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Alkiviadis Konstandopoulos / Αλκιβιάδης Κωνσταντόπουλος

Lista delle versioni e commenti


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(Vasilis Papakonstandinou / Βασίλης Παπακωνσταντίνου)
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(Dionysis Tsaknis / Διονύσης Τσακνής)


Pólemos
Στίχοι: Ράνια Ζούκα
Μουσική: Αλκιβιάδης Κωνσταντόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Αλκιβιάδης Κωνσταντόπουλος
Ερμηνείες: Βασίλης Παπακωνσταντίνου, Χρήστος Θηβαίος, Βασίλης Καζούλλης, Μιλτιάδης Πασχαλίδης, Φίλιππος Πλιάτσικας, Διονύσης Τσακνής, Λαυρέντης Μαχαιρίτσας, Σταμάτης Μεσημέρης, Παιδικό χωριό SOS Βάρης
'Αλμπουμ: Γαμώ την καταδίκη μου

Testo: Rania Zouka
Musica: Alkiviadis Konstandopoulos
Primo interprete: Alkiviadis Konstandopoulos
Interpreti: Vasilis Papakonstandinou, Hristos Thivaios, Vasilis Kazoullis, Miltiadis Paschalidis, Filippos Pliatsikas, Dionysis Tsaknís, Lavrendis Maheritsas, Stamatis Mesimeris, Coro di fanciulli "SOS" di Vari
Album: Gamó tin katadíki mou

kwnstantopoulos


Non vorremmo che pensaste che la nostra "Sezione Greca" fosse riservata soltanto ai mostri sacri della poesia e della musica; in Grecia esistono anche, ovviamente, giovani cantanti e gruppi pop, rock e quant'altro, assai interessanti. Uno di questi è Alkiviadis Konstantopoulos (e dopo la rockstar Alcinoo, ecco il cantante pop Alcibiade; inutile fare, questi nomi provocano sempre una grande suggestione). Eccolo in versione "Otto e Barnelli" sulla copertina del suo album (dal curioso titolo di Γαμώ την καταδίκη μου, vale a dire: "Fanculo se mi condannate"); e ne facciamo la conoscenza con questa bella e desolata canzone contro la guerra "DOC", per la quale ha chiamato a raccolta quasi tutto il gotha del pop ellenico (ci sono anche nostre vecchie conoscenze come Christos Thivaios -traduttore in greco di Disamistade di Fabrizio de André-, Vasilis Papakonstandinou e Dionysis Tsaknís. Il risultato è una canzone davvero "tosta", tanto per tenere un po' il linguaggio attuale; però. Ecco, c'è sempre il solito "però" alla greca. D'accordo il pop, il rock, i giovani e quant'altro; ma siamo sempre nell'Ellade. E nell'Ellade, una canzone moderna ci ha dentro Troia e Ecuba. Stavo pensando come sarebbe se una rock band italiana, nel comporre un'ipotetica canzone contro la guerra, partisse da qualche brano dell'Eneide o, meglio ancora, dalla "Farsaglia" di Lucano. Ma non siamo in Grecia. In Grecia, e solo in Grecia, si fa così. E lo fa anche il cantante pop Alcibiade. Su versi di una giovane poetessa, Rania Zouka, che scrive sì in greco con Troia e Ecuba, ma che è nata a Ramallah, Palestina, E mi fermo qui; il resto lo lascio al vento. [RV]
Οι νύχτες μας φωτίζονται από τις νυχτερίδες του πολέμου.
Ντυμένοι μες στα καταφύγια μετράμε του χρόνου
την αόρατη κλεψύδρα
κι ο πανικός να μας δαγκώνει με τα ατσάλινά του δόντια.
Ο πόλεμος άγριο θεριό, που ξύπνησε κι όλο διψάει για αίμα.
Είναι στιγμές που η αιωνιότητα κρεμάει τα σκονισμένα
ρούχα της σε νεανικά κορμιά που όλο γδύνονται.
Η κόλαση ζωντάνεψε κι όλες οι προφητείες,
παντού καπνός κι ερήμια νεκρά κορμιά και αίμα.
Είμαι ένα δέντρο κόντρα στον αέρα,
τη λευτεριά μου δε θα τη σκοτώσουν.
Είμαι ένα δέντρο κόντρα στον αέρα,
τη λευτεριά μου δε θα την πληγώσουν.


Πέρα απ' τις φλόγες της Τροίας
ο θρήνος της Εκάβης βαραίνει τη νύχτα
σπαράζουν οι γυναίκες στα κορμιά των νεκρών

Το φεγγάρι αφουγκράζεται
ο πόλεμος δεν έμεινε στης Τροίας τα κάστρα
μια τεράστια κλεψύδρα, μας φυλακίζει

Μετράμε τις ώρες, τις μέρες, τα χρόνια
με μια λαχτάρα να σταματήσουμε
το χρόνο που αδυσώπητος κυλάει ακόμα
και προσπαθούμε να τον φυλακίσουμε

Σκαλί σκαλί ανεβαίνουμε
τη γκρίζα φυλακή του τρόμου
η Τροία ήταν μόνο ένα πρόσχημα
ήταν μονάχα η αρχή

Αυτός ο πόλεμος δεν έχει τέρμα
είναι αμέτρητες οι Τροίες του κόσμου μας
και πάντα οι άνθρωποι σαν κτήνη
θα διψάνε για αίμα

Μετράμε τις ώρες, τις μέρες, τα χρόνια
με μια λαχτάρα να σταματήσουμε
το χρόνο που αδυσώπητος κυλάει ακόμα
και προσπαθούμε να τον φυλακίσουμε.

inviata da Riccardo Venturi - 2/12/2010 - 01:55



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
2 dicembre 2010
GUERRA

Le nostre notti sono illuminate dai pipistrelli della guerra.
Vestiti dentro ai rifugi misuriamo
l'invisibile clessidra del tempo
e il panico che ci morde coi suoi denti d'acciaio.
La guerra è una belva feroce che si è svegliata e che ha sempre sete di sangue.
Sono momenti in cui l'eternità mette i suoi abiti polverosi
a cadaveri di giovani che sempre vengono spogliati.
L'inferno rivive, e tutte le profezie,
ovunque fumo e rovine, cadaveri e sangue.
Sono un albero rivolto all'aria,
la mia libertà non la uccideranno.
Sono un albero rivolto all'aria,
la mia libertà non la feriranno.


Oltre le fiamme di Troia,
il lamento funebre di Ecuba aggrava la notte
si contorcono le donne sui cadaveri

La luna sta ad ascoltare
la guerra non è rimasta negli accampamenti troiani
una mostruosa clessidra ci imprigiona

Contiamo le ore, i giorni, gli anni
per stare fermi con angoscia;
il tempo che ancora scorre implacabile,
e noi che cerchiamo di imprigionarlo

Saliamo su gradino per gradino
per la grigia prigione del terrore,
Troia era solo un pretesto,
era soltanto l'inizio

Questa guerra non ha fine,
infinite sono le Troie del nostro mondo.
E sempre gli uomini, come belve
avranno sete di sangue.

Contiamo le ore, i giorni, gli anni
per stare fermi con angoscia;
il tempo che ancora scorre implacabile,
e noi che cerchiamo di imprigionarlo.

2/12/2010 - 02:16


Ho aggiunto il parlato iniziale: non essendo presente in nessuno dei testi reperibili in rete (chissà perché poi, mi chiedo...) ho dovuto trascriverlo all'ascolto. Chiedo quindi aiuto e conferma a GPT, a Raf, alla Dilillo (se è su queste onde...): se c'è da fare qualche correzione, fatela pure. Mi sembra che "fili", ma non si sa mai...

Riccardo Venturi - 3/12/2010 - 04:12


Ciao Riccardo,
credo proprio che il tuo testo sia perfetto,
come si può verificare qui
qui o qui qui.


(Raf)

Menomale; certo che, se avessi cercato meglio, mi sarei risparmiato la fatica...vabbè! Colpa mia! :-) (RV)

3/12/2010 - 16:38




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