La verità è ormai che ci credono mummie d'Egitto
pesce fritto e salato
da mangiare con il pane
ombre strane che vanno in vecchi cimiteri
a lamentarsi coi cani ma sono cattivi pensieri
e appena ieri insieme tutti noi
facevamo paura come il leone ai buoi
in giro per il mondo noi
ecco oggi ci vedono senza la pelle e le ossa
eppure fratelli e compagni anche se è pronta la fossa
possiamo e dobbiamo contarci per non lasciarci morire
come vorrebbero loro per non lasciarli gioire
grande tesoro ieri insieme tutti noi
torniamo leoni fra i buoi
per non lasciarci annegare noi
se tanti dicono addio al povero vecchio operaio
e lo soffiano via come polvere da un vecchio armadio in un solaio
noi invece diciamo che è pronto a stringersi mano con mano
e per la grande pianura riprendere ancora a fischiare
pesce fritto e salato
da mangiare con il pane
ombre strane che vanno in vecchi cimiteri
a lamentarsi coi cani ma sono cattivi pensieri
e appena ieri insieme tutti noi
facevamo paura come il leone ai buoi
in giro per il mondo noi
ecco oggi ci vedono senza la pelle e le ossa
eppure fratelli e compagni anche se è pronta la fossa
possiamo e dobbiamo contarci per non lasciarci morire
come vorrebbero loro per non lasciarli gioire
grande tesoro ieri insieme tutti noi
torniamo leoni fra i buoi
per non lasciarci annegare noi
se tanti dicono addio al povero vecchio operaio
e lo soffiano via come polvere da un vecchio armadio in un solaio
noi invece diciamo che è pronto a stringersi mano con mano
e per la grande pianura riprendere ancora a fischiare
inviata da DonQuijote82 - 6/12/2010 - 12:36
Lingua: Francese
Version française - LE SIFFLEMENT SUR LA PLAINE – Marco Valdo M.I. – 2010
Chanson italienne - Quel fischio sopra la pianura - Fabrizio Moro
Chanson italienne - Quel fischio sopra la pianura - Fabrizio Moro
LE SIFFLEMENT SUR LA PLAINE
La vérité est qu'à présent ils nous prennent pour des momies d'Égypte
Poisson frit et salade
À manger avec le pain
Ombres étranges qui vont dans de vieux cimetières
Se lamenter avec les chiens mais ce sont de mauvaises pensées
Et hier encore, nous, tous ensemble
Nous faisions peur comme aux bœufs le lion
Rodant par le monde.
Et voici qu'aujourd'hui, ils nous voient sans peau sur les os
Et pourtant frères et camarades même si la fosse est prête
Nous pouvons et nous devons nous compter pour ne pas nous laisser mourir
Comme eux le voudraient, pour ne pas les laisser se réjouir.
Hier tous ensemble, grand trésor
Redevenons les lions parmi les bœufs
Pour ne pas nous laisser noyer.
Si nombreux sont ceux qui disent adieu au pauvre vieil ouvrier
Et le soufflent comme la poussière d'une vieille armoire dans un grenier
Nous par contre, nous disons qu'il est prêt à serrer les coudes
Et sur la grande plaine, il recommencera à nouveau à siffler.
La vérité est qu'à présent ils nous prennent pour des momies d'Égypte
Poisson frit et salade
À manger avec le pain
Ombres étranges qui vont dans de vieux cimetières
Se lamenter avec les chiens mais ce sont de mauvaises pensées
Et hier encore, nous, tous ensemble
Nous faisions peur comme aux bœufs le lion
Rodant par le monde.
Et voici qu'aujourd'hui, ils nous voient sans peau sur les os
Et pourtant frères et camarades même si la fosse est prête
Nous pouvons et nous devons nous compter pour ne pas nous laisser mourir
Comme eux le voudraient, pour ne pas les laisser se réjouir.
Hier tous ensemble, grand trésor
Redevenons les lions parmi les bœufs
Pour ne pas nous laisser noyer.
Si nombreux sont ceux qui disent adieu au pauvre vieil ouvrier
Et le soufflent comme la poussière d'une vieille armoire dans un grenier
Nous par contre, nous disons qu'il est prêt à serrer les coudes
Et sur la grande plaine, il recommencera à nouveau à siffler.
inviata da Marco Valdo M.I. - 13/12/2010 - 20:59
Attribuire questa canzone a Fabrizio Moro non mi pare corretto: oltre a non averla scritta non è stato nemmeno il primo ad interpretarla.
E poi la canzone è stata scritta da Roversi e Curreri nel 2000 per lo spettacolo teatrale intitolato “Il pane loro - Storie da una Repubblica fondata sul lavoro”, scritto e diretto da Stefano Mencherini, giornalista e autore televisivo.
Nelle diverse edizioni dello spettacolo la canzone è stata interpretata prima dalo stesso Gaetano Curreri e poi dal compianto Francesco Di Giacomo, voce del Banco del Mutuo Soccorso.
Solo dieci anni dopo è stata interpretata da Fabrizio Moro nel suo album intitolato “Ancora Barabba”.
“Il pane loro” voleva raccontare le storie di chi sopravvive, magari su una sedia a rotelle, dopo un incidente del lavoro; voleva mostrare la solitudine e la rabbia di chi rimane senza il proprio familiare; voleva far conoscere quali ricatti e quali sopraffazioni si vivono spesso nel mondo del lavoro; voleva denunciare il silenzio che sulle vittime e sui perchè sono diventate tali...
Forse proprio per questo “Il pane loro” è rimasto un testo teatrale piuttosto sconosciuto, e sconosciute sono rimaste le canzoni che ne fanno parte, benchè siano di autori assai noti, come Roversi, o Ada Merini, o i poeti Franco Loi, Marisa Zoni, Attilio Lolini e Gianni D’Elia.
Detto questo, attribuirei il brano o al suo autore, Roversi, oppure all'autore della musica, Gaetano Curreri, che l'ha anche interpretato per primo.
E poi la canzone è stata scritta da Roversi e Curreri nel 2000 per lo spettacolo teatrale intitolato “Il pane loro - Storie da una Repubblica fondata sul lavoro”, scritto e diretto da Stefano Mencherini, giornalista e autore televisivo.
Nelle diverse edizioni dello spettacolo la canzone è stata interpretata prima dalo stesso Gaetano Curreri e poi dal compianto Francesco Di Giacomo, voce del Banco del Mutuo Soccorso.
Solo dieci anni dopo è stata interpretata da Fabrizio Moro nel suo album intitolato “Ancora Barabba”.
“Il pane loro” voleva raccontare le storie di chi sopravvive, magari su una sedia a rotelle, dopo un incidente del lavoro; voleva mostrare la solitudine e la rabbia di chi rimane senza il proprio familiare; voleva far conoscere quali ricatti e quali sopraffazioni si vivono spesso nel mondo del lavoro; voleva denunciare il silenzio che sulle vittime e sui perchè sono diventate tali...
Forse proprio per questo “Il pane loro” è rimasto un testo teatrale piuttosto sconosciuto, e sconosciute sono rimaste le canzoni che ne fanno parte, benchè siano di autori assai noti, come Roversi, o Ada Merini, o i poeti Franco Loi, Marisa Zoni, Attilio Lolini e Gianni D’Elia.
Detto questo, attribuirei il brano o al suo autore, Roversi, oppure all'autore della musica, Gaetano Curreri, che l'ha anche interpretato per primo.
Bernart Bartleby - 16/8/2014 - 18:25
... oppure a Francesco Di Giacomo, che ha interpretato tutti i brani dello spettacolo, tutti musicati (salvo "Quel fischio sopra la pianura") da Rodolfo Maltese, chitarrista e compositore.
Bernart Bartleby - 16/8/2014 - 18:35
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Testo: Roberto Roversi
Musica: Gaetano Curreri
Scritta da Roversi e Curreri nel 2000 per lo spettacolo teatrale intitolato “Il pane loro - Storie da una Repubblica fondata sul lavoro”, scritto e diretto da Stefano Mencherini, giornalista e autore televisivo.
Nelle diverse edizioni dello spettacolo la canzone è stata interpretata prima dalo stesso Gaetano Curreri e poi dal compianto Francesco Di Giacomo, voce del Banco del Mutuo Soccorso.
Intrpretata anche da Fabrizio Moro in Ancora Barabba del 2010.