Il bel sole volgeva al tramonto
tra le cime deserte e ghiacciate
già le squadre eran tutte tornate
da un infido e pesante lavor
era gente di varie nazioni
ma in gran parte era gente italiana
che lasiata la casa lontana
a Mattmark lor trovaron lavor
la montagna a vederla era imensa
la oservan gli adetti al cantiere
a ciascuno sembrava vedere
un gigante forgiato di acciar
dopo il turno di dura fatica
si lasiavan gli arnesi a riposo
e si andava con anim gioioso
alla mensa dov'era pronto il cenar
chi pensava alla casa natia
alla moglie ai figli adorati
ai parenti al paese lasiati
fiduciosi di un lieto avenir
chi pensava al denar guadagnato
e a quello che risparmiato aveva
i progetti da solo faceva
fiducioso d'un lieto avenir
ad un tratto si è sentito un ronzio
che diventò man mano stridore
poi sembrò di tuono un fragore
che dall'alto veloce arrivò
non si ebbe il tempo nemen di parlare
o di corere a qualche riparo
prima ancora che il peril fosse chiaro
la tragedia si volse al final
giunse alora la morte veloce
sivolando il ghiacciaio falciava
e sicura rovina portava
né una forma fermarlo poté
un boato tremar fe' le valli
poi tornò il silenzio assoluto
il tremendo destin fu compiuto
nello spazio di un attimo sol
ancor ogi una coltre ricopre
operai ch'eran pieni di vita
è una bara di neve indurita
dove salvarli nessuno riuscì
passa il tempo e forse per sempre
resteranno dei corpi nel ghiaccio
la montagna col bianco suo abracio
se li tiene li prese con sé.
tra le cime deserte e ghiacciate
già le squadre eran tutte tornate
da un infido e pesante lavor
era gente di varie nazioni
ma in gran parte era gente italiana
che lasiata la casa lontana
a Mattmark lor trovaron lavor
la montagna a vederla era imensa
la oservan gli adetti al cantiere
a ciascuno sembrava vedere
un gigante forgiato di acciar
dopo il turno di dura fatica
si lasiavan gli arnesi a riposo
e si andava con anim gioioso
alla mensa dov'era pronto il cenar
chi pensava alla casa natia
alla moglie ai figli adorati
ai parenti al paese lasiati
fiduciosi di un lieto avenir
chi pensava al denar guadagnato
e a quello che risparmiato aveva
i progetti da solo faceva
fiducioso d'un lieto avenir
ad un tratto si è sentito un ronzio
che diventò man mano stridore
poi sembrò di tuono un fragore
che dall'alto veloce arrivò
non si ebbe il tempo nemen di parlare
o di corere a qualche riparo
prima ancora che il peril fosse chiaro
la tragedia si volse al final
giunse alora la morte veloce
sivolando il ghiacciaio falciava
e sicura rovina portava
né una forma fermarlo poté
un boato tremar fe' le valli
poi tornò il silenzio assoluto
il tremendo destin fu compiuto
nello spazio di un attimo sol
ancor ogi una coltre ricopre
operai ch'eran pieni di vita
è una bara di neve indurita
dove salvarli nessuno riuscì
passa il tempo e forse per sempre
resteranno dei corpi nel ghiaccio
la montagna col bianco suo abracio
se li tiene li prese con sé.
Contributed by DonQuijote82 - 2011/5/13 - 11:26
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Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
La canzone rievoca l'episodio del 30 agosto 1965 a Mattmark, in Svizzera, che costò la vita a ottantotto operai, cinquantasei dei quali italiani, travolti da una valanga, staccatasi dal ghiacciaio di Mattmark, nel canton Vallese.
Il Deposito, canti di lotta
La canzone racconta il crollo di un ghiacciaio avvenuto alle 17 e 15 del 30 agosto 1965, nel cantiere di Mattmark, nelle Alpi svizzere. Un milione di metri cubi di ghiaccio che forma un’onda di trenta metri investe senza pietà le baracche e i poveri lavoratori. Ottantotto sono i morti di cui cinquantasei italiani.
Anche quando ormai la radio e la televisione con i loro notiziari erano entrati in quasi tutte le case, le storie raccontate in piazza colpivano le persone in modo diverso, perché i cantastorie riuscivano a toccare corde dell’anima che difficilmente i mezzi di comunicazione riuscivano a raggiungere. L’emozione, è quello che mantiene ancora oggi vive, le bellissime canzoni dei cantastorie.
La versione originale di questo brano cantato dai cantastorie “pavesi” è contenuta nel volume edito dal comune di Venezia “Storia e canzoni in Italia: il Novecento” a cura di Pietro Brunello, Antonella De Palma e Cesare Bermani accanto all’inno di Mameli, alle canzoni dell’era fascista e a “Bandiera rossa”.
Dal sito dell'associazione culturale "Turututela"