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A Colombia

Marta Contreras
Lingua: Spagnolo


Marta Contreras

Lista delle versioni e commenti


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(Marta Contreras)


Testo: Nicolás Guillén
Musica: Marta Contreras
La canzone fa parte dell'album "Marta Contreras canta Nicolás Guillén" pubblicato in Italia nel 1977.
Marta Contreras canta Nicolás Guillén

Bellissima poesia dedicata alla Colombia, oppressa da una feroce dittatura. La strofa fra parentesi quadre non è inserita nella canzone, che, per il resto, è assolutamente fedele al testo originale.
¡Oh Colombia prisionera,
orquídea puesta en un vaso,
trino a trino, paso a paso
te alcanza la primavera!
Con guadaña de luz fiera
la muerte el pecho te daña,
mas aunque con su guadaña
te daña el pecho la muerte,
pura te alzas, madre fuerte,
de la sangre en que te baña.

Las aguas del Magdalena
revueltas al mar bajando,
van, Colombia, publicando
cómo es de amarga tu pena.
En la gran noche serena
te retuerces y suspiras
mas aunque rajada miras
a puñal tu carne dura,
te alzas fuerte, madre pura,
del infierno en que deliras.

La fina frente arrogante
al yugo te unció el verdugo;
resplandece bajo el yugo
tu frente como un diamante.
Con aletear incesante
crueles te rondan las horas,
mas aunque triste demoras
puliendo una roca viva,
fiera te alzas, madre altiva,
de la cárcel en que lloras.

[Desde la arena que arde
bajo un sol de hambrienta llama,
hasta donde el Tequendama
llena de sueños la tarde,
un mismo buitre cobarde
multiplica el sucio vuelo,
mas aunque nocturno velo
tu faz cubre todavía,
bella te alzas, madre mía,
entre los Andes y el cielo.]

Rompe valladar y muro
tu furor no detenido
y es un torrente encendido
sobre el matorral oscuro.
Del pueblo el ímpetu puro
la aurora prende en tu ocaso;
trino a trino, paso a paso
te alcanza la primavera...
¡Oh Colombia prisionera,
orquídea puesta en un vaso!

inviata da Maria Cristina Costantini - 7/6/2011 - 22:12



Lingua: Italiano

Versione italiana di Maria Cristina Costantini.
E' una traduzione assolutamente inadeguata, ma spero che lasci trasparire almeno una minima parte della bellezza della scrittura originaria.
Alla Colombia

Oh Colombia prigioniera
orchidea costretta in un vaso,
trillo a trillo, passo a passo
ti raggiunge la primavera!
Con una falce di luce fiera
la morte il petto ti ferisce
ma anche se con la sua falce
ti ferisce il petto la morte,
pura ti innalzi, madre forte
dal sangue che ti bagna.

Le acque del Magdalena,
che scendono turbinose al mare
rivelano, Colombia,
quant'è amara la tua pena.
Nella grande notte serena
ti contorci e sospiri,
ma anche se vedi lacerata
da un pugnale la tua carne dura,
fiera ti innalzi, madre pura,
dall'inferno in cui deliri.

Sulla bella fronte superba
un giogo impose il carnefice,
risplende sotto il giogo
la tua fronte come un diamante.
Con battito d'ali incessante
crudeli ti circondano le ore,
ma anche se triste indugi
levigando una roccia viva,
fiera ti innalzi madre altera
dalla prigione in cui piangi.

[Dalla sabbia ardente
sotto un sole di bramosa fiamma,
fin dove il Tequendama
popola la sera di sogni,
uno stesso vile avvoltoio
moltiplica l'osceno volo,
ma anche se un notturno velo
copre ancora il tuo volto,
bella ti innalzi, madre mia,
tra le Ande e il cielo].

Spezza recinti e mura
il tuo furore non più trattenuto
ed è un torrente in fiamme
sulla boscaglia oscura.
Del popolo l'impeto puro
accende l'aurora nel tuo tramonto;
trillo a trillo, passo a passo,
ti raggiunge la primavera...
Oh Colombia prigioniera,
orchidea costretta in un vaso!

inviata da Maria Cristina Costantini - 8/6/2011 - 13:44


COLOMBIA: PROCESSO DI PACE A RILENTO E RIPRESA DEL CONFLITTO SOCIALE
Gianni Sartori

Circa un anno fa, facendo il bilancio degli accordi di pace in sei punti (piuttosto ambiziosi: riforma agraria, partecipazione politica, fine del conflitto, soluzione al problema del narcotraffico, accordo sulle vittima e meccanismo di verifica) risalenti al 24 novembre 2016, risultava quanto segue.

Delle oltre 570 disposizioni - da realizzare nell’arco di quindici anni - ne risultavano portate a compimento il 28%; il 18% apparivano realizzate in parte; il 35% solo in minima parte e il 19% nemmeno iniziate. Nel complesso, secondo gli addetti ai lavori, il processo di pace procedeva - se pur lentamente - e lasciava ben sperare.

In realtà l’unica buon risultato ottenuto appariva quella del terzo punto (fine del conflitto), realizzato al 50%.

Scarsi invece i risultati nel campo della “partecipazione politica” (secondo punto) e peggio ancora per la questione delle vittime (quarto punto).

Alla fine dell’anno scorso il presidente Gustavo Pedro aveva poi annunciato un ulteriore passo in avanti: la dichiarazione del “cessate il fuoco” bilaterale tra governo e cinque gruppi armati rimasti estranei agli accordi del 2016 con le FARC.

Invece già il primo gennaio del 2013 si registrava quello che altrove verrebbe definito massacro, ma cheforse in Colombia rientra nell’ordinaria amministrazione. Due uomini armati avevano assaltato nel cuore della notte un hotel conosciuto come “El Pentagono” tra le città di Rio de Oro e Ocaña (nel nord est del Paese) uccidendo quattro persone. In un primo tempo era stata sottolineata la presenza in zona sia di guerriglieri dell’Ejército de Liberación Nacional (ELN), sia dei dissidenti delle FARC (contrari al processo di pace), ma successivamente, in base all’inchiesta condotta dalle forze di polizia, la responsabilità veniva attribuita alla delinquenza comune (mafia, cartelli della droga.).…

Un brutto inizio del 2023 comunque.

Alla fine del 2022 l’Instituto de estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz) calcolava in 94 i massacri dell’anno, mentre nel 2021 erano stati 95. Tra le vittime molti esponenti della società civile (sindacalisti, leader indigeni, insegnanti, ambientalisti, giornalisti, membri di associazioni…) e firmatari degli accordi di Pace. In larga maggioranza, contadini poveri delle aree rurali dove l’impunità per gli assassini è storicamente garantita. Il Centro Nacional de Memoria (istituzione statale incaricata di conservare la memoria del conflitto prolungatosi per oltre sessanta anni) ha registrato 4.237 massacri tra il 1958 e il 2019. La maggior parte tra il 1998 e il 2002 (1.620 in quattro anni).

Per un totale di 24.600 vittime identificate.

Come è noto la stragrande maggioranza (oltre il 90%) era opera dell’esercito e dei gruppi paramilitari di destra (in genere filogovernativi e legati al narcotraffico).

Nel frattempo non si placa il conflitto sociale.

In molte zone minerarie della regione del Bajo Cauca di Antioquia si sono svolte

manifestazioni (e anche scontri con la polizia) a seguito dello sciopero indetto il 3 marzo.

A El Bagre i minatori hanno occupato gli uffici della Empresa Mineros Aluvial, mentre a Caucasia alcuni manifestanti con il volto coperto hanno attaccato e danneggiato la Casa de la Justicia, la Personería municipale, la succursale di Bancolombia e alcuni uffici pubblici (della Sanità, della Finanze e del Tesoro). Successivamente la società Mineros Colombia ha annunciato di sospendere le attività per ragioni di sicurezza.

Il giorno prima dello sciopero minerario, il 2 marzo, un contadino e un poliziotto avevano perso la vita nel corso di una manifestazione contro Emerald Energy (filiale del gruppo statale cinese Sinochem) a Los Pozos, nei pressi di San Vicente del Caguan (sud-ovest del Paese). Alcune molotov venivano lanciate contro le istallazioni della compagnia petrolifera e i manifestanti avrebbero ucciso a bastonate un poliziotto. Le manifestazioni contro Emerald Energy erano cominciate ancora nel novembre 2022, dopo che la compagnia aveva mostrato chiaramente di non voler mantenere gli impegni sottoscritti con la comunità (realizzazione di infrastrutture, strade…).

Altre proteste si erano registrate anche nel mese scorso. Il 23 febbraio le manifestazioni avevano interessato due illustri istituzioni educative di Bogotà: l’Università nazionale e ilColegio Mayor di Cundinamarca. La prima protesta, iniziata con danneggiamenti all’entrata della sede universitaria, si era allargata al centro della capitale (Macarena) mentre gli studenti del Colegio Mayor (in lotta per la scadenza delle polizze assicurative e per la mancanza di dialogo nella struttura scolastica) avevano lanciato oggetti contundenti e ordigni incendiari contro le auto della polizia. 

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 5/3/2023 - 10:32


Sia nel tradizionale Festival NoTav in Valsusa che nella conferenza contro il capitalismo di Bogotà, l’esperienza del popolo curdo è stata discussa e apprezzata come esempio da seguire. E in entrambe le circostanze si è levato il grido: Jin Jiyan Azadî!

LA LOTTA DEI CURDI: UN ESEMPIO FONDAMENTALE PER L’AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI, DALLA VAL SUSA ALLA COLOMBIA

Gianni Sartori

Il Festival No Tav che si è svolto in Valsusa dal 29 al 31 luglio ha visto riunirsi e discutere militanti di area ecologista, pacifista, femminista, comunista, anarchica (e dissidenti vari) sia italiani che francesi (sopratutto, ma non solo). Un lotta i cui albori risalgono agli anni ottanta e che ha saputo dar prova di incredibile continuità, perseveranza e determinazione contro il devastante progetto dell’Alta Velocità Lione-Torino. Ma costata purtroppo, oltre a repressione e carcere per diversi militanti, anche la vita preziosa, insostituibile di due compagni mai dimenticati: Sole e Baleno.

Significativa la presenza quest’anno di militanti internazionalisti, impegnati a vario titolo a fianco della resistenza curda, i quali hanno voluto sottolineare con forza come “una soluzione radicale alla crisi ecologica e alla conseguente distruzione della natura, la possiamo trovare nel pensiero di Abdullah Öcalan e nel paradigma del confederalismo democratico".

Rilevante la presenza curda anche a Bogotà (Colombia) dove contemporaneamente, dal 28 al 30 luglio, si è svolta la Conferenza Internazionale “Desafiando al capitalismo hacia la construcciòn de una sociedad democràtica”.

Indetta da varie organizzazioni tra cui: Academia de la Modernidad Democrática, Proceso de comunidades negras (PCN), Comité de solidaridad Kurdistán-Colombia, Movimiento por la defensa de los derechos del pueblo (MODEP), Organización Indígena de Colombia (ONIC), Congresos de los Pueblos…ha visto circa 300 partecipanti dibattere, oltre che di America Latina, soprattutto di Kurdistan e Medio Oriente.   

Nella dichiarazione finale (Llamamiento a los pueblo) si legge:

“(…) ci siamo incontrati per identificare e rafforzare orizzonti comuni di lotta. Partire dallo scambio di esperienze di resistenza e costruzione di alternative di emancipazione (…) sviluppando momenti di riflessione e analisi della crisi del sistema capitalista che ci espropria della stessa vita, che ci impone la guerra e il disprezzo per la vita.

(…) I nostri sogni continuano a solcare l’utopia immaginando altri mondi possibili. Mondi nuovi che andiamo costruendo attraverso l’autonomia e il potere popolare. Sappiamo che con l’unità e la solidarietà tra i nostri popoli sapremo vincere il capitalismo, il razzismo, il patriarcato e il colonialismo. Nella diversità di visioni e contesti uniamo le nostre mani e le nostre voci per conservare a ampliare le nostre proposte di autogoverno, per liberarci dall’ideologia coloniale dominante in un processo di trasformazione sociale e per rinnovare il pensiero e l’organizzazione rivoluzionaria(…).

(…) in ogni luogo e in ogni momento invitiamo a costituire organizzazione assembleari dal basso, con un processo basato sul dibattito e l’educazione per affrontare i problemi e trovare le soluzione adatte per difendere e dare continuità alla vita (…)”imparando da ogni esperienza di emancipazione (…)”.

Per concludere con un riferimento preciso alle lotte di liberazione dei popoli e in particolare a quella del popolo curdo:

“ Invitiamo quindi a proseguire nelle mobilitazioni per la liberazione di Abdullah Öcalane di tutti i prigionieri politici del Kurdistán, di Abya Yala* e del mondo”.

Con il nostro tradizionale saluto di vita, allegria e speranza:

Viva la lotta internazionale dei popoli, delle donne e della gioventù!

¡Jin Jiyan Azadî! ¡Mujer Vida Libertad!

Gianni Sartori

*Nota 1:

Il termine Abya Yala risale a prima della conquista e per la popolazione kuna (divisa dal confine fasullo tra Panama e Colombia) significa “terra in piena fertilità” o “terra di sangue vitale”.
Viene adottato da militanti e movimenti indigenisti per indicare in un’ottica anticoloniale il continente latino americano.

Gianni Sartori - 2/8/2023 - 13:19


COLOMBIA: POSSIBILE “SOLUZIONE POLITICA” MENTRE RESTA ALTO IL LIVELLO DELLO SCONTRO SOCIALE
Gianni Sartori

Mentre si mantiene estesa e costante la mobilitazione sociale (e la conseguente repressione), in Colombia si profila (forse) una possibile soluzione politica tra governo e ELN.

Il 26 luglio gli studenti dell’Università dell’Atlantico hanno manifestato a Barranquilla richiedendo la “gratuità universale” degli studi. Per quanto questa sia relativamente estesa, oltre tremila studenti qui iscritti ne sono ancora esclusi.

Da parte delle istituzioni universitarie è venuta la totale disponibilità (in quanto le risorse disponibili sarebbero sufficienti), ma tale scelta verrebbe interdetta dal governo.

Giunti all’ufficio del governatore, dopo aver abbattuto le barriere poste in precedenza, gli universitari sono entrati nell’edificio. Sopraggiunta la polizia (nell’intento di ricacciarli in strada) sono scoppiati disordini e tafferugli che hanno causato numerosi feriti tra i manifestanti.

Solo una decina di giorni prima a Ibague (dipartimento di Tolima) una manifestazione indetta dal sindacato dei conducenti di autobus contro gli accordi intercorsi tra la municipalità e la società privata INFOTEC SA aveva portato al blocco pressoché totale del traffico cittadino, così come della quasi totalità (si calcola il 90%) delle attività commerciali. Chiuse anche tutte le scuole. Il 25 luglio un tentativo della polizia antisommossa (ESMAD) di sbloccare la situazione, liberando almeno le arterie principali, aveva innescato scontri nel corso dei quali alcuni veicoli delle forze dell’ordine venivano rovesciati e danneggiati.

In precedenza, l’8 giugno, a Bogotà due membri di ESMAD erano rimasti feriti (di cui uno gravemente) da un ordigno artigianale durante gli scontri nei pressi dell’Università nazionale.

I manifestanti si erano qui riuniti per commemorare i dodici studenti ammazzatine nel 1954 dai militari all’epoca della dittatura di Gustavo Rojas Pinilla (Giornata dello studente caduto).In seguito nei confronti dei responsabili del ferimento dei due membri delle forze dell’ordine veniva emessa una taglia di 20 milioni di pesos. Nella stessa circostanza (tra l’8 e il 9 giugno) altre università erano scese in lotta.

In particolare all’Universidad del Valle (Cali) e all’Universidad de Antioquia (Medellín). Qui i manifestanti si sarebbero anche impadroniti di alcune moto della polizia..

Di segno opposto (ma forse solo apparentemente: un esteso conflitto sociale può costituireuna valida, positiva alternativa alle scelte “militariste”) la dichiarazione di “alto el fuego” per sei mesi (fino a febbraio 2024) promulgata da ELN (Ejército de Liberación Nacional). Un primo risultato delle trattative, avviate ancora l’anno scorso, tra ELN e governo colombiano che intende arrivare alla “Paz total” come da programma del 2022. Nel messaggio-video del comandante Eliécer Herlinto Chamorro (alias Antonio García) si dichiara che “el comando central del ELN ordena a todas las unidades suspender las operaciones ofensivas contra las fuerzas armadas, policías y organismos de seguridad del Estado colombiano”. Nel contempo: “el ELN continuará defendiéndose durante el alto el fuego si es necesario”.

Già nel giorno successivo il governo, attraverso il commissario per la Pace Danilo Rueda, si felicitava per la dichiarazione osservando che la sospensione delle azioni armate avrebbe evitato la violenza e le violazione dei diritti umani. Assicurando che la popolazione, avrebbe potuto“estar tranquila durante el período del cese al fuego”.

Speriamo.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 5/8/2023 - 11:26


SFIBRANTE TIRA E MOLLA NELLE TRATTATIVE (NUOVAMENTE INTERROTTE) TRA ELN E GOVERNO COLOMBIANO
Gianni Sartori

L'altalenante confronto tra ELN e governo colombiano subisce un nuovo arresto. Nonostante la dichiarata volontà di voler trovare una soluzione politica al pluridecennale conflitto, le trattative finiscono regolarmente per impantanarsi tra reciproche accuse di violazione degli accordi.

Anche quest'anno si erano rianimate le altalenanti trattative tra ELN (Ejército de Liberación Nacional) e governo colombiano per una soluzione politica del conflitto. Tra altri e bassi come da protocollo ormai consolidato.

Infatti, notizia di ieri 8 agosto, l'esercito aveva nuovamente imbracciato le armi - in attesa di aprire il fuoco – contro la guerriglia.

Ma andiamo con ordine ripercorrendo le fasi salienti di questi ultimi mesi.

Il 20 febbraio 2024 l'ELN annunciava la sospensione dei colloqui in corso dal 2022 (in varie fasi, sia a Cuba che in Messico e Venezuela, paesi che fungono da garanti insieme a Brasile, Norvegia e Cile) e l'apertura dell'ennesima “crisi” con la controparte governativa di Bogotà e – parallelamente - con il governatore del dipartimento di Narino (nord-est del Paese). Nonostante all'inizio del mese fosse stato programmato un prolungamento di altri sei mesi del cessate-il-fuoco e la sospensione (in atto da gennaio) dei sequestri di persona da parte della guerriglia. Abbandonando il tavolo delle trattative l'ELN intendeva denunciare l'avvenuta violazione delle regole stabilite. In particolare il mantenimento della collaborazione tra forze dell'ordine e gruppi paramilitari di destra (pratica smentita dal governo).

Tutto questo avveniva nonostante nel corso della settimana precedente la guerriglia avesse dato prova di buone intenzioni sospendendo lo “sciopero armato” già avviato nell'ovest del paese.

Trascorrevano appena un paio di settimane e – il 4 marzo – governo e ELN, dall'Avana, ritornavano pubblicamente sui loro passi annunciando la ripresa delle trattative. A cui avrebbe preso parte come osservatore anche un rappresentante delle Nazioni Unite.

Ma evidentemente si trattava di un falso allarme. Ai primi di maggio l'ELN decideva di riprendere la prassi abituale di rapire esponenti dell'oligarchia (liberandoli in cambio del riscatto, a scopo di autofinanziamento) in quanto il governo avrebbe bloccato gli aiuti finanziari provenienti da paesi terzi.

Per la cronaca, va ricordato che l'ELN (di ispirazione guevarista - foquismo - originariamente influenzato anche dalla teologia della Liberazione), diversamente da altre formazioni guerrigliere, ha sempre rifiutato di legarsi al narcotraffico condannando tale pratica come controrivoluzionaria.

Nuova inversione a U alla fine del mese con la firma da parte di entrambe le parti in causa (ELN e Governo colombiano) – a Caracas – di un nuovo, ennesimo accordo, basato su sei punti fondamentali, con cui la società civile veniva di fatto coinvolta nel processo di pace. Evento classificato come un ”concreto passo in avanti” e che - per certi aspetti - nel metodo ricordava quello formulato in diverse occasioni nei Paesi Baschi.

Ma ai primi di agosto siamo ritornati al punto di partenza (o di arrivo ?) e la fragile tregua si è nuovamente imfranta. Ancora una volta l'ELN accusa il governo di non rispettare gli accordi bilaterali stabiliti (concordati in varie fasi a Cuba, Venezuela e Messico) tra cui quello di togliere l'ELN dalla lista denominata GAO (“gruppi armati organizzati”) in quanto metterebbe sullo stesso piano sia organizzazioni di stampo terroristico che movimenti di liberazione.

Preso atto della decisone dell'ELN, il governo a sua volta ha preannunciato la ripresa delle operazioni militari contro la guerriglia.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 9/8/2024 - 13:09




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