Puviri surfarara sbinturati
Ca notti e jornu sutt'a terra siti
Sempri amminzu li periculi ci stati
E pallita la facci vi faciti
Ddi fatti a cincu grana ca vuscati
Subbitu a la taverna li spenniti
E quanno duppu muriti, chi lassati?
Ddu strazzu di picuni si l'aviti
Ca notti e jornu sutt'a terra siti
Sempri amminzu li periculi ci stati
E pallita la facci vi faciti
Ddi fatti a cincu grana ca vuscati
Subbitu a la taverna li spenniti
E quanno duppu muriti, chi lassati?
Ddu strazzu di picuni si l'aviti
Contributed by Bartleby - 2011/5/25 - 15:59
Language: Italian
Traduzione italiana da Rocca di Cerere – Segni della tradizione: atlante antropologico ipertestuale.
POVERI MINATORI SVENTURATI
Poveri minatori sventurati
che giorno e notte state sottoterra
sempre in mezzo ai pericoli siete
e pallido vi si fa il viso
Dei pochi soldi che guadagnate
subito li spendete all'osteria
e dopo morti che lasciate?
Uno straccio di piccone se l'avete.
Poveri minatori sventurati
che giorno e notte state sottoterra
sempre in mezzo ai pericoli siete
e pallido vi si fa il viso
Dei pochi soldi che guadagnate
subito li spendete all'osteria
e dopo morti che lasciate?
Uno straccio di piccone se l'avete.
Contributed by Bartleby - 2011/5/25 - 16:00
È un canto popolare INALIABILE.
Patrimonio popolare immateriale UNESCO
Racconta la dignità dei Poveri
Patrimonio popolare immateriale UNESCO
Racconta la dignità dei Poveri
elioregazzoni@virgilio.it - 2018/3/11 - 20:55
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Canzone di miniera (uno dei “canti 'r 'a surfara”) raccolta da Maria Nicoletti (?) dalla voce di un ex minatore di Villarosa, in provincia di Enna:
Dalla poesia “Bellarosa, terra amorusa” di Vincenzo De Simone (1879-1942), poeta siciliano.
[traduzione italiana] “Dentro una conca sotto una montagna tra due fiumi, uno amaro e l'altro dolce, c'è un paesino con le strade in croce e poco verde nelle campagne; nella terra arida attorno cento rarità di frutti produce, di giorno fumiga, di notte luccica e nelle sue viscere si piange e si suda.”
“Ho lavorato dal '55 all' '84. Ho cominciato a 7 anni facendo il caruso, caricavo zolfo a spalla e lo portavo nei vagoni. Poi, a 13 anni circa si diventava garzone di miniera, vagonaro a 18, poi manovale specializzato e picconiere. Il picconiere doveva essere bravo a salvare la vita a lui e al manovale che stava con lui perché tutti i giorni si rischiava la vita, un minatore che scendeva non si sa se tornava, c'erano crolli, fughe di gas”.
Testimonianza di Filippo M., ex minatore di Carrapipi (Valguarnera Caropepe), sempre in provincia di Enna