Hero of a man
Leader of the poor
Fought a holy war
Omar El-Mukhtar
Still with us today
In our hearts you'll stay
In our silent pray'rs
Omar El Mukhtar
The hero
Omar El Mukhtar
Under the september sun
Nineteen thirty one
Omar El Mukhtar
The hero
Omar El Mukhtar
Ev'ry libyan boy and girl sing
Omar El Mukhtar
Saw his men oppressed
Living in the worst
Treated just like mud
This man shed his blood
Omar El Mukhtar
Down in history
Gave his life to see
The libyans run free
Omar El Mukhtar
The hero
Omar El Mukhtar
Under the september sun
Nineteen thirty one
Omar El Mukhtar
The hero
Omar El Mukhtar
Ev'ry libyan boy and girl sing
Omar El Mukhtar
Omar El Mukhtar
Omar El Mukhtar
envoyé par Bartleby - 19/3/2011 - 18:26
Percorse la terra di Libia
Eroe fra gli uomini
Difensore dei poveri
Combattè una guerra santa
Omar El-Mukhtar
Ancora oggi con noi
Nei nostri cuori rimarrai
Nelle nostre preghiere silenziose
Omar El Mukhtar
L'eroe
Omar El Mukhtar
Sotto il sole di settembre
1931
Omar El Mukhtar
L'eroe
Omar El Mukhtar
Ogni ragazzo e ragazza libica cantano
Omar El Mukhtar
Vide la sua gente oppressa
Vivere nella peggiore delle condizioni
Trattata come fango
Quest'uomo diede il suo sangue
Omar El Mukhtar
Nel corso della storia
Diede la sua vita per vedere
I libici vivere liberi
Omar El Mukhtar
L'eroe
Omar El Mukhtar
Sotto il sole di settembre
1931
Omar El Mukhtar
L'eroe
Omar El Mukhtar
Ogni ragazzo e ragazza libica cantano
Omar El Mukhtar
Omar El Mukhtar
Omar El Mukhtar
envoyé par Bartleby - 19/3/2011 - 18:30
Sulla presa di posizione, beh le CCG non sono mica un partito e neanche un movimento, sono fatte da un gruppo di persone che liberamente esprime le proprie idee... ti posso dire come la penso io.
Da quello che ho letto e ascoltato in queste ultime settimane mi è sembrato di capire che:
- Gheddafi è stato un dittatore schifoso e lo è da quarant'anni. Se all'inizio la rivoluzione libica poteva riscuotere una qualche simpatia in quanto vicina al movimento dei paesi non allineati come l'Egitto di Nasser e parte di un cosiddetto "socialismo arabo" o in quanto oppositrice dei piani imperialisti degli Stati Uniti nell'area, quasi subito il colonnello ha svelato il suo vero volto. Questo processo è stato ben spiegato dal giornalista libico Farid Adly, collaboratore di Radio Popolare, in una lettera aperta al "Manifesto".
Il fatto che una parte della sinistra italiana (vedi il "compagno Valentino Parlato" che dichiara «Sono e resto un convinto estimatore del colonnello Gheddafi») non si sappia svincolare dalla logica del "nemico del mio nemico è mio amico" è qualcosa di molto triste.
- Non so quanto sia giusto accostare le "rivoluzioni" tunisine e egiziane con quella libica. Sembra che le motivazioni siano in parte diverse, anche se non credo proprio ai complottisti che vedono una "mano dell'occidente" nelle proteste in Libia. Sicuramente è stato diverso il ruolo dell'informazione occidentale che ha dato un risalto enorme alla Libia rispetto alla Tunisia e all'Egitto anche con notizie palesemente false tipo quella delle fosse comuni. Questo non vuol dire che Gheddafi non sia un assassino del suo popolo, è solo che spesso conviene ingigantire i crimini di quello che deve essere presentato come "mostro" solo per sostituirlo con qualcun altro e fermare i veri cambiamenti. Qualcosa di simile a quello che successe a Ceausescu con la strage di Timişoara (cioè che Ceausescu fosse un dittatore sanguinario non c'è dubbio, ma alla fine furono esagerate le cifre della strage per far ricadere la colpa solo sul dittatore e salvare molti di quelli che fino al giorno prima erano suoi complici).
- Non c'è dubbio che chi si oppone al regime libico vada appoggiato ma questo non giustifica in alcun modo quello che sta succedendo in queste ore, i bombardamenti della NATO. Tutto ricorda spaventosamente quello che accadde nel Kosovo. Anche lì c'era un dittatore da abbattere e chi provava a opporsi alla guerra veniva additato come "amico di Milošević". Ancora dobbiamo ascoltare dichiarazioni di questo tipo:
Tra i due veramente non so chi mi fa più schifo.
- Per finire è schifosissima la linea editoriale di Repubblica che attacca Nichi Vendola, colpevole di avere espresso una (peraltro timidissima) opposizione alla soluzione militare. Colpevole di non essere "abbastanza realista". Ma sotterratevi voi, il vostro realismo, con i vostri D'Alema e i vostri Bersani. Tutto questo lo dico senza riporre molta fiducia in Vendola che se anche per un caso fortuito si ritrovasse a governare il paese, si ritroverebbe come minimo un D'Alema di nuovo ministro degli esteri con i risultati disastrosi che sappiamo.
Ma è risaputo che a Repubblica sappiano parlare solo in funzione di Berlusconi. Gheddafi è cattivo "perché è amico di Berlusconi". Dimenticano, ma io me ne ricordo bene, un agghiacciante dibattito tra Prodi e Berlusconi quando facevano a gara a chi avrebbe stipulato più accordi con Gheddafi per fare il lavoro sporco con gli immigrati da respingere nei lager libici.
Lorenzo - 19/3/2011 - 21:54
Io sono contro la guerra... Lo dico da lustri, sono contro la guerra e continuo ad essere contro la guerra.
Quindi anche contro un attacco per fermare gli attachi di Gheddafi?
Io sono contro la guerra. Mi sembra chiaro cosa vuol dire essere contro la guerra, no?
Ma c'è la circostanza che lì si facciano morti tra i civili a opera di Gheddafi e che si debba fermare tutto questo.
E invece chi li fermerà mirerà diritto a Gheddafi, immagino, no?
Beh, nell'intento si vogliono colpire le basi militari.
E probabilmente neanche nell'intento di Gheddafi non si vogliono colpire i civili... Ma non è questo il problema, il problema è il ricorso allo strumento guerra.
Io sono contrario alla guerra per tante ragioni, una delle quali -non ultima- è che sono un cittadino italiano e ho una costituzione che ripudia la guerra.
Da Repubblica on line
Riccardo Venturi - daniela -k.d.- - 19/3/2011 - 22:25
Devo ammettere che quell'espressione tradiva chiaramente - e me ne sono reso conto solo dopo aver letto il tuo intervento - tutto questo ennesimo clamore di guerra che ci colpisce, che mi colpisce e rispetto al quale vorrei non avere nessun dubbio eppure... Eppure penso a quei tanti libici che hanno creduto di poter abbattere il loro aguzzino e che oggi rischiano di essere spazzati via con le loro famiglie... Forse non eran pronti, forse hanno sottovalutato i colpi di coda del colonnello, forse è giusto che la Storia li condanni a morte come tanti in tutto il mondo prima di loro...
Eppure...
Tu hai citato il Kosovo e Milošević; io non sono un esperto di guerre balcaniche e di disgregazione della Jugoslavia, anzi, non ci ho mai capito nulla, solo che si fecero per anni a pezzi, che la "comunità internazionale" restò ad assistere ai massacri, che i "volenterosi" (Germania in testa, oggi con la Libia più prudente) appoggiò un'etnia contro le altre, che tutto andò ancora più a merda e che alla fine non si trovò di meglio da fare che bombardare i civili a Belgrado...
Già, gli stessi volenterosi che solo qualche anno prima erano intervenuti contro Saddam Hussein, avevano fatto credere alla dissidenza che l'avrebbero appoggiata a deporre il dittatore e poi l'avevano lasciata in mutande, alla mercè della reazione, senza mancare poi di massacrare civili per oltre 10 anni, e fino alla nuova guerra, attraverso l'embargo e le no-fly zones, oggi di nuovo di moda...
Insomma, una grandissima merda dove il popolo, la gente comune, ce l'ha sempre e comunque nel culo, che sia la sciabola del suo dittatore o il missile del drone NATO...
Detto questo, ancora una volta, anche per la Libia, se l'interventismo occidentale non porterà a nulla se non alla libanizzazione o balcanizzazione dell'area, non si può certo dire che il fronte pacifista e antimilitarista conti qualcosa e sia in grado di esprimere e far pesare un beato cazzo di nulla...
E ciò avvalora, ancora una volta, la mia tesi nichilista dettata dalla totale sfiducia nell'essere umano: prima ci estinguiamo e meglio è, sperando che, una volta scomparsi, almeno il pianeta abbia la forza di ripigliarsi.
Bartleby - 19/3/2011 - 23:22
Lorenzo - 19/3/2011 - 23:49
assieme a Obamì e Berluskonì
per la salvezza di quel popolo lì (libico)
Manù - 20/3/2011 - 08:39
CCG/AWS Staff - 20/3/2011 - 08:50
E' proprio perchè lì non c'era nulla di appetibile che li hanno lasciati (e li hanno aiutati) a scannarsi come maiali per anni e, a quanto mi risulta, la grande base Camp Bondsteel fu costruita dopo l'intervento "umanitario" del 1999... Gli USA semplicemente "capitalizzarono" l'occasione...
Per la Libia le cose stanno molto diversamente: lì sono seduti su un mare di gas e di petrolio e l'intervento dei "volenterosi" si pone a poche settimane dall'inizio del conflitto interno...
Quel che mi pare chiaro è che il protagonismo della Francia è dovuto alle imminenti elezioni presidenziali ed al tentativo di Sarkozy di rilanciare la propria immagine piuttosto smerdata in patria almeno come "difensore degli oppressi" all'estero, e una bella scaramuccia contro un odioso dittatore è certo un bel colpo per lui...
Quanto a noi, nonostante le rassicurazioni del retore dei retori, del "presidente per tutte le stagioni" che difende la Costituzione solo quando gli pare, mi pare che in un caso o nell'altro ce l'avremo comunque "deep inside the gnau", senza il gas libico e pieni di profughi... E così impareremo che è rischioso fare accordi ed affari con i dittatori psicopatici...
E in ogni caso (so Lorenzo che non puoi condividere questa mia visione, soprattutto in quanto neo-papà) sarebbe meglio se sparissimo tutti dalla faccia della terra dando finalmente un po' di respiro e di pace all'universo.
Bartleby - 20/3/2011 - 09:18
Lorenzo - 20/3/2011 - 09:40
Lorenzo - 20/3/2011 - 09:57
Con un tempismo che non lascia àdito a dubbi, ecco in cosa si è tradotto lo "scatto d'orgoglio" che, secondo il nostro Presidente della Cosiddetta Repubblica, avrebbe manifestato l'Italia, nella giornata di marketing per i 150 anni dall'erezione di questo Stato Pietoso: si è tradotto nella cifra genica di questo stesso Paese, cioè la crudeltà, il trasformismo, la furbizia idiota e malvagia, l'entusiastica salita sul carro dei vincitori delle prossime ore. E' come fosse "firmato Diaz" e invece è "firmato Giorgio Napolitano" questo intervento che lascia attoniti, a poche ore dalla rilettura del celebre quanto inutilissimo articolo costituzionale n°11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Noi, gli assassini che hanno massacrato libici decenni prima di baciare loro anelli e osculi anali, agiamo da Iago perché siamo consapevoli che è il petrolio che conta, e che si prepara il nuovo ordine del Mediterraneo. A cui la Penisola, che ne sarebbe una portaerei in mezzo al, fa proprio questo: porta gli aerei.
Con inusitata fantasia, tutta di marca Ansa, i maggiori quotidiani italiani on line hanno titolato che è "Pioggia di bombe sulla Libia". Speravo di non leggere mai più, dopo i timori e tremori della mia pubertà condizionata dalla incertezza militare e geopolitica, il nome Cruise, se non negli annali di Scientology. Eppure eccoli di nuovo qui,i missili statunitensi, un centinaio, sempre di marca nordamericana, sempre la stessa solfa paratexana dell'esportazione della democrazia, quando l'evidenza denuncia la consistenza morale degli attori in gioco.
Anzitutto il Premio Nobel Per La Pace Barack Obama, questo eletto dagli svedesi, questa versione angosciante del Sir Bis di Mowgli, questo assassino che avrebbe pure origini africane, questo paladino della speranza che fa un discorso da illuminato al Cairo davanti a Mubarak pochi mesi prima di scaricarlo in quella che solamente gli ingenui entusiasti potevano salutare come "primavera". Telecomandati da americani e francesi, i vertici militari di Egitto e Tunisi si sono mossi secondo direttiva. E lo spontaneismo, al solito, è stato virato contro la sincera volontà di masse enormi di popolo. Era stato predetto, qui, su Carmilla, grazie all'occhio di lince del compianto Sbancor, che entro la decade si sarebbe passati a una risistemazione geopolitica del Nord Africa e del medio Oriente. Dai sultanati più a est, dove si stanno muovendo rivolte ambiguissime, potrebbe nascere lo Stato-AlQaeda, come annunciava esuberante di colori la cartina Usa citata dallo stesso Sbancor. Mai però si sarebbe immaginato che, ad avallare una simile perversione politica, sarebbe stato questo Presidente che in due anni e mezzo ha già pareggiato il conto con Bush in fatto di sceriffato internazionale. La Cina dovrà andarsi a cercare il petrolio altrove, per il momento: era ora di agire e l'Occidente morente l'ha fatto. E lo ha fatto con una miopia inverosimile, oltre che vergognosa per il sangue che sta spargendo in questi drammatici minuti. E' miope inseguire il petrolio nel momento in cui si sta per lanciare, come sostituto dello Shuttle, una nuova navetta che va a idrogeno.
La Francia è il secondo attore di questo affaire lurido e stagnante come i depositi di oro nero e cariato che stanno sotto le distese di sabbia libiche. E' incredibile che, anche grazie all'intervento del filosofo del nulla Bernard-Henri Lévy, si dia appoggio a una unica fazione di una guerra civile di un Paese straniero, lanciando i valori e i missili della Marsigliese. La verità vera e ovvissima è che la Francia, così come la Gran Bretagna e la Germania, ha semplicemente interrato la presenza in quelle che non sono affatto le sue ex colonie africane: sono ancora propriamente le sue colonie. E che bella occasione sfruttare gli Stati Uniti per ampliare l'estensione del proprio dominio! Andare a prendere la Libia, considerata, non si sa perché, "territorio di conquista italiano", quando da lustri è il contrario di ciò che accadde sotto Mussolini. Quanto contano le quote libiche in Fiat? E in Unicredit? E nella campagna elettorale dell'Ulteriore Nano a capo di una nazione europea? Questa "vittoria diplomatica" è, a nostro modesto parere, una delle macchie più ingiustificabili dai tempi dell'Algeria, per l'Eliseo.
Il terzo attore che brilla per indecenza, come già accennato, siamo noi: gli italiani, questa specie all'avanguardia di Fine Impero, gli spaghettari che condiscono col plasma altrui la loro pasta e le loro pastette. Non vorrei altro scrivere, poiché dispongo di un formidabile dialogo a distanza tra i paladini di quello che, nel 1994, fu battezzato come "il nuovo", grazie a Tangentopoli, cioè la finta rivoluzione con cui l'Italia iniziò a praticare il piano di rinascita di Gelli: e cioè Bossi e Di Pietro. Saranno sufficienti le dichiarazioni di questi due emeriti paladini della sincerità a risultare più efficaci di qualunque commento:
Ha dichiarato Umerto Bossi:
«Il mondo è pieno di famosi democratici, che sono abilissimi a fare i loro interessi, mentre noi siamo abilissimi a prenderla in quel posto: il maggior coraggio a volte è la cautela. Io penso che ci porteranno via il petrolio e il gas e con i bombardamenti che stanno facendo verranno qua milioni di immigrati, scappano tutti e vengono qua. La sinistra sará contenta di quel che succede in Nordafrica perchè per loro conta solo portar qui un sacco di immigrati e dargli il voto. È questo l'unico modo che hanno per vincere le elezioni».Ha dichiarato Antonio Di Pietro:
«Bossi non ha fatto una dichiarazione ipocrita ("se bombardiamo la Libia ci porteranno via petrolio e gas e arriveranno immigrati a milioni"), ma nel merito fa un errore. Sul piano economico l'errore che fa Bossi è pensare che stando con Gheddafi un domani ci saranno ancora petrolio e gas. Ormai è partita la coalizione, bisogna giá pensare al dopo Gheddafi. Il "domani" e l'approvvigionamento delle materie prime dalla Libia sarà a disposizione di coloro che hanno aiutato la transizione, non di coloro che si sono messi contro. Fare parte della coalizione non crea problemi, semmai il contrario. Ma non deve essere questa - conclude - la ragione per la quale non andiamo in Libia, sarebbe ragione volgare».
Non si tratta qui assolutamente di difendere un furbone vestito come se stesse recitando il Nabucco al teatro di Forlimpopoli. Che Gheddafi sia un criminale è patente dallo scorso secolo. Craxi e Andreotti gli salvarono la vita telefonandogli nel deserto un quarto d'ora prima che gli aerei di Reagan bombardassero la sua tenda da harem. Ciò fu interpretato patriottisticamente, quando era una servile delazione di un atto di killeraggio spietato.
Tuttavia è incredibile che si adducano le ragioni che si sono addotte all'ONU per intervenire in Libia, con la risoluzione-lampo. L'impegno umanitario per garantire la salvezza dei civili andrebbe speso anzitutto in Darfur, e non con le armi.
La risoluzione dell'ONU è per ragione filologica ciò che attende questo vergognoso Occidente che muove guerra costantemente: il ri-scioglimento è la fine delle esistenze comode, dello stile di vita garantitoci a spese della vita altrui. La fine del crimine made in Usa & allies. Non ci si illuda che il crimine sia emendato dalla storia umana. Soltanto, non avrà più questo retrogusto da Stranamore.
Osserviamo con denunciante avvilimento uno dei penultimi sussulti di una civiltà al tramonto, che si crede Sansone e però prima fa morire tutti i filistei e poi continua a non crepare.
Ormai siamo tuttavie alle ultime. Che sia la rivoluzione dell'idrogeno, l'avvento di India e Brasile sul piano militare globale o una catastrofe ambientale poco importa. Ciò che accadrà farà sì che una situazione tragica qual è quella libica oggi si ripeta con altre modalità e altri attori.
Riccardo Venturi - 20/3/2011 - 12:20
Pure l'analisi di Genna sul "grande scacchiere" - e come la sua ce ne sono tante altre con sfumature e proiezioni diverse - non fa una grinza...
Ma voi sapete che a me non interessa tanto la strategia e la geopolitica ma le storie minime, quelle delle persone, le storie di chi vive e di chi crepa.
E qui, con o senza Cruise e Tomahawk, creperà o sarebbe crepata un sacco di gente.
E allora però mi piacerebbe anche che gli antimilitaristi e/o pacifisti che volano in alto nelle loro analisi sagaci, dopo aver detto che l'intervento straniero il Libia è un abuso, un'aberrazione ed un crimine, aggiungessero: "Ci dispiace per tutti quei libici che hanno creduto e sperato di disfarsi del loro dittatore. Non erano pronti. Forse nemmeno i tempi lo erano. Hanno sbagliato. Ma piuttosto che macchiarci di una nuova guerra, secondo noi, sarebbe stato meglio che Gheddafi li avesse spazzati via tutti (sono questioni interne, d'altronde), con la speranza che poi, una volta di nuovo in sella, avrebbe risparmiato magnificamente almeno i loro parenti ed affini in linea diretta e collaterale fino al quarto grado (cosa per nulla scontata dato che si tratta di un pericoloso psicopatico). Ci sarebbe dispiaciuto molto se ciò fosse accaduto, così come manifestamente stava accadendo, ma sarebbe stato più giusto e più umano di una guerra che avrà, secondo noi, effetti ancora più devastanti."
Ma antimilitaristi e pacifisti dalle acute ed alte analisi si son guardati bene dall'esprimere chiaramente verità così spiacevoli prima e tanto meno lo faranno adesso a bombardamenti iniziati, bombardamenti che costituiscono quindi un bell'alibi per i loro intenzionali vuoti di analisi, ora che tutta l'attenzione e l'indignazione possono essere spostate sulla bieca ed ingiustificata aggressione internazionale...
Resta il fatto che la maggior parte della gente, le persone comuni che hanno avuto la sfortuna di essere partorite su questa crosta terrestre ce l'hanno e ce l'avranno nel culo sempre e comunque... e noi dietro alle nostre tastierine, al calduccio, con le nostre opinioni più o meno alte, convinti di essere nel giusto perchè amiamo il bello e la pace...
Bartleby - 20/3/2011 - 14:10
Bene, con un unico appunto: ma se le rivolte in Tunisia ed Egitto e pure quella libica (non fosse che Gheddafi s'è messo di traverso) e le altre sono "finte", o perchè allora le abbiamo salutate con tanto entusiasmo? E in futuro come potremo più distinguere una rivolta autenticamente popolare da una biecamente manovrata dai soliti sordidi profittatori?
Ho la sensazione di essere nelle condizioni di un tetraplegico o di un terminale che sulla sua carrozzina urla "No alla guerra!"
Bartleby - 20/3/2011 - 14:26
Sicuramente però Francia, USA e buon'ultima la portaerei Italia si stanno approfittando della situazione.
In Egitto, per quanto la situazione si stia normalizzando sotto il controllo dell'onnipresente esercito, è difficile negare la forza di una rivolta che ha scardinato le basi di un vero e proprio stato di polizia. Poi sappiamo bene che ad ogni rivolta segue sempre un periodo di "normalizzazione". Ma è molto difficile giudicare da qui, dal calduccio delle nostre tastiere come giustamente scrivi.
Lorenzo - 20/3/2011 - 15:05
Certamente se la Libia non avesse un mare di gas e di petrolio, i soccorsi ai combattenti non sarebbero stati così rapidi, o forse non ci sarebbero stati.
Comunque gli aerei possono ben poco contro i mercenari di Gheddafi che vanno casa per casa ad accoppare la gente.
Silva - 20/3/2011 - 18:18
Alberto - 20/3/2011 - 19:01
parrà vero di poter bombardare...
TRIPOLI, bel suol d’amore,
ti giunga dolce questa mia canzon!
Sventoli il tricolore
sulle tue torri al rombo del cannon!
Naviga, o corazzata:
benigno è il vento e dolce la stagion.
Tripoli, terra incantata,
sarai italiana al rombo del cannon!
A IGNA', CHE ORGASMO!!!
VIVA L'ITALIA, E VIVA LA TRIPOLITANIA E LA CIRENAICA FINALMENTE DI NUOVO UNITE COL FERRO E COL FUOCO AL SACRO SUOLO PATRIO!
(A Ignà, che momento, che momento... tutta una vita, tutta una vita... che commozione, sniff!)
Bartleby - 20/3/2011 - 21:13
Alberto - 21/3/2011 - 06:19
Aeroporto civile di Trapani - Sembra un aeroporto fantasma, questa mattina, lo scalo civile 'Vincenzo Florio' di Trapani Birgi dopo la decisione di chiuderlo al pubblico per permettere all'attigua base militare di effettuare nuove operazioni. I check-in sono vuoti, lo stesso accade negli spazi solitamente riservati al passaggio dei passeggeri sotto il metal detector prima di partire. Ogni tanto echeggia una voce al microfono che continua a ripetere "i passeggeri in partenza sono pregati di recarsi all'esterno per il trasferimento a Palermo".
(Adnkronos, 21 marzo 2011)
Bartleby - 21/3/2011 - 11:03
L'opinione di Karim Mezran, esperto di Medio Oriente, direttore del Centro Studi Americani di Roma.
Un'altra prova della grande statura politica del nostro premier, grande stratega di relazioni internazionali, e della considerazione in cui è tenuta l'Italia dai suoi vicini di casa europei.
Bartleby - 21/3/2011 - 11:41
Tunisia ed Egitto sono riusciti aliberarsi di due dittatori in modo relativamente semplice. Non stiamo a sindacare se il regime che verrà sarà ottimo o meno. Un passo avanti è stato fatto. Anche noi dopo la Resistenza non avremmo voluto 40 anni di Dc e 20 di Berlusconi, ma non si può negare che la liberazione dal fascismo è stata una cosa buona.
Gheddafi si è dimostrato un osso duro, particolarmente violento e sanguinario. Che fare adesso? la soluzione non c'è perché non intervenendo si lascia che gli insorti di bengasi vengano massacrati, intervenendo siamo noi a massacrare a caso.
Se si vuole la pace si deve preparare la pace. La storia si ripete: armiamo e alleviamo i peggiori dittatori (lo scià di Persia, Saddam, tutti i dittatori dell'America latina, etc.). Alle cose bisogna pensarci prima. Quando il latte si è rovesciato in terra non lo puoi rimettere nella bottiglia.
silva - 21/3/2011 - 11:57
Marco - 21/3/2011 - 12:25
Questa invece è la Libia:
CCG/AWS Staff - 23/3/2011 - 00:16
Gino - 23/3/2011 - 06:34
Salvo - 24/3/2011 - 07:03
Sergio - 25/3/2011 - 16:16
Una possibile risposta arriva da Enrico Piovesana su PeaceReporter
Lorenzo - 26/3/2011 - 00:05
U.S. Tomahawk Cruise Missiles Hit Targets in Libya
damages to be assessed… in the MORNING?!? Ought to be little pieces of “democracy”, hope and change all over the place.
More than 112 Tomahawk cruise missiles struck over 20 targets inside Libya today in the opening phase of an international military operation the Pentagon said was aimed at stopping attacks led by Libyan leader Moammar Gadhafi and enforcing a U.N.-backed no-fly zone.
President Obama, speaking from Brazil shortly after he authorized the missile attacks, said they were part of a “limited military action” to protect the Libyan people.
“I want the American people to know that the use of force is not our first choice and it’s not a choice I make lightly,” Obama said. “But we cannot stand idly by when a tyrant tells his people that there will be no mercy.”
The first air strikes, in what is being called Operation Odyssey Dawn, were launched from a mix of U.S. surface ships and one British submarine in the Mediterranean Sea at 2 p.m. ET, Vice Adm. William E. Gortney told reporters at a Pentagon briefing.
They targeted Libyan air defense missile sites, early warning radar and key communications facilities around Tripoli, Misratah, and Surt, but no areas east of that or near Benghazi. Because of darkness over Libya, Gortney said it was too early to determine the strikes’ effectiveness.
Gortney said no U.S. troops were on the ground in Libya and that no U.S. aircraft participated in the initial attacks.
Libyan television reported that 48 people were killed and more than 150 wounded in the barrage, but there was no independent confirmation of the numbers.
Earlier today, as pro-Gadhafi forces battled towards the rebel stronghold of Benghazi, 20 French warplanes flew over the region in a show of force. And one jet fired on and destroyed an unidentified Libyan military vehicle, French Defense officials said.
At one point a fighter jet resembling a Libyan MiG 27 was shot down over the city, according to news reports from inside Libya.
Meanwhile, world leaders met in Paris to discuss the nature and scope of the international military intervention to make Gadhafi respect a U.N. Security Council resolution that authorized “all necessary measures” to protect Libyan civilians.
“We have every reason to fear that left unchecked, Gadhafi would commit unspeakable atrocities,” Secretary of State Hillary Clinton told reporters following the meeting in Paris. “Further delay will only put more civilians at risk. So let me be very clear on the position of the United States: We will support an international coalition as it takes all necessary measures to enforce” the U.N. resolution.
But Pentagon officials cautioned that despite the initial military actions, an enforced no-fly zone over Libya was not yet in effect and will take time to establish.
“At this point we are creating the conditions to be able to set up a no fly zone, and once we have established and confirmed that the conditions are right then we will move forward into one of the next phases of the campaign,” Gortney told reporters.
No U.S. aircraft will be involved in air strikes over Libya tonight, he said. “Our mission right now is to shape the battle space in such a way that our partners may take the lead in…execution.”
As the campaign evolves, officials said, U.S. support aircraft would provide airborne surveillance, refueling and radar-jamming capabilities, and several F-16s may participate in patrols over no-fly zones above Tripoli and Benghazi.
Gadhafi Defiant
In an audio statement broadcast on Libyan state TV, Gadhafi called the attacks a “crusade” against the Libyan people and called on Arab countries and African allies to come to his government’s aid.
“We ask others to stand by us,” he said, according to a translation of his remarks heard on Al Jazeera. “We must now open the weapons depot and arms to all Libyans.”
Gadhafi warned the international coalition Friday not to interfere in Libyan affairs, calling the U.N. resolution “invalid” and appealing directly to world leaders, including President Obama, in a letter.
“Libya is not yours. Libya is for the Libyans,” he said in the letter. “If you had found them taking over American cities with armed force, tell me what you would do.”
Libya Action Follows Failed Diplomacy
Military action in Libya follows weeks of intensive, international diplomatic pressure on Gadhafi to cease the violence and pull back from rebel-held cities.
The Security Council approved a resolution late Thursday authorizing the international community to take “all necessary measures,” short of sending in ground troops, to protect civilians in Libya, and to impose a no-fly zone. The resolution does not authorize taking out Gadhafi or regime change.
“The [U.N.] resolution that passed lays out very clear conditions that must be met,” Obama said Friday.
“These terms are not subject to negotiation. If Gadhafi does not comply with the resolution, the international community will impose consequences and the resolution will be enforced through military action,” he said.
Exactly what role the U.S. military would play in enforcement of the resolution remains unclear.
“We will support an international coalition as it takes all necessary measures to enforce the terms of resolution 1973,” Secretary of State Clinton said today in Paris.
But Clinton declined to detail U.S. responsibilities in a supporting an attack, other than to say that the United States would offer “unique capabilities.” She emphasized that the United States will not deploy ground troops in Libya.
During a meeting with a bipartisan group of members of Congress Friday, Obama said he expects active U.S. involvement in any military action would last just “days, not weeks,” sources told ABC News.
Decision to Use Force Came Tuesday
Sources told ABC News that Obama’s decision to support the use of force came Tuesday, following several days of internal administration deliberations and the realization that diplomatic efforts to stop the brutality of Gadhafi’s regime weren’t working.
Presented with intelligence about the push of the Gadhafi regime to the rebel stronghold of Benghazi, the president told his national security team, “What we’re doing isn’t stopping him.”
Some in his administration, such as Clinton, had been pushing for stronger action, but it wasn’t until Tuesday, administration sources tell ABC News, that the president became convinced sanctions and the threat of a no-fly zone wouldn’t be enough.
“We are not going to use force to go beyond a well-defined goal, specifically the protection of civilians in Libya,” Obama said Friday.
While the United States has been leading the charge behind the scenes, officials say, the administration deferred public action to the State Department and the United Nations in an effort to emphasize that the mission reflects a broad, international coalition, including support from Arab allies.
World Preparing for Military Action Against Libya
Gadhafi’s son, Saif, told ABC News via a phone interview that the U.N. resolution is a “big mistake” and that if the United States wants to help, they should in fact help the government.
“We want to live in peace, so we want even Americans to help us get rid of the remnants of those people and to have a peaceful country, more democratic,” he said. “If you want to help us, help us to, you know, to be democracy, more freedom, peaceful, not to threaten us with air strikes. We will not be afraid. Come on!”
U.S. Air Force Chief of Staff Gen. Norman Schwartz said Thursday it could take upwards of a week to fully establish a no-fly zone and that public comments by some that it could be done in a few days are “overly optimistic.”
He acknowledged there are limited Air Force assets because most of them are in Iraq and Afghanistan, especially transport aircraft.
Last week, Department of National Intelligence director James Clapper said the Libyan air force was large in raw numbers, but only a small number of aircraft were actually flying.
A Pentagon analysis of Libya’s air capabilities shows the overall readiness of Libyan aircraft is poor by Western standards and most aircraft are now dated or obsolete in terms of avionics or upgrades. Eighty percent of the air force is judged to be “non-operational and “overhaul and combat repair capability is also limited.”
http://abcnews.go.com/International/li...
http://www.youtube.com/watch?v=Vll2SZ5iMWA
http://www.youtube.com/watch?v=pLzmYtrdlsw
Gerald D. Baldwin - 26/3/2011 - 17:31
Il fatto è che questa ondata di rivolta non ha coinvolto solo la Libia, ma sta espandendosi a macchia d'olio in tutto il mondo arabo. Non voglio negare che ci possano essere infiltrazioni e strumentalizzazioni, ma mi sembra ingiusto liquidare come gente pilotata tutti i libici che si oppongono a Gheddafi. Si tratta di migliaia di giovani. Tutti strumentalizzati? Non credo proprio. Penso che la maggior parte sia mossa da un desiderio di libertà. Chi vivrà vedrà.
Silva - 27/3/2011 - 13:51
Io credo che la situazione sia estremamente complicata e all'interno dell'opposizione libica ci sia sicuramente una parte che lotta per liberarsi da Gheddafi e non ricerca appoggi esterni (leggere una bella lettera di un blogger libico), ma è possibile che una parte sia composta da ex membri del regime che sono passati dall'altra parte e sono forse appoggiati dalle potenze straniere.
La situazione è complicata ed è per questo che si sente dire di tutto ed il contrario di tutto, anch'io ho le idee molto confuse.
Solo qualche considerazione:
- Il paragone con Egitto e Tunisia non regge. Lì c'erano manifestazioni di civili armati al più di qualche molotov o di armi di fortuna contro cui la polizia sparava. In Libia i ribelli sono equipaggiati con carrarmati e contraerea. Non si può credere che siano semplici "giovani stanchi della dittatura". Sono gente che fino a ieri era parte del sistema, dell'esercito, del governo civile e che hanno scatenato una rivolta interna. Questo non esclude che una parte di protesta popolare sull'onda di Egitto e Tunisia sia presente anche in Libia, ma i cosiddetti ribelli non sono questo, almeno non solo questo.
- Se la Francia ha deciso di entrare in guerra è per interessi neo-colonialisti. Alla storiella della guerra umanitaria ormai ci credono solo gli elettori di D'Alema. L'Italia è stata costretta a fornire le basi, anche se per gli interessi schifosamente economici delle imprese italiane sarebbe stato molto meglio che tutto restasse come prima. Da qui il falso pacifismo dei giornali di destra e la riluttanza con cui il governo di destra si è imbarcato in questa guerra (a parte La Russa che è sempre galvanizzato da una guerra di qualsiasi tipo).
Lorenzo - 27/3/2011 - 15:17
Chi vivrà vedrà? L'importante, come sempre, sarà, cara Silvia, dove si va a parare. Nientaltro.
Mario - 27/3/2011 - 16:15
Silva - 27/3/2011 - 17:55
Lorenzo - 27/3/2011 - 19:21
"Noi non siamo cristiani, siamo somari" (Nous nous ne sommes pas des chrétiens, nous sommes des bêtes de somme) et nous savons que nos opinions de "somari" (bêtes de somme, ânes, paysans pauvres, pauvres, manœuvres intellectuels) n'ont que peu d'intérêts pour les grands stratèges politiques et en somme, ne pèsent rien face aux déferlantes des médias.
Cependant, comme nous croyons que la question de la guerre reste centrale pour les CCG, nous proposons notre réflexion.
Marco Valdo M.I. et moi, on voit les choses un peu comme ceci...
Une première remarque pour situer le fondement de cette intervention : c'est une réflexion rigoureusement anationale (il s'agit bien évidemment de l'alpha privatif), non étatique et transhistorique. Ce serait le début d'une réflexion à étendre bien au-delà des jours présents et de l'affaire de Libye.... Elle est fondée sur l'idée que – pacifiste pour pacifiste – on ne se débarrassera vraiment de la guerre qu'en se débarrassant de la richesse, des richesses... et de tous les pouvoirs et mécanismes institutionnels mis en place pour les protéger.... En ce compris, les nations, gouvernements, frontières, États...
Ensuite, si l'on descend sur le terrain. Qu'aurions-nous fait ? par exemple du temps de l'occupation nazie... Doit-on pousser le pacifisme jusqu'à se laisser massacrer ou autre angle d'attaque, doit-on refuser toute aide face à l'oppression nationale ?
Nous y viendrons un de ces jours (dans les Histoires d'Allemagne) aux grands mérites d'Adolf... Mais aussi quid de la Grèce après 1944 et de l'écrasement de la Résistance par les "libérateurs" ? Quid de l'Espagne républicaine ? A-t-on eu raison de la laisser seule face aux fascismes ? On l'a payé cher après – tous : des millions de morts.
Il ne faut pas se voiler la face, on vit en permanence en état de guerre (sous des formes diverses), de dictatures (sous des formes diverses)... Mais quand même, dit Lucien l'âne, on se sent mieux avec moins de poids sur le dos... avec moins de coups de bâton... avec une longe un peu plus longue... Et que dit-on aux réfugiés du Sahel ou d'Afrique... que le régime (autre nom d'un gang à l'échelle des États) laisse crever dans le désert, ou enferme dans des camps ou renvoie au diable...?
Il faudra aussi noter ceci que comme il est vraisemblable que la "révolte méditerranéenne" doive encore traverser la mer... D'autres régimes risquent bien d'être mis à mal... Certains de leurs thuriféraires bunga-bungistes en ont d'ailleurs déjà très peur... Que dira-t-on à ce moment ? Soutiendra-t-on les gangs en place, les escrocs ?
Voila dans quoi on se trouve....Du moins du point de vue de l'âne.
Pour en revenir à ce qui se passe sur le territoire défini comme Libye. Posons quelques préliminaires ou questions.
Khadafi est-il ou n'est-il pas un dictateur fou...?
Moi, j'appelle un chat un chat, dit Lucien l'âne, et Khadafi un dictateur.
Dissocions encore la question : Est-il fou ? la réponse nous paraît évidente... Il l'est.
Est-il dictateur ? La réponse est tout aussi évidente, il l'est.
Que faire face à un dictateur fou... le subir ? Ou tenter de développer une résistance ?
Posons la question « à l'italienne » – dans une autre époque pour ne pas interférer trop dans le présent...
Remplaçons dans la question le nom du dictateur par son équivalent, celui de Mussolini...
D'un côté, le pays, la nation, la légalité, le roi... et Mussolini.
De l'autre, une minorité d'Italiens ou de gens qui vivaient en Italie ou ailleurs... qui constituèrent dès les années 20, ce qu'on appellera la Résistance. Cette résistance au fascisme était, faut-il le rappeler, pour une bonne part en exil.
Va-t-on (ce qui était et reste toujours la thèse des fascistes) condamner la Résistance au motif que des pays étrangers à l'Italie, que des services spéciaux de ces pays ont aidé la résistance par des parachutages d'armes, de matériel, par des bombardements, des débarquements et à la fin, par des interventions au sol... ?
Ce n'est en tous cas pas mon opinion..., dit Marco Valdo M.I. C'est le sens de la devise : Ora et sempre : Resistenza !
Par ailleurs, n'eût-il pas été mieux pour quelques dizaines de millions de personnes qu'il y ait une intervention – disons plus précoce... pour calmer papi Adolf et papi Benito... et clairement, les mettre hors d'état de nuire...
La question est donc... Si on était Libyens – je parle des gens du peuple libyen ou des gens qui vivent sur le territoire appelé Libye, sous une dictature policière et militaire bunga-bungiste depuis quarante ans... n'aurions-nous pas pris le train en marche (à supposer même qu'il s'agisse d'un train importé) et ne tenterions-nous pas de nous libérer du gang escroc, même en sachant que cela suppose et que cela implique de fait une intervention « étrangère »...
Étrangère à quoi ? au fait ? En quoi le gang de Khadafi a-t-il de la légitimité à écraser le peuple qui vit sur le territoire appelé Libye, a-t-il un droit quelconque de terroriser les habitants de ce territoire ? Le fait que Khadafi et son gang soient nés natifs... ? Et voici la question : serait-ce parce qu'il est né natif qu'il aurait le droit de massacrer à petits et grands feux depuis quarante ans les gens qui vivent sur ce territoire, de détourner à son profit ou à celui de ses proches les ressources du pays ? À perpétuer son escroquerie ?
Et de façon plus générale, serait-ce parce qu'on est né natif ?....
Je te comprends bien, Marco Valdo M.I. mon ami, il n'y a qu'une seule terre... et tous les ânes sont égaux ... Le fait de naître ici ou là ne donne aucun droit particulier ... Un âne reste un âne.
Quant à la notion de guerre... Khadafi et son gang font la guerre aux gens de Libye, aux réfugiés qui traversent le territoire... et accessoirement aussi à d'autres et ailleurs... depuis des dizaines d'années et généralement, contre des gens désarmés... Que ne l'a-t-on condamnée plus tôt cette guerre et condamné ses acteurs : Khadafi et sa bande ? C'est tout le contraire qu'on a fait : on l'a laissé faire... On protestait à peine... D'autres applaudissaient, faisaient des serments d'alliance et d'amitié et des affaires, des affaires... mais passons... Et quand les gens qui vivent sur le territoire où sévit le tueur Khadafi essayent de s'en débarrasser, on devrait - au nom de je ne sais quel angélisme – les laisser massacrer par les nervis de Khadafi ? Au nom du nationalisme libyen ? Au nom du fait qu'on ne peut intervenir sous prétexte que cela pourrait profiter à certains...
Maintenant qu'il y ait derrière cette révolte des « services », d'autres gangs qui vont tenter d'en profiter... C'est l'évidence.
Et dès lors, derrière cette révolte et la nécessité de la soutenir se profile un tout autre combat... Comment se libérer des « libérateurs » ?
Il existe cependant une manière de comprendre cet enchaînement... C'est que ce sont là des épisodes de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres ( et accessoirement entre eux, pour savoir qui va pouvoir exploiter les pauvres) pour accroître leurs richesses, leur main mise sur les sources de profits, leurs privilèges, leurs zones d'influence, leurs marchés... Que sais-je encore ?
Autrement dit, il n'y a pas soudain une guerre en Libye, mais bien qu'il se déroule actuellement un épisode de la longue guerre de Libye (elle-même partie de la Guerre de Cent Mille Ans) et maintenant qu'elle est enclenchée, va-t-on se mettre à exiger de réinstaller Khadafi et son gang – ce qui est certainement pour les gens qui vivent, vivront ou transiteront sur le territoire libyen, une très mauvaise chose ou doit-on considérer que liquider le gang ou le laisser liquider par ses rivaux est quand même une meilleure chose, un passage inévitable vers d'autres horizons...
Posons la question autrement : La paix à l'intérieur d'un camp de concentration est-elle préférable à la lutte pour la libération du camp et au-delà, du monde ? Doit-on au nom de la paix dans ce camp interdire aux prisonniers de se révolter sous prétexte que certains pourraient interférer dans le combat inégal – entre des gardes armés et des prisonniers aux mains vides ?
Concluons, mon ami Lucien l'âne, si tu le veux bien...
Eh bien, la chose est simple : vu par un âne comme moi, la seule vraie priorité en cette affaire était et reste de liquider Khadafi et son gang. C'est la première condition pour sortir du régime de terreur que ce dément infligeait...
D'ailleurs, on avait déjà réglé cette question dans ta canzone fort justement intitulée : « Fous le camp » où tu lui souhaitais (à lui et aux suivants d'autres lieux...) un destin assez clair :
"Tous les peuples du monde devraient se donner la main
Voilà ce que la nuit je crie dans mon délire
Fous le camp fous le camp
Et quand je ne délire pas j'en arrive à me dire
Qu'il est encore plus urgent de liquider le suivant
Fous le camp fous le camp
Un jour on les fera culs-de-jatte ou bagnards ou pendus
Enfin un de ces machins d'où ils ne reviendront plus
Fous le camp fous le camp "
Et après, Lucien l'âne mon ami ?
Après... Mais demain est un autre jour.
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. - 27/3/2011 - 21:21
Un dialogo leopardiano di Riccardo Venturi
Passeggiere: Buon giorno, brav'uomo; mi fareste vedere una delle gazzette che vendete?
Venditore: Ma ben certamente, Signore! Eccovene volontieri una d'esse.
Passeggiere: Davvero interessante e ben fatta; vi sono tutte le più fresche notizie dal mondo?
Venditore: Tutte quante, Signore; guardate qua nella prima pagina le ultime nuove dalla guerra di Cirenaica!
Passeggiere: Vedo, vedo bene. Ma a voi che cosa ve ne sembra di questa guerra?
Venditore: Signore, io sono soltanto un pover'uomo che fa un umile lavoro per mandare avanti la famiglia...
Passeggiere: Lo credo senz'altro! Ma questo non dovrebbe esimervi dall'avere un'opinione su gli accadimenti del mondo; tanto più che il vostro mestiere è quello di vendere gazzette che aggiornano il popolo su ciò che avviene anche in paesi lontani...
Venditore: È ben vero, questo; ma, se devo dirvi la verità, Signore, non ci capisco gran ché...
Passeggiere: Eppure la gazzetta che vendete sembra essere ben informata e dona notizie precise; leggete qua: Gl'insorti prendono la città d'Agedabia. Nuove atrocità del tiranno Caddaffi. L'intervenzione della Francia, dell'Inghilterra e del Granducato del Lussemburgo.
Venditore: Certamente, Signore; sono notizie dei più accreditati corrispondenti. Ma, vedete là quell'altro venditore? Lui vende un' altra gazzetta che egualmente dona notizie precise, eppure...
Passeggiere: Eppure?
Venditore: Eppure le son presentate in modo del tutto diverso!
Passeggiere: In modo del tutto diverso? Spiegatevi meglio.
Venditore: Vedete, Signore; ad esempio, la Gazzetta del Progresso, della quale io fo vendita, afferma che il tiranno Caddaffi della Cirenaica dev'essere deposto con la forza, che compie stragi, massagri ed altre nequizie, e che l'intervenzione armata straniera è necessaria; mentre la Gazzetta della Libertà, venduta dal mio compare, afferma che il tiranno Caddaffi mantiene la stabilità, che gl'insorti sono ammanovrati proprio dagl'inghilesi e da' francesi, che sono de' barbuti che invocano i falsi dèi Magometto e Allà, che l'intervenzione straniera mira a impadronirsi del petrolio (ci cui la Cirenaica è assai ricca!)...
Passeggiere: Ma questa è la normale difformità d'opinioni tra le varie gazzette che son vendute, non vi sembra?
Venditore: Sí, mio signore! Però di gazzette le ce ne son parecchie; e non ce n'è nemmeno una che sia d'accordo con l'altra! Le notizie son mescolate; chi sostiene gl'insorti e chi il tiranno; chi non li sostiene nessun de' due; chi dice che la Francia e l'Inghilterra fan bene, chi dice che fan male; chi ce l'ha con l'Italia, chi dice che è una rivoluzïone del popolo, chi dice che è qui e che è là...eppoi, come s' 'e non bastasse, non ci son mica soltanto le gazzette scritte; ci sono anche quelle dell'Internetta, i diarij de' blogghieri, il Libro delle Facce, il Canarino Titti...
Passeggiere. Vedo che siete perfettamente all'avanguardia su tutte le fonti d'informazione più moderne; quindi, per forza, un'opinione dovrete averla. Avete cinque minuti affinché ne possiamo discutere, oppure dovete continuare il vostro lavoro?
Venditore. Aspettate un istante; Gandolfo! Gandolfo, vieni qui a vendermi le gazzette per alcun breve tempo! Sapete, signore, Gandolfo è il mio figliuolo secondo genito, un volonteroso garzone di sedici anni che già aiuta suo padre!
Passeggiere. Invero un bravo giovine!
Venditore. Ecco qua, signore; adesso possiamo metterci a discutere a nostro agio, poiché vedo che v'interessa assai.
Passeggiere. M'interessa conoscere il parere, sperando che la definizïone non v'offenda, di un umile e operoso rappresentante del popolo lavoratore come voi.
Venditore. Non solo non m'offende, ma ne vo dimolto fiero!
Passeggiere. Ebben sia! Vi spiace, brav'uomo, se sarò io a porvi alcune questioni, per poi commentarle in modo acconcio?
Venditore. Son qui per servirvi, Signore.
Passeggiere. Incominciamo allora con la questione più semplice. Voi siete favorevole a codesta guerra contro il tiranno Caddaffi?
Venditore. Signor mio, io sono un padre di famiglia e non posso esser favorevole a una guerra. La Cirenaica non è poi poi così distante, non pensate? Adesso, coi palloni aerostatici e con le veloci navi a vapore la si piò raggiungere in un battibaleno! Però il tiranno Caddaffi, se mi permettete la colorita espressione che s'usa nelle bocche del popolo, è davvero una bica di sterco, e capisco che gran parte de' Cirenaici abbia inteso ribellarsi!
Passeggiere. Eppure, il tiranno Caddaffi sembrava essere grand'amico del nostro primo ministro, barone Del Berlusco, non vi ricordate?
Venditore. Ah, poffarre se me rammento! Una cosa ignominïosa! Però, adesso, il barone sembra aver mutato sentimenti...
Passeggiere. Il Barone è avvezzo a tali mutamenti, non pensate? Vi rammentate quando il tiranno venne in visita alla capitale, e pretese cinquecento vergini tutte per lui...?
Venditore. Signor mio, non me lo dite! Sapete che persino a mia figlia Lisadora, una fanciulla d'anni quindici, fu fatta tale proposta?
Passeggiere. Naturalmente voi vi opponeste.
Venditore. In sul principio, sí; ma che volete farci; ho una famiglia numerosa, e le profferte di quel vile tiranno erano ben vergognose, ma anche vantaggiose...ma se fossi in Cirenaica glielo farei vedere io, a quel mambrucco...!
Passeggiere. Capisco; suvvia, parliamo d'altro. Sarete sicuramente a conoscenza che il tiranno Caddaffi, nonostante tutto, ha tenuto la Cirenaica scevra da' Maomettani Infuriati; non vi pare che abbia fatto bene?
Venditore. In effetti sí; e anch'io ho una gran paura di que' fanatici! E se ci cogito, mi si rimescola il sangue! Ma voi pensate che, se il tiranno Caddaffi sarà arrovesciato, che prenderanno il potere?
Passeggiere. Tutto è possibile; ma del resto se ne sa abbastanza poco. Ma non trovate singolare che le potenze internazïonali, che hanno sempre detto di voler combattere i Maomettani Infuriati scatenando guerre su guerre come quella nel paese de' Pastoni e de' Levrieri, abbiano prima invaso la Mesopotamia e appeso a una corda il tiranno Saddammo Ussino, che li teneva a bada, e ora facciano altrettanto con Caddaffi?...
Venditore. Davvero è una cosa parecchio singolare! Ma tutti dicono che sia per il petrolio...in Mesopotamia ce n'è a barili, e anche in Cirenaica...
Passeggiere. È possibile, sí, che sia per questo; o anche per questo; ciò non toglie che le tirannidi debbano essere abbattute, non pensate? Avete visto quel ch'è avvenuto in Barberia quando, nel mese di gennajo, la plebe s'è sbarazzata del tiranno Benallì (ch'era amico del conte Benito Crasso, e che l'ospitò in esiglio!); e pure in Egitto, dove il tiranno Mubaracco ha fatto la medesima fine...
Venditore. E bene fecero!
Passeggiere. Senz'altro; ma allora, vi domando, perché or sussistono tante incertezze a proposito del tiranno Caddaffi? O non è forse anche questa una rivoluzione di popolo?
Venditore. Ma in Barberia e in Egitto il popolo pativa la fame; non posseggono il petrolio. In Cirenaica, invece, sembra che ci facciano il bagno, in quella brodaglia puzzolente...! E poi non si sa nemmeno chi siano davvero, codesti insorti.
Passeggiere. A mio parere, quando così tante persone si ribellano un motivo ci dovrà pur essere; poi, non è detto che i proventi del commercio di quella brodaglia puzzolente, come voi la chiamate, siano condivisi da tutti. Conoscete Camomilla al Lino?
Venditore. No; che cosa gli è?
Passeggiere. E gli è un sito dell'Internetta ove si disquisisce, tra l'altre cose, di accadimenti internazïonali; or non è guari, su Camomilla al Lino è stato pubblicato un articolo (pare tradotto dal francese) dove si dice che sarebbe la rivolta degli scebabbi...
Venditore. Signor mio, mi duole ma non conoscevo tale sito; io leggo Chelebecco, Blacco Bloggo, Io detesto la Sampdoriana, Minimi Comun Denominatori...a volte anche l'Asociale, ma ultimamente non mi par proprio capirci nulla...
Passeggiere. Tutti siti parecchio interessanti! Però Camomilla al Lino è l'unico che parla degli scebabbi. Costoro sarebbero i giovini proletari delle città cirenaiche, di Tripoli, di Bengasi, d'Agedabia; e parlano eccome! Solo che nessuno, secondo Camomilla, intende ascoltarli. Preferiscono tutti quanti concentrarsi sull'imperialismo...
Venditore. Signor mio, pensate forse che l'intervenzione armata francese e inghilese non sia imperialista...?
Passeggiere. Senz'altro lo è; imperialista, ma confusionaria assai, questa volta. Però, se mi lasciate continuare, vi dirò che Camomilla al Lino afferma che tutti i discorsi sulle lotte tribali, sui Maomettani infuriati, sulle sommosse ammanovrate da' servizi d'intelligenza e sui conflitti di potere siano, come ben poetava Catullo a proposito degli Annali di Volusio, cacata carta. Indi di poi segue un colloquio (quello tradotto dal francese, appunto), dove la vien data voce proprio a un insorto cirenaico.
Venditore. Mi sembra qualcosa di ben fatto; e che mai dice, codesto insorto?
Passeggiere. Che la rivolta non è per forza quello che noialtri si crede; che la tirannide di Caddaffi s'è resa intollerabile; che c'è gran solidarietà tra la popolazione delle zone ribellatesi e i combattenti armati; poi parla dei modi in cui gl'insorti si sono procurati le armi. Afferma anche che gl'insorti son felici di ricevere l'appoggio degli aerostati francesi e inghilesi, ch'essi e tutti quanti si possono ben prendere tutto il petrolio che desiderano, ma che poi sarà fatta la vera rivoluzione; e, infine, che gl'insorti son tutti rispettosi d'Iddio e della Santa Religione, che Allà è grande e che è l'unico dio. Mi perdonerete se il mio compendio è assai succinto; vi consiglio di attaccarvi all'Internetta e d'andare a leggere Camomilla al Lino.
Venditore. Lo farò senz'altro; a dire il vero, non è la prima volta in questi giorni che m'avviene di leggere di codeste opinioni favorevoli alla rivolta...
Passeggiere. In verità, l'articolo di Camomilla non mi pare né favorevole e né contrario; è, semplicemente, dar la parola a un insorto. Quel che si chiede da ogni parte, senza che però, forse, lo si voglia per davvero. Fanno più comodo, come dire, i soliti brodi; vale a dire, i ragionamenti usuali...
Venditore. Può esser vero; però, tenendo pur conto che il vostro è stato un compendio, ci son delle cose che non mi tornano punto.
Passeggiere. Son qui per ascoltarle.
Venditore. Mi sta bene che de' giovini intendano ribellarsi a un tiranno; volesse il cielo che avvenisse anche qui da noi (sottovoce). Sarebbe quindi, se mi permettete, una rivoluzïone di classe...
Passeggiere. Esattamente. Avete letto le recenti opere di quel filosofo ebreo tedesco...?
Venditore. De' riassunti delle opere di Carlo Mars girano clandestinamente; ma non mi fate dire altro, potrebb'essere periglioso.
Passeggiere. Vi capisco; in ogni modo, sí, una rivoluzïone di classe.
Venditore. Però non mi tornano affatto i riferimenti alla religione.
Passeggiere. La religione è una cosa importante per que' popoli.
Venditore. Ma, a vostro parere, non si commette un errore nel considerare la religione come rivoluzionaria? Com'è possibile che pensatori di vaglia, che hanno generalmente in dispregio la religione, quando s'è di fronte a insorti che gridano Dio è grande (pur per abbattere un tiranno!) cambino repentinamente d'opinione? E se, per abbattere un tiranno nella nostra Italia, si formassero insurrezioni al grido di viva la Madonna? Carlo Mars a braccetto coi Sanfedisti?
Passeggiere. Comprendo la vostra contrarietà; però, a mio parere, non è questa una cosa gran ché importante. Importa che una classe si sia ribellata a un tiranno, là dove la tirannide si manifesta; altrimenti desideriamo sempre che le rivoluzioni le sian fatte come vogliamo noi. Che ci piacciano e che abbiano il nostro beneplacito. Invece le rivoluzioni le son figlie de' fatti che accadono; e se poi c'è di mezzo Iddio, o la Madonna, pazienza. Visto che li avete menzionati, anche i Sanfedisti erano sottoproletari che lottavano contro un'oppressione. Illuminata, ma pur sempre oppressione. Poi, certo, servirono per restaurare i privilegi dell'aristocrazia... anche per questo motivo, credo, Carlo Mars non amava molto il Lumpen Proletariat, come si dice in alemanno.
Venditore. Mi perdoni, signor mio; ma allora voi giustificate anche la rivolta della Vandea!
Passeggiere. Non la giustifico, ma la comprendo. A' contadini vandeani fu imposta la coscrizione obbligatoria, che significava morte da ogni parte. Morte sui campi di battaglia, e morte sui campi di grano e di patate, che non avevan più braccia per lavorarli. Avete detto d'essere contro la guerra, in principio, no? Sapete che uno de' più bei canti contro la guerra, Partirò, partirò, fu composto da un codino reazionario antinapoleonico delle montagne pistoiesi, Anton Francesco Menchi, e che si rivolgeva proprio contro la coscrizione...?
Venditore. Gli è proprio una gran confusione! Mi sovvengo che pochi giorni fa, sul Blacco Bloggo, ho letto delle cose assai simili a quelle che mi dite; e che il medesimo bloggo ha, poi, presentato persino un anarchista cirenaico!
Passeggiere. L'essere cirenaico non impedisce certo d'essere anarchista! Vedete bene che ci son più cose in terra di quante da capire, come diceva quel barbaro non privo d'ingegno... Vi dirò; ho letto anch'io quell'articolo, dove l'anarchista conclude dicendo di lasciar fare ai cirenaici la propria rivoluzione (o rivolta, sommossa, com'unque la si voglia chiamare); non mi sembra un'affermazione sbagliata.
Venditore. No di certo! Però altre cose le non mi tornano lo stesso. Per esempio, la storia degli aiuti armati delle potenze. Sono o non sono imperialismo, insomma? Si propongono paragoni invero un po' azzardati; se fossero intervenute in Ispagna, le potenze...
Passeggiere. Non intervennero, in Ispagna, lasciando campo libero a' neri di Adolfo Schicklgrüber, di Benito Petacci e di Francesco Franco e Bacamondi.
Venditore. Ma allora, da una parte abbasso l'imperialismo, e dall'altra parte evviva? Signor mio, pensavo che la conversazione con voi m'avrebbe risolto molti dubbi, e per questo l'ho accettata di buon grado mettendo quel mio bravo figliuolo a lavorare al posto mio; ma, invero, sento che sono aumentati!
Passeggiere. Non son pur troppo questioni agevoli. Da qualunque parte la si consideri, ci son ragioni plausibili ed altre che non lo sono, o non sembrano esserlo. Chi desidera che le cose non mutino, ha forse un compito più facile; ma chi desidera che invece mutino, deve gettarsi nelle considerazioni più svariate.
Venditore. Ma com'è possibile, poi, assumere una posizione ben chiara?
Passeggiere. Tutto dev'essere messo sulla bilancia e soppesato.
Venditore. E dove tende la vostra bilancia, se posso domandarvelo?
Passeggiere. Tende com'unque al mutamento; se avete davvero letto qualcosa di Carlo Mars, al superamento dell'esistente; le pastoje dello status quo mi sembrano la vera base dell'oppressione e dell'ingiustizia; quando una classe si ribella, dev'essere appoggiata senza tener conto di quello che ci han fatto creder d'essere il nostro comodo. Paura della guerra, paure d'ogni tipo, e con la paura ci schiacciano e ci tengono avvinti alle catene.
Venditore. Eppure, signore, non è possibile non provar paura.
Passeggiere. Vedete; ci abitueremo forse, un giorno, a non averla più; oltretutto, una delle cose che maggiormente sono ingenerate dalla paura, è proprio la confusione. Anche in me ci son cose non troppo chiare; avete presente quel che accadde nella Persia gloriosa, quando trent'anni e più fa accadde la rivoluzione che arrovesciò lo Scià millenario? Fu una rivoluzione popolare e di classe, dove i seguaci de' Maomettani Infuriati combatterono accanto a' Popolari della Stella Rossa. I quali, a rivoluzion vinta, furono sterminati, fucilati, appesi per il collo. Non andava per questo fatta, la rivoluzione?
Venditore. Ma ora, spesso e volontieri, i medesimi che affermano che le rivoluzioni debbono esser fatte comunque, si scagliano contro il regime de' Maomettani Infuriati, dicono che è una tirannia, una teocrazia maledetta e sostengono de' borghesi cittadini mentre il popolo, i proletari e i sottoproletari stanno sempre con Ammadio Negiaddo e venerano l'argiatollà Comeino.
Passeggiere. Le rivoluzioni non piacciono quasi mai, dopo.
Venditore. E allora che cosa bisogna fare?
Passeggiere. Se a' persiani, un giorno, Ammadio Negiaddo e l'argiatollà Comeino non piaceranno più, faranno un'altra rivoluzione. Intanto vediamo un po' che cosa ne sarà in Cirenaica, e non abbiamone timore. Per quanto mi risulta, è Caddaffi che fa gli accordi con il barone Del Berlusco sulla pelle de' poveri che si gettano in mare su gusci di noce malandati. È Caddaffi che arriva a Roma e pretende le vergini, tra le quali vostra figlia Lisadora. È Caddaffi che ha le partecipazioni nella Fabbrica Torinese di Carrozze & Affini, e che impone persino che il figlio giuochi al pallone nella squadra di Perugia. È Caddaffi che fa il socialista praticando però in Cirenaica politiche neoliberiste niente affatto difformi da quelle che vanno per la maggiore. Secondo voi, da che parte si deve stare?
Venditore. Da quella degl'insorti; però tutti i dubbi, debbo dirvelo, non mi sono stati fugati; ne ho molti altri, e m'aggraderebbe di esporveli; però s'è fatto tardi, e non posso costringere quel mio bravo figliuolo a vendere al posto mio la Gazzetta del Progresso fino a stasera. Eppoi, signor mio, avete pensato a quante bombe son cadute dagli aerostati e a quanti martiri saranno stati fabbricati da una parte e dall'altra in questa mezz'ora in cui abbiam discusso?
Passeggiere. Ci ho pensato, e non posso darvi torto. E ho pensato anche che c'è chi sostiene Caddaffi, e che andrebbe ascoltato anche lui. Non lo pensate, signore?
Venditore. Lo penso; potrò rincontrarvi per parlarne?
Passeggiere. Non appena tornerò dal mio viaggio. Costa quanto, la Gazzetta del Progresso?
Venditore. Costa un soldo. Gandolfo, vieni qui dal babbo!
Passeggiere. Eccovi il soldo per la gazzetta, e un altro per quel vostro figlio che vi sarà di consolazione e sostegno nella vecchiaja.
Venditore. Ed eccovi la vostra copia. Vi auguro buon viaggio, signore! Gazzetta del Progresso! Gazzetta del Progresso!
Gian Piero Testa - 28/3/2011 - 02:45
Armare o non armare i rivoltosi libici... questo è il problema.
Anche noi non vogliamo "il Cavaliere" (degno compare del colonnello).. Perché Sarkosy e Obama non ci aiutano a sbarazzarcene?
Ciro - 30/3/2011 - 06:22
Berluscò: « Come faccio a diventare lampedusano? Compro una villa! ».
Rinaldo - 31/3/2011 - 07:08
Gian Piero Testa - 31/3/2011 - 22:49
Vicky - 2/4/2011 - 15:10
Turi - 3/4/2011 - 07:53
E le bugie, quelle di guerra, non hanno mai le gambe corte..
(questo Churchil non lo ha precisato..)
Carlo - 18/4/2011 - 08:20
Alberto - 26/4/2011 - 07:15
Dall'album "Jamahiriya" (Jamāhīriyya è lo "stato delle masse", neologismo arabo coniato dallo stesso Gheddafi per definire il suo modello di regime)
Scritta da Alfred Sant e Raymond Agius
Benché la produzione di questo disco, registrato a Roma, sia attribuibile all' "Overseas Broadcasting Dept. Of The Socialist People's Libyan Arab Jamahiriya", ovvero a Gheddafi in persona, non ho trovato di meglio in rete quanto a CCG/AWS riguardanti la Libia.
Già... anche da queste pagine abbiamo salutato con entusiasmo le rivoluzioni in Tunisia e in Egitto (si vedano رئيس البلاد (Rayes Le Bled) e انا الشعب) ma sul recente conflitto in Libia nessuna presa di posizione...
Eppure non c'è dubbio che Gheddafi sia un dittatore narcisista e squallido ed un laido mercante che ha fatto affari con i nostri s-fascisti al potere sulla pelle di tanti migranti che vengono seraficamente lasciati morire nel deserto libico pur di non vederli approdare sulle nostre coste...
Sarà anche vero che il reddito di un libico è quasi due volte quello di un tunisino e tre volte quello di un egiziano ma è altrettanto vero che pure in Libia non sono riconosciute le libertà fondamentali, di opinione, di stampa e di associazione politica, e che ben 7 o 8 degli arroganti e violenti rampolli del dittatore sono ai vertici del regime ed alcuni di loro hanno fino a poco tempo fa scorrazzato per il mondo, carichi di milioni di dollari, facendone di cotte e di crude...
E non c'è pure dubbio che Gheddafi stia oggi facendo a pezzi parte di quel popolo libico nel nome del quale dice – con la sua odiosa retorica che ricorda paradossalmente quella mussoliniana - di aver
sempre lottato...
E allora quali sono le ragioni del nostro silenzio?
Perchè la rivolta il Libia non ci ha entusiasmato come quelle in Tunisia ed Egitto?
Sarà semplicemente che non abbiamo trovato una canzone appropriata?
I libici hanno forse meno ragioni per ribellarsi di quante non ne avessero tunisini ed egiziani?
Quella libica è una rivoluzione istigata dall'Occidente? E le altre no?
Sarà mica che anche noi ci rendiamo conto che quegli 8 miliardi di metri cubi di gas che ci arrivavano ogni anno dalla Libia di Gheddafi ci facevano comodo?
Sarà mica che, alla fin fine, se i migranti crepano in mano ai libici a noi poi non è che ce fotte un gran che, con tutti quelli che comunque ci arrivano?
Sarà mica che cominciamo ad avvertire il rombo dei Tornado europei in partenza dalla basi italiane alla volta dei cieli libici e allora ci scatta la "sindrome del pacifista"?
E siccome anch'io non ho risposte a queste provocazioni da me stesso lanciate, non mi resta che tuffarmi nel passato dove almeno le cose sono più chiare perchè ben decantate e sedimentate.
Ma credo che il paragone abbia più volte fatto rivoltare nella tomba il mitico "Leone del deserto"...
Omar El-Mukhtar era nato in Cirenaica nel 1862. Orfano, era stato adottato da un locale leader politico-religioso ed educato ai principi dell'Islam secondo la dottrina del Grand Senussi, un predicatore influenzato dal salafismo e dal sufismo. Dal punta di vista del "mestiere delle armi" si fece le ossa in Ciad combattendo contro i francesi alla fine dell'800.
La lotta contro gli invasori italiani cominciò nel 1911, durante la campagna di Libia scatenata dal liberale Giolitti - e avversata dal socialista Mussolini – e continuò poi contro i fascisti di Mussolini (toh, chi si rivede !?!) concludendosi solo 20 anni più tardi, quando nel settembre del 1931 Omar El-Mukhtar fu catturato dalle truppe del generale Rodolfo Graziani e quindi impiccato.
Impiccato pubblicamente nel campo di concentramento di Suluq, vicino a Bengasi, di fronte alla sua gente che il criminale di guerra Graziani aveva fatto rinchiudere in tanti campi come quello con lo scopo di "togliere l'acqua al pesce", di sottrarre alla resistenza armata l'appoggio ed il sostegno della popolazione civile.
Nel 1981 il regista siriano-statunitense Moustapha Akkad diresse una produzione hollywoodiana dedicata alla figura di Omar El-Mukhtar. Il film si intitolava "The Lion of the Desert" e contava su di un cast di tutto rispetto: Anthony Quinn nella parte di Omar El-Mukhtar, Oliver Reed in quella del generale Graziani e Rod Steiger in quella di Mussolini, oltre ad altri grandi interpreti come Irene Papas e i nostri Raf Vallone e Gastone Moschin... Inutile dire che il governo Andreotti vietò la proiezione del film perchè "danneggia l'onore dell'esercito", quello Craxi si impegnò a sdoganarlo ma poi non lo fece, sicchè il film è stato offerto al pubblico italiano solo nel 2009, solo su Sky e non sulla RAI, "solo" 28 anni dopo la sua uscita...
Lo stesso generale Graziani descrisse Omar El-Mukhtar in questo modo: "Di statura media, piuttosto tarchiato, con capelli, barba e baffi bianchi, Omar al Mukhtar era dotato di intelligenza pronta e vivace; era colto in materia religiosa, palesava carattere energico ed irruente, disinteressato ed intransigente; infine, era rimasto molto religioso e povero, sebbene fosse stato uno dei personaggi più rilevanti della Senussia" (Angelo Del Boca, da un intervento su Nigrizia del 1 aprile 1998)
Disinteressato, intransigente, religioso e povero, che diede la vita per il suo popolo... tutte doti e qualità che mancano completamente a quel bellimbusto supermiliardario, laido, pazzo, tracotante ed assassino del suo stesso popolo che risponde al nome di Muammar Gheddafi, un viscido dittatore cui non basta appuntarsi al petto quella foto per somigliare anche solo lontanamente al "Leone del deserto".