Di la testa di re Burbuni
'nu tamburu avìmu 'a fà'!...
[x3]
Di li vrazza di re Burbuni
ddu' mazzoli avìmu 'a fà'!...
[x3]
Di la panza di re Burbuni
'na grancascia avìmu 'a fà'!...
[x3]
E di l'anchi di re Burbuni
ddu' furcuni avìmu 'a fa'!...
[x3]
Curnuti chi serviti lu guvernu...
chî strisci russi e li robbi di pannu...
Si voli Diu mi cancia lu guvernu,
li robbi vi li tagghiu parmu a parmu!...
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'nu tamburu avìmu 'a fà'!...
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Di li vrazza di re Burbuni
ddu' mazzoli avìmu 'a fà'!...
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Di la panza di re Burbuni
'na grancascia avìmu 'a fà'!...
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E di l'anchi di re Burbuni
ddu' furcuni avìmu 'a fa'!...
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Curnuti chi serviti lu guvernu...
chî strisci russi e li robbi di pannu...
Si voli Diu mi cancia lu guvernu,
li robbi vi li tagghiu parmu a parmu!...
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envoyé par giorgio - 25/10/2011 - 08:36
Langue: italien
Versione italiana
BALLATELLA CONTRO I BORBONI
Della testa del re Borbone
Ne faremo un tamburo
Delle braccia del re Borbone
Ne faremo due mazzuole
Della pancia del re Borbone
Ne faremo una grancassa
Delle anche del re Borbone
Ne faremo due forconi
Cornuti che servite il governo
Con le strisce rosse e gli abiti di panno
Se vuole Dio e mi cambia 'sto governo
Quegli abiti ve li taglio da una parte all'altra!
Della testa del re Borbone
Ne faremo un tamburo
Delle braccia del re Borbone
Ne faremo due mazzuole
Della pancia del re Borbone
Ne faremo una grancassa
Delle anche del re Borbone
Ne faremo due forconi
Cornuti che servite il governo
Con le strisce rosse e gli abiti di panno
Se vuole Dio e mi cambia 'sto governo
Quegli abiti ve li taglio da una parte all'altra!
envoyé par giorgio - 25/10/2011 - 08:58
la traduzione italiana contiene un errore: ...e voglia dio CHE cambi questo governo...
la particella "mi" + indicativo, infatti, nelle parlate messinesi e reggine, ha la stessa valenza del "na" greco classico.
la particella "mi" + indicativo, infatti, nelle parlate messinesi e reggine, ha la stessa valenza del "na" greco classico.
francesco salvadore - 25/5/2018 - 13:30
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Album :L’Italia cantata dal sud
“Erano i Mille, che sbarcarono l'11 maggio 1860, il fior fiore della borghesia intellettuale italiana, quasi tutti studenti, professionisti od impiegati, molti dei quali ritroveremo tra gli esponenti della politica e della cultura umanistica e scientifica dell'Italia unificata della seconda metà dell'800. […] disdegnando la vita comoda e disprezzando la morte in un grande anelito romantico di avventura. […] Questo loro idealismo che li spinse alla lotta (sfruttato dai moderati piemontesi e dal grande Cavour per formare il Regno d'Italia sotto lo scettro dei Savoia (...infatti Vittorio Emanuele II re di Sardegna, rimase II anche come re d'Italia, mentre avrebbe potuto diventare primo) era però il meno adatto per comprendere la situazione reale di un'isola "africana" in buona parte feudale. […] niente comprendevano, né cercavano di comprendere, della realtà di questi, come subito li chiamarono, "arabi" o "beduini", popolo contadino, cencioso ed analfabeta che combatteva insieme alla loro guerra la propria Guerra. […] "incomprensione" reciproca ed assoluta di mentalità e di problemi (... pensieri, o chiamiamole classi diverse su di un piano economico-sociale, ma soprattutto culturale, accomunate con diversi fini alla lotta anti-borbonica). […] Così le parole magiche Dittatura del generale Garibaldi sotto il regno di Vittorio Emanuele significheranno per i garibaldini "Italia unita", per i nobili e per la borghesia siciliana
"Sicilia autonoma senza i Borboni e senza il dazio, nell'ambito del Regno Italiano" e per le masse contadine "libertà dall'oppressore borbonico ed isolano, ripristino degli usi civili, occupazione delle terre". […] soprattutto quando i Borboni saranno scacciati o staranno per esserlo dall'isola e la grande feudalità si alleerà con la borghesia settentrionale, la dittatura di Garibaldi diverrà per i nobili e per la borghesia isolana mantenimento della situazione sociale esistente; mentre per le masse contadine il nome del Generale sarà erroneamente acclamato come la bandiera della lotta degli "oppressi" contro gli "oppressori" e come la garanzia di soddisfacimento della fame in terra...”.
Dal I volume di Proletari senza rivoluzione, storia delle classi subalterne in Italia dal 1860 al 1950, di Renzo Del Carria, (Ed. Oriente, Milano 1964), (pp. 38-39).