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Entre la rue Didot et la rue de Vanves

Georges Brassens
Language: French


Georges Brassens

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brasschat
[1970]
Parole di Georges Brassens
Musica di Jean Bertola
Paroles de Georges Brassens
Musica di Jean Bertola
Intepretata da Jean Bertola e Maxime Le Forestier (in "12 nouvelles de Brassens - Petits bonheurs postumes", 1996)
Interprétation: Jean Bertola et Maxime Le Forestier (dans "12 nouvelles de Brassens - Petits bonheurs postumes", 1996).


La Rue Didot aujourd’hui. La Rue Didot oggi.
La Rue Didot aujourd’hui. La Rue Didot oggi.



Questa è la prima di due canzoni di Brassens (l'altra è Honte à qui peut chanter) che a lungo tempo mi hanno fatto esitare, prima di inserirle. Canzoni contro la guerra lo sono, diavolo se lo sono; soltanto che lo sono "alla Brassens". Sono da prendere con le molle, esattamente come la più celebre Les deux oncles. Peraltro, si tratta di due canzoni postume: di esse fu ritrovato soltanto il testo nei famosi quaderni a quadretti di Brassens, mentre la musica fu composta "ad hoc" da Jean Bertola, che per primo le interpretò. Sicuramente a questo è dovuta la loro minore fama; ma in esse c'è veramente tutto Brassens, sono veramente una "summa" del suo pensiero e della sua opposizione assoluta alla guerra. Un'opposizione talmente assoluta, com'è noto, che da molti è considerata una sorta di disimpegnato qualunquismo in salsa anarchica (sebbene Léo Ferré usasse dire che, fra lui e Brassens, il più anarchico fosse quest'ultimo, cosa raccontatami da Alessio Lega che d'anarchia se ne intende).

Questa canzone ci riporta al 1940, periodo in cui il giovane Brassens, nella Parigi appena occupata dai nazisti e con l'inizio del "regime di Vichy" del maresciallo Pétain, sbarcava il lunario (= faceva la fame) nel "suo" 14ème Arrondissement, in cui abitò per tutta la vita. La Rue Didot e la rue de Vanves erano per Brassens due strade dietro casa (la rue Didot si chiama ancora così, mentre la rue de Vanves si chiama adesso "rue Jacquier"). Narra di un episodio realmente accaduto, quando Brassens, andando dietro a una ragazzotta tedesca, fu preso di mira da due sbirri tedeschi che lo vennero a cercare. Forse per arrestarlo, forse per "dargli una lezione", forse addirittura per deportarlo o ucciderlo. Fortunatamente lo trovarono mentre era impegnato a suonare qualche accordo del grande Django Reinhardt. Il caso volle che i due tedeschi, ubriachi, fossero amanti della musica; e Brassens si salvò la pelle. Un colpo di fortuna che Brassens riconosce onestamente, e che descrive da par suo. Una canzone dalla perfezione formale assolutamente spaventosa, sovrumana. E anche spaventosamente sincera, piaccia o spiaccia.

C'è tutto Brassens, ho detto. C'è, sopratutto, la sua eterna tematica del povero cristo in mezzo a eventi "più grandi", impegnato soltanto a fare le sue cose e a ritagliarsi un mondo a parte in una tempesta alla quale non intende partecipare. Come interpretare questa cosa? Sopravvivenza? Menefreghismo? Diciamo semplicemente: Georges Brassens. Va preso così com'è. La sua è un'opposizione individualista spinta al massimo grado, un'opposizione che può non trovare d'accordo (chi scrive, infatti, non lo è e non lo è mai stato). Ma tant'è. E' comunque una bella canzone che va letta e conosciuta. E interpretata, ognuno al proprio modo.

[RV]
Voici ce qu'il advint jadis grosso modo
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Dans les années quarante
Où je débarquais de mon Languedo,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Passait un' bell' gretchen au carrefour du château,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Callipyge à prétendre
Jouer les Vénus chez les Hottentots,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

En signe d'irrespect, je balance aussitôt,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
En geste de revanche,
Une patte croche au bas de son dos,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

La souris gris' se fâche et subito presto,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
La conne, la méchante,
Va d'mander ma tête à ses p'tits poteaux,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Deux sbires sont venus avec leurs noirs manteaux,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Se pointer dans mon antre
Et sûrement pas pour m' fair' de cadeaux,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

J'étais alors en train de suer sang et eau,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
De m'user les phalanges
Sur un chouette accord du père Django,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Par un heureux hasard, ces enfants de salauds,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Un sacré coup de chance,
Aimaient la guitare et les trémolos,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Ils s'en sont retournés sans finir leur boulot,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Fredonnant un mélange
De Lily Marlène et d'Heili Heilo,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Une supposition : qu'ils aient comme Malraux,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Qu'ils aient comme ce branque
Compté la musique pour moins que zéro,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot,

M'auraient collé au mur avec ou sans bandeau,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
On lirait, quell' navrance !
Mon blase inconnu dans un ex-voto,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Au théâtre, ce soir, ici sur ces tréteaux,
Entre la rue Didot et la rue de Vanves,
Poussant une autr' goualante,
Y aurait à ma place un autre cabot,
Entre la rue de Vanv's et la rue Didot.

Contributed by Riccardo Venturi - 2006/2/7 - 18:44



Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
dal newsgroup it.fan.musica.de-andre, 26 settembre 2001, Marina di Campo (Isola d'Elba)

"La traduzione si avvale oggi della preziosa collaborazione della mia adorata cuginetta Sara F. Mall, studentessa universitaria di francese e prossima al trasferimento a Tucson, Arizona, nonché neo-iniziata al culto di Georges Brassens."

La cuginetta si è poi trasferita a Tucson, ma è da poco tornata in Italia assieme al marito. Un saluto a Sara. [RV]
TRA LA RUE DIDOT E LA RUE DE VANVES

Ecco quel che successe un tempo, grosso modo
Tra la Rue Didot e la Rue de Vanves,
Negli anni quaranta
Appena arrivato dal mio Languedoc,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Passava una bella tedeschina all'angolo del castello
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
Callipigia che pretendeva
Di giocare a far la Venere fra i selvaggi,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Per mancarle di rispetto, le piazzo immantinente
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
In gesto di rivincita
Una bella tastatona di chiappe
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

La ragazzotta s'incazza, e immediatamente
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
La stronza, la maligna
Va a chieder la mia testa ai suoi amichetti,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Due sbirri son venuti coi loro neri mantelli
Fra la rue Didot e la rue de Vanves
E mi si son piazzati nell'andito
Certo non per farmi dei regalini,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Proprio in quel momento, stavo sudando sette camicie
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
Di spellarmi le dita
Su un bell'accordo di papà Django
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Per mia grande fortuna, quei due figli di troia,
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
Un bel colpo di culo!,
Amavano la chitarra e i "tremoli",
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Se ne son tornati via senza finire il loro lavoretto,
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
Fischiettando un miscuglio
Di Lilì Marlene e d' heilì heilò,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

Supponiamo che, come André Malraux,
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
Che, come quel coglione,
Avessero stimato la musica men che zero,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot

M'avrebbero messo al muro, con o senza benda,
Tra la rue Didot e la rue de Vanves;
Si leggerebbe, che disdetta,
Il mio ignoto encomio in un ex voto,
Tra la rue de Vanves e la rue Didot.

In teatro, stasera, qui su questo palco,
Tra la rue Didot e la rue de Vanves,
A berciare un'altra lagna
Ci sarebbe stato al mio posto un altro guitto,
Fra la rue de Vanves e la rue Didot.

2006/2/7 - 18:51




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