il sole in cielo si era fermato,
piccolo mondo pieno d’amore
di vita, di speranza e verità.
Quaranta giorni di libertà.
Dentro il nostro cuore era già domani,
tutti i nostri canti che rubava il vento.
Spuntava in mezzo ai sassi di quei monti
l’albero della nuova primavera,
di fronte al cielo nero che avanzava.
Era la nostra giovane bandiera,
che fiera sventolava,
quella vera no, non la spezzava.
Quaranta giorni di libertà,
il sole in cielo si era fermato,
piccolo mondo pieno d’amore
di vita, di speranza e verità,
quaranta giorni di libertà.
Spesso dentro il cuore normale è niente,
tanti nostri sogni che ha rubati il tempo.
Quell’albero ha trent’anni ed è cresciuto,
alla sua ombra è comodo restare
però dà tante foglie e pochi frutti.
Svegliati ancora, troppo c’è da fare,
se resti lì a guardare,
l’albero che hai piantato può morire.
Quaranta giorni di libertà,
il sole in cielo si era fermato,
piccolo mondo pieno d’amore
di vita, di speranza e verità,
quaranta giorni di libertà,
quaranta giorni di libertà,
quaranta giorni di libertà.
Contributed by Riccardo Venturi - 2006/3/27 - 14:30
June 5, 2010
Forty days of liberty,
the sun had stopped in the sky,
a small world full of love,
of life, of hope, of truth.
Forty days of liberty.
It was already tomorrow in our hearts,
all our songs were stolen by the wind.
From amidst the trees of those mountains
the tree of a new srpring was growing,
in front of the black sky moving forward.
That was the flag of our youth
fluttering so proudly,
and the true one, no, could not be broken.
Forty days of liberty,
the sun had stopped in the sky,
a small world full of love,
of life, of hope, of truth.
Forty days of liberty.
Nothing, often, is normal in one's heart,
so many dreams are stolen by time.
That tree has grown up in thirty years
and you feel good sitting in its shadow,
but it has plenty of leaves and few fruits.
Rise up again, there's still a lot to do,
if you stay there and look
the tree you planted could die.
Forty days of liberty,
the sun had stopped in the sky,
a small world full of love,
of life, of hope, of truth.
Forty days of liberty,
Forty days of liberty,
Forty days of liberty.
12 juillet 2008
Quarante jours de liberté,
le soleil s'était arrêté dans le ciel,
un petit monde plein d'amour,
de vie, d'espoirs, de vérité.
Quarante jours de liberté.
Notre cœur visait déjà le lendemain,
le vent volait toutes nos chansons.
L'arbre du nouveau printemps poussait
des pierres de ces montagnes
en face du ciel noir qui avançait.
C'était notre jeune drapeau
qui flottait si fier
et que rien n'aurait su briser.
Quarante jours de liberté,
le soleil s'était arrêté dans le ciel,
un petit monde plein d'amour,
de vie, d'espoirs, de vérité.
Quarante jours de liberté.
Rien n'est souvent normal dans le cœur,
si bien des rêves à nous volés par le temps.
Cet arbre a trente ans, il a grandi,
c'est agréable de demeurer sous son ombre
mais il donne tant de feuilles et peu de fruits.
Lève-toi encore, il y a trop de choses à faire,
si tu restes là à regarder
l'arbre que tu as planté peut mourir.
Quarante jours de liberté,
le soleil s'était arrêté dans le ciel,
un petit monde plein d'amour,
de vie, d'espoirs, de vérité,
quarante jours de liberté,
quarante jours de liberté,
quarante jours de liberté.
12. Juli 2008
Vierzig Tage von Freiheit,
die Sonne war im Himmel stehengeblieben,
kleine Welt voll mit Liebe,
mit Leben, Hoffnung und Wahrheit.
Vierzig Tage von Freiheit.
Es war schon morgen in unsrem Herzen,
der Wind hatt' alle unsre Lieder gestohlen.
Aus den Steinen von diesen Bergen
sproß der Baum des neuen Frühlings
vor dem vorankommenden schwarzen Himmel.
Es war unsere junge Fahne
die so stolz flatterte,
die wahre, die nichts zerbrechen könnte.
Vierzig Tage von Freiheit,
die Sonne war im Himmel stehengeblieben,
kleine Welt voll mit Liebe,
mit Leben, Hoffnung und Wahrheit.
Vierzig Tage von Freiheit.
Öftest ist nichts normal im Herzen,
so viel Träume, die der Wind uns gestohlen hat.
Dieser Baum ist dreißig Jahre alt und ist größer geworden,
es ist so gefällig, unter seinem Schatten zu bleiben,
er gibt aber so viel Blätter und wenige Früchte.
Brich noch auf, es gibt zuviel zu tun
wenn du dort bliebst und schaust
kann der Baum sterben, den du gepflanzt hast.
Vierzig Tage von Freiheit,
die Sonne war im Himmel stehengeblieben,
kleine Welt voll mit Liebe,
mit Leben, Hoffnung und Wahrheit.
Vierzig Tage von Freiheit,
vierzig Tage von Freiheit,
vierzig Tage von Freiheit.
μὲ πολυτονικὴ ὀρθογραφία
17.5.2012
Σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς
σταμάτησ' ὁ ἥλιος στὸν οὐρανό,
μίκρος κόσμος γεμάτος ἀγάπη,
ζωή, ἐλπίδα κι ἀρετή,
σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς.
Στὴν καρδιά μας ἥδ' ἦταν αὔριο,
τὰ τραγούδιά μας πού τα 'κλεψε ὁ ἄνεμος.
Μεγάλωνε μὲς στὶς πέτρες, στἀ βουνά,
τὸ δέντρο τῆς ἄνοιξης τῆς νέας
μπροστὰ στὸ σκότος ποὺ προχωρούσε.
Ἦταν ἡ σημαία μας ἡ νέα
ποὺ ἀνέμιζε μ' ὑπερηφάνεια
καὶ τὴν ἀληθινὴ δὲν την ἔσπασε.
Σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς
σταμάτησ' ὁ ἥλιος στὸν οὐρανό,
μίκρος κόσμος γεμάτος ἀγάπη,
ζωή, ἐλπίδα κι ἀρετή,
σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς.
Τίποτα στὴν καρδιὰ δὲν εἶναι κανονικό,
τόσα τ' ὄνειρα ποὺ μας ἔκλεψε ὁ χρόνος.
Μεγάλωσ' τὸ δέντρο, εἶναι τριάντα χρονῶ
καὶ στὴ σκιά του εἶν' ἄνετο νὰ μένουμε
μὰ κάνει πολλὰ φύλλα καὶ λίγους καρπούς.
Τώρα ξυπνᾶ, πολλὰ πρέπει νὰ κάνεις,
ἂν μείνεις καὶ κοιτάξεις
τὸ δέντρο πού το φύτευσες θα πεθάνει.
Σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς
σταμάτησ' ὁ ἥλιος στὸν οὐρανό,
μίκρος κόσμος γεμάτος ἀγάπη,
ζωή, ἐλπίδα κι ἀρετή,
σαράντα μέρες ἐλευτεριᾶς.
Contributed by Riccardo Venturi - 2012/5/17 - 00:12
Marcella T. - 2006/3/27 - 22:26
Saverio Tamburini - 2007/11/1 - 18:55
Marco
marco - 2008/7/10 - 22:17
Questa settimana la rubrica musicale voglio dedicarla ad una mia amica, una delle persone più semplici e meno arriviste del mondo: Anna Identici. Correvano gli anni di piombo (eravamo a metà degli anni '70). L'assassinio di Aldo Moro e la strage della sua scorta erano alle viste.
Eravamo tutti più giovani. Io abitavo in un attico d'angolo, e nella stanza circondata dal terrazzo, dove fra le tante cianfrusaglie c'era anche un pianoforte, sul quale spesso strimpellavo, senza il minimo senso del pudore, talvolta ci riunivamo per fare le ore piccole, tanto non avevamo appartamenti confinanti che avremmo potuto disturbare... un bel gruppo di amici: un professore di sociologia pazzo, che ci ha lasciati prematuramente. Un tipo bizzarro, che ogni volta si meravigliava perché lo stato gli pagava delle trasferte perchè potesse insegnare un paio di giorni a Urbino, ed un paio di giorni a Trieste. Sua moglie, una bella "mula" triestina, Melitta. L'amica originaria di Anna: una laureata in lettere e legge, che insegnava in un istituto tecnico di Cologno Monzese. Andava ad insegnare, anche in inverno, con delle camicette semitrasparenti, senza reggiseno... poi si meravigliava come Alice nel Paese delle Meraviglie quando i suoi "ragazzi" la accoglievano al grido di 'ohè... bella gnocca...'!
E infine, la meno appariscente e rumorosa di tutti, persino di Marisa, era Anna. Se non mi avessero giurato tutti che era una cantante - attrice all'apice della fama, l'avrei scambiata per una qualsiasi. Anche perché, dopo due bicchierini di pessima slivovitz al metanolo, si iniziava coi canti "etnici". Insomma, coi canti da ubriachi veneti e da osterie romane. Anna, con la sua bella voce infantile e cristallina, che si divertiva come una pazza, e non rabbrividiva per il mio 'accompagnamento' (chiamiamolo così per comodità) al piano.
Anna aveva appena finito di girare, come attrice, e come interprete della sigla, delle cui parole era co-autrice, uno sceneggiato che aveva avuto un enorme successo, con lei nella parte di Gisella Floreanini, e Andrea Giordana nei panni di un comandante partigiano. Anna Identici cantava anche la sigla dello sceneggiato. Lo sceneggiato, per chi se ne ricorda ancora, si intitolava 'Quaranta giorni di libertà'.
Alla vigilia della messa in onda televisiva, il 24 novembre 1974, il film viene proiettato in anteprima in un cinema di Domodossola che non riesce minimamente a contenere le migliaia di persone che si accalcano per entrare in sala. Allora erano avvenimenti di soli trent’anni prima. C’erano tutti quelli che erano sopravvissuti, a quei quaranta giorni che poi furono 33. Tutti quanti, e si riconoscevano.
Ed io mi inchino, con affetto e discrezione, di fronte a questa dolce, minuscola, fragile amica, che non ha mai accettato di vivere di musichetta 'leggera', come pure le sarebbe stato facilissimo fare."
Alessandro - 2008/7/11 - 08:47
euro - 2008/12/3 - 00:02
L'altra canzone del film, altrettanto straordinaria, è un pezzo solo strumentale dell'allora complesso dei Domodossola dal titolo "Verde". Un saluto a tutti. Giorgio
Giorgio Quaglia - 2008/12/21 - 00:02
euro - 2009/2/15 - 10:20
Invito fra l'altro a visitare il sito "pqlascintilla".
Giorgio Quaglia - 2009/4/16 - 23:30
daniele.bovolenta@ulivoperserravalle.org
Valsesia - 2009/4/26 - 10:16
Grazie, ve ne sarei molto grato!!!!
Michele C. - 2009/5/25 - 18:50
Alessandro - 2009/5/26 - 07:52
Pasquale - 2010/3/30 - 19:13
Gian Piero Testa - 2010/3/30 - 22:35
Saluti a tutti e ancora grazie per il tema, per i contenuti e per il sito.
Pasquale
pasquale - 2010/4/1 - 18:13
qui.
giorgio - 2010/4/3 - 09:29
Alessandro - 2010/4/4 - 20:30
Ciao!
Alessandro - 2010/4/5 - 00:03
, che al film aveva preso parte.
Buona giornata e buona gita fuori porta (se la fai:)
giorgio - 2010/4/5 - 08:12
Debbo fare una precisazione. la bella canzone di Anna Identici inserita in ognuna delle tre puntate, non è dei fratelli De Angelis - autori del commento musicale del programma e di "Verde" sigla del medesimo - ma di G.Bertero e G.Guarnieri.
Approfitto per salutare Giorgio Quaglia, sua moglie e tutti gli amici che mi hanno affiancato in questa bella impresa.
Leandro Castellani
Avevo nove anni quando vidi il suo "Quaranta giorni di libertà" e ancora ce l'ho impresso nella memoria...
Dal suo intervento constato pure che in RAI nulla è cambiato: allora la punivano per non cedere alle pressioni dei politici, oggi vogliono tagliare due delle quattro puntate di Saviano/Fazio solo perchè si affronterebbero argomenti scomodi per la "cricca", il terremoto in Abruzzo e i rifiuti in Campania...
The Lone Ranger - 2010/6/4 - 11:48
Riccardo Venturi/CCG-AWS Staff - 2010/6/4 - 20:19
giorgio - 2010/6/5 - 08:26
Riccardo Venturi - 2010/6/5 - 10:02
Salutoni e grazie
Pasquale - 2010/6/28 - 00:23
P.s. Mi piacerebbe mettere parti del film sul nostro blog "http://www.pqlascintilla.ilcannocchiale.it/" e su Facebook, ma non so quali siano i problemi in rapporto ai diritti d'autore o altro. Ciao.
Giorgio Quaglia - 2010/12/9 - 17:37
Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi risposta.
IERINO' PIETRO 18121965@alice.it
in questa paginadi Rewind - Rai Storia troverai notizie circa la prossima messa in onda dello sceneggiato.
adriana - 2011/9/8 - 20:00
pietro ierinò
Pietro Ierinò - 2011/9/9 - 14:15
Quaranta giorni di libertà: Alcuni brani dello sceneggiato originale
Quando, il 27 marzo 2006, questa pagina su Quaranta giorni di libertà (a partire dalla canzone, certo, ma immediatamente e ovviamente estesasi al film televisivo di Castellani e Codignola) è stata iniziata, in rete non si trovava davvero nulla, nemmeno il testo della semplice canzone. In questi sei anni, col suo "farsi" progressivo, questa pagina ha accompagnato la riscoperta e il recupero del film e delle sue musiche, tra le altre cose con gli interventi personali del regista, Leandro Castellani, e di Giorgio Quaglia (a suo tempo presente nel film assieme alla moglie, Rita Barberis). In rete, adesso, ci sono parecchie cose e ho come la sensazione che a tale cosa questa pagina non sia per niente estranea; non siamo qui per rivendicare una primazia, ma un buon contributo senz'altro sí. E cogliamo anche l'occasione per sollecitare Rai Storia, che tanti e tanti film televisivi ha recuperati e trasmessi, di farlo anche con Quaranta giorni di libertà, che ebbe un successo enorme in mezzo mondo.
Ma dicevamo del materiale ora presente in rete; tra di esso, come promesso dallo stesso Giorgio Quaglia, alcuni brani del film originale disponibili sia sul suo blog Pq La scintilla (sezione "Cultura") sia su YouTube. Li proponiamo qui anche noi come complemento necessario a questa pagina. [CCG/AWS Staff]
1. L'introduzione storica e la sigla iniziale "Verde" degli Oliver Onions (Guido e Maurizio De Angelis)
2. Una scena con Stefano Satta Flores (Aldo) e Luca Dal Fabbro (Andrea)
3. La proclamazione della Repubblica dell'Ossola sulla piazza di Domodossola, con gli abitanti della città e ancora Luca Dal Fabbro (Andrea). La colonna sonora è la canzone Quaranta giorni di libertà.
4. Il finale del film (con Stefano Satta Flores e Rita Barberis) e i titoli di chiusura ancora con "Verde". Si noti che al film collaborarono figure come Cesare Bermani, Franco Fortini, Vincenzo Moscatelli, Eugenio Cefis, Giorgio Bocca e Umberto Terracini.
CCG/AWS Staff - 2012/5/17 - 01:03
[1974]
Musica: Guido e Maurizio de Angelis
Album : Welcome! [1977]
Sigla dello sceneggiato televisivo Quaranta giorni di libertà , sulla Repubblica partigiana dell’Ossola , 9 settembre - 23 ottobre 1944.
Riccardo Gullotta - 2020/1/11 - 18:22
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Testo di Giorgio Bertero
Musica di Gianni Guarnieri [*]
Dallo sceneggiato TV di Luciano Codignola e Leandro Castellani Quaranta giorni di libertà
ispirato alla storia della Libera Repubblica dell'Ossola.
Testo trascritto all'ascolto dopo l'invio dell'mp3 reperito da Adriana su Emule.
[*] I fratelli Guido e Maurizio de Angelis, autori della sigla finale "Verde" e del commento musicale allo sceneggiato televisivo, intervengono nel controcanto di alcune parti della canzone.
Leandro Castellani, il regista di Quaranta giorni di libertà, è gentilmente intervenuto su questa pagina per segnalarci i veri autori di questa canzone, Giorgio Bertero e Gianni Guarnieri. Abbiamo ovviamente corretto l'autoria. Si avverte che, nel commento che segue, essa risulta ancora attribuita ai fratelli Guido e Maurizio de Angelis, che peraltro sono gli autori della sigla finale, "Verde", e del commento musicale allo sceneggiato televisivo. Ringraziamo naturalmente Leandro Castellani per il suo contributo, dato che questo sito si distingue per la sua costante ricerca dell'esattezza. Lo vorremmo inoltre ringraziare, e molto, per essere autore e regista di uno dei rari film televisivi sulla guerra di liberazione e partigiana in Italia. [CCG/AWS Staff]
QUARANTA GIORNI DI LIBERTA': IL RECUPERO DELLA MEMORIA
di Riccardo Venturi
(dalla mailing list "Brigatalolli" e dal newsgroup it.fan.musica.guccini, 27 marzo 2006)
Ieri ho troncato la televisione. Inavvertitamente, mentre facevo le pulizie di casa assieme alla Manuela; alla TV è legata una cordicella che serve a tenere aperta la finestra. Ieri era il primo giorno di primavera vera: quasi venti gradi. Bisognava tenerla aperta, quella finestra. E così, tirandola per pulirla, non mi sono accorto della cordicella; e patatrac. La TV è volata per terra. Requiescat in pace.
Così, forse per la prima volta in vita mia, mi son trovato ad essere del tutto stelevisionato. Stranissimo rapporto ci ho con la TV; non lo si può anche chiamare di amore-odio, perché fondamentalmente la odio e basta. Però ce l’ho anche sempre avuta, e quando una cosa la si ha sempre è normale che generi ricordi. A notte quasi fonda, nel corridoio, stavo a sedere fumando e “lasciando volo libero ai pensieri”, come diceva un poeta rumeno. Pensavo proprio alla televisione e mi son tornati chissà come a mente certi vecchi sceneggiati della Rai, da Lungo il fiume e sull’acqua con Giampiero Albertini a Bronte cronaca di un massacro di Florestano Vancini, che raccontava delle “epiche” gesta del prode Nino Bixio. Oppure quello sugli ultimi giorni dei fratelli Rosselli, ammazzati dai cagoulards fascisti francesi al soldo di Mussolini. E Quaranta giorni di libertà.
Immaginatevi la Rai, ancora quella di Bernabei ma che stava comunque in qualcosa cambiando, mettere in onda una massa di programmi storici e culturali. Era davvero così. Detesto fare “quello di una certa età”, anche perché non è poi poi così certa, e sono ricordi di ragazzino; ma i ricordi sono comunque nitidi. Accadde a Lisbona. Poi nella testa si passa di nuovo a “Lungo il fiume e sull’acqua” e alla sua canzone, perché era raro che ad uno sceneggiato non corrispondesse una canzone (in quel caso Vincent di Don McLean: Starry starry night, paint your palette blue and grey…). Cose rimaste in qualche barattolino della memoria lunga. Cose che risaltano fuori una notte in un corridoio. Quaranta giorni di libertà.
In tempi di revisionismo e di “fìcscion” sulle foibe, sarebbe forse difficile adesso immaginare uno sceneggiato in Rai in cui si parla della Repubblica dell’Ossola. La prima repubblica partigiana non solo d’Italia, ma di tutta Europa, che di giorni non ne durò neppure quaranta, ma in tutto 33. Con un governo, un esercito e una capitale, Domodossola. La cosa riuscì a far rimanere esterrefatto il mondo intero, realizzata perdipiù com’era all’interno di un paese in guerra. La Libera Repubblica dell’Ossola. E uno sceneggiato che ne parlava, dove i fascisti si chiamavano fascisti assassini e repubblichini, e non “combattenti dalla parte sbagliata”. Fatto coi mezzi di allora. Ottenne un successo enorme in mezzo mondo.
Scritto da Luciano Codignola sulla rigorosa base delle testimonianze storiche e diretto da Leandro Castellani. Leggo su un sito che, alla vigilia della messa in onda televisiva, il 24 novembre 1974, il film viene proiettato in anteprima in un cinema di Domodossola che non riesce minimamente a contenere le migliaia di persone che si accalcano per entrare in sala. Allora erano avvenimenti di soli trent’anni prima. C’erano tutti quelli che erano sopravvissuti, a quei quaranta giorni che poi furono 33. Tutti quanti, e si riconoscevano.
Fra gli interpreti, Andrea Giordana (nella parte del comandante partigiano Alfredo Di Dio, che fu anche autore dell’inno della brigata partigiana “Filippo Beltrami” della Val D’Ossola, Marciar Marciar), Raoul Grassilli, Stefano Satta Flores. E Anna Identici, nella parte di Gisella Floreanini. Anna Identici cantava anche la siglia dello sceneggiato.
Ora, quella proprio non mi riusciva di ricordarmela. Mi ricordavo una vaga musica e un ancor più vago Quaranta giorni di libertà, quaranta giorni di libertà; ma per il resto il barattolo o lo sgabuzzino della memoria aveva immagazzinato solo quello. 1974. Avevo undici anni. Lo stesso anno di piazza della Loggia e dell’Italicus. Via dal corridoio, dovevo recuperare la memoria. E così sono andato a cercare in rete il testo di quella canzone. Inutile. Ci sono tutte le notizie sullo sceneggiato. Ci sono, anche su Bielle, altre canzoni di Anna Identici, quella tizia che dopo gli inizi di carriera da “ragazzina acqua e sapone” con canzonette del tipo di Quando m’innamoro, a un certo punto aveva cambiato tutto e s’era messa a cantare canzoni di mondine e di partigiani. S’era suicidata artisticamente per fare quel che voleva veramente, l’Anna. Cadendo col tempo in una depressione che la portò persino a tentare il suicidio, quello vero. Ma è ancora lì, dimenticata e condannata a non vendere mai più un cazzo. Una di quelle persone davanti alle quali è necessario semplicemente inchinarsi.
Insomma, tutto quanto tranne il testo. Persino la copertina dell’album omonimo, ma niente parole. E allora m’è venuta a mente una persona, una che fa di nascosto l’amministratrice del nostro sito delle CCG/AWS. Si chiama Adriana ed è, pensate un po’, ossolana. Per l’appunto. Ossolana, Anti-TAV, anarchica e diverse altre cose che non dirà mai, neppure qui dentro perché è iscritta, legge e sta sempre zitta, da montanara un po’ scontrosa e un po’ testacciadura. Ma stavolta le vado amorevolmente nel culo e la nomino, tiè. Dico le cose come stanno. Perché le ho scritto una mail notturna pregandola di vedere se riusciva a scovare il testo. Stamani m’ha spedito addirittura l’mp3 della canzone trovato con Emule. Cosa elementare, eh; solo che io sono un noto analfabeta informatico e Emule non ce l’ho. E se anche ce l’avessi, manco saprei usarlo, forse.
E così la memoria è stata recuperata. Una canzone disseppellita, una canzone bellissima. L’Anna Identici aveva e ha una voce meravigliosa. La musica della canzone era stata scritta, figuratevi, dai fratelli Guido e Maurizio de Angelis; proprio quelli di Furia cavallo del West, di Orzowei e di Spazio 1999 (passato da sette anni). Gli Oliver Onions, insomma. Che peraltro avevano scritto anche il tema musicale di Quaranta giorni di libertà, intitolato Verde, che fu un successo internazionale assieme allo sceneggiato. Ecco, si vede che era un periodo in cui persino i fratelli De Angelis potevano scrivere una canzone del genere. È ora di reimmetterla nella memoria di tutti, di riempire il buco assieme agli avvenimenti che l’hanno ispirata. Per ascoltarla, non mi resta che rimandare a Emule, voi che ne siete sicuramente capaci; a me c’è voluta un’ossolana silenziosa, che ancora ringrazio.