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L'antisociale

Francesco Guccini
Langue: italien


Francesco Guccini

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[1967]
Testo e musica di Francesco Guccini
sebbene la canzone sia ufficialmente attribuita a:
Pontiack-Verona-Sciascia-Pantros
Da "Folk Beat n°1"
Folk Beat n°1. Francesco (Guccini), 1967.
Guccini sbarbato
Una delle primissime canzoni di Francesco Guccini, che nell'album, oramai mitico come miticamente orrendo è il suo titolo, è abbinata a "Il sociale". La descrizione di due "tipi" degli anni '60: Il "sociale" (quello che adesso chiameremmo "Il fighetto"), tutto parties, auto sportive, "barche", belle ragazze e tutto opportunismo e vuotezza totale, contro l' "Antisociale", il prototipo dello hippy, quello che (forse) avrebbe fatto il '68, la "nuova generazione" (che allora non sapeva di essere nuova, ma vabbé...) e tutto il resto. Ovvio per quale dei due tipi parteggiasse Guccini, e in parte anche vi si inserisse. Due canzoni divertenti, datate (anche nei riferimenti), inattuali quanto si vuole, ingenue; ma a noi, cosa ce ne importa? L'Antisociale è anche contro la guerra, e come poteva essere altrimenti. Ci verrebbe voglia di tornare un po' indietro, e forse di far tornare indietro anche Guccini. A scrivere testi freschi come questo, senza tanti bizantinismi e preziosismi lessicali, senza tanti cattedratici che lo osannano. Meglio du' scalini e una chitarra dei panegirici di Umberto Eco, con tutto il rispetto. Ma forse, chissà, è perché era giovane. E forse perché a noi non riesce diventar vecchi. [RV]



"C'è una Ford nel vostro futuro"
Casa di produzione: Tivucine Film, 1960
Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
Mon m'importa dei giudizi della gente.
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
Odio guerre ed armamenti in generale.
Odio il gusto del retorico, il miracolo economico
Il valore permanente e duraturo,
Radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
Frigo ed auto, non c'è Ford nel mio futuro!
E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici,
Attenzione da me state alla lontana:
Non mi piace esser per bene, far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza grana...

Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
I rumori, gli impegnati intellettuali.
Odio i fusti carrozzati dalle spider incantati
Coi vestiti e le camicie tutte uguali
Che non sanno che parlare di automobili e di moda,
Di avventure estive fatte ai monti e al mare,
Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego,
Mentre io mi metto quello che mi pare...
Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
Non ho quello che si dice un posto al sole;
Non mi piaccion le gran dame, preferisco le mondane
perchè ad essere sincere son le sole...

Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia...
Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In un'isola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare!

envoyé par Riccardo Venturi - 11/2/2006 - 18:56




Langue: italien

La “versione originale” (o primitiva?) dell'Antisociale: il giovane Guccini anarchico individualista da un concerto piratato nel 1975

Qualche tempo fa, prelevando da casa di mia madre alcune cose dimenticate in alcuni casi da decenni, mi è capitato tra le mani un arcaico CD (anche i CD sono oramai oggetti appartenenti al passato) contenente la registrazione amatoriale di un concerto di Francesco Guccini tenuto a Ravenna il 14 febbraio 1975, giorno di San Valentino. Con tutta probabilità, il CD mi era stato consegnato alla fine del secolo scorso dal ravennate Paolo Zaffi, storico frequentatore del defunto newsgroup Usenet it.fan./musica./guccini nonché raccoglitore e catalogatore delle più recondite rarità gucciniane; è quindi da presumere che il concerto sia stato, più o meno piratescamente, registrato dallo stesso Paolo Zaffi più di quarantacinque anni fa, tenuto da un Guccini trentacinquenne: insomma, quello del famoso manifesto con la barba che si vedeva su tutti i muri d'Italia.

sguishPrelevato il raro CD e recatomi a Piacenza dalla Daniela -k.d.-, durante un assai tortuoso percorso di ritorno post-lockdown dal Parco Provinciale del Monte Morìa (comuni di Morfasso e Lugagnano Val D'Arda) dove avevamo passato un quieto pomeriggio su un prato a risolvere parole crociate e difficilissimi rebus stereoscopici bevendo chiara acqua di fonte, abbiamo ben pensato d'infilare l'avito CD nell'autoradio; e, all'improvviso, ci siamo ritrovati in un lontano passato. Quello dei nostri primi Guccini dell'adolescenza -ma che dico adolescenza; età puberale era. Dall'autoradio parlava, sproloquiava, ironizzava un Guccini davanti a un pubblico che -non di rado- si scompisciava dalle risate; introduceva le canzoni, alcune delle quali appena composte all'epoca (ma ne avremo a riparlare), si metteva a cantarle e le inframezzava con i celebri suoi commenti, riprendeva a cantarle e, il tutto, rigorosamente ed esclusivamente a schitarrate nude e crude. Nessun futuribile ammennicolo: un impiantaccio di amplificazione alla 'ioboja, nessun Flaco Biondini, nessun Vince Tempera (ora lo dico: quel nome mi è sempre sembrato la pubblicità di un concorso a premi della mitica Sguish in vaschetta sul Topolino). Il Guccini pre-musica, canzoni e basta. Tra le quali, appunto (traccia numero 4 del CD riversato da chissà quale nastraccio Gelosino o cassettaccia BASF C60, ché le TDK costavano troppo), questo “Antisociale”.

maxstOra, l' “Antisociale” la conoscete tutti o quasi: “Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente” eccetera. Certo; solo che, dal CD del concerto del 14 febbraio 1975, il Guccini, annunciando la canzone agli astanti e definendola “vecchissima” (vecchissima nel 1975, pensate un po'), cominciava poi a cantarla con delle parole che hanno lasciato me e la Daniela -k.d.- (una che col Guccini ha pure una certa qual consuetudine) alquanto perplessi per non dire meravigliati. Una versione, non sappiamo dire se “originale” o “primitiva” (ma, con tutta probabilità, sì; e, quindi, anteriore al “1967” con la quale è etichettata la versione canonica), dal quale traspare un giovanissimo Guccini che non esiterei a definire anarchico individualista, incazzato, feroce distruttore di ogni convenzione sociale. Un ventenne, insomma, negli anni del “miracolo economico” nominato nella canzone e che la sposta, presumibilmente, ai primi anni '60. Altro che “moderatismo di sinistra”: nella prima strofa in particolare, completamente differente da quella “canonica” incisa poi nel Folk Beat N°1 assieme al “Sociale”, sembra di sentir cantare Max Stirner. Bella roba!

Ci siamo detti, io e la Daniela -k.d.- : “Ma vuoi che, con tutti i siti di fan, antologie e quant'altro, non si trovi in Rete il testo di questa versione?” Ebbene, no: non ve n'è traccia alcuna. Nel '67, al momento di inciderla in disco, un Guccini (anzi: un Francesco) già più maturo sebbene ancora sbarbato, avrà sicuramente pensato che una canzone con un testo come quello poi cantato furtivamente a Ravenna nel '75 avrebbe presentato qualche lieve difficoltà e che ne sarebbe potuto derivare qualche guaio. Poi, un mezzo secolo dopo, in un CD piratato rimasto seppellito per chissà quanto tempo, eccola che sbuca fuori. E noialtri, zàc, la trascriviamo e la mettiamo tutta completa, integrale, chiarissima e solforosa, così com'è stata ascoltata scendendo giù da' tornanti del Monte Morìa. "Sbirri e stato, scocciatori della vita..."...sì, bella roba! [RV e Daniela -k.d.-]

Nota. Nel CD "Se io avessi previsto tutto questo", pubblicato nel 2015 e contenente dei "live" mai pubblicati fino ad allora, è presente una versione dell' "Antisociale" molto simile a questa, ma non identica. Sicuramente è quella cui si riferisce Iacopo Claudio Siffredi nel suo commento del 2018. Noialtri, qui, siamo stati ancora più inediti e retrodatati per vocazione. La versione è comunque la seguente:



Nota testuale. Abbiamo pensato di tramandare ai posteri anche l'intera introduzione alla canzone fatta da Guccini nel '75, che precede il testo, e gli interventi gucciniani nel corpo della canzone, che sono invece inseriti in delle note laddove si presentano esattamente. Daniela -k.d.- si è sobbarcata l'ingrato compito di trascrivere tutto quanto.
L'antisociale
Ravenna, 14 febbraio 1975.

Proprio in quel periodo lì, questo periodo di Venerdì santo, durante il quale io posi in pace questi miei famosi desii, mi capitò una cosa bella e gloriosa. Ricevetti una simpatica cartolina che mi invitava gentilmente ma fermamente ad andare a servire la patria in armi. Ed onestamente la cosa non mi fece del tutto piacere, rimasi un po' turbato da questo problema. Sebbene i miei genitori erano del tutto convinti che io dovessi andarvi, a servire la patria in armi...
Mio padre sosteneva la teoria che uno non è maturo se non ha fatto il servizio militare; e dico vabbè, non capivo bene come... Adesso, non pretendo di essere stato molto maturo allora...
Mia madre sosteneva la teoria che chi non è buono per il re non è buono neanche per la regina, e questo attacco alla mia virilità mi ha sempre preoccupato e non si capisce ben perché, insomma...
No, voglio dire, perché almeno uno facesse quei 15, che allora poi allora magari erano anche 18, mesi scopazzando di qua e di là come un matto si capiva, si corrono dei rischi tragici in questi 15 mesi, non ultimo l'omosessualità...
Adesso io non ho niente ovviamente contro gli omosessuali sia ben chiaro, ma non si capisce bene questo strano rapporto fra virilità e servizio militare. Forse era il caso di altri tempi, dico, magari i tempi di Napoleone non lo so insomma...
Sinceramente a far parte dell'Armée non mi aveva chiamato nessuno, mi avevano chiamato a far parte dell'esercito italiano, quindi era tutta un'altra cosa... magari se mi facevano generale napoleonico chissà poteva anche darsi che mi fosse andata bene, voglio dire...
Fa niente. E allora, proprio così, in questo mio dubbio atroce, concepii da giovinetto ventenne tale ero io allora, una canzone. Una canzone molto facile e molto banale, quasi qualunquista. Ma d'altra parte poi io allora non è che avessi molti appigli, molte esperienze, molte cose, soprattutto in senso di canzone.
Io soltanto poi ero uno così, che doveva andare a fare il servizio militare e non ci voleva andare. Questo è vissuto. E allora feci questa canzone, vecchissima, che io non ho cantato per un certo periodo di tempo, poi l'ho ripresa perché vedo che funziona ancora nonostante tutto certe cose vanno ancora. La canzone ovviamente, essendo vecchissima, ha dei riferimenti ben precisi e dev'essere qua e là commentata.
Ora io già chiedo scusa a chi l'ha già sentita commentare, perché i commenti più o meno sono sempre gli stessi, sono come le barzellette che uno si sente raccontare sei volte.
La canzone è così, e però ha bisogno di essere chiarita. Si chiama L'antisociale.

Sono un tipo antisociale, non m'importa mai di niente,
non m'importa dei giudizi della gente.
Odio in modo naturale ogni ipocrisia morale,
i dogmatici, i fascisti, il clericale.
Odio gli alti funzionari, doganieri, reazionari,
Sbirri e stato, scocciatori della vita,
odio il culto ed il rispetto, le carriere di concetto,
qualsivoglia autorità costituita.

Odio il gusto del retorico, il miracolo economico [1]
il valore permanente e duraturo,
radio a premi, caroselli, T.V., cine, radio, rallies,
frigo ed auto, non c'è Ford nel mio futuro!
E voi bimbe sognatrici della vita delle attrici, [2]
attenzione da me state alla lontana:
non mi piace esser perbene, far la faccia che conviene
poi alla fine sono sempre senza grana...

Odio la vita moderna fatta a scandali e cambiali,
i rumori, gli impegnati intellettuali. [3]
Odio i fusti carrozzati dalle spider incantati,
coi vestiti e le camicie, tutti uguali,
che non sanno che parlare di automobili e di moda,
di avventure estive fatte ai monti e al mare,
Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego,
mentre io mi metto quello che mi pare...

Sono senza patrimonio, sono contro il matrimonio,
non ho quello che si dice un posto al sole;
non mi piaccion le gran dame, preferisco le puttane,
perché ad essere sincere son le sole.
Non mi piaccion l'avvocato, il borghese, l'arrivato,
odio il bravo e onesto padre di famiglia,
quasi sempre preoccupato di vedermi sistemato
se mi metto a far l'amore con sua figlia...

Sono un tipo antisociale, non ho voglia di far niente,
sulle scatole mi sta tutta la gente.
In un'isola deserta voglio andare ad abitare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare
e nessuno mi potrà più disturbare!
[1] "Ecco, vi prego di credere, c'era, o almeno dicevano che ci fosse, questo miracolo economico, questa cosa così favolistica."

[2] "Queste bimbe sognatrici della vita delle attrici in realtà eran povere sfigate come me soltanto che mi dicevano 'no Francesco, non c'è niente da fare' e io mi vendicavo in questo modo."

[3] "Altra precisazione sugli impegnati intellettuali: gli impegnati intellettuali del '60 erano un po' come i Pasolini d'adesso che a un certo punto "aborto" scrivono delle cose pazzesche sui vari giornali che dice giustamente no fra l'altro ecco succede una cosa molto bella capisci? Sono tutti dunque sono amicissimi gli uni con gli altri. Pasolini è amico di tutti, la Dacia Maraini è la donna di Moravia, Moravia è amico di Pasolini, quell'altro va a letto con quell'altra. Oh, delle telefonate non se ne fanno mai, si scrivono solo sui giornali; cioè, non è che siedono al bar, dice 'ma te cosa pensi dell'aborto, cara?' 'ma niente' dice 'io penso questo' e si chiariscono, poi fanno un sunto... Noi? No no no no no, sui giornali con gran articoli che poi magari ci guadagnano anche, a uno ci viene il sospetto voglio dire, d'altra parte... E allora, l'idea non è mia, l'idea è di Oreste Del Buono, e allora ai miei tempi, ai miei tempi insomma... nel '60 c'erano ancora questi impegnati intellettuali che dato che questi problemi tipo aborto eccetera non esistevano ancora, c'era una cosa che li eccitava moltissimo, loro arrivavano per queste cose e noi li chiamavamo 'i ferri da stiro' perché si scaldavano con la Resistenza."

envoyé par Riccardo Venturi e Daniela -k.d.- - 21/8/2020 - 19:59




Langue: italien

Il sociale

Beh, la canzone non sarebbe completa senza aver presentato anche "Il sociale"...

IL SOCIALE

Non amo viver con tutta la gente,
Mi piace solo la gente "bene"...
Come si dice comunemente,
"Bene si nasce non si diviene"...
C'è chi nasce per le scienze o per le arti:
Io sono nato solamente per i party la lalalala...lalalala

Amo oltremodo parlare male,
Fare il maiale con le ragazze,
La Pasqua vado in confessionale
E tutte quante per me vanno pazze.
Perché fra i "bene" poi non conta l'astinenza,
Basta ci sia soltanto l'apparenza la lalalala...lalalala

Quindi non curo la mia intelligenza,
La gente bene con questo non lega,
Ma alle canaste di beneficenza
So sempre tutto sull'ultimo"Strega"...
L'intelligenza c'è sol coi milioni
E ammiro i film di Monica e Antonioni la lalalala...lalalala

Sono elegante ed è inutile dire
Che le mie vesti son sempre curate,
Perché senz'altro è importante vestire,
Perché è la tonaca che fa il frate...
In fondo poi due cose hanno importanza
E sono il conto in banca e l'eleganza la lalalala...lalalala

Andiamo matti per cocktail e feste,
Amo oltremodo le donne mondane:
Non fraintendete non parlo di "quelle",
Star con la gente più in basso sta male...
Mon ho rapporti con i proletari...
Soltanto a tarda notte lungo i viali la lalalala...lalalala...lalalala

Ma non trascuro la scienza umanista
E si può dire che sono impegnato,
Anzi alle volte sono comunista,
Ma non mi sono sempre interessato:
La lotta delle classi sol mi va
Per far bella figura in società la lalalala..lalalala...

Non si può dire che sia clericale,
Come Boccaccio amo rider dei frati,
Ma ossequio sempre lo zio cardinale
E vado a messa nei dì comandati.
Il mio credo vi dico brevemente:
Pensare a ciò che può dire la gente la lalalala...lalalala...lalalala

La gente "bene" è la mia vera patria,
La gente "bene" è il mio unico Dio,
L'unica cosa che ho sempre sognata,
La sola cosa che voglio io...
È solo essere un bene sempre ed ora
E tutto il resto vada alla malora la lalalala...lalalala
la lalalala...lalalala...

envoyé par Riccardo Venturi - 11/2/2006 - 18:58




Langue: français

Version française – L'Asocial – Marco Valdo M.I. – 2009

L'asocial de Francesco Guccini a beaucoup de traits de l' « anar ». Ce n'est pas vraiment le « prolo », ni le travailleur. Il flotte à l'écart de la société telle qu'elle se veut, telle qu'elle se vit. Il se veut « en dehors », si les hommes sont faits pour vivre comme les moutons, lui ne suit pas leur droit chemin. C'est de la mauvaise herbe, comme le chantait Brassens. D'ailleurs, le même Brassens, lui-même sans aucune équivoque « anar », ne chantait-il pas aussi « sa Majesté financière m'ôte de son or, or de son or moi, je m'en fous... ». Je m'en fous... c'est le premier vers de Guccini.

À proprement parler, il n'est pas antisocial, bien au contraire. Il est antisociété – étant entendu que la société est (encore à l'heure actuelle) bourgeoise, catholique (ou en tous cas, religieuse), avide de richesses, fofolle de modes et de conneries diverses.

Pour le désigner en français, la meilleure approximation serait le terme « asocial », considéré comme un humain vivant en bordure de l'anarchie, dans le refus qu'elle porte et dans l' ambition de solidarité et de fraternité qu'elle comporte. Car si on l'y invite, si les circonstances l'y appellent, cet « asocial » déploie des trésors de solidarité, quitte sans hésiter sa soi-disant « île déserte » et part au combat pour la justice et la liberté. Le tout gratuitement, bien évidemment. Bref, il n'y a pas plus social que cet « asocial », cet « antisociale », comme l'appelle Francesco Guccini. Inutile de préciser qu'il n'est pas soluble dans le fascisme et dans le berlusconisme, ni même dans le sarkosisme.

On gardera le mot « asocial », car il ne se sait, ni ne se veut d'ailleurs pas toujours « anar »; en somme, on peut être « anar » sans le savoir. Mais à la longue, il vaut mieux se connaître soi-même, ainsi qu'il est dit à Delphes et que le répéta Socrate.

Ainsi parlait Marco Valdo M.I.
L'ASOCIAL

Des gens et de leurs avis, je m'en fous.
Naturellement, je hais l'hypocrisie morale,
Je hais les guerres et les armements en général.
Je hais la rhétorique, le miracle économique.
Les valeurs, les placements et la brique.
Les concours, le loto, la pub, la télé, le ciné, les rallyes nature,
Les frigos et les autos, il n'y a pas de Ford dans mon futur.
Et vous midinettes rêveuses d'une vie d'actrice,
Faites bien attention à rester loin de moi.
Il ne me plaît pas d'être convenable, d'avoir la gueule de l'emploi
Et puis, finalement, je suis toujours sans un rond.

Je hais la vie moderne faite de scandales et d'échanges,
Les bruits, les intellectuels engagés.
Je hais les bellâtres carrossés de leurs spiders magiques
Avec leurs vestes et leurs chemises toutes identiques
Qui ne savent parler que d'automobiles et de mode,
d'aventures d'été à la mer et à la montagne
Vides et pleins de suffisance si leur veston n'a pas un pli,
Tandis que moi je mets ce qui me plaît...
Je suis sans patrimoine, je suis contre le mariage,
Je n'ai pas ce qu'on appelle une place au soleil.
Je n'aime pas les grandes dames, je préfère les mondaines
Car pour être sincère, ce sont les seules...

Je n'aime ni l'avocat, ni le bourgeois, ni l'arrivé.
Je hais le brave et honnête père de famille
Presque toujours préoccupé à me faire enfermer
Si je fais l'amour avec sa fille....
Je suis un gars asocial, je n'aime pas ne rien faire.
Tous ces gens me tapent sur les nerfs.
C'est sur une île déserte que je veux habiter,
Où plus personne ne pourra me déranger.
Où plus personne ne pourra me déranger.
Où plus personne ne pourra me déranger...

envoyé par Marco Valdo M.I. - 11/1/2009 - 16:35




Langue: français

Version française – Le Minet – Marco Valdo M.I. – 2009

La résonance d'un mot n'est pas toujours la même d'une langue à l'autre. On l'a vu : le mot italien Antisocial doit nécessairement (et a minima) être traduit en français par le mot « Asocial ». Quant au titre « Il Sociale », il ne convient pas à l'oreille et à l'entendement de culture française. En gros, ce qui est « le social » relève – dans la zone de culture française – du monde ouvrier; ce mot a donné social, socialisme, social-démocrate, le combat social... Parlant d'une personne, le « social » ne se confond pas avec la « (bonne) société ».En fait, tout tient à ce qu'il y a deux sociétés superposée dont une (les riches, le capital...) vit au dépens (on dit qu'elle en tire profit) de l'autre (les pauvres, les travailleurs..).

Dans cette version, et pour expliciter le titre de Francesco Guccini, le « social » est celui qui vit et veut vivre dans la « bonne société », chez les « gens bien », chez les braves gens – Mais rappelons que ces « braves gens n'aiment pas que l'on suive une autre route qu'eux... », chez les bonnes gens. On entend Richepin chanté par Brassens : « Philistins, épiciers... ». Comme disait Brel, chez ces « gens-là, monsieur, on ne pense pas, on compte, on prie... » ou encore, reprenant une chanson populaire : « Les bourgeois, c'est comme les cochons... »

Dans son commentaire en italien, Riccardo Venturi parle de « fighetto », ce qui se traduirait bien par « minet ». Classiquement, on dirait un « jeanfoutre ». Dans la guerre de cent mille ans, ce « fighetto », ce minet est à l'évidence du côté du manche (mais évidemment pas pour le tenir et le manier), parasite absolu, poseur, m'as-tu vu, écornifleur et pique-assiette, quintessence de l'inutilité, il est un des piliers du berlusconisme... C'est par nature un courtisan. C'est peu dire qu'il nous insupporte et qu'on ne l'aime pas.

Le terme de « minet » me semble convenir parfaitement au personnage ainsi décrit.

Une dernière chose, le « Strega » est le prix Strega, un prix littéraire décerné chaque année, sorte de Goncourt ou de Fémina italien. Comme pour les prix littéraires français, il est de bon ton de savoir qui a obtenu la récompense et de laisser entendre qu'on l'a lu. Il n'est évidemment pas nécessaire (et personne ne l'imagine d'ailleurs) de l'avoir lu. Un résumé (la quatrième de couverture... ) suffit largement.

Ainsi parlait Marco Valdo M.I.
LE MINET

Je n'aime pas vivre avec tous les gens,
Seuls me plaisent les gens « bien ».
Comme on dit communément
« Bien on naît, on ne le devient pas »...
Il y en a qui sont nés par les sciences ou les arts,
Moi, je suis né seulement pour les parties la lalalala...lalalala

J'aime par dessus tout parler mal,
Faire le porc avec les filles,
À Pâques, je vais au confessionnal
Et toutes sont folles de moi...
Car chez les « gens bien » l'abstinence ne compte pas,
L'apparence suffit la lalalala...lalalala

Dès lors je ne soigne pas mon intelligence,
Les gens bien ne se lient pas comme ça,
Mais à la canasta de bienfaisance,
Je sais toujours tout sur le dernier «Strega» :
L'intelligence, ce sont seulement les millions
Et j'admire les films de Monica et d'Antonioni la lalalala...lalalala

Je suis élégant et il est inutile de dire
Que les vêtements sont toujours soignés
Car il est très important de s'habiller,
Car l'habit fait le moine...
Au fond, deux choses ont de l'importance
Et ce sont le compte en banque et l'élégance la lalalala...lalalala

Nous sommes fous de cocktails et de fêtes,
J'aime par dessus tout les femmes mondaines.
Ne croyez pas que je parle de celles-là,
Fréquenter les gens du bas est mauvais...
Je n'ai pas de rapports avec les prolétaires...
Seulement au bout de la nuit sur les boulevards la lalalala...lalalala

Mais je néglige pas la science humaniste
Et on peut dire que je suis engagé,
Même que parfois je vote communiste,
Mais je ne suis pas vraiment intéressé:
La lutte de classes me va
Pour faire belle figure en société la lalalala...lalalala

On ne peut pas dire que je sois clérical,
Comme Boccace, j'aime rire des moines.
Mais je salue toujours le cardinal
Et je vais à la messe les jours recommandés.
Je vous dis en bref mon credo :
Penser à ce que peuvent dire les gens la lalalala...lalalala

Les gens bien sont mon unique patrie,
Les gens bien sont mon vrai dieu,
L'unique chose que j'ai toujours rêvée,
La seule chose que je veux moi...
C'est être quelqu'un de bien toujours
Et maintenant, que tout le reste aille au diable la lalalala...lalalala

envoyé par Marco Valdo M.I. - 11/1/2009 - 16:39


sono come l ' antisociale !!!!!!!!!!!

...e dicci, Paolo, dunque non hai voglia di far niente e sulle scatole ti sta tutta la gente? Odi in modo naturale ogni ipocrisia sociale, odi guerre ed armamenti in generale? Se è davvero così, benvenuto da queste parti. [RV]

Paolo - 7/12/2006 - 19:43


Io......ancora di più!

Willy - 7/12/2006 - 23:02


Ho assistito ieri sera in T.V a "Ballarò" a questa deplorevole scena:

Da un lato le famiglie ricche (vip,star...il biglietto gli e' stato regalato) che non ho mai capito perchè vengono definite gente da "bene".

E da un altro lato persone disperate come disoccupati, cassaintegrati, ecc. che contestano davanti al teatro della Scala di Milano contro le famiglie da " bene " che se ne fregano di chi soffre; l'importanza è divertirsi e fare dell'esibizionismo alla faccia dei disperati.

Povera Patria...ci vuole una rivoluzione armata !!!

capEssendo molto giovane, non potrai ricordarti che le contestazioni davanti al teatro alla Scala erano un tempo frequenti. In particolare, resta famosa quella del 7 dicembre 1968, quando l'intero movimento studentesco milanese, i collettivi dei disoccupati e altre entità della sinistra extraparlamentare si recarono davanti al Teatro alla Scala rigorosamente munite di pomodori e uova marce, scaricandone quintali addosso ai ricchi borghesi ed alle signore impellicciate che entravano per l'avvenimento mondano "clou" della stagione. La cosa si ripeté il 31 dicembre dello stesso anno davanti alla "Bussola" di Marina di Pietrasanta, un locale esclusivo della costa versiliana; lì gli studenti (quasi tutti liceali), armati solo di pomodori e uova, vennero attaccati dai carabinieri in armi, che spararono. Un ragazzo di 17 anni, Soriano Ceccanti, rimase gravemente ferito e paralizzato ad entrambe le gambe per i proiettili ricevuti. Sono gli avvenimenti narrati nella canzone Quella notte davanti alla Bussola [La ballata della Bussola] di Pino Masi, che ti inviterei a leggere ed ascoltare (è scaricabile) quanto prima. [RV]

Nella foto: Milano, sera del 7 dicembre 1968. Il leader studentesco Mario Capanna guida col megafono il lancio di uova e pomodori marci all'ingresso della Scala.

Willy - 13/12/2006 - 20:18


Quello che mi da veramente fastidio sono le stars ed affini che si riempiono la bocca di giustizia sociale ad uso degli imbecilli senza cervello con il distinguo alla loro persona, ovvero ricchezza per me perche' sono marxista.
Banda di ipocriti ed arricchiti.
Volete fare veramente i marxisti? non arrichitevi alle spalle della massa.

Robert - 16/5/2008 - 20:14


Vi consiglio di aggiungere anche il testo della versione live dove canta solo l'antisociale, second me parecchio bello. Grazie in anticipo.

Jacopo Claudio Siffredi - 6/4/2018 - 11:08




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