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Epístola a los transeúntes

Diamanda Galás
Lingua: Spagnolo


Diamanda Galás

Lista delle versioni e commenti


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Je rame
(Diamanda Galás)
Birds Of Death
(Diamanda Galás)
The Orders From the Dead
(Diamanda Galás)


Poesia di César Vallejo
Da Poemas póstumos: Sermón sobre la barbarie (1923-1926)
Con un estratto da Las ventanas se han estremecido,
da Nómina de huesos
Musica di Diamanda Galás

A poem by by César Vallejo
From Poemas póstumos: Sermón sobre la barbarie ("Sermon on Barbarism", 1923-1926)
With an excerpt from Las ventanas se han estremecido ("The Windows shuddered"),
from Nómina de huesos ("Payroll of Bones")
Music by Diamanda Galás

SONGS OF EXILE (“Canzoni di Esilio”) tratta del poeta, del musicista e del compositore che vive in esilio, lontano dalla sua terra, e parla di coloro che hanno dovuto vivere fuori dalla legge, come se fossero banditi, e creare case dai sassi.

La composizione, con canzoni interpretate in cinque lingue, è un concerto per piano e voce comprendente le composizioni trascendenti di Diamanda Galás adattate alle parole di poeti esiliati di tutto il mondo.

SONGS OF EXILE (“Chansons d'Éxile”) parle du poète, du musicien et du compositeur vivant en éxile, éloigné de sa terre, et de ceux qui ont dû vivre hors de la loi, comme s'il étaient des bandits, et bâtir des maisons à partir de la pierre.

La composition, avec des chansons interprétées en cinq langues, est un concert pour piano et voix comprenant les compositions transcendentes de m.me Galás qui ont été adaptées aux paroles de poètes éxilés du monde entier.


DEFIXIONES WILL AND TESTAMENT


defixiones


At the center of "Defixiones, Will and Testament" lies the Armenian, Anatolian, Hellenic, and Greek genocide which took place, for the most part, under the cloak of the First World War (1914-1917). The Ottoman Empire, now the Republic of Turkey, used various means of destruction to enact an ethnic cleansing policy. The goal was not to simply kill, but to erase all cultural evidence of these people's existance.

"Defixiones Will and Testament" è incentrato sul genocidio armeno, anatolico e greco che ebbe luogo, per la maggior parte, con il pretesto della Prima guerra mondiale (1914-1917). L'Impero Ottomano, ora Repubblica Turca, usò vari mezzi di distruzione per mettere in pratica una politica di pulizia etnica. Lo scopo non era soltanto quello di uccidere, ma di cancellare ogni traccia culturale dell'esistenza di questi popoli.

"Defixiones, Will and Testament" se centre sur le génocide armenien, anatolique et grec qui a eu lieu, pour la plupart, sous le prétexte de la Première guerre mondiale (1914-1917). L'Empire Ottoman, à présent République de Turquie, a employé de nombreux moyens de destruction pour mettre en acte une politique de nettoyage éthnique. Le but n'était pas seulement de tuer, mais d'effacer et anéantir toute trace de l'existence même de ces peuples.


DISC A
THE DANCE:

1. The Dance [Պարը] - Ter Vogormia [Տէր Ողորմյա]
2. The Desert [الصحراء] Part I
3. The Desert [الصحراء] Part II
4. Sevda zinciri
5. Holokaftoma [Ολοκαύτωμα; Holocaust, Olocausto]
6. Ter Vogormia [Տէր Ողորմյա] (reprise)
7. The Eagle Of Tkhuma [ݎܸܫܒ݅ܐ ܒܼܬܚܗܼܡܹܐ]
8. The Orders From the Dead

DISC B
SONGS OF EXILE:

1. Hastayım yaşıyorum
2. Σαν πεθάνω στο καράβι
3. Je rame
4. Epístola a los transeúntes
5. Birds Of Death
6. Άνοιξε, άνοιξε
7. Todesfuge
8. Artémis
9. See That My Grave Is Kept Clean



valleDi fronte a una scrittura poetica come quella di César Vallejo, che qualcuno (Thomas Merton) ha definito "il poeta universale più importante dopo Dante", non è opportuno probabilmente soffermarsi sul "significato". Oltre addirittura il surrealismo in cui si è voluto inserirlo, è necessario esclusivamente addentrarsi senza guida negli abissi del linguaggio di questo rivoluzionario strutturale; con Vallejo siamo nell'esilio dell'espressione. In esilio nacque: Santiago de Chuco, in Perù, dove venne al mondo il 16 marzo 1892, è un remoto villaggio andino. In esilio morì: a Parigi il 15 aprile 1938. Usava, nel suo scrivere, solecismi e barbarismi. Inventava parole. Violentava la sintassi all'estremo. Fu surrealista prima che nascesse il movimento Surrealista, e con la raccolta Trilce mise l'America Latina al centro dell'avanguardia poetica mondiale. Con la raccolta España, aparta de mi este cáliz Vallejo usa la guerra civile spagnola come rappresentazione viva della lotta tra le forze del bene e quelle del male, e parteggia per il trionfo dell'umanità simboleggiato dal salvataggio della repubblica spagnola dall'attacco fascista. Con queste premesse, è anche comprensibile che il testo di questa Epístola a los transeúntes sia stato riportato nella forma più scorretta possibile nel libretto dell'album di Diamanda Galás, ed anche in molti altri siti (con interposizioni di parole inglesi, persino). Abbiamo quindi dovuto "restaurarlo" basandoci su questa lezione più esatta, ma correggendo alcuni errori di ortografia. Sappiamo bene che applicare criteri di esattezza testuale a una poesia di César Vallejo è un esercizio che sa di pedanteria, ma esiste anche il desiderio di presentare il caos universale nella forma che doveva, forse, avere. [RV]
Reanudo mi día de conejo
mi noche de elefante en descanso.

Y, entre mi, digo:
ésta es mi inmensidad en bruto, a cántaros
éste es mi grato peso,
que me buscará abajo para pájaro
éste es mi brazo
que por su cuenta rehusó ser ala,
éstas son mis sagradas escrituras,
éstos mis alarmados compañones.

Lúgubre isla me alumbrará continental,
mientras el capitolio se apoye en mi íntimo derrumbe
y la asamblea en lanzas clausure mi desfile.

Pero cuando yo muera
de vida y no de tiempo,
cuando lleguen a dos mis dos maletas,
éste ha de ser mi estómago en que cupo mi lámpara en pedazos,
ésta aquella cabeza que expió los tormentos del círculo en mis pasos,
éstos esos gusanos que el corazón contó por unidades,
éste ha de ser mi cuerpo solidario
por el que vela el alma individual; éste ha de ser
mi hombligo en que maté mis piojos natos,
ésta mi cosa cosa, mi cosa tremebunda.

En tanto, convulsiva, ásperamente
convalece mi freno,
sufriendo como sufro del lenguaje directo del león;
y, puesto que he existido entre dos potestades de ladrillo,
convalezco yo mismo, sonriendo de mis labios.

Se atumulta la sangre en el termómetro.
¡No es grato morir, señor, si en la vida nada se deja y si
en la muerte nada es posible, sino sobre lo que se deja en la vida!
¡No es grato morir, señor, si en la vida nada se deja y si
en la muerte nada es posible, sino sobre lo que se deja en la vida!
¡No es grato morir, señor, si en la vida nada se deja y si
en la muerte nada es posible, sino sobre lo que pudo dejarse en la vida!

inviata da DonQuijote82 - 15/10/2011 - 17:03




Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
18 novembre 2011

Tradurre qualsiasi cosa di César Vallejo in una qualsiasi lingua, persino la propria, ha il sapore della pazzia. Cercando una traduzione italiana in rete dell'Epístola a los transeúntes mi ha risposto una specie di sberleffo elettronico. Allora mi son detto che bisognava farsi coraggio e provarci; spero che il risultato non sia indecente e che serva a fare seppur minimamente apprezzare l'intricatezza abissale della poetica vallejana. Si tratta comunque, probabilmente, della prima traduzione italiana di questa poesia che appaia in assoluto in rete. [RV]
EPISTOLA AI TRANSEUNTI

Riannodo il mio giorno da coniglio,
la mia notte di elefante a riposo.

E dico fra me e me:
questa è la mia immensità grezza, a catinelle,
questo è il mio peso gradito che là sotto mi ha cercato
per farmi diventare un uccello:
questo è il mio braccio
che per conto suo ha rifiutato di esser ala,
queste sono le mie sacre scritture,
questi i miei coglioni spaventati.

Una lugubre isola m'illuminerà continentale
mentre il Campidoglio si sosterrà al mio intimo crollo
e l'assemblea, lance sguainate, chiuderà la mia parata

Ma quando morirò
dalla vita, non dal tempo.
Quando saranno due le mie due valigie,
questo sarà il mio stomaco dov'entra la mia lampada in pezzi,
questa la testa che ha espiato i tormenti del circolo nei miei passi,
questi i vermi che il cuore ha raccontato di udire uno ad uno,
questo dev'essere il mio corpo solitario
su cui veglia l'anima individuale; questo dev'essere
il mio ombelico in cui ho ammazzato i miei pidocchi innati,
questo il mio coso, lui, il mio coso tremolante.

Intanto, aspramente e convulsivo
il mio freno è convalescente
dato che soffro del linguaggio diretto del leone:
e poiché sono esistito tra due poteri duri come mattoni
io stesso sono convalescente, e sorrido con le labbra.

Si agita il sangue nel termometro.
Non è bello morire, signore, se non si lascia niente in vita e se
in morte niente è possibile, tranne su ciò che si lascia nella vita!
Non è bello morire, signore, se non si lascia niente in vita e se
in morte niente è possibile, tranne su ciò che si lascia nella vita!
Non è bello morire, signore, se non si lascia niente in vita e se
in morte niente è possibile, tranne ciò che si è potuto lasciare nella vita!

19/11/2011 - 18:26




Lingua: Inglese

Versione inglese di Clayton Eshleman e José Rubia Burcia
English translation by Clayton Eshleman e José Rubia Burcia

EPISTLE TO THE TRANSIENTS

I resume my day of a rabbit,
my night of an elephant in repose.

And, to myself, I say:
this is my immensity in the raw, in jugfuls,
this is my graceful weight,
that sought me below to become a bird;
this is my arm that on its own refused to be a wing,
these are my scriptures,
these my alarmed cullions.

A lugubrious island will illuminate me continental,
while the capitol leans on my intimate collapse
and the lance-filled assembly adjourns my parade.

But when I die
from life and not from time,
when my two suitcases become two,
this will be my stomach in which my lamp fit in pieces,
this that head that atoned for the torments of the circle in my steps,
these those worms that my heart counted one by one,
this will be my solidary body
over which the individual soul is watching: this will be
my navel in which I killed my innate lice,
this my thing thing, my dreadful thing.

Meanwhile, convulsively, harshly,
my bit convalesces,
suffering like I suffer the direct language of the lion:
and, because I have existed between two brick potentates,
I too convalesce, smiling at my lips.

Blood runs wild in the thermometer.
It is not pleasant to die, lord, if one leaves nothing in life and if
nothing is possible in death, except on top of what is left in life!
It is not pleasant to die, lord, if one leaves nothing in life and if
nothing is possible in death, except on top of what is left in life!
It is not pleasant to die, lord, if one leaves nothing in life and if
nothing is possible in death, except on top of what could have been left in life!

inviata da Riccardo Venturi - 20/11/2011 - 00:53




Lingua: Quechua

Versione in lingua quechua (runasimi) da questa pagina della Red Científica Peruana
PURIHKUNAMAN KUNAKUY
(Epístola a los Transeúntes nisqa)

Yapa yapamantan p´unchaypi quwi,
tutapitah elefante kayniyta
yuya yuyarini samasqaypi.

Chaymi sapaypi nini: kaymi mana tukukuyniy
tukuy kayniypi, phahcha hina munay llasasqay,
kaytahmi chutawan urayman pisqu kanaypah,
kay marq´ayniytahmi
payllamanta mana uynikunchu raphra kayta,
kaykunan willka qilqakuna
kaymi mancharisqa pukarakuna.

Manchana wat´an tukuyta k´anchariwanqa
capitolio nuqah p´uchu kayniyta saruwahtin,
wach´ikunah puririynin nuqapah tukukuhtin.

Nuqah kay kawsayniy ch´usahyanqa chayqa
tukuypis yuyawashallanqan,
iskay q´ipirinay kahtinqa,
kay wixsaypin k´ananachinay kanqa ñut´ullaña,
kay umay tukuy khunununuy sapatiyahtahmi
muyurihta purikusqayta yuyarinqa,
sunquytahmi, tukuy kuru yupah
huh huhmanta kuruyapunqa,
chhaynan rixurinqa kay wixch`usqa kurkuyqa
nunaypa tiyananqa; puputiypi llahtaypa usan
sipisqayqa chayllapitahmi kanqa,
kay ulluy wikapakuhpis chhaynallatahyá.

Tukuy ima mat´ipahniypis khatatataspan,
mana chanin wañu p´itiypi kashan,
llaki pachapi kani uturunkuh qaparqachawasqanwan;
hinan iskay pirqah mat´iykusqan ñak´arini,
qhaliyarispaqa, nuqa kikiymi simiyta asirichini.

inviata da Riccardo Venturi - 19/11/2011 - 18:32




Lingua: Francese

Version française – LETTRE AUX PASSAGERS – Marco Valdo M.I. – 2012
d'après la version italienne de Riccardo Venturi – EPISTOLA AI TRANSEUNTI – 2011
d'une chanson péruvienne (espagnol) de César Vallejo – Epístola a los transeúntes – interprétée par Diamanda Galás


Face à une écriture poétique comme celle de César Vallejo, que Thomas Merton a défini « le poète universel le plus important après Dante », il n'est pas opportun probablement de se braquer sur le sens. D'autant qu'évidemment le surréalisme dans lequel il a voulu s'insérer, il est nécessaire de se plonger sans guide dans les abysses du langage de ce révolutionnaire structural ; avec Vallejo nous sommes dans l'exil de l'expression.
En exil, il naît. Santiago de Chuco, au Pérou, où il vient au monde le16 mars 1892, un village perdu dans les Andes. En exil, il meurt : à Paris, le 15 avril 1938. Dans son écriture, il utilisait des solécismes et des barbarismes. Il invente des mots. Il violente la syntaxe à l'extrême. Il fut surréaliste avant même que naisse le mouvement surréaliste et avec son recueil Trilce, il mit l'Amérique latine au centre de 'lavant-garde poétique mondiale. Avec son recueil España, aparta de mi este cáliz, Vallejo utilisa la guerre civile espagnole
comme représentation vivante de la lutte entre les forces du bien et celles du mal, et il prit parti pour le triomphe de l'humanité , symbolisé par le sauvetage de la république espagnole de l'attaque fasciste. Avec ces prémisses, il n'y a rien d’étonnant que le texte de cette Epístola a los transeúntes ait été reproduit dans une forme des plus incorrectes dans le livret de l'album de Diamanda Galás, tout comme dans beaucoup d'autres sites (avec l'intrusion de mots anglais). Nous avons donc dû «  le restaurer » en nous basant sur cette leçon, mais en corrigeant quelques erreurs d'orthographe. Nous savons bien qu'appliquer des critères d'exactitude textuelle à un poème de César Vallejo est un exercice qui fleure la pédanterie, mais existe aussi le désir de présenter le chaos universel dans la forme qu'il devait, sans doute, avoir. [R.V.]
LETTRE AUX PASSAGERS

Renouant ma journée de lapin
Ma nuit d'éléphant au repos

Je me dis à part moi
Voilà mon immensité brute, à verse
Ceci est mon poids agréable
Qui dessous me prendra pour un oiseau
Ceci est mon bras
Qui pour son compte refusa d'être aile
Voilà mes écritures saintes
Ceci sont mes couilles épouvantées.

Une île lugubre m'illuminera continentale
Tandis que le Capitole s'appuiera sur mon effondrement intime
Et l'assemblée, lances dégainées, ferme ma parade.

Mais quand je mourrai
De la vie, pas du temps
Quand mes deux mallettes seront deux
Ce doit être mon estomac dans lequel rentrera ma lampe en morceaux.
C'est cette tête qui expia les tourments du cercle de mes pas
Voilà les moins que rien que le cœur compte comme unités
Ceci doit être mon corps solitaire
Sur lequel veille l'âme individuelle ; ceci doit être
Mon nombril dans lequel je tuai les poux nés.
Ceci est mon affaire, mon affaire épouvantable.

Entretemps, convulsive, âprement
Se remet mon frein
Souffrant comme je souffre du langage direct du lion
Et puisque j'ai existé enter deux pouvoirs de brique,
Je me remets moi-même, souriant de mes lèvres.

Le sang fait un tumulte dans le thermomètre.
Il n'est pas agréable de mourir, monsieur, si on ne quitte rien dans la vie et si dans la mort rien n'est possible, si ce n'est sur ce qu'on laisse dans la vie !
Il n'est pas agréable de mourir, monsieur, si on ne quitte rien dans la vie et si dans la mort rien n'est possible, si ce n'est sur ce qu'on laisse dans la vie !
Il n'est pas agréable de mourir, monsieur, si on ne quitte rien dans la vie et si dans la mort rien n'est possible, si ce n'est sur ce qu'on laisse dans la vie !

inviata da Marco Valdo M.I. - 16/11/2012 - 22:54




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