Dar beajour a c'houlenno
Hent da Giev c'hwi a lâro
"Heuliit en neav ar bultured
'Kasint 'c'hanoc'h hep kudenn 'bet"
Ha da Giev pa erruo
Gwall-galonad en a gavo
E-barzh ar straedon tud varv
A-hed-da-hed dre gantado
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
Cho bhuail mo dhoras an dubhuair
A fiabhraicheadh ri thighinn astaigh
Mas tu s'am buainicheadh amuigh
Nach tig thu staigh g'amhaigheachd bhuam
Mas tu s'am buainicheadh amuigh
Nach tig thu staigh cho grad ri ghrad
Nach tig thu staigh cho grad ri ghrad
Air faochadh bhong a ghalar seo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
Itron, an Ankon nen on ket
Ur beajour ne lâran ket
O klask ur gwele da gouskiñ
Hag un tamm boued da zrebiñ
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
Chan eil ri ithe 'seo an chir
Ach talamh fuar
Chan eil 'san taigh ach steillean fuar
Is iad mo thriur chloinne orra marach
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
Allas vit gwele met skebell
Warno dija va zri bugel.
Hent da Giev c'hwi a lâro
"Heuliit en neav ar bultured
'Kasint 'c'hanoc'h hep kudenn 'bet"
Ha da Giev pa erruo
Gwall-galonad en a gavo
E-barzh ar straedon tud varv
A-hed-da-hed dre gantado
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
Cho bhuail mo dhoras an dubhuair
A fiabhraicheadh ri thighinn astaigh
Mas tu s'am buainicheadh amuigh
Nach tig thu staigh g'amhaigheachd bhuam
Mas tu s'am buainicheadh amuigh
Nach tig thu staigh cho grad ri ghrad
Nach tig thu staigh cho grad ri ghrad
Air faochadh bhong a ghalar seo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
Itron, an Ankon nen on ket
Ur beajour ne lâran ket
O klask ur gwele da gouskiñ
Hag un tamm boued da zrebiñ
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
O loli, o lolo
Chan eil ri ithe 'seo an chir
Ach talamh fuar
Chan eil 'san taigh ach steillean fuar
Is iad mo thriur chloinne orra marach
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
O lo lidh o lo lo
Allas vit gwele met skebell
Warno dija va zri bugel.
Contributed by Riccardo Venturi - 2011/6/3 - 12:05
Language: English
Versione inglese dell'utente/uploader Hagakure 90, tratta dalla infobox del video YouTube
English translation by the user/uploader Hagakure 90, reproduced from the YouTube video infobox
English translation by the user/uploader Hagakure 90, reproduced from the YouTube video infobox
Avvertenza. La presente traduzione, così come le susseguenti in altre lingue (ucraino e francese) riprese dall'infobox e dai commenti al video YouTube, riflettono palesemente un componimento molto più lungo di quel che effettivamente è cantato da Denez Prigent e Karen Matheson. Si tratta della caratteristica saliente e tradizionale del gwerz: un componimento molto lungo, di cui solo alcune parti sono cantate e registrate (a tale riguardo si legga anche quanto riportato nell'articolo da en:wikipedia su Denez Prigent). Le parti cantate in lingua bretone sono indicate in grassetto. [RV]
[BALLAD OF KIEV]
Hervé Saint-Patron of the Bards
Gave me the inspiration
He gave me the inspiration again
To compose a song
To compose a new song
A Gwerz on famine
On the large famine of Kiev, Ukraine
That took away three million people
That took away three million people
By the order of one man
Woe, a thousand misfortunes, men in red
Woe, woe, men in red in December
When they came into the country
To take away all our property
To take away our animals and our wheat
They left nothing at all
And here we are in misery!
If a traveler asks the way to Kiev
Tell him so:
"Follow the ravens in the sky
They will lead you readily.
Follow the wild dogs in the fields,
They will get you there easily!"
And when you arrive in Kiev
You will find endless despair
On the streets
You will only see dead people
Thousands of people starved to death
Scavengers feed on them
As never before
You will also see a small child
Crying, calling out to his mother
Ravens all around him
They will not have long to wait
"Who is that knocking at my door so late
Who wants to come in?
If it is Death
May she enter fast
May she enter fast
To shorten my suffering
Madam, I am not Death
But a traveler
A traveler benighted
Looking for a place to sleep
Looking for a bed
And a little food
"I am left with nothing to eat
Only the cold earth
I have nothing to offer, today is the funeral
Of my three children
My three children are wrapped in a shroud
My husband is lying next to them "
Where there were seven children in a house
There remained only three
Their father looked with sorrow
And said to his wife:
"Which of the three should I kill
To let the two others have food,
Who should I sacrifice,
I cannot choose,
The small one or the big one? "
As he spoke he took a knife
And plunged it into his own chest
Here comes the summer
And the wheat that grows
This year
Will get lost in the wind
Will get lost in the wind
But the memory of the people of Kiev will live
Until these words are sung
In tribute to the millions of those
Who died in winter ..
Hervé Saint-Patron of the Bards
Gave me the inspiration
He gave me the inspiration again
To compose a song
To compose a new song
A Gwerz on famine
On the large famine of Kiev, Ukraine
That took away three million people
That took away three million people
By the order of one man
Woe, a thousand misfortunes, men in red
Woe, woe, men in red in December
When they came into the country
To take away all our property
To take away our animals and our wheat
They left nothing at all
And here we are in misery!
If a traveler asks the way to Kiev
Tell him so:
"Follow the ravens in the sky
They will lead you readily.
Follow the wild dogs in the fields,
They will get you there easily!"
And when you arrive in Kiev
You will find endless despair
On the streets
You will only see dead people
Thousands of people starved to death
Scavengers feed on them
As never before
You will also see a small child
Crying, calling out to his mother
Ravens all around him
They will not have long to wait
"Who is that knocking at my door so late
Who wants to come in?
If it is Death
May she enter fast
May she enter fast
To shorten my suffering
Madam, I am not Death
But a traveler
A traveler benighted
Looking for a place to sleep
Looking for a bed
And a little food
"I am left with nothing to eat
Only the cold earth
I have nothing to offer, today is the funeral
Of my three children
My three children are wrapped in a shroud
My husband is lying next to them "
Where there were seven children in a house
There remained only three
Their father looked with sorrow
And said to his wife:
"Which of the three should I kill
To let the two others have food,
Who should I sacrifice,
I cannot choose,
The small one or the big one? "
As he spoke he took a knife
And plunged it into his own chest
Here comes the summer
And the wheat that grows
This year
Will get lost in the wind
Will get lost in the wind
But the memory of the people of Kiev will live
Until these words are sung
In tribute to the millions of those
Who died in winter ..
Contributed by Riccardo Venturi - 2011/6/3 - 18:50
Language: Italian
Versione italiana di Riccardo Venturi
3 giugno 2011
3 giugno 2011
Ho scelto di tradurre integralmente il componimento maggiore (vale a dire il gwerz completo riportato in lingua inglese dall'uploader del video YouTube; ho però ricontrollato con cura le parti in bretone indicandole anche qui in grassetto. Se qualche lettrice o lettore sapesse cavarsela con il gaelico scozzese, vorrei chiederle/gli un piccolo aiuto per individuale anche le parti in quella lingua. (RV)
[BALLATA DI KIEV]
Sant'Hervé, patrono dei bardi
mi ha dato ispirazione,
mi ha dato ancora ispirazione
per comporre una canzone,
per comporre una nuova canzone
un gwerz sulla carestia,
sulla grande carestia di Kiev, in Ucraina,
che sterminò tre milioni di persone
che sterminò tre milioni di persone
su ordine di un solo uomo
Ohimé, mille disgrazie, uomini in rosso,
ohimé, uomini in rosso in dicembre
quando entrarono in questo paese
a portarci via tutto ciò che avevamo
a portarci via gli animali e il grano,
non lasciarono nulla
e stiamo qui nella miseria!
Se un viaggiatore chiede
la strada per Kiev, ditegli questo:
“Segui i corvi nel cielo,
ti ci porteranno alla svelta!
Segui i cani randagi nei campi,
ci arriverai facilmente!”
E quando arriverai a Kiev
troverai una disperazione infinita
nelle strade vedrai solo morti,
migliaia di persone morte di fame.”
I cercatori nei rifiuti si nutrono
di loro come mai prima,
vedrai anche un bambino piccolo
che piange chiamando la mamma
circondato dai corvi,
e non dovranno aspettare a lungo.
“Chi bussa alla mia porta così tardi,
chi vuole entrare?
È la Morte,
possa entrare veloce,
possa entrare veloce
per abbreviare la mia sofferenza.
”Signora, non sono la Morte,
ma un viaggiatore,
un viandante nella notte
che cerca un posto per dormire,
che cerca un letto
e qualcosa da mangiare.”
“Non ho più niente da mangiare,
soltanto un pezzo di fredda terra,
non ho niente da offrire come letto
tranne i cavalletti funebri dei miei tre figli.
I miei tre figli avvolti in un lenzuolo,
e mio marito morto accanto a loro.”
Dove c'erano sette figli in una casa,
ne sono rimasti soltanto tre;
il loro padre li guardava con dolore
e diceva alla moglie:
“Quale dei tre dovrò ammazzare
perché gli altri due abbiano da mangiare,
chi dovrò sacrificare?
Non so scegliere,
quello più piccolo o quello più grande?”
Mentre parlava, prese un coltello
e se lo infilò nel petto.
Ora arriva l'estate
e il grano che sta crescendo
quest'anno
andrà perduto nel vento,
andrà perduto nel vento.
Ma il ricordo della gente di Kiev vivrà
finché queste parole saranno cantate,
in tributo ai milioni di persone
che sono morte in inverno.
Sant'Hervé, patrono dei bardi
mi ha dato ispirazione,
mi ha dato ancora ispirazione
per comporre una canzone,
per comporre una nuova canzone
un gwerz sulla carestia,
sulla grande carestia di Kiev, in Ucraina,
che sterminò tre milioni di persone
che sterminò tre milioni di persone
su ordine di un solo uomo
Ohimé, mille disgrazie, uomini in rosso,
ohimé, uomini in rosso in dicembre
quando entrarono in questo paese
a portarci via tutto ciò che avevamo
a portarci via gli animali e il grano,
non lasciarono nulla
e stiamo qui nella miseria!
Se un viaggiatore chiede
la strada per Kiev, ditegli questo:
“Segui i corvi nel cielo,
ti ci porteranno alla svelta!
Segui i cani randagi nei campi,
ci arriverai facilmente!”
E quando arriverai a Kiev
troverai una disperazione infinita
nelle strade vedrai solo morti,
migliaia di persone morte di fame.”
I cercatori nei rifiuti si nutrono
di loro come mai prima,
vedrai anche un bambino piccolo
che piange chiamando la mamma
circondato dai corvi,
e non dovranno aspettare a lungo.
“Chi bussa alla mia porta così tardi,
chi vuole entrare?
È la Morte,
possa entrare veloce,
possa entrare veloce
per abbreviare la mia sofferenza.
”Signora, non sono la Morte,
ma un viaggiatore,
un viandante nella notte
che cerca un posto per dormire,
che cerca un letto
e qualcosa da mangiare.”
“Non ho più niente da mangiare,
soltanto un pezzo di fredda terra,
non ho niente da offrire come letto
tranne i cavalletti funebri dei miei tre figli.
I miei tre figli avvolti in un lenzuolo,
e mio marito morto accanto a loro.”
Dove c'erano sette figli in una casa,
ne sono rimasti soltanto tre;
il loro padre li guardava con dolore
e diceva alla moglie:
“Quale dei tre dovrò ammazzare
perché gli altri due abbiano da mangiare,
chi dovrò sacrificare?
Non so scegliere,
quello più piccolo o quello più grande?”
Mentre parlava, prese un coltello
e se lo infilò nel petto.
Ora arriva l'estate
e il grano che sta crescendo
quest'anno
andrà perduto nel vento,
andrà perduto nel vento.
Ma il ricordo della gente di Kiev vivrà
finché queste parole saranno cantate,
in tributo ai milioni di persone
che sono morte in inverno.
Language: Ukrainian
La versione ucraina dell'utente Stan 732 proveniente dai commenti al video YouTube
Ukrainian translation by the user Stan 732 reproduced from the commentaries to the YouTube video
Ukrainian translation by the user Stan 732 reproduced from the commentaries to the YouTube video
[no Ukrainian title provided]
Св. Гервé покровитель бардів
Дав мені натхнення
Він дав мені те натхнення
Щоб написати пісню
Нову нечувану пісню
Лемент про голод
Про великий голод в Києві, в Україні
Що забрав три мільйони життів
Що забрав три мільйони життів
По наказу одного чоловіка
Горе, тисячі нещасть, люди в червоному
Горе, горе, люди в червоному в місяці грудні
Коли вони прийшли в цю країну
Щоб заволодіти всім, що ми мали
Заволодіти нашою твариною і пшеницею
Вони не залишили нічого
І ось ми в злиднях!
Коли мандрівник запитає шлях до Києву
Скажи йому так:
"Йди за воронами в небі
Вони охоче проведуть тебе
Йди за дикими собаками на полях
Вони навпротець приведуть туди тебе!"
І вже коли ти дійдеш до Києву
Ти знайдеш нескінченний відчай
На вулицях
Все, що ти побачиш мертвих людей
Тисячі людей заморених насмерть
Падальщики кормляться ними
Як ніколи раніше
Також, ти побачиш маленьку дитину
Яка плаче, кличе свою маму
У колі воронів
Їм не доведеться чекати довго
"Хто це стукає в мої двері так пізно
Хто намагається зайти?
Якщо це Смерть
Чи не могла б вона зайти швидше
Чи не могла б вона зайти швидше
Щоб вкоротити мої страждання
Пані, я не Смерть
Просто мандрівник
Мандрівник в темряві
Шукаю притулок, щоб поспати
Шукю ліжко І трохи їжи
"Мені не залишилося нічого їсти
Лише холодна земля
Мені нічого дати, сьогодні я ховаю
Трьої моїх дітей
Мої три дитини загорнуті в саван
Мій чоловік лежить поруч з ними"
Де було семеро дітей в хаті
Залишилося лише три
Їх батько поглянув з жалем
І сказав дружині:
"Якого з трьох я маю забити
Щоб решта двоє мали їжу
Якого я маю принести в жертву
Я не можу робити вибір
Між меншим і більшим?!
Сказавши це він взяв ніж
І занурив собі в груди
Ось і літи настає
І пшениця, що виросте
Цього року
Випорошиться на вітрі
Випорошиться на вітрі
Але память людей Києва буде жити
Поки ці слова співаються
В память тисячів тих
Хто загинув взимку...
Св. Гервé покровитель бардів
Дав мені натхнення
Він дав мені те натхнення
Щоб написати пісню
Нову нечувану пісню
Лемент про голод
Про великий голод в Києві, в Україні
Що забрав три мільйони життів
Що забрав три мільйони життів
По наказу одного чоловіка
Горе, тисячі нещасть, люди в червоному
Горе, горе, люди в червоному в місяці грудні
Коли вони прийшли в цю країну
Щоб заволодіти всім, що ми мали
Заволодіти нашою твариною і пшеницею
Вони не залишили нічого
І ось ми в злиднях!
Коли мандрівник запитає шлях до Києву
Скажи йому так:
"Йди за воронами в небі
Вони охоче проведуть тебе
Йди за дикими собаками на полях
Вони навпротець приведуть туди тебе!"
І вже коли ти дійдеш до Києву
Ти знайдеш нескінченний відчай
На вулицях
Все, що ти побачиш мертвих людей
Тисячі людей заморених насмерть
Падальщики кормляться ними
Як ніколи раніше
Також, ти побачиш маленьку дитину
Яка плаче, кличе свою маму
У колі воронів
Їм не доведеться чекати довго
"Хто це стукає в мої двері так пізно
Хто намагається зайти?
Якщо це Смерть
Чи не могла б вона зайти швидше
Чи не могла б вона зайти швидше
Щоб вкоротити мої страждання
Пані, я не Смерть
Просто мандрівник
Мандрівник в темряві
Шукаю притулок, щоб поспати
Шукю ліжко І трохи їжи
"Мені не залишилося нічого їсти
Лише холодна земля
Мені нічого дати, сьогодні я ховаю
Трьої моїх дітей
Мої три дитини загорнуті в саван
Мій чоловік лежить поруч з ними"
Де було семеро дітей в хаті
Залишилося лише три
Їх батько поглянув з жалем
І сказав дружині:
"Якого з трьох я маю забити
Щоб решта двоє мали їжу
Якого я маю принести в жертву
Я не можу робити вибір
Між меншим і більшим?!
Сказавши це він взяв ніж
І занурив собі в груди
Ось і літи настає
І пшениця, що виросте
Цього року
Випорошиться на вітрі
Випорошиться на вітрі
Але память людей Києва буде жити
Поки ці слова співаються
В память тисячів тих
Хто загинув взимку...
Contributed by Riccardo Venturi - 2011/6/3 - 20:04
Language: French
La versione francese fornita dall'utente/uploader Hagakure 90 nei commenti al video YouTube
French version provided by the user/uploader Hagakure 90, from the commentaries to the YouTube video
French version provided by the user/uploader Hagakure 90, from the commentaries to the YouTube video
[BALLADE DE KIEV]
Hervé le Saint-Patron des Bardes
M'a donné l'inspiration
Il m'a donné l'inspiration une fois encore
Pour composer un chant
Pour composer un chant nouveau
Une Gwerz sur la famine
Sur la grande famine de Kiev en Ukraine
Qui a emporté trois millions de personnes
Qui a emporté trois millions de personnes
Et cela par la décision d'une seule
Malheur, mille malheurs aux hommes rouges
Malheur, malheur rouge au mois de décembre
Quand ils sont venus dans le pays
Pour prendre tous nos biens
Pour prendre nos animaux et notre blé
Ils ne nous ont rien laissé
Et nous voici dans la misère !
Au voyageur qui demandera le chemin de Kiev
Vous lui répondrez :
"Suivez les corbeaux dans le ciel
Ils vous y conduiront sans peine
Suivez les chiens sauvages dans les champs,
Ils vous y mèneront facilement !"
Et à Kiev quand il arrivera
Il trouvera là assez de désespoir
Le long des rues à n'en plus finir
Il ne verra que des gens morts
Des gens morts de faim par milliers
Sur eux des charognards qui font banquet
Comme il n'ont jamais fait
Il verra aussi un petit enfant
Pleurant, appelant sa mère
Des corbeaux tout autour
Ils n'auront plus longtemps à attendre
Qui est celui qui frappe à ma porte si tard
Et qui demande à entrer ?
Si c'est la Mort
Qu'elle entre au plus vite
Qu'elle entre au plus vite
Pour abréger mes souffrances
"Madame, je ne suis pas la Mort
Mais un simple voyageur
Un voyageur surpris par la nuit
Qui cherche un endroit où dormir
Qui cherche un lit
Et un peu de nourriture."
"Malheureusement, il ne me reste rien à manger
Seulement de la terre froide.
Et je n'ai à vous offrir pour lit
que des tréteaux funèbres
Sur lesquels se trouvent déjà mes trois enfants
Mes trois enfants enveloppés dans un linceul
Mon mari est étendu à côté d'eux"
Là où il y avait sept enfans dans une maison
Il n'en restait plus que trois
Le père les regardait avec pitié
Et disait à son épouse :
"Qui donc tuerons-nous des trois
Pour donner aux deux autres à manger
Qui donc sera sacrifié
Je ne peux pas choisir,
Le petit ou bien le grand ?"
Tout en parlant il prit un couteau
Et se l'enfonça dans la poitrine.
Voici l'été qui arrive
Et le blé nouveau qui se lève
Cette année, Il ira se perdre dans le vent
Il ira se perdre dans le vent
Mais le souvenir des gens de Kiev restera
Tant que ces paroles seront chantées
En hommage aux millions d'entre eux
Qui sont morts en plein hiver...
Hervé le Saint-Patron des Bardes
M'a donné l'inspiration
Il m'a donné l'inspiration une fois encore
Pour composer un chant
Pour composer un chant nouveau
Une Gwerz sur la famine
Sur la grande famine de Kiev en Ukraine
Qui a emporté trois millions de personnes
Qui a emporté trois millions de personnes
Et cela par la décision d'une seule
Malheur, mille malheurs aux hommes rouges
Malheur, malheur rouge au mois de décembre
Quand ils sont venus dans le pays
Pour prendre tous nos biens
Pour prendre nos animaux et notre blé
Ils ne nous ont rien laissé
Et nous voici dans la misère !
Au voyageur qui demandera le chemin de Kiev
Vous lui répondrez :
"Suivez les corbeaux dans le ciel
Ils vous y conduiront sans peine
Suivez les chiens sauvages dans les champs,
Ils vous y mèneront facilement !"
Et à Kiev quand il arrivera
Il trouvera là assez de désespoir
Le long des rues à n'en plus finir
Il ne verra que des gens morts
Des gens morts de faim par milliers
Sur eux des charognards qui font banquet
Comme il n'ont jamais fait
Il verra aussi un petit enfant
Pleurant, appelant sa mère
Des corbeaux tout autour
Ils n'auront plus longtemps à attendre
Qui est celui qui frappe à ma porte si tard
Et qui demande à entrer ?
Si c'est la Mort
Qu'elle entre au plus vite
Qu'elle entre au plus vite
Pour abréger mes souffrances
"Madame, je ne suis pas la Mort
Mais un simple voyageur
Un voyageur surpris par la nuit
Qui cherche un endroit où dormir
Qui cherche un lit
Et un peu de nourriture."
"Malheureusement, il ne me reste rien à manger
Seulement de la terre froide.
Et je n'ai à vous offrir pour lit
que des tréteaux funèbres
Sur lesquels se trouvent déjà mes trois enfants
Mes trois enfants enveloppés dans un linceul
Mon mari est étendu à côté d'eux"
Là où il y avait sept enfans dans une maison
Il n'en restait plus que trois
Le père les regardait avec pitié
Et disait à son épouse :
"Qui donc tuerons-nous des trois
Pour donner aux deux autres à manger
Qui donc sera sacrifié
Je ne peux pas choisir,
Le petit ou bien le grand ?"
Tout en parlant il prit un couteau
Et se l'enfonça dans la poitrine.
Voici l'été qui arrive
Et le blé nouveau qui se lève
Cette année, Il ira se perdre dans le vent
Il ira se perdre dans le vent
Mais le souvenir des gens de Kiev restera
Tant que ces paroles seront chantées
En hommage aux millions d'entre eux
Qui sont morts en plein hiver...
Contributed by Riccardo Venturi - 2011/6/3 - 22:11
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Testo bretone e musica: Denez Prigent
Testo gaelico scozzese: Karen Matheson
Paroles bretonnes et musique: Denez Prigent
Parole écossaises: Karen Matheson
Interpretata assieme a Karen Matheson dei Capercaillie
Featuring Karen Matheson from Capercaillie
Album: Sarac'h
In italiano, di solito viene chiamata "collettivizzazione" o "dekulakizzazione": è lo sterminio, ordinato da Stalin, dei piccoli proprietari terrieri e dei contadini ucraini e russi (kulaki) che mise fine, senza mezzi termini, a tutta una civiltà tradizionale e secolare. Quali che ne siano state le "motivazioni", "rivoluzionarie" o "modernizzatrici", la cosa deve essere chiamata con il suo nome: genocidio. Come in tutti i genocidi, il numero effettivo delle vittime fluttua a seconda di molti fattori, politici, ideologici e d'altra natura; come tutti i genocidi, ha i suoi sfruttatori (non di rado partigiani di altri genocidi) e i suoi negazionisti. Questo sito considera comunque che ordinare uno sterminio, faccia poi una sola vittima o milioni, è il maggiore atto di barbarie che possa esistere; le guerre a base di numeri di morti non ci interessano, e ci interessa ancor di meno spiacere a questo o a quest'altro. In Ucraina lo chiamano голодомор (holodomor), e questo semplice termine riporta gli eventi alla loro natura: uno sterminio per fame. Tanto basta, e tanto è bastato a Denez Prigent per comporre questa canzone, questo "Gwerz" che eleva il bretone (e il gaelico scozzese) a lingua universale. La lingua bretone, e le superstiti lingue celtiche in generale, sono idiomi che hanno trovato una delle loro principali ragioni di sopravvivenza; con Denez Prigent (e con Karen Matheson dei Capercaillie, che canta assieme a lui in gaelico scozzese), tale universalità è palese. Non più soltanto tematiche localiste, ma un afflato di musica e di partecipazione che va ben oltre. (RV)
Da it:wikipedia
Holodomor (in lingua ucraina Голодомор), detto anche Genocidio ucraino o Olocausto ucraino è il nome attribuito alla carestia, non generata da cause naturali, che si abbatté sul territorio dell'Ucraina negli anni dal 1929 al 1933 e che causò milioni di morti. Il termine Holodomor deriva dall'espressione ucraina moryty holodom (Морити голодом), che significa "infliggere la morte attraverso la fame". In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell'Holodomor è il quarto sabato di novembre.
L'Holodomor non è da confondere con la carestia, di origine naturale, che colpì l'Ucraina e le zone limitrofe negli anni 1932-33.
Prendendo come riferimento la definizione giuridica di genocidio e le diverse testimonianze storiche raccolte dagli anni Trenta a questa parte, si può definire il fenomeno come un genocidio provocato dal regime sovietico, guidato all'epoca da Iosif Stalin. Nel marzo 2008 il parlamento dell'Ucraina e 19 nazioni indipendenti hanno riconosciuto le azioni del governo sovietico nell'Ucraina dei primi anni Trenta come atti di genocidio. Una dichiarazione congiunta dell'ONU del 2003 ha definito la carestia come il risultato di politiche e azioni “crudeli” che provocarono la morte di milioni di persone. Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità.
1929: l'inizio della politica repressiva in Ucraina
Nella seconda metà degli anni '20 del XX secolo, Stalin decise di avviare un processo di trasformazione radicale della struttura economica e sociale dello stato sovietico, allo scopo di fondare un'economia e una società completamente regolate.
Le terre meridionali erano quelle più produttive dal punto di vista agricolo: agli inizi del XX secolo l'Ucraina forniva oltre il 50% della farina di tutta la Russia imperiale. Secondo il progetto del regime, la ricchezza prodotta dall'agricoltura doveva essere interamente trasferita all'industria, il vero motore dell'economia pianificata. Affinché il processo si realizzasse compiutamente, le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello stato. Nel 1927 fu avviato il processo di accorpamento degli appezzamenti in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato. Ma l'Ucraina aveva una lunga tradizione di fattorie possedute individualmente. I piccoli imprenditori agricoli costituivano la componente più indipendente del tessuto sociale ed economico locale. L'azione dello stato ebbe in Ucraina effetti particolarmente drammatici.
Sulla popolazione contadina ucraina si concentrò l'azione coercitiva dello stato sovietico, che non rinunciò al sistematico ricorso alla violenza per attuare il suo piano di trasformazione della società. La strategia fu attuata in due periodi successivi:
- dal 1929 al 1932 furono varate due misure, dette “collettivizzazione” e “dekulakizzazione”. La prima comportò la fine della proprietà privata della terra. Tutti gli agricoltori dovettero trovare un impiego nelle fattorie collettive create dal partito. La “dekulakizzazione” significò l'eliminazione fisica o la deportazione (nelle regioni artiche) di milioni di contadini. Queste misure furono contenute nel primo piano quinquennale, approvato in una riunione del Partito comunista sovietico nel dicembre 1929;
- negli anni 1932-1933 vennero attuate misure governative tali da mettere in ginocchio la popolazione sopravvissuta, quali: a) la requisizione totale di tutti i generi alimentari; b) l'obbligo di cedere allo stato quantità di grano talmente elevate da non lasciare ai produttori neanche il minimo necessario per il loro stesso sostentamento.
Con queste misure il governo di Mosca aggravò coscientemente e consapevolmente la carestia (per altro prevedibile che nello stesso periodo colpì i territori interessati.
Abbandonate totalmente le tesi di Bucharin, anzi entrato in contrasto con lui, Stalin introdusse una pianificazione integrale dell'economia. Questo portò alla collettivizzazione forzata delle terre, utilizzata come metodo per trasferire ricchezza dall'agricoltura all'industria: le terre vennero unificate in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato.
I contadini, compresi i kulaki, si opposero fermamente alla collettivizzazione, imboscando le derrate alimentari, macellando il bestiame ed anche utilizzando le armi. Stalin reagì ordinando eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro; questi provvedimenti colpirono milioni di contadini in maggioranza kulaki.
"Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo". (Josif Stalin)
Collettivizzazione e "dekulakizzazione"
Contrariamente alle aspettative del governo, la collettivizzazione fu alquanto impopolare tra la popolazione rurale. Fintanto che essa fu volontaria, infatti, pochi vi aderirono; il regime iniziò quindi a porre pressioni sui contadini e, per accelerare il processo, furono inviati in campagna, tra il 1929 e il 1930, decine di migliaia di funzionari governativi. Contemporaneamente, "venticinquemila" lavoratori dell'industria, perlopiù devoti bolscevichi, furono inviati dalle città nelle campagne per aiutare a condurre le fattorie e combattere le forme di resistenza attiva e passiva, lotta che fu eufemisticamente denominata "dekulakizzazione". Nella sua opera di propaganda, il partito comunista sovietico etichettò i contadini ucraini come “kulaki” e li additò alla pubblica esecrazione come “classe sociale” privilegiata. Ma negli anni attorno al 1930 i kulaki non esistevano più, essendo scomparsi come tipologia nel 1918. Con tale appellativo si definiva in realtà chiunque possedesse almeno due o tre mucche. I contadini opposero una strenua resistenza all'esproprio dei loro beni:
« " L'opposizione prese all'inizio la forma dell'abbattimento del bestiame e dei cavalli, piuttosto che vederli collettivizzati.[...] Tra il 1928 e il 1933, il numero dei cavalli si ridusse da quasi 30.000.000 a meno di 15.000.000; da 70.000.000 di bovini, di cui 31.000.000 vacche, si passò a 38.000.000, di cui 20.000.000 vacche; il numero dei montoni e delle capre diminuì da 147.000.000 a 50.000.000 e quello dei maiali da 20.000.000 a 12.000.000.[...] Alcuni contadini assassinarono funzionari locali, incendiarono le proprietà della collettività e arrivarono a bruciare le proprietà della collettività. Altri, e in numero ancora maggiore, si rifiutarono di seminare e di raccogliere.»
(Frederick L. Schuman, "Russia Since 1917 Four Decades Of Soviet Politics", 1957.)
Con l'accusa (falsa) di rubare il grano ed opporsi alle misure del regime, migliaia di kulaki vennero arrestati e poi deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Il termine kulak fu applicato a chiunque resistesse alla collettivizzazione.
Negli anni Quaranta Stalin disse al primo ministro inglese Winston Churchill che erano stati messi sotto accusa 10 milioni di kulaki e che "la gran massa era stata annientata", mentre circa un terzo fu mandato nei campi di lavoro. Ci sono documenti che provano che circa 300.000 ucraini ne subirono le conseguenze nel 1930-31.
Il periodo 1932-1933
Malgrado la riduzione di rendimento, le autorità sovietiche richiesero un sostanziale incremento del raccolto nel 1932, portandolo ad un obiettivo irrealizzabile . Il 7 agosto 1932 il governo di Mosca introdusse la pena di morte per il furto allo Stato o alla proprietà collettiva includendo, tra i reati, anche l'appropriazione da parte di un contadino di grano per uso personale. A settembre il Politburo approvò delle misure che riducevano la pena a dieci anni di detenzione per i casi meno gravi, limitando la pena di morte ai casi di furti sistematici di cibo.
Malgrado ciò, alla fine di ottobre Mosca ricevette soltanto il 39% del grano richiesto. Quando divenne chiaro che la spedizione di grano non avrebbe raggiunto le aspettative del governo, la riduzione del rendimento agricolo fu imputata ai kulaki, ai nazionalisti e ai "Petluravisti". Secondo un rapporto della Corte Suprema degli Stati Uniti, nel 1932 oltre 103.000 persone furono condannate in base al decreto del 7 agosto; di queste, 4.880 furono giustiziate, mentre 26.086 furono condannate a dieci anni di prigione. Le condanne a morte colpirono principalmente i kulaki; la maggior parte delle condanne a dieci anni riguardarono i contadini che non lo erano.
Repressione
Una speciale commissione capeggiata da Vjačeslav Molotov fu inviata in Ucraina per sorvegliare la requisizione del grano ai contadini. Il 9 novembre 1932 un decreto segreto ordinò alla polizia e alle forze di repressione di aumentare la loro "efficacia". Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e di confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo. Il 6 dicembre furono imposte le seguenti sanzioni ai villaggi ucraini:
- divieto di conservare nei villaggi alcun bene o cibo: il cibo o il grano trovato sarebbe stato requisito;
- divieto di commercio e confisca di tutte le risorse finanziarie. Frequentemente, delle "brigate d'assalto" effettuavano incursioni nelle fattorie per portar via il grano raccolto, senza tener conto del fatto che ai contadini rimanesse cibo sufficiente per nutrirsi e senza accertarsi che conservassero sementi per la semina successiva. Tutto ciò, combinato col divieto di commercio e la quarantena armata imposta dalle truppe dell'NKVD ai confini dell'Ucraina, trasformò il paese in un gigantesco campo di sterminio.
La carestia del 1932-33
In pochi mesi la campagna ucraina, una delle più fertili regioni al mondo, fu lo scenario nel quale imperversò una terribile carestia. La penuria alimentare colpì soprattutto la popolazione che viveva nelle campagne. A paragone della precedente carestia russa del 1921-1923, causata dalla concomitanza delle requisizioni e della siccità, e di quella successiva del 1947, la carestia del 1932-1933 in Ucraina non fu causata da un collasso infrastrutturale, né fu un effetto a lunga distanza della prima guerra mondiale, ma fu un deliberato atto politico e una decisione amministrativa.
Il governo sovietico negò gli iniziali rapporti sull'evento e impedì ai giornalisti stranieri di viaggiare nella regione. Alcuni autori affermano che "il Politburo e i comitati del Partito regionale si impegnarono affinché fossero prese azioni immediate e decisive contro la carestia cosicché gli agricoltori non avessero a soffrire; da parte loro, i comitati di Partito dei singoli distretti avrebbero dovuto fornire latte ad ogni bambino e perseguire chiunque mancasse di mobilitare le risorse per sfamare o ospitare le vittime della carestia". Nell'agosto 1932 fu stabilita la pena di dieci anni di prigione per qualunque furto di cereali, di qualsiasi entità.
La realtà fu molto differente, secondo il racconto di migliaia di testimoni oculari. Le masse di bambini in fuga dalle campagne furono arrestate e deportate nei "collettori" e negli orfanotrofi, dove morirono in poco tempo di malnutrizione. Lo stato sovietico tentò, ad un certo livello, di limitare gli effetti della carestia, autorizzando l'utilizzo di un totale di 320.000 tonnellate di grano per uso alimentare. Le esportazioni di grano continuarono nel 1932-33, tuttavia, anche se a un livello significativamente inferiore agli anni precedenti.
Per prevenire il diffondersi di informazioni sulla carestia furono proibiti viaggi dalla regione del Don, dall'Ucraina, dal Caucaso settentrionale e dal Kuban con le direttive del 22 gennaio 1933 (firmate da Molotov e Stalin) e del 23 gennaio (direttiva congiunta del Comitato Centrale del Partito e del Sovnarkom). Le direttive affermavano che i viaggi "per il pane" da queste aree erano organizzati da nemici dell'Unione Sovietica con lo scopo di fomentare agitazioni nelle aree settentrionali dell'URSS contro le fattorie collettive; pertanto i biglietti ferroviari dovevano essere venduti soltanto dietro permesso dei comitati esecutivi (ispolkom) e chiunque fosse diretto a nord doveva essere arrestato. Ciò contribuì ad aggravare il disastro.
Nel frattempo Stalin stava anche centralizzando il potere politico in Ucraina. Nel gennaio del 1933, in seguito alle lamentele da parte del Partito riguardanti i disastrosi effetti della collettivizzazione forzata, egli mandò Pavel Postyshev in Ucraina come vicesegretario, insieme a migliaia di funzionari russi. Postyshev eliminò tutti i funzionari ucraini contrari alla collettivizzazione o che avevano appoggiato l'ucrainizzazione degli anni '20, sebbene alcuni sopravvissero, come Stanislav Kosior e Vlas Chubar.
Nell'annata 1933 le scorte di grano disponibili per la popolazione rurale erano ridotte, ma grazie alle buone condizioni climatiche della stagione, la mietitura del 1932-33 fu sufficiente ad evitare l'aggravarsi della carestia. Nonostante ciò in primavera le requisizioni di grano furono ulteriormente incrementate, poiché le città si trovarono in difficoltà. Allo stesso tempo continuarono però le esportazioni, sebbene ad un livello ridotto. Le esportazioni erano viste come necessarie dal governo sovietico per ottenere valuta pregiata con cui rafforzare l'industrializzazione. La popolazione rispose a questa situazione con un'intensa opera di resistenza civile, che però non divenne mai organizzata su vasta scala, anche per la bassa densità della popolazione rurale dell'Ucraina. Inoltre le autorità sovietiche replicarono aspramente ad ogni manifestazione di dissenso, deportando spesso intere comunità. Un alto funzionario ebbe a dire a un cittadino ucraino, che il raccolto del 1933 «fu una prova della nostra forza e della loro resistenza. Ci è voluta una carestia per dimostrare loro chi è il padrone qui. È costata milioni di vite, ma il sistema delle fattorie collettive deve restare. Noi abbiamo vinto la guerra».
Nei 13 anni tra il 1926 e il 1939, la popolazione dell'Ucraina, invece di aumentare, si ridusse da 31 a 28 milioni.
Stime delle vittime
Il congresso Canadese-Ucraino del 2005 riconobbe l'Holodomor come genocidio di oltre 7 milioni di persone.
Mentre il corso degli eventi, così come le cause sottostanti, può essere tuttora oggetto di dibattito, nessuno nega il fatto che milioni di persone morirono d'inedia, o comunque non di cause naturali, fra il 1932 e il 1933. L'Unione Sovietica ha negato a lungo che ci sia mai stata una carestia e gli archivi dell'NKVD (e più tardi del KGB) relativi all'Holodomor sono stati aperti con riluttanza.
Oggi il numero di vittime riconosciuto ufficialmente è di 7 milioni. Il ministro degli esteri ucraino dichiarò alla 61a assemblea delle Nazioni Unite che le vittime furono tra i 7 ed i 10 milioni. Ricerche indipendenti stimano le vittime tra 1,5 e 10 milioni. Secondo Stanislav Kulchytsky, moderni metodi di calcolo indicano una cifra compresa tra 3 e 3,5 milioni di morti. Il numero esatto di vittime rimane sconosciuto e probabilmente non sarà mai noto.