Ο θούρειος του Ρήγα Φεραίου

Questa è una di quelle τραγουδάκια che farebbero sicuramente storcere il nasino ai commentatori "puristi" di questo sito; sapete, quelli del "ma questa non è contro la guerra!", oppure ai "gandhiani", ai nonviolenti e compagnia bella. Diciamolo chiaramente: questa non è una "canzone contro la guerra", tutt'altro. È, anzi, un θούρειος, un canto di guerra vero e proprio. Perché, e parecchie volte, la guerra bisogna farla contro la pace terrificante di chi ti opprime. Tutti gli oppressori sono dei pacifisti convintissimi; e la pace che prediligono è quella dei cimiteri, e delle galere. Luoghi dove la pace regna sovrana. Se n'erano già accorti nell'antica Roma, dove alla "pax Romana" lo storico Tacito contrappose la celebre frase: "Hanno fatto un deserto e l'hanno chiamato pace". Cosa sempre attualissima: vedasi la Palestina.

E, allora, meglio un bel canto di guerra che invita alla lotta per liberarsi dall'oppressione e dalla schiavitù; come ce ne sono del resto tanti altri, in questo sito. Continueranno a disturbare i "gandhiani", ma per questo prenderemo a prestito la battuta di Rhett Butler in "Via col Vento": francamente ce ne infischiamo.

Rigas Feraios (o Ferraios; comunque si pronuncia Ferèos) nacque nel 1757. Un meraviglioso elleno in tutto il suo mischmasch balcanico: aveva un nome bizantino (Ρἠγας significa "re" e deriva direttamente dal latino rex), comune nella natia Tessaglia. Ad esso aggiunse, come da costume dell'epoca, la denominazione del luogo di nascita, il villaggio di Velestino (Βελεστίνο), ma con un suffisso turco: Ρήγας Βελεστινλής (Rigas Velestinlìs). Divenuto campione della rivolta dei greci contro l'Impero Ottomano, si fece però chiamare Φεραίος (Feraios) perché Velestino, si diceva, si trovava dove un tempo sorgeva la città di Fere, il cui re era Admeto, sposo di Alcesti che fu poi salvata da Ercole. Rigas Feraios, però, si fece chiamare anche Κωνσταντίνος Ρήγας (Konstandinos Rigas), che suonerebbe "Re Costantino". A tutto questo si aggiunga che, secondo fonti abbastanza accreditate, il suo nome autentico, di nascita, era un ben meno solenne Αντώνιος Κυριαζής (Andonios Kyriazìs), e che era conosciuto anche con un nome in serbo, Рига од Фере (Riga od Fere), esatta traduzione di Rigas Feraios. Fu scrittore, poeta e rivoluzionario, ed è ancora talmente popolare in Grecia da essere raffigurato sulle monete da 10 centesimi di euro (anzi, "èvro"). Fu il precursore diretto della lotta per l'indipendenza greca, contribuendo a risvegliare con le sue opere i greci dal funestus veternus (cioè dalla "pace") che li aveva attanagliati per secoli durante la Turcocrazia. Tradito da un mercante, fu arrestato a Trieste e consegnato al governatore ottomano di Belgrado, dove fu imprigionato e torturato. Fu poi messo in strada per Constantinopoli; ma poiché il suo amico bandito turco-bosniaco Osman Pazvantoğlu, che si era ribellato contro gli ottomani, stava giungendo a liberarlo, fu strangolato il 13 giugno 1798. Il suo corpo fu gettato nel Danubio, e mai più ritrovato.

Il suo θούρειος è del 1792: proprio dell'anno in cui, altrove, cadevano teste di re. [RV]