratori. Ma questa promessa non fu mantenuta, e le case vennero assegnate alla burocrazia comunale.
C'era quindi questo movimento per il diritto alla casa, e le case vennero occupate. E io supportai la lotta, cantando giorno e notte per gli occupanti.
Fino a quando venne autorizzato l'intervento della polizia, che caricò gli occupanti e, fatto gravissimo, un bambino (Massimiliano Ferretti, ndr) morì negli scontri.
Io scrissi per l'occasione questa ballata... Io vivevo la lotta, non solo cantando, ma la vivevo incarnata. All'indomani della carica della polizia, e di questi fatti gravi, si tenne un'assemblea al Politecnico. Era una assemblea organizzata dal movimento, e non era vista bene dai partiti. Per questo che scrissi una lettera a Berlinguer, dicendogli che un partito come il PCI non poteva non accogliere e condividere la lotta per il diritto alla casa. La prima cosa che fece il funzionario Zanchi del PCI fu quella di mettermi in cattiva luce con Berlinguer. Poi, quando intervenni all'assemblea, mi dichiarai fuori dal partito. Perché non potevo accettare di essere tesserato a un partito che non condivideva queste lotte. Non mi sentivo più rappresentato da nessun partito, se non dalla gente che lottava. Sai che cosa è successo? Mentre Il Manifesto pubblicò la notizia com'era, cioè che consegnai la tessera, L'Unità scrisse che la tessera invece la stracciai. È stata data una notizia fuorviante, per mettermi in cattiva luce.
Quindi faccio un appello pubblico: se qualcuno per caso l'ha conservata, quella tessera, che la tiri fuori!
Sulla mia coscienza posso giurarti (anche se io non amo fare i giuramenti, li fa anche Berlusconi, quindi sai cosa cazzo vuoi che contino) che non stracciai nessuna tessera. Hanno cercato di dare al mio atto un significato diverso, perché nella realtà avevo rispetto del partito ma non mi sentivo più rappresentato. Io ho sempre cantato dei disoccupati, delle lotte nelle fabbriche, della cariche della polizia. Sono quelli del partito che hanno trovato nelle mie canzoni una linea comune con i loro valori. Ma io ho sempre proseguito per la mia strada, e poi a un certo punto, la mia linea non gli è più andata bene…"

Per i fatti di via Tibaldi vedi:
La Ballata di via Tibaldi, (AntonVirgilio Savona)
Da via Tibaldi, (Diego La Palma)
e la Tarantella di Via Tibaldi (Canzoniere del Proletariato)
O compagno lo sai che oggi
in Via Tibaldi la polizia
madri e bimbi ha cacciato via
dalle case popolari

Quelle case che il comune
costruisce ma non dà
alla gente proletaria
che quelle case han fabbricà'

Ed ho visto ammazzare
dagli ipocriti borghesi
un bambino di sette mesi
perché figlio della povertà

Ed ho visto quelle madri
chiuse dentro al cellulare
l'elemosina rifiutare
per la lotta continuà'

Ed ho visto gli operai,
l'avanguardia rivoluzionaria,
alle mamme proletarie
portar la solidarietà

Con dei fatti e non parole
e quel sangue sul selciato
le menzogne del padronato
cancellare non potran.

O compagno operaio,
muratore ed immigrato,
questa lotta è la tua
per abbattere lo Stato.

È lo Stato dei padroni
che è fondato sulla violenza,
ma la violenza rivoluzionaria
è quella giusta e trionferà.

Perché il fine è d'abolire
ogni altra violenza
come quella della polizia
al servizio della borghesia.

Su avanti, o proletari,
oggi la casa, poi la città
con la lotta unitaria
conquistiamo la libertà.

envoyé par giorgio - 29/10/2011 - 08:31




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