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L'inveren di noster non

Luca Serio Bertolini
Lingua: Italiano (Emiliano Reggiano)


Luca Serio Bertolini

Lista delle versioni e commenti


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Questa canzone cantata in dialetto reggiano racconta di Renzo (mio nonno Renzo Garelli) e di Sergio Iori (detto Artico, nonno del Jambo),delle loro storie ai tempi della seconda guerra mondiale e delle loro scelte. Diversi anni fa Sergio risponse ad alcune domande sul tema della resistenza a una sua nipote che registrò tutto su cassetta...il suo forte ed intenso racconto ha ispirato questa canzone che non vuole farsi bella di musica ma importante di significato.
Fonte:Sito ufficiale

inveren
-- il testo in dialetto non è ancora disponibile / trascritto --

inviata da DonQuijote82 - 11/8/2010 - 18:08




Lingua: Italiano

Traduzione italiana
L'INVERNO DEI NOSTRI NONNI

ma guarda te, la notte si è arresa
mattina, la brina copre i miei fratelli
su alberi e piante, sembra che sia natale
una neve che rimane, neve sui prati.
la luce si diffonde per contadini e la loro terra
ma un vento freddo che porta via le orecchie
urla di guerra, in guardia sta arrivando
se volete scappate se potete resistete.
dall'estate del 39 all'8 settembre 43,
la mattina in cui arrivarono, la mattina che si nascosero
quella mattina di settembre faceva freddo,
il primo giorno di un inverno durato quasi 2 anni.
a Bologna si parlava pianto, a montecavolo non si diceva niente
l'armistizio di badoglio e la rabbia dei tedeschi.
una canzone per la memoria una canzone della nostra storia
le due storie dei nostri nonni dal loro inverno partigiano.
un clarinettista in aviazione e un'italia senza motivi,
tornato a casa dal fronte italiano o eri fascista o partigiano
e dopo un imboscata, quando uccisero tanti ragazzi,
lo volevano impiccare in una casa vicino ai giardini(1).
in piedi sulla sedia dritto e fermo ad aspettare
che quella corda grossa e fredda facesse il suo mestiere
ma la sirena, l'antiarea, cominciò a piangere
e i repubblichini(2) scapparono , dovettero risparmiarlo.
mio nonno della corda al colla non voleva mai parlarne,
con quel fucile sempre stonato e quel cuore un pò ingolfato.
appena ha potuto è scappato e ha bologna si è nascosto
in una casa, un buco in salotto e ha finito la guerra in Romagna nei boschi.
al di là della volontà, al di là della gioventù,
vissuti come selvaggi fra boschi e calanchi
ma nemmeno per un secondo hanno pensato
che fosse tutto sprecato o di tradire la dignita'.
in un bosco vicino alla chiesa sergio ed emilio si erano nascosti,
diverse notti passate a dormire nei forni del cimitero,
poi la Bruna(3) li ha prelevati da montecavolo al monte del lupo,
fra i primi partigiani della brigata 26.
montefiorino e poi ligonchio, sessanta per sesaanta gente di pianura,
montanari sessanta alla volta, sessanta per sessanta partigiani.
dalla brigata garibaldi alla centrale di ligonchio
sillano, metello, la gatta per difendere le nostre case.
e far morire per non morire, a piolo alle sponde dell'ozzola
a raccogliere tedeschi e fascisti, li hanno uccisi, poveri ragazzi
uccidere e' una cosa orribile ma difendersi e' necessario
artico* si e' difeso, i nostri nonni si sono difesi.
e quei morti a galla nel'ozzola a battaglia vinta,
nemmeno un partigiano ha riso o festeggiato
e dopo cinquant'anni che racconta questa storia sergio piange ancora
come se non fosse mai finita come se fosse ancora in battaglia.
ha preso una giacca indossata da un tedesco che poteva piu' patire freddo,
a causa di quel foro nel petto aveva smesso anche di tremare,
non aveva piu' nulla da rispettare, ordini e comandamenti,
aveva finito di tribolare, sparare e urlare.
e quante battaglie al fianco degli inglesi che li hanno vestiti e armati,
volevano che partigiani fossero vestiti come loro
ma sergio la giacca del tedesco l'ha indossata fina al 25 aprile,
pensava che per una giacca un morto fosse abbastanza.
e ricorda quei paesini in montagna vicino alla pietra di bismantova
che all'inizio e' stata dura, non volevano partigiani...
e continua a combattere per un italia che sembrava essere di nessuno
e svegliarsi la mattina in mezzo alle pecore al posto delle lenzuola.
ma sergio battezzato artico, come gli altri partigiani,
sempre dritto per la sua trada come tutti gli altri ai piedi della pietra di bismantova
a difendere per non dipendere da quei matti dei fascisti
per la patria per la vita per libertà destituita.
(1) parco di bologna chiamato giardini margherita
(2) della repubblica di salò , mussolini - http://en.wikipedia.org/wiki/italian_social_republic
(3) Bruna era una staffetta partigiana

15/8/2010 - 10:19




Lingua: Inglese

Versione inThis song singed in the dialect of reggio emilia tells about Renzo (my grandfather) and Sergio
(called Artico, Gianmaria's grandfather) about their stories and choices at time og the second
world war.several years ago ergio answered some questions his nephew asked him about the
resistance in Italy. his strong and intense tell was recorded on a tape and has inspired this song.glese dal sito ufficiale
OUR GRANDFATHERS' WINTER

Look, the night has surrendered,
it's morning, hoarfrost covers my brothers
over the trees and the plants it seems like Christmas
a stagnant snow, a snow over the meadows.
light breaks forth for the peasant and their land
but a cold wind that rips off your ears
shouts about war, heads-up, it's coming
if you want run off, if you can rexist.
from summer '39 to september 8th '43
the morning they arrived, the morning they hide
that morning of september, that morning it was cold
the first day of winter which lasted almost 2 years.
in Bologna they spoke quitely, in Montecavolo they din't tell anythig
the armistice of badoglio, the anger of the germans.
a song for memory, a song for our history
the stories of our granfathers from their partisan winter.
a clarinettist in the air force and an Italy with no reasons
back from the italian battlefront you were fascist or partisan
and after an ambush when they killed many youg men
they wanted to hang him in a house by the park(1) .
he was standing oh a chair straight and still waiting
that that big cold rope made its job
but the antiaircraft siren startes to scream
the republicans(2) run off, they had to rescue his life.
my granfather has never wanted to talk about that rope around the neck ,
with that rifle always clashing and that heart a bit flood
as soon as he could he rushed off and in bologna he hide
in a house, a hole in the living room, then he finished the war in the woods of Romagna.
beyond the will, beyond the youth
living like savages between woods and badlands
neither for a second they have thought
it was all wasted or to betray their dignity.
in a wood by the church Sergio and Emilio hide
several nights spent sleeping in the cemetery
then bruna(3) draw them from Montecavolo to the “wolf mountain”
one of the first partisans of the brigade 26.
Montefiorino then Ligonchio sixty for sixty people from the pain,
mountain men sixty a time, sixty for sixty partisans
from the garibaldi brigade to the hydroelectric power station in Ligonchio
Sillano, Metello, la gatta to defend our houses(4).
and kill to survive, in Piolo and along the bank of Ozzola river
picking up germans and fascists, they where all shooted poor guys
because killing is an horrible thing but defend is necessary
artico5 defended himself, our granfathers defended themselves.
and for all the deads floating in the Ozzola river once the battle was won
none of the partisans has laughed or celebrated
after fifty years telling this story Artico still cries as if it never finished,
as if he was still battling.
he took a jacket from a german soldier who coud not feel cold anymore
because of the hole in the chest he even stopped shiver
he didn't have anything more to respect, oders or commandmens
he stopped to suffer, to shoot to shout.
and how many batlles beside the english army who provided them clotes and weapons
they wanted the partisans to wear their same uniforms
but Sergio kept the kraut's jacket till the 25th of april
he thought that for a jacket one dead was enough..
he remembers thos villages in the mountains by the Pietra di Bismantova
at the beginning it was hard, thete they didn't want partisans
but they kept on battling for an italy which seemed to be of nobody
and wake up in the morning between sheep instead of sheets.
but sergio named artico as all the other partisans
always straight on his way as all his fellows at the foot of the pietra di Bismantova
defending for not depending from those crazy fascists
for their contry, for life, for destituted peace.
(1) park in Bologna city center called Giardini Margherita
(2) of Salò republic founded by Mussolini - http://en.wikipedia.org/wiki/italian_social_republic
(3) Bruna was a young woman, partisan dispatch rider
(4) the nouns in italics are villages in Appenines mountains over Reggio Emilia where these facts took place

inviata da DonQuijote82 - 28/4/2011 - 14:44




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