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Langue: yiddish


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Mayn khaverte Mintsye
Parole e musica di Beyle Schaechter-Gottesman
Testo trovato su “Life in the Ghetto - The Personal Story of Gizella Abramson”
Il testo in caratteri ebraici è stato ricostruito a partire dalla traslitterazione.

Bella Schaechter-Gottesman oggi. New York, autunno 2012.
Bella Schaechter-Gottesman oggi. New York, autunno 2012.


Non so quando l’autrice abbia scritto questa canzone, di certo dopo la fine della guerra…
Il racconto si svolge tra gli anni 20 e i 40 a Černivci (Czernowitz in tedesco, Cernăuţi in romeno) – oggi in Ucraina, allora in Romania – dove la famiglia della Schaechter-Gottesman si trasferì che lei era piccola.
Quella che già all’epoca era una città multietnica, multiculturale e multilinguistica, soprannominata non a caso “Piccola Vienna”, dove la piccola Beyle e la sua amica Mintsye potevano parlare yiddish, romeno, tedesco e ucraino e imparare il francese ed il latino a scuola, allo scoppio della guerra divenne territorio conteso tra sovietici e forze dell’Asse.
Nel luglio del 1941, i collaborazionisti romeni del generale Ion Antonescu, un feroce fascista ed antisemita, occuparono Černivci e vi crearono un ghetto dove furono rinchiusi 50.000 ebrei.
Tre quinti di loro furono poi deportati nei campi di concentramento della Transnistria, governatorato nazi-romeno creato dopo l’aggressione all’Unione Sovietica, e lì quasi tutti morirono.
Degli ebrei di Černivci 20.000 si salvarono grazie alla fermezza del sindaco della città, Traian Popovici, che si oppose alla liquidazione totale del ghetto e che oggi è per questo onorato presso lo Yad Vashem a Gerusalemme. [Bartleby]
װען כ'ברעך דורך די טירן פֿון אָרט און צײַט,
שטײסטו פֿאַר מיר אין פֿאַרנעפּלטער װײַט;
און פֿון אונטער די צאַמען פֿאַרלײגטע אַפֿיר
דו שמײכלסט אַן אײביקן שמײכל צו מיר,
מײַן חבֿרטע מינציע.

געװאָקסן אין אײנעם אױף דער זעלביקער באַס,
קינדער צעפֿלױגן אין שפּיל און אין שפּאַס,
קעשענעס פֿול מיט געלעכטער און פֿרײד,
די גאָרע װעלט פֿאַר אונדז אָפֿן און גרײט.

נו, װסר װאָלט געריכט זיך, אפֿילו געטראַכט,דערשאָסן
אַז נאָענט בײַ דער שװעל װאַרט אַ פֿינסטערע נאַכט,
און אונדזער שטײנגאׇס װי אַ פֿײַערליקער שטראָם
װגט װעשן פֿאַרשלונגען אין פֿינסטגרן תּהום,
מײַן חבֿרטע מינציע.

װער אין גיהנם טראַנסנךסטער פֿאַרשיקט,
װער אין די געטאָס פֿאַרצאַמט און פֿאַרשטיקט,
װער ס'איז אַנטלאָפֿן איבערן נעסטער װוּ העט,
דו ביסט געפֿאַלן דערשאָסן אין װעג.

נאָך דער מלחמה, כ'גײ דורך דײַן הױז,
פּוסט װי אַ חורבֿה און הױל זעט עס אױס,
און אױף די טרעפּ זיצט פֿאַרניורעט און גראָ:
אַ שאָטן, דײַן טאַטע, נאָר דו ביסט נישטאָ,
מײַן חבֿרטע מינציע.

envoyé par Bartleby + CCG/AWS Staff - 31/1/2011 - 15:46




Langue: yiddish

La trascrizione in caratteri latini.
MAYN KHAVERTE MINTSYE

Ven kh'brekh durkh di tirn fun ort un fun tsayt,
Shteystu far mir in farneplter vayt;
Un fun unter di tsamen farleygte afir
Du shmeykhlst an eybikn shmeykhl tsu mir,
Mayn khaverte Mintsye.

Gevoksn in eynem af der zelbiker gas,
Kinder tsefloygn in shpil un in shpas,
Keshenes ful mit gelekhter un freyd,
Di gore velt far undz ofn un greyt.

Nu, ver volt gerikht zikh, afile getrakht,
Az noent bay der shvel vart a finstere nakht,
Un undzer shteyngas vi a fayeriker shtrom
Vet vern farshlungen in finstern thom.
Mayn khaverte Mintsye.

Ver in gehenem transnister farshikt,
Ver in di getos fartsamt un farshtikt,
Ver s'iz antlofn ibern Nester vu het,
Du bist gefaln dershosn in veg.

Nokh der milkhome, kh'gey durkh dayn hoyz,
Pust vi a khurve un hoyl zet es oys,
Un af di trep zitst farnyuret un gro:
A shotn, dayn mame, nor du bist nishto.
Mayn khaverte Mintsye.

envoyé par Bartleby - 31/5/2013 - 12:55




Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
31 maggio 2013
MINTSYE, AMICA MIA

Quando spalanco le porte dello spazio e del tempo
mi sei davanti in una confusa lontananza ;
e da sotto le barriere accatastate
mi sorridi un sorriso eterno,
Mintsye, amica mia.

Cresciute insieme nella stessa strada,
bambini avvolti in giochi e divertimenti,
le tasche piene di risate e gioia,
il mondo intero aperto e pronto per noi.

Chi lo avrebbe pensato, o solo immaginato,
che proprio alla soglia avevamo la notte oscura,
e che la nostra strada acciottolata come in un fiume di fuoco
sarebbe stata inghiottita dall'abisso,
Mintsye, amica mia.

Chi mandato nell'inferno transnistriano,
chi ammassato e fatto a pezzi nei ghetti,
chi fuggito oltre il Dnjestr,
tu sei stata ammazzata per la strada.

Dopo la guerra, passo da casa tua:
vuota, desolata, in rovina.
E sulle scale siede un'ombra grigia e stanca:
è tua madre, ma tu non ci sei,
Mintsye, amica mia.

31/5/2013 - 23:31




Langue: anglais

MY CHILDHOOD FRIEND, MINTSYE

When I break through the portals of time and space,
You stand before me in a faraway mist;
And from behind the barriers
You smile an eternal smile at me.
My childhood friend Mintsye.

Raised together on the same street,
Children wrapped up in games and fun,
With pockets full of laughter and joy,
The whole world was open and waiting for us.

Who could have known or even dreamed
That right on our doorstep was the darkest night,
And our Shteyngas in a river of flame
Would be swallowed up in a black abyss...
My childhood friend Mintsye.

Some to the hell of Transnistria were sent,
Others in stifling ghettos were trapped,
Some beyond the Dnester fled,
You were shot down on the way.

After the war I passed by your house,
An empty, desolate ruin it was,
And on the steps a gray shadow huddled:
Your mother, but you were not there.
My childhood friend Mintsye

envoyé par Bartleby - 31/1/2011 - 15:47




Langue: italien

Tentativo di traduzione italiana di Bartleby, a partire dalla traduzione inglese.
MINTSYE, MIA AMICA D'INFANZIA

Quando attraverso le porte del tempo e dello spazio
Tu sei lì, di fronte a me, avvolta in una foschia lontana;
E da dietro le barriere
Mi sorridi con un sorriso eterno,
Mintsye, mia amica d'infanzia...

Cresciute insieme nella stessa strada,
Bambine tutte intente a giocare e divertirsi
Con le tasche piene di risate e di gioia,
Il mondo intero ci aspettava a braccia aperte.

Chi poteva sapere o addirittura immaginare
che proprio dietro la porta ci attendeva la più buia delle notti,
E la nostra Shteyngas (?*) in un fiume infuocato
Sarebbe stata inghiottita in un abisso nero...
Mintsye, mia amica d'infanzia..

Alcuni furono spediti nell'inferno della Transnistria (**),
Altri furono intrappolati in ghetti soffocanti,
Qualcuno riuscì a fuggire oltre il Dniester (***),
Tu fosti abbattuta lungo la strada.

Dopo la guerra sono passata da casa tua,
C'erano solo vuote e desolate rovine,
E sui gradini un'ombra grigia rannicchiata:
Tua madre, ma tu non c'eri.
Mintsye, mia amica d'infanzia...
Note:

(?*) Credo – ma non ne sono affatto certo... Aiuto Riccardooo!!! - che in yiddish "Shteyn" significhi pietra e "gas" strada, sicchè "Shteyngas" potrebbe riferirsi ad una strada acciotolata, quella dove le bimbe erano cresciute, menzionata nella strofa precedente. Oppure potrebbe essere una parola composta che significa "isolato" o "quartiere" di un centro urbano...

(**) Per la storia, anche recente, molto complessa della Transnistria (oggi regione autoproclamatasi indipendente ma priva del riconoscimento internazionale) si veda en.wikipedia qui e qui. Basti qui considerare che il casino di oggi affonda parecchio le radici nella spartizione dell'area che nazisti tedeschi e comunisti sovietici concordarono con il patto Molotov-Ribbentrop e nel continuo tira e molla successivo (vedi la conquista dei fascisti romeni nel 1941, all'inizio dell'operazione Barbarossa, e quindi la riconquista sovietica nel 1944 e la "russificazione" degli anni seguenti)... Ovviamente, sempre presi in mezzo dalle guerre e dai giochi di potere, i popoli e soprattutto le comunità ebraiche e rom che furono decimate dai nazisti e dagli aguzzini romeni di Antonescu nei campi allestiti proprio in Transnistria: circa 400.000 morti.

(***) Dniester, il Nistro o Dnestr, è il grande fiume che nasce dai Carpazi, scorre per un tratto lungo il confine tra Ucraina e Moldavia e poi, all'interno di questa, segna il confine con la regione secessionista della Transnistria, sulla riva orientale. Sfocia poi nel mar Nero, nei pressi di Odessa.

envoyé par Bartleby - 31/1/2011 - 22:07


Procedendo, mi accorgo di vecchie domande e questioni che erano sorte a proposito delle canzoni, e delle quali non m'ero accorto. Chissà quante ce ne sono ancora in sospeso...comunque, prima o poi ci si va a cascare. Qui, ad esempio, Bernart/Bartleby si chiedeva qualcosa a proposito della parola שטײנגאַס [shteyngas]. Come controprova che lo yiddish...non lo respinge affatto, contrariamente a quanto crede, ci aveva visto giusto: si tratta infatti di una "strada acciottolata". Nessun "isolato" o "quartiere", insomma, ma una di quelle strade lastricate coi ciottoli rotondi che sono tipiche del Nordeuropa e che distruggono i culi dei ciclisti come il pavé della Parigi-Roubaix. Inutile dire che corrisponde perfettamente al tedesco "Steingasse".

Riccardo Venturi - 31/5/2013 - 11:45


La canzone potrebbe essere molto recente; Bella Schaechter-Gottesman è ancora viva e lotta insieme a noi, a quasi novantatré anni di età, e assieme a poesie e canzoni insegna ancora lo yiddish ai newyorkesi (New York, attualmente, è la città dove esistono più parlanti di yiddish al mondo e dove si pubblicano tutti e tre gli unici quotidiani rimasti in quella lingua) e scrive anche degli ottimi corsi per impararla. Ad ogni modo, Mayn khaverte Mintsye è stata cantata e registrata nel 2006 dalla cantante jazz e kletzmer canadese Theresa Tova intitolato Ask Me Why - Tova sings Beyle:

beyletova


Fatto curioso, "Tova" significa "buona" in ebraico; come se fosse che Buona canta Bella!

Una nota linguistica. In questa canzone, khaverte significa chiaramente "amica"; ma la parola, col suo maschile khaver, ha in yiddish un uso assolutamente unico del quale vale la pena parlare un attimo. E' di origine ebraica (e mantiene la grafia ebraica); comunemente, nelle comunità ebraiche dell'Europa orientale veniva usata coi nomi propri (e anche coi cognomi) nel senso di "signore" e "signora", ma ad un grado intermedio di familiarità. Le parole formali erano quelle di origine tedesca, her per il maschile e froy per il femminile; ma venivano rivolte perlopiù ai non ebrei. Tra di loro, gli ebrei si davano quotidianamente e indistintamente di "amico" e "amica", con tanto di nome (e cognome): l' "amico Josef Rabinowitz", l' "amica Lifshe Steinbaum" e così via.

Riccardo Venturi - 31/5/2013 - 13:13




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