K'o ukleti jedrenjak
u gusti modri mrak
uranja kolodvor.
O, dobra noć Banja Luko!
Ne, ne dolazim,
samo prolazim.
Nismo se videli dugo.
Dal' to beše čast, šinjel maslinast?
Znam, ona spava sad
i možda ponekad
predgrađem njenog sna
prošeta ludi desetar.
Dal' ikad pomisli
uz prozor pokisli
il' je sve poneo vetar?
E, oči čarne, ispred kasarne...
Njenima nisam bio po volji,
važno im bilo odakle su moji.
Zašto to smeta, sa ovog su sveta,
hlebotvorci, čestit soj!
Njen me je baba uz'o na nišan:
dal' sam od njinih, il' baš i nisam...
Sloven sam, belac, slobodni strelac.
Mani se čiča, ja sam svoj.
Od Stare Kanjiže,
pa malko naniže,
gde Tisa uspori
dici ću salaš na bregu.
Možda im pobegne
kad žito polegne,
kad se jarebice legu.
Možda kad sneva meni dospeva.
Otpravnik klima crvenom kapom:
vreme je bilo, 'ajmo polako.
Prosipa vetar behara pehar,
spavaj mala, mašala.
Ne volim kad me uzmu na nišan:
dal' sam od njinih il' baš i nisam?
Sloven sam, belac, slobodni strelac.
Za svaki slučaj, još uvek samo svoj.
u gusti modri mrak
uranja kolodvor.
O, dobra noć Banja Luko!
Ne, ne dolazim,
samo prolazim.
Nismo se videli dugo.
Dal' to beše čast, šinjel maslinast?
Znam, ona spava sad
i možda ponekad
predgrađem njenog sna
prošeta ludi desetar.
Dal' ikad pomisli
uz prozor pokisli
il' je sve poneo vetar?
E, oči čarne, ispred kasarne...
Njenima nisam bio po volji,
važno im bilo odakle su moji.
Zašto to smeta, sa ovog su sveta,
hlebotvorci, čestit soj!
Njen me je baba uz'o na nišan:
dal' sam od njinih, il' baš i nisam...
Sloven sam, belac, slobodni strelac.
Mani se čiča, ja sam svoj.
Od Stare Kanjiže,
pa malko naniže,
gde Tisa uspori
dici ću salaš na bregu.
Možda im pobegne
kad žito polegne,
kad se jarebice legu.
Možda kad sneva meni dospeva.
Otpravnik klima crvenom kapom:
vreme je bilo, 'ajmo polako.
Prosipa vetar behara pehar,
spavaj mala, mašala.
Ne volim kad me uzmu na nišan:
dal' sam od njinih il' baš i nisam?
Sloven sam, belac, slobodni strelac.
Za svaki slučaj, još uvek samo svoj.
Contributed by Filip Stefanović - 2010/10/22 - 14:56
Language: Italian
Versione italiana di Filip Stefanović
INFEDELE
Come una dannata barca a vela
nel buio scuro e fitto
si immerge la stazione.
Oh, buona notte, Banja Luka!
No, non arrivo,
passo soltanto,
non ci siamo visti da tempo.
Era forse un onore?
Quel pastrano olivastro...
Lo so, lei dorme ora
e forse di tanto in tanto
per i sobborghi del suo sonno
passa un pazzo caporale.
Ci pensa mai
accanto a una finestra rigata di pioggia
o il vento ha portato via tutto?
Eh, occhi scuri, di fronte alla caserma...
Ai suoi non andavo a genio,
per loro contava di dove fossero i miei.
Perché poi da fastidio?
Sono di questo pianeta,
si guadagnano onestamente il pane, fiera razza.
Suo nonno mi prese di mira:
sono dei loro, o forse non proprio?
Sono slavo, bianco, franco tiratore,
lascia perdere, vecchietto, io sono mio.
Dalla vecchia Kanjiža
e poi un poco più giù,
dove il Tibisco rallenta
alzerò un fienile sul monte.
Forse scapperà via da loro
quando si curva il grano,
quando le pernici depongono le uova.
Forse quando sogna mi viene incontro.
Il controllore del traffico
faceva cenno col rosso cappello:
era tempo, partiamo con calma.
Sparge il vento un calice di fiori,
dormi piccola, è tutto a posto!
Non mi piace quando mi prendono di mira:
sono uno dei loro o forse non proprio?
Sono slavo, bianco, franco tiratore,
per ogni evenienza... ancora solamente mio.
Come una dannata barca a vela
nel buio scuro e fitto
si immerge la stazione.
Oh, buona notte, Banja Luka!
No, non arrivo,
passo soltanto,
non ci siamo visti da tempo.
Era forse un onore?
Quel pastrano olivastro...
Lo so, lei dorme ora
e forse di tanto in tanto
per i sobborghi del suo sonno
passa un pazzo caporale.
Ci pensa mai
accanto a una finestra rigata di pioggia
o il vento ha portato via tutto?
Eh, occhi scuri, di fronte alla caserma...
Ai suoi non andavo a genio,
per loro contava di dove fossero i miei.
Perché poi da fastidio?
Sono di questo pianeta,
si guadagnano onestamente il pane, fiera razza.
Suo nonno mi prese di mira:
sono dei loro, o forse non proprio?
Sono slavo, bianco, franco tiratore,
lascia perdere, vecchietto, io sono mio.
Dalla vecchia Kanjiža
e poi un poco più giù,
dove il Tibisco rallenta
alzerò un fienile sul monte.
Forse scapperà via da loro
quando si curva il grano,
quando le pernici depongono le uova.
Forse quando sogna mi viene incontro.
Il controllore del traffico
faceva cenno col rosso cappello:
era tempo, partiamo con calma.
Sparge il vento un calice di fiori,
dormi piccola, è tutto a posto!
Non mi piace quando mi prendono di mira:
sono uno dei loro o forse non proprio?
Sono slavo, bianco, franco tiratore,
per ogni evenienza... ancora solamente mio.
Contributed by Filip Stefanović - 2010/10/22 - 14:57
Rileggendo la mia traduzione, trovo "Non credente" una resa cattiva, e forse nemmeno del tutto corretta, di Nevernik. Sarebbe meglio "Infedele", che si sposa anche meglio considerato il background mussulmano della faccenda. A vostro giudizio... ciao! F.
Filip Stefanović - 2010/10/25 - 12:58
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
È bene di tanto in tanto aggiornare la pagina di un cantautore così geniale. :-)
Nevernik, letteralmente "Non credente", è una canzone del 1991. Parla di un serbo che si trova a passare per Bagnaluca, in Bosnia, e ricorda gli anni lontani della leva nell'esercito jugoslavo, passati in questa città. Come in Italia a suo tempo, anche in Jugoslavia l'esercito era uno strumento politico usato per forgiare l'uomo "jugoslavo": solitamente si veniva solitamente inviati di stanza fuori dal paese d'origine, e così dalla Serbia si poteva finire in Croazia, Bosnia, o altrove, e viceversa. Qui, lontano da casa, ci si innamorava di qualche ragazza del posto, e queste storie potevano finire con la leva, oppure proseguire negli anni. Nel caso della canzone, la storia d'amore è ostacolata dai genitori di lei, mussulmani, che non vedevano di buon occhio la relazione della figlia con uno che "non era dei loro". Il titolo della canzone, quindi, ha un significato ambiguo: può essere che il protagonista sia non credente agli occhi della famiglia di lei, perché "senza Dio", non mussulmano, oppure ancora può essere lui stesso a definirsi tale, non in senso strettamente religioso: non è credente perché non crede in una politica di divisioni, di lacerazioni etniche, di odio verso il prossimo ed il diverso, in nome soltanto di una fede politica e guerrafondaia che sta portando la Jugoslavia alla conta dei suoi ultimi giorni, per sempre...
"Sono slavo, bianco, franco tiratore,
per ogni evenienza... ancora solamente mio."