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Nun je da’ retta Roma

Gigi Proietti
Langue: italien (Laziale Romanesco)


Gigi Proietti

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[1973]
Scritta da Luigi Magni.
Musica di Armando Trovajoli.
Dalla colonna sonora del film di Luigi Magni “La Tosca”, tratto dall’opera di Puccini e dal dramma di Victorien Sardou, e interpretato da Gigi Proietti e Umberto Orsini - i giacobini Mario Cavaradossi e Cesare Angelotti - Monica Vitti - La Tosca - e Vittorio Gassman, che interpreta il barone Scarpìa, il perfido persecutore capo della polizia papalina.

Questa canzone è interpretata da Mario Cavaradossi (Proietti) mentre è rinchiuso a Castel Sant’Angelo in attesa di essere giustiziato per aver dato rifugio al giacobino Angelotti il quale, pur essendosi suicidato per non cadere nelle grinfie della polizia pontificia, è stato impiccato da morto per far credere al popolo che la “giustizia” abbia fatto il suo corso.

Gigi Proietti chiude tutti i suoi spettacoli con questa canzone che, in passato, gli fu pure in parte censurata dalla RAI. Infatti, l’attacco "Nu je da’ retta Roma che t'hanno cojonato" in qualche apparizione televisiva diventava "Nun je da’ retta Roma er boia l'ha impiccato"…

Gigi Proietti nella parte del pittore giacobino Mario Cavaradossi.
Gigi Proietti nella parte del pittore giacobino Mario Cavaradossi.


14 giugno 1800. E’ il giorno della battaglia di Marengo che oppone le truppe napoleoniche a quelle austriache e a Roma il papa-re Pio VII (interpretato da Aldo Fabrizi), l’algida regina Maria Carolina d'Austria (Marisa Fabbri), sorella della decollata Maria Antonietta, e le rispettive corti sono con il fiato sospeso. Solo poco tempo prima le orde dei francesi, giacobini senza Iddio, hanno umiliato lo Stato Pontificio, hanno sostenuto la breve stagione della Repubblica romana (1798-99) e hanno fatto morire in prigionia il predecessore Pio VI.
Ora la feroce polizia pontificia, guidata dal bieco e psicotico barone Scarpìa (Gassman) sta procedendo alla bonifica dai giacobini ancora presenti in città, ma uno dei tribuni della defunta Repubblica, Cesare Angelotti, riesce ad evadere dal carcere di Castel Sant’Angelo.
Gli dà rifugio il pittore Mario Cavaradossi, simpatizzante della causa rivoluzionaria.
Il barone Scarpìa si mette alla ricerca del fuggiasco servendosi della cantante Floria Tosca (Vitti), amante di Cavaradossi, e facendole credere che il suo uomo la tradisca.
La donna, seguita di nascosto da Scarpìa, giunge all'abitazione di Cavaradossi per coglierlo in flagrante, ma lo trova in compagnia di Angelotti. Capito l'inganno in cui è caduta, Tosca cerca a questo punto di aiutare l'amante, ma è ormai troppo tardi.
Scarpìa giunge alla casa e scopre Angelotti, che per non essere catturato si suicida. Arresta dunque il pittore per alto tradimento condannandolo alla forca.
Il barone, invaghito di Tosca, le propone di liberare Cavaradossi a patto che lei gli si conceda. Tosca accetta in cambio del permesso per Cavaradossi di uscire dallo Stato Pontificio. Egli acconsente e ordina allora ai suoi sgherri, in presenza di Tosca, di eseguire una fucilazione simulata.
Dopo aver scritto il salvacondotto, Scarpìa viene pugnalato alla schiena da Tosca, che corre subito dal suo amante, prigioniero a Castel Sant'Angelo.
Cavaradossi viene però ucciso davvero e Floria si uccide a sua volta per la disperazione, gettandosi dagli spalti della fortezza. (it.wikipedia)
Nun je da’ retta Roma che t’hanno cojonato
'Sto morto a pennolone è morto suicidato
Se invece poi te dicheno che un morto s'è ammazzato
Allora è segno certo che l’hanno assassinato

Vojo cantà così, fior de prato...

Che fai, nun me risponni? Me canti 'no stornello?
Lo vedi chi è er padrone, insorgi, pia er cortello!

Vojo canta così, fiorin fiorello...

Annamo, daje Roma! Chi se fa pecorone
Er lupo se lo magna… Abbasta uno scossone!

Vojo cantà – vabbè - fior de limone...

E’ inutile che provochi, a me nun me ce freghi
La gatta presciolosa fece li fiji ciechi
Sei troppo sbarajone, co’ te nun me ce metto
Io batto n’artra strada, io c’ho pazienza, aspetto…

Vojo canta così, fior de rughetto...

envoyé par Bartleby - 19/8/2011 - 10:40


Il film è del 1973 e nella canzone vi è un chiaro richiamo alle vicende italiane di quegli anni: all' omicidio - suicidio dell'anarchico Pinelli, ai depistaggi , al potere che risponde sempre alle stesse logiche in ogni epoca.

9/2/2019 - 17:04



Langue: français

Versione francese di Andrea Carbotti
NE LES CROIS PAS ROME

Ne les crois pas Rome, ils t'ont couillonnée
Ce mort qui pend, il est mort suicidé.
Si par contre on te dit qu'un mort s'est tué
Alors c'est sûr qu'on l'a assassiné.

Je veux chanter comme ça, fleur de pré...

Quoi, tu me réponds pas? Tu me chantes un stornello *?
Tu vois qui c'est le patron, insurge toi, sors ton couteau!

Je veux chanter comme ça, fleur petite fleur...

Allez, vas-y Rome! Qui fait le mouton se laisse bouffer par le loup! Il suffit d'une saccade ...

Je veux chanter, bon, fleur de citronnier...

Ça sert à rien de provoquer, tu pourras pas me duper!
Pas trop presser l'anguille, on la perd.
Tu la ramène trop, je ne me mets pas avec toi. Moi je prends un autre chemin, je suis patient, j'attends...

Je veux chanter comme ça, fleur de roquette...
* Stornello = chanson populaire romaine

envoyé par Andrea Carbotti - 18/7/2019 - 15:55


Dq82 - 2/11/2020 - 07:38


Una canzone seria

k - 3/11/2021 - 21:51


Me sò magnato er fegato

k - 3/11/2021 - 21:56


il testo del primo ritornello "Vojo cantà così, fior de prato" è sbagliato perchè, invece, è "Vojo cantà così, fior de granato". Il granato è il melograno. Il testo è confermato da Tosca stessa, quando, prima di gettarsi da Castel Sant'Angelo, canta ""Per cui mo statte zitta, non di fior de granato, io me sarò sbajata ma almeno c'ho provato.

Francesco Temperanza - 16/4/2024 - 12:29




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