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[2011]
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Don Andrea Gallo (Campo Ligure, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013)
Don Andrea Gallo (Campo Ligure, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013)


Andrea Gallo nasce a Genova il 18 Luglio 1928. Fin da piccolo fu attratto dalla spiritualità dei salesiani di Giovanni Bosco tanto che nel 1948 entrò nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi a Roma gli studi liceali e filosofici. Fin dall’adolescenza, fece sua la dedizione di don Bosco di vivere a tempo pieno con gli ultimi, i poveri , gli emarginati.

Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile a San Paulo dove compie studi teologici. Il clima per lui insopportabile della dittatura che vigeva in Brasile, lo costringe a ritornare l’anno dopo in Italia, ad Ivrea, dove prosegue gli studi e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Un anno dopo viene nominato cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori in cui introdusse una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall’unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell’espiazione della pena.

Senza fornirgli alcuna spiegazione dopo tre anni i superiori salesiani lo rimuovono dall’incarico e nel ’64 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese: “la congregazione salesiana, dice Andrea, si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale”. Successivamente viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere: due mesi dopo viene destinato in qualità di vice parroco alla chiesa del Carmine dove rimarrà fino al 1970, anno in cui verrà “trasferito” per ordine del Cardinale Siri. Un normale avvicendamento di sacerdoti a prima vista, ma non vi furono dubbi per nessuno: “La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perché, si diceva, i suoi contenuti ‘non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti’”, si legge nel sito della comunità di san Benedetto .

Nella parrocchia del Carmine don Andrea fece scelte di campo con gli emarginati e la parrocchia divenne un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà per i più poveri, per gli emarginati che trovano un fondamentale punto di ascolto, e per la sua chiara collocazione politica, divenne un punto di riferimento soprattutto per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non.

L’episodio che scatena il provvedimento di espulsione è un incidente verificatosi nel corso di una predica domenicale: nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l’episodio aveva suscitato indignazione nell’alta borghesia del quartiere: Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricordò nella propria predica che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare “inadatto agli studi” se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare “azione a difesa della libertà”.

Qualcuno disse che Andrea era oramai sfacciatamente comunista e le accuse si moltiplicarono affermando di aver passato ogni limite: la Curia decide per il suo allontanamento dal Carmine.
Questo provvedimento provoca nella parrocchia e nella città un vigoroso movimento di protesta ma, la Curia, non torna indietro e il “prete scomodo” deve obbedire: rinuncia al posto “offertogli” all’isola di Capraia che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato.

Lasciare materialmente la parrocchia non significa per lui abbandonare l’impegno.
Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e insieme a un piccolo gruppo diede vita alla sua comunità di base, la Comunità di San Benedetto al Porto. Da allora si è impegnato sempre di più per la pace e nel recupero degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe leggere: nel 2006 si è fatto multare, compiendo una disobbedienza civile, fumando uno spinello nel palazzo comunale di Genova per protestare contro la legge sulle droghe.


Canzoni dedicate a Don Andrea Gallo:
La lunga notte di Stefano "Cisco" Bellotti, Angelicamente anarchico di Joe Natta, Lasciami andare di Andrea Sigona, Anarcangeli di Marco Rovelli, Mi hanno rubato il prete degi Altera, Banditi nella sala degli Assalti Frontali, Ho conosciuto un uomo di Luca Bassanese, Sant'Andrea di Filippo Andreani, Don Gallo di Stefano "Cisco" Bellotti.

Nel buio nero accendo un cero, un pensiero al guerrigliero
due cinturoni in spalla, in testa il sombrero
lui dava scuole ai poveri e che scuole e che scintilla
non s'arrese mai al nemico: Francisco Pancho Villa(1)
e in mezzo a balle di cotone, a balle da televisione
c'è una penna uscita di prigione, lui dava buon umore
dava rabbia, per lui mille fuochi gialli come un campo di mais
bandito da Harlem qui con noi: Chester Himes(2)
banditi nella sala, Mumia Abu Jamal(3)
dal braccio della morte in Pennsylvania più del pentotal
lui grida la verità, voce dei senza voce
foce di libertà contro la polizia feroce
la vita è cara, la legge ci spara
dove vai ragazzo solo al parco di Torpignattara
per due canne ci hanno detto sei caduto dalla scala
alza la mano per Stefano Cucchi(4) nella sala

banditi nella sala, accendini in aria
fatevi sentire nella notte buia e avara
banditi nella sala, la gente a me più cara
baglio di bengala, bagliori di bengala
banditi nella sala, accendini in aria
fatevi sentire che la notte si rischiara
banditi nella sala, la gente a me più cara
baglio di bengala, bagliori di bengala

(Inoki)
Banditi nella sala, banditi dalla patria
scordati dalla storia, scolpiti nella pietra
rivivono in canzoni di giovani pirati
atti di rivoluzione mai dimenticati
Zamboni, si chiamava Anteo(5)
nel 1926 fu linciato in quel corteo
aveva quindici anni, un sogno: uccidere Benito
figlio di un anarchico saprò però non ha colpito
ora questa strada dove noi camminiamo
porta il suo nome e noi non lo sappiamo*
Gaetano Bresci(6) invece ce l'ha fatta
due colpi di pistola per far fuori quel monarca
banditi d'altri tempi che i maestri non ci insegnano
maestri banditi ma i banditi non ti spiegano
banditi nella sala, più fuoco accendini su come i bengala

banditi nella sala, accendini in aria
fatevi sentire nella notte buia e avara
banditi nella sala, la gente a me più cara
baglio di bengala, bagliori di bengala
banditi nella sala, accendini in aria
fatevi sentire che la notte si rischiara
banditi nella sala, la gente a me più cara
baglio di bengala, bagliori di bengala

(Esa)
banditi sui ritmi scandiscono i momenti grigi
agiscono invece di scazzi in cerca di intese,
lì si sprecano offese, qui si accettano offerte
ma a fine mese le rime pese muovono cineprese
tutto in diretta sul link segreto team scappa dal retro
chiappa dopo chiappa costruendo un tempio che non crolla col vento
non si subappalta a chi ruba
si parla, si balla, ci si aiuta ci si saluta all'alba

oh ma che sorpresa Esa, insieme siamo già in ripresa
anche noi facciamo ronde e facciamo ronde in chiesa
mamme scriteriate portano bambini a catechesi
dietro le pareti con i preti per interi mesi
noi abbiamo il rap, il reggae, il rock steady
accendiamo fuochi nella notte e cadiamo in piedi
il bandito fa la differenza quando entra in ballo
io di un solo Don mi fido il suo nome è Don Gallo(7)
ora la sala si riscalda, brucia l'atelier
siamo al lavoro nel laboratorio e tu lo sai perché
il bagliore si accende
lo riconosco il volto colto del bandito quello non s'arrende
(1) Francisco (Pancho) Villa, pseudonimo di Doroteo Arango Arámbula (Durango, 5 giugno 1878 – Parral, 20 luglio 1923), è stato un rivoluzionario e guerrigliero messicano, eroe popolare della rivoluzione messicana del 1910 - 1911.

(2) Chester Bomar Himes (Jefferson City, 29 luglio 1909 – Moraira, 12 novembre 1984) è stato uno scrittore statunitense afro-americano, famoso per la serie di romanzi criminali dei due poliziotti investigatori a Harlem: Coffin Ed Johnson e Gravedigger Jones, da alcuni dei quali furono tratti dei film.

(3) Mumia Abu-Jamal, all'anagrafe Wesley Cook (Filadelfia, 24 aprile 1954), è un attivista e giornalista statunitense, membro delle Pantere Nere.

(4) La morte di Stefano Cucchi è un caso di cronaca nera italiana, accaduto a Roma. Il trentenne Stefano Cucchi morì il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare. Tale fatto ha dato origine a un celebre caso di cronaca giudiziaria che ha coinvolto alcuni agenti di polizia penitenziaria, alcuni medici del carcere di Regina Coeli, e alcuni carabinieri

(5) Anteo Zamboni (Bologna, 11 aprile 1911 – Bologna, 31 ottobre 1926) è stato un anarchico italiano, protagonista di un attentato fallito ai danni di Benito Mussolini.
Morì a 15 anni linciato dagli squadristi, poco dopo il tentativo di uccidere il Duce. L'episodio provocò un inasprimento dell'autoritarismo dello Stato e la chiusura di alcuni giornali d'opposizione.

* Inoki, rapper bolognese, nella sua strofa commette un errore: dice “Ora questa strada dove noi camminiamo Porta il suo nome e noi noi lo sappiamo”, facendo riferimento a Via Zamboni, una delle vie principali della città frequentata dagli studenti, che invece è dedicata a Luigi, patriota del primo Risorgimento Italiano e antenato di Anteo. La via di Bologna dedicata a Anteo è una via vicino alle mura nei pressi della zona universitaria.

(6) Gaetano Bresci (Coiano di Prato, 10 novembre 1869 – Isola di Santo Stefano, 22 maggio 1901) è stato un anarchico italiano, autore dell'omicidio del Re d'Italia Umberto I. Il monarca era già scampato a due attentati, eseguiti dagli anarchici Giovanni Passannante e Pietro Acciarito.

(7) Don Andrea Gallo (Campo Ligure, 18 luglio 1928 – Genova, 22 maggio 2013) è stato un presbitero e partigiano italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.

envoyé par adriana - 21/3/2011 - 18:12


E NOI NON STIAMO PIU' CON MARGHERITA HACK.


(Articolo di Militant A uscito oggi, 22.3.2011, su "Il manifesto)

Dunque Margherita Hack si è trasformata in una testimonial pro-nucleare. Ora che la battaglia referendaria è entrata nel vivo si è schierata al fianco del nemico. In alcune interviste rilasciate per lanciare la sua trasmissione su Sky l’astrofisica ribelle ha detto che voterà a favore delle centrali nucleari. Di più, ritiene il referendum inutile, possibilmente da annullare, poiché l’onda emotiva del terremoto in Giappone ne condizionerà gli esiti. All’inizio ho provato una fitta di delusione per le sue dichiarazioni, poi, piano, piano, ragionando sul perché di questa uscita così decisa e infelice ho pensato: “mi sa che si è rincoglionita”. Mrs Hack dice che non bisogna aver paura e per evitare rischi sismici propone di costruire centrali in Sardegna, “il luogo ideale per l’Italia”. Così, come un tiranno qualsiasi, calerebbe dall’alto su questa terra e questo popolo una bella centrale nucleare. Dalla Sardegna hanno già risposto in blocco: No, grazie! Noi aggiungiamo: Margherita, torna in te. Lascia stare. Non insistere. Ti vogliamo bene. Nella prima canzone del nuovo disco di Assalti Frontali, “Profondo rosso”, ti abbiamo fatto una dedica di affetto in rap: “I banchieri fanno crack/ gli economisti fanno flop/ io sto con Margherita Hack/ sto coi pionieri dell’Hip Hop/ e coi ribelli on the street/ svegliamo i morti sotto shock”. Ora ci dispiace prendere atto di questa nuova situazione, ma lo faremo in ogni prossimo concerto: Mrs Hack non siamo più con te, siamo contro. Capita di cambiare idea sulle persone. Di dover rivedere un testo scritto e dare un senso diverso alle parole e ai nomi. Noi approfittiamo di questo incidente per dire in ogni luogo dove andremo: No al nucleare, SI al referendum. La battaglia per la democrazia, la laicità, la difesa della scuola e dell’Università pubblica che abbiamo condiviso vanno insieme al referendum che ci aspetta a giugno. E dobbiamo far di tutto per vincere. Siamo contro il nucleare perché è l'apice dell’accentramento della produzione di energia e dunque della sua proprietà. E’ il contrario di quella che è una gestione comune del bene comune. Ci disgusta pensare che andrà in mano a dei soggetti il cui unico scopo è fare profitto. Viviamo nel tempo della più grande crisi ecologica mai vista. In questo contesto continuare con il nucleare significa il rischio della sparizione della possibilità della vita.

adriana - 25/3/2011 - 16:57


Se dovessi apprezzare solo le persone che la pensano al 100% come me su tutta la linea tanto varrebbe chiudermi in una torre e non vedere più nessuno!
Anzi a maggior ragione dato che Margherita Hack ha sempre avuto pochi peli sulla lingua forse sarebbe da fermarsi un attimo e chiedersi PERCHE' in questo caso non la pensa come noi, soprattutto dato che lei da fisica probabilmente ne sa.
Dico già che io voterò contro il nucleare a giugno ma la sua posizione è dettata da un problema che la gran parte delle persone ignora: anche se sulla carta con il nostro pannellino solare sul tetto potremmo soddisfare il fabbisogno dell'Italia e anche di più purtroppo il solare non è una fonte costante quindi servono sempre e comunque delle fonti di energia di base e costanti che purtroppo sono proprio "l'apice dell'accentramento della produzione dell'energia": nucleare, carbone,metano,petrolio,idroelettrico,geotermico. Non se ne scampa. Anche quando si dice "il paese x grazie al solare e all'eolico ha raggiunto l'indipendenza energetica" è falso: provate a tagliargli i fili della luce e vedrete che spesso non avranno la corrente elettrica perché ogni tanto produrranno ben più energia di quanto non gli serva e l'eccesso lo mandano in rete ma ogni tanto producono meno energia e devono prendere dalla rete quello che gli manca.
Temo che al momento sia difficile pensare ad una distribuzione di energia che non preveda centrali.

(p.s. per la cronaca la Hack ha suggerito la Sardegna in quanto è il luogo meno sismico d'Europa)

Lorenzo Caccianiga - 26/3/2011 - 11:36


Io continuo ad apprezzare Margherita Hack per tante altre cose, ma in questo caso si sbaglia di grosso. Ed è tanto più grave dato che la Hack è una persona che ha le competenze e l'intelligenza per arrivare ad altre conclusioni.

La mia opposizione al nucleare non è ideologica né deriva da un pregiudizio. La scelta nucleare è scientificamente e razionalmente insostenibile come ben spiegato in questo articolo del prof. Roberto Renzetti in risposta a Umberto Veronesi (via Palabras nel viento).

Lorenzo - 26/3/2011 - 18:30


Come ho detto sopra, sono perfettamente d'accordo sia con te nel non essere d'accordo con la Hack nel caso specifico del nucleare in italia sia con il Dott. Renzetti che seppure con toni un po' sensazionalistici che non si addicono ad un qualcosa di scientifico dice cose sacrosante: non ha senso pagare i Francesi per costruirci le centrali, darci l'uranio, smaltirci le scorie. A 'sto punto tanto vale farci vendere l'energia e basta.

Resta che a chi grida in piazza come oggi "no al nucleare sì alle rinnovabili" bisogna spiegare che, ora come ora, l'alternativa al nucleare in italia sono i combustibili fossili (o il nucleare in altri paesi...): quanti ad un referendum contro i combustibili fossili risponderebbero "sì li voglio?" e allora l'unica soluzione rimarrebbe l'austerity energetica e quanti ad un referendum sull'austerity energetica risponderebbero "sì la voglio?". La realtà è che siamo messi molto male e in questo sono assolutamente d'accordo con Renzetti quando parla di investire sempre di più in ricerca perchè è l'unica via di salvezza che ci resta, in particolare se riusciamo a realizzare la fusione nucleare controllata dovremmo essere, di fatto, a posto. E su questo, ne sono sicuro, è d'accordo anche Margherita Hack

Lorenzo Caccianiga - 26/3/2011 - 19:41


Sulla fusione controllata in effetti si sta facendo ricerca (vedi il progetto ITER) ma siamo ancora in una fase estremamente preliminare. Forse tra quarant'anni se l'umanità non avrà distrutto la Terra nel frattempo se ne potrà riparlare.

Lorenzo - 27/3/2011 - 12:18


Ma come si può sperare nella ricerca in Italia quando il vicepresidente del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) è Roberto De Mattei?

Lorenzo - 27/3/2011 - 12:40




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