Tukuyman willarikamusun
Ajina runapac...
(Nosotros debemos alertar
Nosotros debemos prevenir
Al mundo entero…)
Hablen del Perú
Lo que el Inka ha exhortado
A Blancos Negros y Criollos
A seguir lo que ha fraguado
Aunque no quieran comprenderlo
Aunque no quieran lo sabrán
Aunque no quieran defenderlo
Tu historia la vivirán
Perú triste los ojos abriste
Bajo el yugo extranjero
Tú eres planta y tú Dios Sol
Ajina runapac...
(Nosotros debemos alertar
Nosotros debemos prevenir
Al mundo entero…)
Hablen del Perú
Lo que el Inka ha exhortado
A Blancos Negros y Criollos
A seguir lo que ha fraguado
Aunque no quieran comprenderlo
Aunque no quieran lo sabrán
Aunque no quieran defenderlo
Tu historia la vivirán
Perú triste los ojos abriste
Bajo el yugo extranjero
Tú eres planta y tú Dios Sol
inviata da Bartolomeo Pestalozzi - 24/8/2010 - 13:49
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Album “La épopée de Túpac Amaru” (edito a Parigi)
Parole e musica di Waskar Amaru
Testo trovato su Pacoweb, portale dedicato alla musica andina.
Cantata in quechua e spagnolo dedicata a José Gabriel Condorcanqui, esponente della nobiltà meticcia che nel 1780 organizzò la prima rivolta indigena anti-colonialista dalla morte dell’ultimo Inca, il suo trisavolo Túpac Amaru, giustiziato dagli spagnoli nel 1572.
La cantata è composta di 11 brani, di cui due strumentali:
1. Llacta simi - La voz del pueblo
2. Túpac riman (Kausasun) - Túpac habla (Viviremos)
3. Chaski – El mensajero
4. Runanchis (Nuestro pueblo) – Nuestro pueblo
a. Criollos, blancos y mestizos
b. Negros, mulatos e indios
5. Mikaela
6. Maypin-kanki - ¿Dónde estás?
7. Tusuy – La ultima danza (strumentale)
8. Runapac – Para el mundo
9. Tonada de la sentencia
10. Imarayku - ¿Por qué?
11. Waqay pata - Andén de lágrimas (strumentale)
José Gabriel Condorcanqui, detto Túpac Amaru II (Tinta, 19 marzo 1738 – Cusco, 18 maggio 1781), è stato il capo di una rivolta indigena contro gli spagnoli del Perù coloniale.
Nonostante la rivolta non ebbe successo, divenne simbolo della battaglia per i diritti delle popolazioni indigene dell'America latina e della lotta, anche armata, contro i governi di quei paesi.
Nato a Tinta (nella provincia di Cusco, Perù) il 19 marzo 1738 con il nome di José Gabriel Condorcanqui. Aveva origini sia spagnole sia Inca e faceva parte della nobiltà peruviana. Discendeva, per linea materna, da Túpac Amaru, l'ultimo imperatore Inca giustiziato dagli spagnoli nel 1572.
Rimase orfano di padre quando era ancora un bambino e si occuparono di lui due suoi zii. Grazie a questi, ricevette un'educazione gesuita alla scuola San Francisco de Borja, istituto fondato per i nativi con nobili origini. Nel 1760 si sposò con Micaela Bastidas Puyucahua di Abancay, nobildonna afro-peruviana con ascendenze indigene, da cui ebbe tre figli: Hipólito, Mariano e Fernando.
Uomo di ferrei principi morali, era indignato della situazione nella quale vivevano le popolazioni native e supplicò il governo spagnolo di migliorare le condizioni di vita nelle miniere, nelle fabbriche tessili e nei villaggi.
Passò dalle parole ai fatti e, ispirandosi al suo trisavolo Túpac Amaru, che resistette fino alla morte contro gli spagnoli a Vilcabamba, prese il suo nome ed organizzò una rivolta, la prima sollevazione anti-colonialista contro gli spagnoli dalla fine dell'Impero Inca.
L'insurrezione fu stroncata e Túpac Amaru II fu catturato. Venne condannato alla tortura e alla pena di morte per squartamento. Venne ucciso nel 1781 a Cusco nella Plaza de Armas dove anche Túpac Amaru I era stato decapitato. Inoltre venne ordinato lo sterminio della sua discendenza, fino alla quarta generazione.
Alla sua morte seguirono altre sollevazioni che vennero però tutte stroncate e i ribelli catturati. La maggior parte fu condannata a morte e una parte (circa 90 persone) vennero trasferite nelle carceri in Spagna dove morirono. Fu comunque solo l'inizio delle battaglie che portarono all'indipendenza del Perù. (it.wikipedia)